Lettere dalla Parrocchia- Parrocchia Santi Fermo e Rustico - Cusago - ParrocchiaCusago

Parrocchia di Cusago
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Lettere dalla Parrocchia
“Al di fuori della misericordia di Dio non c'è nessun'altra fonte di speranza per gli esseri umani.”
(San Giovanni Paolo II)
   Anno 2024 - "Una Lettera da don Bruno"
Lettera di don Bruno del 9 Giugno 2024

E sono ancora qua eh… già! Cantava Vasco Rossi.
Un ritardo sulla programmazione del mio ricovero in uno dei più rinomati ospedali di Varese mi permette di scrivere ancora una lettera in un giorno importante per me e per la nostra comunità di Cusago.
Per me perché in questa domenica avrei dovuto festeggiare il mio 40° di ordinazione avvenuta il 9 Giugno 1984, e che devo rimandare a settembre in occasione del mio 5° anniversario di ingresso come parroco nel giorno di Santa Croce.
Ma poi è anche una festa importante per la Parrocchia di Cusago che ricorda i propri Patroni Santi Fermo e San Rustico martiri.
In realtà la data canonica cade più avanti, nel mese di Agosto, ma la tradizione cusaghese ha voluto, in passato, collocarla nella seconda domenica di Giugno, appunto quest’anno il 9 del mese del Sacro Cuore di Gesù.

Secondo la tradizione Fermo e Rustico erano di origine nordafricana e vissero ai tempi dell’imperatore Decio che aveva promosso, tra il 249 e il 251 DC, una persecuzione contro i Cristiani.
Fermo morì presso Cartagine, mentre Rustico fu ucciso insieme ad altri compagni. I loro resti portati da Cartagine, vennero collocati a Verona dove riposano ancora oggi. Tuttavia, diverse parrocchie hanno assunto il loro patrocinio, ricordiamo la Parrocchia di Caravaggio famosa per il suo santuario mariano e altre illustri chiese.
Vorrei, alla luce di questa Festa, riprendere alcuni spunti che ci vengono dati dalla Parola di Dio proclamata in questa domenica.
È una questione di Amore e di rispetto, che prendono avvio dall'Atto creativo di Dio che vuole accanto a sé l’uomo e la donna come le più alte delle creature, si tratta di un Dio che rompe la solitudine creando due esseri che gli siano simili ma anche la solitudine di Adamo: “Non è bene che l’uomo sia solo!”, ponendogli accanto Eva che è carne della sua carne, osso delle sue ossa, unendoli in comunione perché i due siano una cosa sola. Per cui l’uomo non osi separare ciò che Dio ha unito!

È bello che, senza fare apposta, in questa domenica festeggiamo gli anniversari di Matrimonio, purtroppo non sono molti, ma sempre significativi e speciali.
A loro vogliamo unirci per dire il Grazie al Signore, anche a nome di quelle coppie che per vari motivi non hanno aderito, li coinvolgiamo nella nostra preghiera augurando loro di poter continuare il cammino percorso fin qui, verso mete prossime.
Vorrei concludere con il mio arrivederci e una preghiera di San Giovanni Crisostomo riportato nel testo che abbiamo utilizzato in parte per il cammino delle famiglie.
“Grazie Signore, perché ci hai donato l’amore capace di cambiare la sostanza delle cose. Quando un uomo e una donna diventano una cosa sola nel matrimonio non sono più creature terrene, ma l’immagine stessa di Dio."

Uniti in questo modo non temono nulla. Con la Concordia, l’Amore e la Pace, l’uomo e la donna sono modello di tutte le bellezze del mondo. Possono vivere tranquilli, protetti dal bene che provano l’uno per l’altra secondo quanto Dio ha prestabilito. Grazie Signore per l’amore che ci hai donato!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 2 Giugno 2024

Carissime e carissimi,
con questa lettera concludo il mio intervento sul settimanale, sia perché termina l’anno pastorale e sia perché nei prossimi mesi sarò impegnato a rimettermi in salute in seguito all'ennesima situazione che il tempo presente mi “regala”.

Desidero ringraziare quanti hanno partecipato a dare un nuovo Consiglio Parrocchiale  alla  nostra comunità, molti  si  sono  dimenticati, altri  hanno trovato difficoltà a venire in Chiesa a piedi per l’ennesimo blocco al quale la piazza è stata privata di parcheggi e della possibilità di raggiungerli specialmente dagli anziani. Comunque siamo riusciti a raggiungere un buon numero di votanti e a dare alla Comunità un CPP nuovo e spero  pieno di entusiasmo e motivazioni vere.
Ringrazio  anche i membri  del C.A.E.P., (CONSIGLIO AFFARI ECONOMICI)  che sostituisce quello precedente, che ringrazio per la collaborazione e l’impegno svolto in questi anni e auguro ai nuovi consiglieri “un buon cammino” al servizio della Comunità.
 
Abbiamo concluso la triplice celebrazione della Prima Comunione 2024, un grazie alle catechiste e a quei genitori che si sono rivelati attenti al cammino dei propri figli e figlie condividendo, non solo la festa, ma anche la gioia del Sacramento. Ringrazio quanti hanno animato la liturgia o dato la propria collaborazione nei vari aspetti delle celebrazioni, dalla stampa dei libretti agli arredi liturgici. Grazie di Cuore a tutti!
Ma il nostro cammino non finisce a Giugno, la Comunità continua il proprio percorso  con la Festa dei santi Patroni Fermo e Rustico che verranno ricordati la seconda domenica di giugno e con gli anniversari di Matrimonio che ci ricordano la bellezza di quelle unioni compiute con fede nel Signore Gesù. Auguri a tutti i festeggiati. Ma non dimentichiamo che tra qualche giorno inizierà l’Oratorio Estivo che si preannuncia pieno di colori e di iniziative.
 
La Liturgia della Parola di domenica 2 giugno, dopo la celebrazione della Solennità  del Corpus Domini celebrata giovedì 30 Maggio secondo il calendario liturgico ambrosiano, continua il proprio cammino sulla strada biblica che giunge fino a noi con la possibilità (direbbero i santi) di imparare a leggere l’Antico Testamento alla luce di quello Nuovo. Seguiremo così il percorso liturgico per tutta l’estate fino all’8 settembre.
Partiamo dal libro della Sapienza, che invita a tenere conto delle Sue Parole senza vergognarsi del Vangelo e di vivere la vita senza preoccuparsi di cosa mangeremo, di quello che indosseremo, perché Dio provvede (anche attraverso noi) a sostenere i suoi figli affinché possano avere il tempo di cercare il Regno di Dio e la sua giustizia.
 
Lancio infine un appello a tutti, per l’acquisto di un nuovo organo liturgico. Quello vecchio non  è riparabile ma è  necessario per animare le celebrazioni.  Sarebbe opportuno anche far pulire quello grande a canne dalla molta polvere che si è accumulata negli anni.
 
Insieme ringrazio chi ha voluto aderire all'acquisto di un confessionale per Cusago contribuendo al costo. Per Monzoro, sollecitando il costo della sistemazione del confessionale esistente secondo le nuove normative, si cercano sponsor generosi che a Monzoro non mancano. Fate riferimento a Carlo Grassi nuovo membro del C.P.P.
 
Auguro a tutti una buona settimana e una serena vacanza.
Ci risentiamo, se Dio vuole, alla fine di agosto con la ripresa dell’anno pastorale 2024-2025.
Don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 26 Maggio 2024

Carissime e carissimi,
con questa domenica, festa di Dio Trinità d’Amore, si conclude il mese di Maggio con i suoi momenti di Comunità e anche le fatiche che lo hanno accompagnato e che rivelano come la Comunità è da una parte in difficoltà di partecipazione e collaborazione, dall'altra lo spirito di servizio, che ho riscontrato in alcune persone che hanno dato la propria adesione per entrare a far parte dei nuovi consigli e che in questo sabato e domenica verranno eletti da quanti parteciperanno alle Sante Messe.
Ringrazio tutti coloro che si sono proposti e (lo sapremo solo domenica sera) hanno ricevuto il consenso che li costituisce, con mandato del Parroco, collaboratori per i prossimi 5 anni del ministero con il Parroco pro tempore e l’applicazione del piano pastorale del Vescovo nella nostra Comunità. Ringrazio i membri della Commissione che ha svolto il prezioso compito di coordinare il cammino verso le elezioni.
Espressa questa gratitudine e l’augurio, a quanti saranno eletti, di un buon lavoro al servizio della Comunità, passo ad esprimere alcune riflessioni sulla Parola di Dio di questa domenica.

Terminato il periodo Pasquale e ricevuto il dono dello Spirito santo, davanti a un mondo che sembra poter fare a meno di Dio, la Chiesa cerca di dare una risposta all’uomo di oggi che si chiede: Chi è Dio?
La Chiesa delle genti deve dialogare con un mondo diviso e caotico, nei primi tempi c’erano i pagani che avevano dato un volto e un nome alle diverse divinità, gli ebrei che proibivano ogni raffigurazione di Dio e di proclamare il suo nome come era scritto nella bibbia, c’era anche allora chi aveva trasformato la fede in filosofia, c’erano i fanatici e coloro che Dio lo immaginavano in diversi modi e tanti che il problema non se lo ponevano e, come oggi, facevano a meno di Dio.
Gesù ha voluto insegnarci e comunicarci il volto di Dio, in comunione nell'Unità e Trino nelle persone, come noi diciamo il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo.
Nei secoli la proclamazione della Trinità di un Dio solo, ha creato diverse versioni della fede sottolineando ora il ruolo del Padre ora quello di Gesù, il figlio fatto uomo, oppure l’azione dello Spirito Santo nel mondo e nella Chiesa.

Il carissimo Monsignor Giulio Brambilla, vescovo di Novara, insegnava a noi giovani preti, che per spiegare la Trinità occorre fare riferimento all'Icona della Fraternità: “La comunione che ci sforziamo di realizzare nelle nostre comunità, quella che cerchiamo di vivere in parrocchia non è solo un segno umano attento alle persone, ma è un rimando alla Comunione che esiste tra le tre persone della Santissima Trinità. Non c’è altra strada per descrivere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non c’è altra via per incontrare il Dio Cristiano, se non attraverso la Comunione fraterna.”
Cosa si cerca oggi nella Chiesa? Penso, una proposta di gioia come scrive l’apostolo Giovanni, una gioia che sia piena e se questa gioia tocca il cuore umano, essa dà la possibilità di incontrare la Trinità.
Si è parlato, nell'incontro del gruppo famiglie, dell’importanza della testimonianza nella comunione, le divisioni, le ipocrisie, le false opportunità contagiano la comunità. Occorre partire dalle famiglie che sentono la bellezza del Vangelo e sono così annunciatrici dell’Amore di Dio.

Terminiamo questo mese mariano ma ci introduciamo in quello del sacro Cuore che rivela l’amore di Dio e ci investe della responsabilità di essere veri segni di comunione.

La santa Trinità ci salvi e ci benedica! Buona settimana
Don Bruno

Lettera di don Bruno del 19 Maggio 2024

Carissime e carissimi,
siamo giunti alla solennità di Pentecoste, con insistenza e in diverse occasioni sale   al cielo l’invocazione allo Spirito Santo che è sceso sugli apostoli e Maria riuniti nel cenacolo. Lo Spirito di Gesù risorto è anche oggi invocato perché ispiri ai credenti la gioia della testimonianza.
Ma pur soffiando ancora, sperimentiamo una quasi assenza nella vita delle nostre comunità, ci sorge la domanda: “Ma dove sta agendo lo Spirito nella sua Chiesa provata dalle tempeste che la scuotono e la mettono in difficoltà?”
Eppure, anche se con un po’ di fatica, io credo che lo Spirito santo sia efficiente ed efficace anche oggi con i suoi doni come suggerisce il brano di San Paolo ai Corinzi.
In questi anni, tanti, ho sempre atteso, in occasione delle cresime, suoni potenti che indicassero che lo Spirito stava entrando nei cuori di quei ragazzi e ragazze che con fiducia ascoltavano che l’invocazione del Vescovo fosse trainante verso scelte importanti per la vita: “Ricevi il Sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono!”
La sofferenza come tenebra scende,  quando vedi la maggior parte di questi novelli cresimati rompere le righe della partecipazione alla comunità, quando vedi adulti che la Fede l’hanno rinnegata con scelte personali non conformi al proprio battesimo e poi sono il padrino o la madrina di questi ragazzi e ragazze. Quando vedi comunità che seguono istintivamente le proprie convinzioni  invece di desiderare il bene della comunità (spero tanto nel nuovo Consiglio Pastorale…).

Nelle prime pagine della Genesi, dopo il peccato dell’uomo e della donna, questi si nascondono mentre Dio li cerca: “Adamo dove sei?”
Qui il tema si capovolge, è l’umanità soggetta alle guerre, agli egoismi, ai tradimenti alle convenzioni sbagliate a gridare: “Dio dove sei? E tu Spirito dove abiti?”
Ma i doni dello Spirito li ho visti sempre, li vedo nel momento della consacrazione del pane e del vino, li vedo nei gesti di attenzione di varie persone che si mettono al servizio della comunità rendendosi disponibili a cercare, insieme al sacerdote e al diacono, il percorso che oggi il Signore chiede a tutti.
Li vedo presenti nelle diverse vocazioni che nella Chiesa sono nate e operano per annunciare il vangelo oggi; movimenti ecclesiali, scelte personali magari anche uniche che esprimono la ricchezza della Chiesa nel mondo.
Vedo lo Spirito nelle figure di santità che ancora oggi nascono nelle comunità figure che sembrano emergere con fatica dal caos del mondo, figure di nuovi santi e sante che vengono indicati come segni dell’azione dello Spirito Santo.
È vero che a volte il cuore si ribella davanti a tanta ipocrisia che contagia le nostre comunità e che rallentano il percorso del vangelo;  mi piacerebbero più segni di comunione, di serenità, di giustizia, meno chiacchiere e giudizi cattivi sulle persone che si impegnano, specialmente sui sacerdoti che lo Spirito del Signore ha consacrato, peccatori anche loro, ma importanti e necessari strumenti per il bene del popolo di Dio. Come affascinare un giovane o una giovane a lasciarsi condurre dallo Spirito santo verso scelte di presenza se si denigrano coloro che hanno dato tutta la loro vita?
 
In questi quaranta anni di sacerdozio, senza contare quelli che hanno preceduto la mia consacrazione, ho visto il mondo cambiare e spesso questo mi rende un po’ preoccupato. Ho seguito il cammino di tanti ragazzi e giovani e ho gioito nel vedere l’azione dello Spirito Santo agire in loro, e per la loro gioia.
Oggi vedo ragazzi e ragazze tristi, litigiosi, violenti, che in nome dei propri principi sono pronti a tanti  gesti che mortificano l’anima e il corpo.

C’è un bel racconto che ho inserito tra gli esempi più belli:
 
Siamo a Milano, qui lavora un giovane pittore, Leonardo da Vinci… l’incarico ricevuto è quello di rappresentare nel refettorio dei Padri  Servi di Maria, l’ultima cena di Gesù.
Com'era sua abitudine, Leonardo preferì rappresentare personaggi presi dalla vita quotidiana, dalla strada e così passò in rassegna diversi volti da riprodurre magistralmente sul frontale del refettorio. Primo fu Gesù, poi Giovanni, Pietro e così via fino ad arrivare a Giuda, il traditore che, nel dipinto, restò senza un volto… Come trovare un soggetto che potesse rappresentare la tristezza di un cuore pronto a tradire e che esprimesse negli occhi e sul viso i segni di scelte negative?
Passano così alcuni anni. Il pittore scrutava la gente che passava sulla piazza ma non trovava la risposta al suo cercare.
Finalmente un giorno vide un uomo, ubriaco con la barba incolta e senza serenità sul viso e lo volle come soggetto per il suo dipinto per rappresentare  Giuda Iscariota.
L’uomo venne fatto entrare nel refettorio e guardandosi attorno vide il grande affresco e si mise a piangere come un fanciullo.
Il maestro si commosse e chiese il perché di quelle lacrime così espressive. L’uomo con voce quasi soffocata disse indicando Gesù, il primo che era stato raffigurato: Vedete quel volto di Gesù? È il mio volto prima che scegliessi strade sbagliate e mi riducessi a questo straccio di uomo che sono oggi.
 
Non so se il racconto è veritiero ma ci fa pensare: lo Spirito rende le persone belle il peccato ci abbruttisce . Allora vieni santo Spirito e liberaci dal male amen.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 12 Maggio 2024

Carissime e Carissimi,
la liturgia, per motivazioni pastorali, ci consente di celebrare in questa domenica la solennità dell’Ascensione che il calendario liturgico mette al termine del periodo pasquale che è durato quaranta giorni.
Prendo le mosse da questa festa in cui si contempla Gesù che si congeda dai suoi discepoli per far ritorno al Padre e inviare, alla sua Chiesa, il dono dello Spirito santo: “Io mando su di voi colui che il Padre ha promesso e voi restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall'alto!” e poi benedicendoli si staccò da loro e veniva portato  su, in cielo.

Eccoli, gli apostoli, investiti dall'autorevolezza dello Spirito e, tornati a Gerusalemme con grande gioia, stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Ecco la Chiesa, che continua l’azione di Gesù sulla terra resa strumento del Signore, pur nella sua povertà di uomini e donne che sono sempre tentati di conoscere i tempi della sua manifestazione e che sono richiamati a non stare con gli occhi al cielo ma diventare testimoni del Risorto nella vita del mondo.

Gli atti degli apostoli dicono che i discepoli salirono nella stanza al piano superiore dove erano soliti riunirsi per paura dei giudei.
Qui, ci dirà la liturgia, mentre erano in preghiera riceveranno il dono dello Spirito santo.

Ascoltavo sabato scorso l’omelia dell’arcivescovo pronunciata durante l’ordinazione di Monsignor Pace, diocesano, che è stato chiamato a Roma per collaborare nel contesto del Dicastero per l’unità dei Cristiani.
“Cerchiamo uomini fatti preghiera!” Mi ha fatto pensare, perché siamo soliti dire cerchiamo uomini e donne che pregano e difficilmente fatti preghiera. Perché la pratica della preghiera fatta con perseveranza, trasforma in uomini e donne che si identificano con la preghiera fatta vita.
Personalmente chiedo, a me per primo e poi anche agli altri: Ma preghiamo? Com'è il mio e il nostro rapporto con Dio?... difficilmente mi sento dire che la preghiera è assente nelle  giornate. Ma non mi è mai capitato di dire che devo farmi preghiera, diventare preghiera!
Guardando il calendario liturgico vengono all'occhio alcune figure che non solo erano uomini e donne di preghiera, regola fondamentale nella propria regola religiosa, ma anche uomini e donne fatti preghiera per esempio: San Giovanni D’Avila, riformatore dei carmelitani, San Luigi Orione, Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, ecc.
Essere uomini e donne in preghiera è  simile all'essere una torcia che arde e illumina.
Preghiamo per i bambini e bambine che in questa domenica riceveranno il battesimo, siano educati a essere espressioni della preghiera che i loro genitori, padrino e madrina sapranno insegnare loro.
Preghiamo anche per fanciulli e fanciulle che in questi sabati riceveranno per la prima volta l’Eucaristia, lo Spirito Santo sia il loro maestro interiore e Gesù compagno di viaggio.

PER TUTTI, avvolgiamoci nella preghiera perché possiamo diventare come Lui.  
Desidero, a nome della Parrocchia, ringraziare tutte quelle persone che hanno regalato la loro collaborazione per dare vitalità spirituale e materiale alla festa di San Vincenzo. Grazie alla segreteria parrocchiale per la produzione di stampati, grazie alle donne della Pesca di Beneficenza,  alle collaboratrici liturgiche, al gruppo degli uomini della logistica, a quelle persone che hanno seguito il banchetto dell’oggettistica religiosa… e a tutti coloro, nessuno escluso, che hanno contribuito alla buona riuscita della festa.
Arrivederci al 9 Giugno quando festeggeremo gli anniversari di matrimonio (iscrivetevi)  e i Santi patroni  Fermo e Rustico con un piccolo spazio per ricordare i miei 40 anni di sacerdozio. Grazie a tutti e buona settimana.
Don Bruno

P.S.: Ci sono ancora posti per il pellegrinaggio di settembre ad Assisi, Cascia. Iscrizioni entro maggio, andremo anche a far visita a Padre Placido (alias don Francesco)!!! Gli faremo tanto piacere.

Lettera di don Bruno del 5 Maggio 2024
Carissime e carissimi,
stiamo vivendo la nostra festa co-patronale in ricordo del martire San Vincenzo custodito diligentemente e con affetto dal 1679 nella nostra Chiesa parrocchiale.
In seguito agli scavi e studi fatti sulle catacombe a metà del XVII secolo vennero estratti molti corpi santi che furono mandati in diverse parti del mondo e venerati dai fedeli che li ricevettero in dono.
San Vincenzo è tra questi fratelli e sorelle che riposavano da secoli nelle catacombe dove i cristiani, lo ricorda san Girolamo, si incontravano per celebrare l’Eucaristia.
Il dono della reliquia custodita a Cusago arrivò per interessamento del parroco che chiese al Cardinale Ottoboni il corpo di un martire.
Fu il Cardinale Carpegna, vicario generale del Papa, a consegnarlo al Cardinale Ottoboni che lo donò alla Parrocchia di Cusago.
La presenza di questo corpo santo fu onorata dalla preghiera e dalle intercessioni dei Cusaghesi. Da molte testimonianze raccolte molti furono quelli che ottennero, per sua intercessione, varie grazie sia per il corpo che per lo Spirito.
Così, da alcuni secoli, la prima domenica di maggio è vissuta nella memoria e nella preghiera a questo fratello che ha donato la vita testimoniando Cristo in tempi difficili per la Chiesa.
Leggendo la Parola di Dio, che la liturgia ci consegna, troviamo una frase di Gesù che rivolgendosi ai suoi discepoli consegna loro la certezza del martirio che si traduce in testimonianza e che verrà l’ora in cui, chiunque li ucciderà, crederà di rendere culto a Dio.
Cusago mantiene viva questa memoria e, attraverso diverse proposte, rende onore a questo Santo che accanto ai Santi Patroni Fermo e Rustico anch'essi martiri che festeggeremo a giugno, chiede che vigilino sulla nostra Comunità e intercedono per noi presso il Padre. A loro affidiamo quanto abbiamo nel cuore, siano esse sofferenze o gioie, speranze o conforto, perché ci aiutino ad essere veri discepoli di Gesù guardando a quella folla anonima di cristiani che, per soddisfare la crudeltà di un uomo “solo”, illuminarono la notte con il proprio martirio.
Invitandovi ai diversi momenti celebrativi, vi auguro di vivere questa settimana camminando sulle orme dei santi e tra questi, con affetto, il nostro caro San Vincenzo.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 28 Aprile 2024

Carissime e carissimi,
si conclude il mese di Aprile, questo mese che ha influito molto sulla nostra salute e sull'umore alternando giornate estive con giornate fredde e piovose e siamo giunti alla V domenica dopo la Pasqua.

La Parola di Dio ci fa ascoltare il lungo discorso di  Santo Stefano già letto in parte dopo il Natale.
Un lungo discorso che ripercorre la storia della salvezza per arrivare a Gesù che è il termine della stessa avventura. Nelle sue parole Stefano cerca di rileggere davanti a Sinedrio il disegno di Dio da Abramo, Mosè, Davide e Salomone… E vi legge le vicende di un Dio vicino, che cammina con il suo popolo, ma parla anche della ribellione di un popolo che concepisce la religione come “magia” di uomini e donne che oppongono resistenza allo Spirito. Per Stefano il comportamento è uccisione delle profezie ”Come i vostri padri” così anche voi!
Stefano verrà condannato per la sua testimonianza e concluderà con la preghiera che lo assimilerà a Gesù sulla croce.
 
Sorvolando il brano di Paolo ai Corinzi passiamo al Vangelo, nella preghiera testamento che Gesù recita nell'ultima cena nel Cenacolo.
 
Testi impegnativi in questa domenica, ma sono pagine piene di speranza e di fiducia, per questo nell'incontro della commissione per le elezioni del Consiglio Pastorale Parrocchiale si è fatta la scelta suggerita anche dal documento preparatorio, di invitare la comunità a pregare nelle celebrazioni eucaristiche in preparazione alle elezioni prossime.
Una comunità, per essere tale, ha bisogno di alcune realtà: la volontà di camminare insieme nell'amore, nel servizio e nella Carità. Non dire: “ci pensino gli atri” ma, piuttosto, cosa puoi fare tu per questa comunità che è anche la tua.
Se vogliamo, sono realtà presenti che troviamo nel ricordare la figura di San Vincenzo, con la sua presenza tra di noi e il forte richiamo alla testimonianza segnata dal martirio.
Termino con un invito a pregare per  la nostra Comunità e per quanti saranno parte dei due consigli Consiglio Pastorale Parrocchiale e Consiglio Affari Economici Parrocchiali, perché sentano questo compito come un dono da vivere con generosità al servizio dei fratelli:
 
Il Signore ci conceda di navigare, allo spirare di un vento nuovo e veloce; e di fermarci in un porto sicuro;
Di non conoscere le tentazioni  più forti di quelle che siamo in grado di sostenere;
di non ignorare i naufragi della fede che sono miei fratelli e sorelle;
Gli chiediamo di possedere una calma profonda, e se qualche avvenimento susciti contro di noi le fatiche di questo mondo, di avere, vigili al timone, per aiutarci
il Signore Gesù il quale con la sua parola comanda alla tempesta di placarsi e faccia si che le nostre comunità possano, con l’aiuto di tutti, essere esempio per il bene della Chiesa intera. Amen.
(Mons. Inos Biffi)

Auguro una buona settimana e non mancate di compilare il modulo di iscrizione e collaborazione al Consiglio Pastorale Parrocchiale, grazie
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 21 Aprile 2024

Carissime e carissimi,
questa quarta domenica di Aprile è offerta alla preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione.
Penso a quei giovani e ragazze che hanno rallegrato e fatto gioire la mia vita di sacerdote durante questi 40 anni e per le quali ringrazio il Signore. Penso a quanti ho incontrato sulla mia strada e che l’hanno confortata con la loro scelta  di seguire Gesù, ma ricordo anche quelli che, dopo attento discernimento, hanno seguito altre vocazioni anch'esse lodevoli e importanti per la Chiesa.
Oggi le nostre Diocesi sono preoccupate per calo delle vocazioni, seminari vuoti, poche ordinazioni sacerdotali, da più parti, si chiudono conventi che assumono altri compiti, spesso discutibili, come le loro trasformazioni in ristoranti, bar, residenze, ecc.
Sappiamo che oggi ci sono vocazioni che maturano in età adulta, ce ne rallegriamo ma dobbiamo prendere atto della situazione: il problema della denatalità, meno nascite, oratori sempre più vuoti, Chiese trasformate in supermercato dei sacramenti e, dopo la Cresima, si assiste alla fuga verso un mondo dove Gesù diventa poco importante per le scelte della vita e, in seguito,  un evidente analfabetismo religioso nei giovani e negli adulti.
Le preoccupazioni fanno centro in noi preti adulti, che ci chiediamo cosa sarà dopo di noi? Che ne sarà delle  parrocchie dove abbiamo messo tanta dedizione e tanto amore? Non lo sappiamo, purtroppo, anche se in parte lo immaginiamo e  pertanto ci affidiamo all'azione dello Spirito Santo e all'eventuale saggezza di coloro che guidano la Santa Chiesa.
Tuttavia, le vocazioni non nascono come i funghi nel bosco, ma necessitano di  Comunità adulte nella fede e c’è bisogno di fraternità dove ognuno si senta a casa e, nella comunità, compia il proprio discernimento e servizio. Non discriminiamo quelle  poche realtà familiari che sono il sale e il lievito delle comunità, ma percepiamo che c’è un profondo senso di vuoto e di assenteismo comunitario.
Ci sono alcuni punti da tenere presenti nella costruzione di una comunità che sappia esprimere persone che diventino collaboratori veri e sinceri dei sacerdoti, dei diaconi o religiosi presenti nel contesto della Parrocchia.
La presenza di giovani e adulti fa sì che si crei, poco alla volta, il futuro della comunità.           

Quando Paolo e gli apostoli arrivavano in una città, radunavano quanti  vivevano la loro fede nella testimonianza e celebravano lo spezzare il pane. Famiglie con figli, il futuro che, come capita anche oggi davanti a prediche lunghe, si addormentano creando qualche inconveniente. Ma sarebbe peggio se a dormire fossero gli adulti, ma questi stanno a casa a dormire nel proprio letto.
Paolo scrivendo all'amico carissimo Timoteo, responsabile di una comunità, lo invitava ad essere vero pastore leggendo, insegnando, esortando. Una Comunità ha bisogno di solidi ingredienti che il Vangelo può mettere insieme.
Una comunità riferendosi al proprio pastore e vivendo il Vangelo della comunicazione e della carità fraterna, diventa terreno fertile per la nascita di nuove vocazioni.
Continuiamo a pregare per le vocazioni e indirizzare chi è in ricerca, verso Colui che è il vero pastore: Gesù maestro.
Termino invitandovi a venire all'Assemblea Parrocchiale di questa domenica pomeriggio, dove cercheremo i semi di una comunità che vuole crescere per il futuro e non finire, un domani, il proprio percorso.
Vi auguro fraternamente una buona settimana.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 14 Aprile 2024

Carissime e carissimi,
siamo giunti alla III domenica di Pasqua e, dopo aver ascoltato nella scorsa quanto è accaduto agli apostoli per aver scelto di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, anche Paolo e Sila non sono esonerati dallo stesso trattamento: vengono arrestati e dopo essere picchiati vengono carcerati.
In catene e ceppi ai piedi, ben sorvegliati dalla guardia, i due trascorrono il tempo senza lamentarsi ma pregando e cantando inni sacri.
Essi sentono il bisogno di stare vicini al Signore, di sentirlo presente e lo fanno con naturalezza e fiducia.
Dio non si fa attendere e interviene con un forte terremoto, aprendo le porte del carcere e sciogliendo Paolo e Sila dalle catene.
Il forte terremoto sveglia il carceriere che, preso dalla paura e alla vista delle celle aperte, si preoccupa delle conseguenze e pensa di togliersi la vita, ma viene fermato dalle parole dei due apostoli che lo tranquillizzano sulla loro presenza.
La domanda che il carceriere rivolge a Paolo e Sila è: “Che cosa devo fare per essere salvato?”
La risposta è semplice anche se esigente: “Credi nel Signore e sarai salvato tu e la tua famiglia!”
L’invito è accolto con gioia e tutta la famiglia viene battezzata, divenendo così membri della Comunità che sta nascendo nel nome di Gesù.
 
Il Vangelo ci consegna il saluto di Gesù ai suoi discepoli, ora è giunto il tempo della testimonianza. Egli li investe di potenza dall'alto perché portando nel cuore il volto del Padre che Gesù ha loro mostrato, possano con forza parlare di Dio a tutti.
 
Ma torniamo alla prima lettura che descrive la vicenda di un anonimo carceriere, che riceve un comando scomodo, che capovolgerà tutta la sua vita passando dalla disperazione alla speranza e forse anche al martirio. Ma lui obbedisce al comando, non si chiede chi siano i due da rinchiudere, diventa esecutore di ordini superiori, non è pagato per pensare ma per obbedire!
Davanti a quello che è accaduto non capisce più nulla e chiede aiuto... che cosa devo fare? Non chiede a chi gli è superiore ma a quei due prigionieri sconosciuti.

Chiedere aiuto agli altri significa riconoscere di non poter risolvere ogni cosa da soli. Questo è l’atteggiamento dell’uomo moderno che si attacca alla tecnologia cercando una risposta ai fatti della vita anche se questa, pur innovatrice, non sempre sa dare delle vere risposte.
 
Un vecchio apologo racconta: Un padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso pesante. Il piccolo si sforzava, sbuffava, brontolava e non riusciva a spostare il vaso nemmeno di un millimetro. “Hai usato tutte le tue forze?”  disse il padre. “Si!” rispose il figlio. Ma il padre obbiettò… “No! Perché  non  mi  hai  chiesto di  aiutarti?” L’autore dell’apologo commenta: Spesso nella vita, ci comportiamo come dei bambini che un po’ presuntuosi pensando di risolvere tutto con le proprie forze.
 
L’aiuto arriva da Paolo e Sila ed è l’invito a fidarsi di Dio e allora viene il tempo dell’ospitalità e della festa.
Il battesimo diventa occasione di conversione e di felicità.
 
Pensiamo a tutti i bambini che in questo tempo di Pasqua hanno ricevuto o riceveranno il Battesimo, pensiamo alle loro famiglie che intendono dare loro la gioia di sentirsi figli di Dio. A volte sentiamo lo sconforto della mancata condivisione tra battezzati che lo sono e non vivono come tali, ma  ci dice il nostro Arcivescovo parlando ai giovani, “Non preoccupiamoci se siamo in pochi ma di essere ardenti per infuocare la vita di chi incontriamo e il mondo dove viviamo”.

Termino spezzando una lancia in vista delle prossime elezioni dei nuovi membri del Consiglio Pastorale e di quello degli Affari Economici, chiedo a tutti coloro che sono parte di questa comunità a indicare la propria candidatura, a proporsi per una collaborazione importante con me Parroco pro tempore e con il Diacono
per progettare insieme un cammino pastorale fraterno. So che ci sono tra noi persone generose che hanno a cuore il cammino della Comunità e che desiderano costruire un progetto di Parrocchia che sia luogo di comunione e di rinnovamento in questi tempi difficili ma, tuttavia, stimolanti e progettuali per il presente e il futuro dei nostri ragazzi e ragazze.
Vi invito all'Assemblea pubblica del 26 Maggio dove la commissione istituita presenterà i nuovi consigli e le disposizioni del Vescovo in vista delle elezioni che verranno fatte il 28 Aprile durante le Sante Messe festive. Ringrazio tutti voi e vi aspetto con il desiderio nel cuore di dare ogni piccolo contributo personale al bene della nostra “famiglia” parrocchiale . Ringrazio tutti i membri fino ad oggi operanti per quanto hanno contribuito a Consigliare e Collaborare per amore di questa parrocchia.
Vi auguro una buona settimana.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 7 Aprile 2024

Carissime e carissimi,
la parola di Dio di questa domenica della Divina Misericordia voluta da san Giovanni Paolo II, ci porta nel Cenacolo dove si erano rifugiati i discepoli per paura dei giudei che avevano dato disposizione di accusare gli apostoli di aver sottratto il corpo di Gesù pagando i soldati per comprare il loro silenzio.

Gesù entra e si pone in mezzo a loro facendosi riconoscere attraverso i segni dei chiodi nelle mani e il suo arrivo provoca gioia, porta un messaggio di pace e invoca su di loro lo Spirito Santo.
Ma in quel momento manca un discepolo, Tommaso detto Didimo (“il gemello”), che rimane basito, al proprio ritorno, dall'annuncio degli altri discepoli affermando che avrebbe creduto solo se il Signore stesso fosse apparso e avesse mostrato anche a lui i segni della passione.
San Tommaso è passato alla storia come “l’incredulo” e quando uno non crede a qualcosa gli si dice che è come San Tommaso. Ma il discepolo viene accontentato e, otto giorni dopo, Gesù risorto appare ancora nel Cenacolo e si fa riconoscere da Tommaso che davanti ai segni dei chiodi fa la sua professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!” e Gesù loda quanti nei secoli saranno capaci di credere pur senza vedere!
Con la domenica in Albis (bianco) termina il grande giorno di Pasqua che abbiamo celebrato insieme in presenza o in comunione spirituale se eravate lontani, al mare o in montagna o a far visita ai parenti.

Siamo entrati nel tempo liturgico che ci condurrà a Pentecoste e nel quale la Parrocchia vivrà alcuni momenti significativi del proprio cammino.

In questa domenica riprenderemo una tradizionale esperienza che ci porterà in pellegrinaggio al Santuario di Rho. Andremo a piedi, in pullman, con le bici o con altro mezzo per raggiungere il Santuario e partecipare alla celebrazione della Santa Messa delle ore 11:00.
Comunque gli orari delle messe rimangono invariati nella nostra Comunità, per raccogliere tutti coloro che non faranno il pellegrinaggio e, noi partecipanti, porteremo tutti, con affetto, davanti all'effige della Madonna Addolorata.
Da giovedì 11 a domenica 14 Aprile, potremo vivere le Giornate Eucaristiche. Il programma è stato stampato affinché sia possibile conoscere i vari momenti celebrativi per parteciparvi.
Abbiamo chiesto a don Tito, amico di don Anto, di aiutarci nella preghiera e nell'ascolto, e di farci conoscere alcune tradizioni della sua Terra, l’India. Lo ringraziamo per la disponibilità data e ci impegniamo a valorizzare quanto vorrà trasmetterci con la predicazione e la sua testimonianza.

Viene nel frattempo fatto conoscere alla Comunità anche il programma della festa di San Vincenzo che cadrà nella prima domenica di maggio; come il “saggio” del Vangelo trarremo dal nostro baule cose nuove e cose antiche per vivere un momento di festa e di fede attorno al nostro Santo compatrono.
Concludo riprendendo una frase di San Paolo che abbiamo sentito leggere il lunedì di pasquetta: “Non siete più lievito vecchio ma nuovo “ dentro la pasta del mondo, per contribuire a renderlo migliore di come lo abbiamo trovato, il Signore misericordioso vi illumini della sua luce.
Buona settimana a tutti.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 31 Marzo 2024 - Santa Pasqua

Carissimi parrocchiani e parrocchiane,
eccoci arrivati a Pasqua, abbiamo camminato insieme per 40 giorni e, pur impegnati ognuno in percorsi diversi,  essi ci  hanno  portato alla stessa meta:  la celebrazione della Pasqua di Gesù.
In questo sta il significato del momento celebrativo che abbiamo compiuto, come ci ha ricordato il nostro vescovo nella Messa del Crisma, il centro della Pasqua è Gesù che guarisce il male oscuro che fa soffrire il mondo.
 
Guardo con interrogativi la nostra Parrocchia, i suoi pregi e le sue mancanze, la visita alle famiglie del centro, sospese a Natale, sono state il momento di uno sguardo sulla nostra Comunità. In essa abbiamo incontrato quel poco che è rimasto del ceppo antico di Cusago, mentre si fa avanti il futuro costituito da nuovi nuclei familiari provenienti da Milano e dintorni, realtà che spesso non si conosce se non in occasione della celebrazione dei sacramenti della Iniziazione Cristiana del matrimonio o del lutto che tocca alcune famiglie.
Ci si accorge come anche la nostra comunità sia in via di trasformazione e di cambiamento, come spesso è difficile coinvolgere le famiglie nelle proposte del Cammino catechistico affrontato con entusiasmo dai figli ma osteggiato dai genitori che vedono  questi momenti come una sottrazione del tempo da dedicare ai propri programmi familiari o personali.
 
In questo tempo di Quaresima abbiamo notato le due facce della stessa medaglia; quella delle celebrazioni con i bambini e bambine nel percorso che li ha coinvolti lungo le tappe legate al Cammino, con qualche immancabile assenza qualora la famiglia fosse impegnata ad altri momenti preferibili a quelli della comunità e la scarsa presenza ad altri momenti quaresimali che costituiscono  quel “tesoro” che è parte della storia religiosa e di fede del nostro popolo. Essi sono segno del mutamento dei tempi che sta rosicchiando anche le nostre comunità cristiane.
Ma ora siamo a Pasqua, ed è quella del Signore Gesù. Ci siamo lasciati alle spalle i giorni della passione e oggi siamo davanti alla tomba vuota che conteneva Gesù morto ma ora vivo.
 
Ho scelto quest’anno, come augurio, un disegno raffigurante l’incontro di Gesù con Maria di Magdala. Ho augurato di fare l’esperienza del sepolcro vuoto, di sperimentare la meraviglia che hanno vissuto le donne del Vangelo il giorno di Pasqua: “Non è qui! È Risorto come aveva predetto!”, e la gioia che quell’annuncio porta nel cuore desolato di Maria e delle altre.
Rivolgo anche a voi questo augurio, Gesù risorto dice ai suoi discepoli: “Andate e annunciate il mio vangelo!” L’esperienza del sepolcro vuoto ci porta ad annunciare il Cristo vivo e risorto. È questo il mio augurio che chiedo al Signore per me e per voi!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 11 Febbraio 2024

Carissime e carissimi,
ultima domenica prima della Quaresima!

Durante il tempo di preparazione alla Pasqua interrompo, come mio solito, questo appuntamento settimanale per dare spazio a testi più eloquenti del Magistero della Chiesa.
Inizio con il riferimento alla parola di Dio di questa domenica detta “del perdono”, ma io preferisco chiamarla “domenica dell’umiltà”. Infatti ritengo che la via del perdono e della stessa pace, non sia possibile senza coltivare in sé e nel cuore della Comunità, la virtù dell’Umiltà che spesso viene  a mancare.
La si cita molte volte e la si desidera, specialmente per gli altri, in un mondo che è un ginepraio di arroganza e ricerca di successo, questa virtù è delegata ad altri mentre per sé stessi si affrontano le varie situazioni mettendosi in mostra come arrivisti o carrieristi.
Si perde di vista la centralità e il valore proprio della persona, il considerarla per quello che è, senza sminuirne la figura ma valorizzando i doni che ha ricevuto e che sono, per tutti, diversi.
Leggo questo anche nella pagina del vangelo di questa domenica, nelle figure dei due uomini, uno fariseo e l’altro pubblicano, che salgono al tempio per pregare.
Unica volontà e stesso luogo, diverso, però, è l’atteggiamento e il risultato.
Nella parabola raccontata da Gesù, il Fariseo si presenta con tutta la sua imponenza esecutiva…: “Signore io ho fatto questo e faccio quest’altro perché sono un uomo retto che esegue con fedeltà quanto prescrive la legge!” E, subito dopo il confronto…: “Non sono come quel pubblicano che si è fermato in fondo e che non ha il coraggio di guardarti in faccia e non vive secondo i tuoi comandamenti. Chissà cosa vuole ottenere?”
L’altro, il pubblicano, stando in piedi e con la testa bassa chiedeva perdono confidando nella misericordia di Dio, ma senza pretese e solo con la fiducia nella bontà di Dio.
San Paolo nella seconda lettura ai Romani scrive: “Ma perché giudichi tuo fratello? E perché lo disprezzi? Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Dio per rendere conto di noi stessi, a Lui. D’ora in poi non giudichiamoci gli uni gli altri; piuttosto facciamo in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello.”
Il Fariseo è pieno di orgoglio e giudica secondo i parametri propri e della tradizione, mettendosi sul podio dei vincitori, proclamandosi il migliore e, a conclusione, ottiene il contrario. Il  peccatore pentito se ne andò perdonato. Il fariseo, uscì dal tempio portando il pesante fardello della sua arroganza, che è avversa all'umiltà ed edifica il cuore di chi si mette il grembiule per servire e per lavare i piedi come ha fatto Gesù.

Carissimi amici, vi invito a compiere in questa quaresima esercizi di umiltà mettendo in pratica le parole di  Gesù  sulla croce offrendo sé stesso in dono all'umanità: Consolando, perdonando, affidandosi con fiducia al Padre, donando tutto sé stesso fino all'ultimo. Tutto in religioso silenzio, senza propaganda o social, perché Dio non ha bisogno dei mezzi tecnologici per conoscerci e amarci, ma guarda al cuore.
Vi auguro una buona Quaresima e a camminare conquistando quella virtù dell’umiltà di cui c’è tanto bisogno, che ci permette di vincere la convinzione di essere arrivati, mentre dimentichiamo che solo questa virtù porta a Dio che si è fatto umile di cuore e ci invita a seguirlo sulla strada della croce.
Non termineranno purtroppo le guerre e le divisioni finché, nel cuore degli uomini, non crescerà il seme dell’umiltà fondamento di ogni gesto di amore e di perdono.
Buona Quaresima, tornerò a scrivere la mia lettera in occasione della Santa Pasqua. A presto!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 4 Febbraio 2024

Carissimi e carissimi,
benvenuti a febbraio, mese della candelora e della benedizione di san Biagio protettore della gola.

La parola di Dio di questa domenica ci invita a seguire Gesù nella casa di Simone, il fariseo, per assistere a una scena particolare e ricca di misericordia. Mentre Gesù mangia c’è una donna che silenziosamente gli si avvicina. Tutti la conoscono perché è una peccatrice pubblica e, sempre in silenzio, questa compie alcuni gesti:
- Piange e con le sue lacrime bagna i piedi di Gesù
- Li asciuga con i suoi capelli
- Li bacia e li cosparge di profumo
Perché fa questo? E soprattutto perché Gesù lascia che faccia tutto questo attirando l’attenzione dei presenti e l’indignazione del fariseo che pensa tra sé: “Se sapesse chi è questa donna non lo permetterebbe!”
Ma Gesù è a conoscenza della situazione di quella donna e comprende anche il gesto che sta compiendo: è il segno di richiesta di clemenza e di perdono che lei rivolge a Gesù riconoscendo che Egli, non solo è in grado di guarire le malattie ma, soprattutto, è in grado di guarire le durezze del cuore.
La parabola che Gesù racconta mette in evidenza che il difetto non è l’atteggiamento della donna, ma l’inospitalità del Fariseo che non riesce a comprendere che non basta aprire la porta di casa a Gesù ma occorre aprire quella del cuore e vincere le ipocrisie che Gesù è solito mettere in evidenza nello stile dei farisei verso gli altri.
Gesù definisce il fariseismo una malattia e descrive lo svolgersi della diagnosi nelle diverse situazioni raccontate dal Vangelo. Prendiamo per esempio la parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio per pregare. Il primo, pieno di arroganza, si accomoda sul podio mettendo in evidenza le proprie osservanze e si confronta con il pubblicano che, silenziosamente, se ne sta in fondo al tempio.
“Io sono bravo” dice il fariseo! Il pubblicano non è degno di essere ascoltato dal Signore; l’altro, invece, stava in silenzio cosciente della propria situazione ma confidava nella misericordia di Dio che, alla fine lo perdona, così da andarsene giustificato.
Ma potremmo fermarci su altri episodi e sintomi di una malattia che purtroppo tocca diverse situazioni della vita.
Non voglio addentrarmi nella descrizione, diventando come coloro che giudicano gli altri ritenendosi i primi della classe, ma permettetemi alcune semplici considerazioni.
* Il fariseo è colui che non si mette mai in discussione, sono gli altri eventualmente a essere in errore e ad assume atteggiamenti da pubblico accusatore : “Se sapesse chi è questa donna!”

Capita anche nelle nostre belle città di trovare persone che assumono atteggiamenti di fariseismo e che si ritengono migliori degli altri. Ma questo non è un atteggiamento che costruisce, piuttosto
inchioda gli altri a un giudizio personale che li può oscurare e accompagnare nelle fasi della vita come colpevoli di qualcosa.

Non volendo giudicare e dare sfogo ad alcune amarezze personali, voglio solo esprimere un giudizio positivo e fraterno. Vorrei ringraziare quanti hanno partecipato alla Festa della Famiglia vivendo con la parrocchia una giornata significativa. Chi non è venuto, avrà avuto le proprie giuste motivazioni anche se ne abbiamo sentito la mancanza. Grazie a chi ha animato l’Eucarestia con il coro dei ragazzi e degli adulti che ha accompagnato la celebrazione con bravura.
Il pranzo ha visto don Anto in veste di cuoco stellato proporre il suo riso indiano che molti hanno apprezzato e ringraziamo Achille e il suo staff per la preparazione del pranzo Mi piacerebbe che in futuro ci fosse la collaborazione delle famiglie, che hanno supplito però con squisite torte. Grazie!
Infine abbiamo giocato alla tombolata in famiglia organizzata da Emi e dalle sue collaboratrici che ringraziamo.
Vi auguro una buona settimana!
Fraternamente
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 28 Gennaio 2024

Carissimi e carissimi,
si conclude il mese di gennaio con la bella festa della Santa Famiglia di Nazareth e, di conseguenza, una festa di famiglia tra le famiglie della nostra Comunità.
In un tempo in cui il concetto di famiglia è diventato fluido, la Chiesa, che è a sua volta una grande famiglia, quella, per capirci, del Padre nostro che recitiamo nella bella preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato e che ci ricorda alcune cose importanti.
Per quanti sono credenti, la famiglia non è costituita puramente sui sentimenti o sui diritti e doveri acquisiti, ma sull’unione profonda che nasce dalla fede e dal fare la volontà di Dio che rende, direbbe Gesù, Padri, madri, figli, fratelli e sorelle, ovvero “suoi veri familiari”.
Nel cammino delle famiglie che abbiamo ripreso dopo la pandemia lo scorso anno, abbiamo riflettuto sul vangelo del Matrimonio, cioè come la famiglia che nasce dal sacramento del Matrimonio trovi in esso il fondamento della gioia che è segno della presenza di Dio.
“La Fede fa la differenza sempre: nello sguardo d’avere sul proprio coniuge, sui propri figli, nell'affrontare le difficoltà che possono nascere dalla vita di coppia ecc. Tuttavia essa non è un rifugio per gente senza coraggio, ma aiuta a scoprire la grande chiamata: la Vocazione all'Amore, e assicura che questo amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni fragilità (Lumen Fidei 53)
La fede ci rivela che nella famiglia si riflette il volto di Dio, il Signore vive nei gesti concreti tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratello e sorella: un abbraccio, una carezza, la capacità di ascoltare quanto l’altro ha da dire, un buon consiglio, un aiuto nelle difficoltà.
San Giovanni Paolo II° diceva: “Il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, maternità, filiazione e l’essenza della famiglia che è l’Amore.”
Concludo pregando per tutte le famiglie, specialmente quelle della nostra Comunità e leggendo queste parole trasformatele anche voi in orazione.
“Grazie Signore perché la nostra famiglia ha ricevuto il dono della tua benedizione, che niente e nessuno potrà mai cancellare. Donaci di restare saldi nella fede in te e rendici capaci di seguirti nel misterioso cammino dell’amore che da sempre hai pensato per noi. Tu ci ami e custodisci, siamo il cuore a cui parla il tuo cuore. Ricrea ogni giorno in noi il disegno d’amore più bello! Tu conosci la nostra debolezza, chiediamo il tuo aiuto per una vita familiare tranquilla e felice e la tua forza per affrontare le inevitabili fatiche e difficoltà del nostro cammino. Amen.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 21 Gennaio 2024

Carissime e carissimi,
la liturgia di  questa domenica  ci  porta  nel  deserto dove  Gesù  voleva trovare un po’ di tranquillità , ma la folla lo aveva cercato e trovato, così provò per quelle persone molta compassione e oltre a guarire i malati, si mise ad insegnare il suo Vangelo.
Ma tanta folla ha le proprie esigenze, non solo spirituali, ma anche fisiche, allora non c’erano i bagni chimici e, certamente, essendo in un deserto scarsa era la possibilità di avere acqua per dissetarsi.
Ma il più bello è la necessità, dopo una lunga giornata, di mettere qualcosa sotto i denti per attenuare il senso di fame nello stomaco e, di questo, gli apostoli si erano fatti interpreti presso Gesù.
Si esprimono con concretezza: quella numerosa folla doveva cercare un  posto dove trovare cibo! Ma Gesù li ferma e li coinvolge in  un segno che avrebbe affrontato la situazione: Voi stessi date loro da mangiare!”
Penso allo sguardo sconcertato degli apostoli nel dichiarare la scarsità di cibo: “Abbiamo solo cinque pani e due pesci, ma cosa è questo per sfamare cinquemila uomini più le donne e i bambini?”
Sappiamo che Gesù, dopo avere benedetto il pane e i pesci, invita a distribuirli e  così,  moltiplicandoli, sfamare quelle persone, anzi anche ad avanzarne molti pezzi.
 
Penso che ognuno di noi sappia moltiplicare qualcosa, lo faceva San Giovanni Bosco con le castagne, san Filippo Neri con la minestra per i suoi ragazzi! E a noi non è mai capitato di rifare questo miracolo?
Forse ci manca un po’ di quella fede che smuove le montagne e mette in azione lo Spirito Santo e la nostra generosità e che, anche con poco, riesce a fare molto.
Vorrei raccontarvi un fatto a me capitato agli inizi del mio ministro in quel di Pioltello. Era il tempo dell’Avvento e noi sacerdoti eravamo impegnati a far visita alle famiglie per preparare insieme il Santo Natale.
La comunità di Maria Regina era una folta realtà di circa 16.000 residenti. Le persone che vi appartenevano erano di diversa provenienza accanto a coloro che avevano la fortuna di una casa propria costruita, anche con fatica e che conducevano una vita dignitosa, vivevano persone in evidente stato di bisogno che occupavano le palazzine popolari in una zona di degrado sociale e morale che era detto “Satellite”.
Fu in una sera di dicembre: suonai a una porta del  primo piano, mi accolse la voce dei bambini e della mamma che mi invitarono ad entrare. Ho potuto, in un colloquio finale dopo la preghiera, verificare la situazione di vita di quelle persone, il mobilio appena sufficiente, il riscaldamento al minimo, la luce fioca che lasciava in ombra parte dell’appartamento.
Il padre era senza lavoro da molto tempo, e la carità della gente contribuiva a integrare in parte le spese, con le piccole entrate che la moglie riceveva per la pulizia delle scale.                  
Poi, i vestiti e il pacco settimanale con i viveri li ritiravano alla sede della Caritas Parrocchiale che era sommersa da tante richieste.
Pur nella semplicità di quella casa, trovai tanta accoglienza e l’invito a fermarmi per cena, che sarebbe consistita in un piatto di pasta, una scatoletta di tonno e un piccolo frutto invernale.
Non era mia intenzione fermarmi e creare difficoltà alla famiglia stessa! Mi  sedetti con loro, mamma, papà  e tre figli in tenera età  ma  pieni di vivacità e soprattutto affamati.
Quella  sera  vidi  la capacità di saper moltiplicare il cibo da parte delle mamme. Venne servita la cena e per primi ricevettero il piatto fumante i bambini, io ne chiesi poca, adducendo che avevo qualche problema. Poi la pasta fu versata nei piatti del papà e della mamma.
Le bocche e lo stomaco di tre bambini in crescita reclamavano ancora cibo, ma  la pentola era vuota!  Fu  allora  che  la  mamma, mentre noi parlavamo di alcuni problemi, senza farsi vedere tornò in cucina portando con sé il proprio piatto. Tornò  poco  dopo con  un altro piatto pieno di pasta e lo divise tra i figli.
Il suo piatto restò in cucina, sporco di sugo ma vuoto, quella mamma aveva rinunciato alla sua parte per soddisfare la fame dei suoi figli.
 
Quel fatto mi scosse moltissimo e il giorno dopo invitai l’incaricata della Caritas ad aumentare la quantità  settimanale di cibo per quella famiglia e così fece.
La Caritas ci riferisce ogni anno della situazione di tanti poveri e famiglie che non hanno sufficiente cibo, anche la  nostra Parrocchia dona, grazie alla generosità di alcuni, il necessario per vivere a persone che ogni mese si rivolgono alla nostra segreteria per chiedere viveri.
Date voi stessi loro da mangiare dice Gesù e lo dice anche a noi!
Grazie! A tutte quelle persone che accolgono questo invito e che nel segreto del cesto della carità, depongono viveri per i bisognosi.
Ringrazio personalmente le persone che sono Caritas sul nostro territorio e quanti, con fedeltà, mettono cibo per le richieste delle persone in difficoltà.
Augurandovi una buona settimana vi saluto
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 14 Gennaio 2024

Carissime e carissimi,
in questa domenica di metà gennaio siamo invitati a partecipare a un matrimonio dove Gesù compiere gesti epifanici, segni che lo rivelano come Dio.
 
L’esperienza mi porta a dire che oggi c’è molta attenzione a programmare e a progettare il matrimonio, non si vuole deludere gli invitati, così che ognuno, possa tornare a casa dicendo che è stata una bella festa e che gli sposi sono stati bravi organizzatori.
C’è un gran da fare in vista del matrimonio, personalmente a me dà gioia il poterli celebrare specialmente se il rito nuziale è accompagnato da una conoscenza che, a volte, è parenterale a volte conseguenza di un’amicizia o solo per aver fatto un cammino insieme nel tempo dell’oratorio o aver accompagnato i futuri sposi nel percorso fidanzati che, più che una serie di lezioni, sono una vera  e propria conoscenza reciproca  attraverso il leggere insieme un’esperienza che è Vocazione.
 
Purtroppo non amo molto i festeggiamenti che seguono e che sono attesi da molti ma, personalmente, preferisco evitarli anche per la lunghezza del pranzo. San Giovanni non si interessa di questi problemi e racconta di Gesù invitato a un matrimonio con sua madre Maria e gli apostoli.
È l’unico degli evangelisti a narrare questo episodio in vista della rivelazione di Gesù come il Messia o il “Vino nuovo”  di cui ha bisogno l’umanità.
È una festa a cui tutti sono invitati, si mangia e si festeggia per una settimana intera, attingendo con la mano dal piatto di portata e bevendo dallo stesso calice.
Ma le feste possono avere anche alcuni imprevisti dovuti a errori umani o ad uno sguardo corto sulla festa in programma.
Così, ad un certo punto del pranzo, viene a mancare il vino. Dalla lettura del Vangelo, sembra che chi si rende conto della mancanza è Maria.  È lei che si rivolge a Gesù per chiedere il suo intervento. La richiesta di Maria sembra non essere accolta positivamente dal Maestro: Lui ricorda alla madre che “non è giunto ancora il suo tempo”.
 
Maria svolge il compito di intercedere anticipando quel ruolo che la Chiesa gli attribuisce di donna della intercessione e alla quale spesso ci rivolgiamo nella nostra preghiera.

In occasione degli esercizi spirituali tenuti a noi preti dall'allora Vescovo ausiliare di Milano e poi Cardinale, con il vescovo di Torino Saldarini, ci trovammo in una delle tappe a Cana e il vescovo ci offrì una delle sue riflessioni ricordandoci che Maria, a Cana, svolge il compito affidato oggi alla Chiesa di “avvertire la gente che manca il vino, in un mondo indifferente e insoddisfatto, in un mondo che crede di avere tutto, manca del Vino della gioia e della vera festa”.
 
Gesù, a Cana, compie il suo primo miracolo che attira i complimenti del capo del banchetto, il quale non sa da dove provenga quel buon vino conservato fino alla fine e trasformando quei servi presenti, in “diaconi” che obbediscono con fiducia, alle parole del Signore: “Riempite d’acqua le giare e attingete!”, e l’acqua fu mutata in vino.
 
Soffermandomi sul tema del matrimonio, che è in sé più importante del banchetto offerto dagli sposi, perché è Sacramento cioè coinvolgimento di Dio in un progetto di Comunione e di condivisione, vorrei ricordare a tutta la Comunità, o almeno a quei “pochi lettori” direbbe il Manzoni, che danno una scorsa a questa lettera settimanale, un invito a pregare e accompagnare le coppie di fidanzati che hanno iniziato lunedì il cammino verso il matrimonio cristiano. Un grazie ad  Achille e a Laura che hanno accolto il mio invito ad affiancarmi in questo gioioso compito.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 7 Gennaio 2024

Carissime e carissimi,
con emozione scrivo la mia prima lettera del nuovo anno 2014 nel quale siamo entrati ormai da qualche giorno.
Quanti bei propositi hanno accompagnato il brindisi di mezzanotte, quanti desideri abbiamo affidato al nuovo anno che iniziava sotto la pioggerellina e con lo sfondo dei fuochi artificiali che illuminavano la notte.

Siamo entrati nel nuovo anno e l’Epifania appena celebrata ha chiuso le festività natalizie e, in questa domenica, ritroviamo Gesù ormai adulto  all'inizio del suo ministero pubblico inaugurato con il battesimo al fiume Giordano per opera di Giovanni Battista.
Brevemente richiamiamo gli inviti provenienti dalle tre letture proposte dalla liturgia di questa festività.
 
1ª lettura. È l’invito a cercare il Signore mentre si è fatto vicino e, all'uomo iniquo e ai suoi pensieri, quello di ritornare al Signore e alla sua misericordia che perdona.
2ª lettura. In Gesù siamo stati riconquistati al cuore del Padre che ci dona la Pace.
3ª lettura. Siamo al Giordano dove Gesù riceve il Battesimo e su di Lui la voce del Padre: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.»
 
Avremo l’occasione di tornare sulle letture nelle omelie della Santa Messa, ma la cosa più importante è che in questa domenica siamo invitati a rinnovare il dono del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio in Gesù.

Qualche anno fa, nel 2010, l’allora Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi scriveva una lettera ai genitori che chiedono il Battesimo dal titolo: "Il dono più grande".
Per evidente opportunità ne estrapolo un breve passo anche se tutto il testo descrive profondamente la bellezza del Battesimo.
Così scriveva l’illustre professore di seminario e poi nostro Vescovo a Milano:
Dio che si fa alleato del desiderio di felicità che abita nel cuore di ogni uomo e di ogni donna è fedele: è il Dio che non smette mai di amarci.
Per questo il dono del Battesimo non è come un regalo che finisce sopra qualche mobile, è piuttosto come un seme che germoglia e cresce fino a portare frutto. (pagina 60)

È bello pensare al Battesimo, non come la festa di un giorno che i genitori organizzano molto bene, ma come a un dono che in modo dinamico accompagna la nostra vita e per questo è importante rinnovarlo spesso, come facciamo per il compleanno, dove ricordiamo la nostra nascita nel mondo mentre, nel battesimo, rinasciamo come figli al cuore di Dio che è Padre.     
 
Buona settimana
Don Bruno
  Anno 2023 - "Una Lettara da don Bruno"
Lettera di don Bruno del 31 Dicembre 2023

Carissime e carissimi,
tra poche ore, alla mezzanotte di questa domenica 31, si concluderà l’anno 2023 per ritrovarci nel nuovo anno 2024.
 
La nostra liturgia ambrosiana celebra nel primo giorno dell’anno la Festa della Circoncisione del Signore, gesto con il quale ogni bambino ebreo veniva inserito nel contesto del popolo di Dio.
Sembra un invito a introdurre anche noi alla scoperta del grande mistero che avvolge la nascita di cui abbiamo celebrato in questi giorni la memoria, del Verbo fatto carne.
Al termine di un anno, iniziando quello nuovo, è importante fare una breve ma fondamentale verifica che possa tramutarsi in augurio per un cammino che continua che ci coinvolge singolarmente e comunitariamente.

Nell'ultimo incontro del Consiglio Pastorale, che dovrà essere rinnovato nel corso del nuovo  anno,  ho  voluto  sottoporre ai membri un importante strumento di confronto, alcune domande di verifica per una consegna a coloro che vorranno prendere parte, per i prossimi anni, per il tempo di guida a me affidata dal Vescovo.
Ringraziando quanti hanno svolto questo compito con  vero senso pastorale durante questi anni, dobbiamo ricordare che il loro mandato è stato assegnato a partire dalla mia entrata come parroco e a mio nome dal Diacono Gabriele in quanto, in quel tempo, ero stato coinvolto in un incidente che ha segnato i primi mesi della mia nomina. Con il gennaio 2010 ho potuto iniziare un cammino di conoscenza dei membri eletti dalla comunità. Questo ha richiesto un po’ di tempo per comprendere le capacità collaborative dei vari membri.
C’è stata poi la Pandemia che ha interrotto il ritmo della stessa comunità e di ogni altra comunità. Un periodo doloroso dove anche la nostra parrocchia ha sperimentato il vuoto partecipativo sia liturgico che di Consiglio. Dopo la pausa obbligata dalla pandemia è ripreso con cautela il cammino di partecipazione fino ad oggi e al volere del Vescovo di prolungarlo anche per parte l’anno 2024. Un grazie sincero a chi ha preso con consapevolezza questo ruolo ed essere, per il parroco, collaboratore nel cammino pastorale e il bene di questa nostra comunità.

Siamo al termine di questo anno 2023: facciamo memoria delle fatiche affrontate e dei buoni propositi per il 2024. A questo proposito, mi sentirei di suggerire al termine di questa lettera di chiusura e di augurio, le parole ascoltate domenica 24 dicembre - vigilia di Natale -, del brano della lettera ai Tessalonicesi. Siano buoni propositi per un anno pieno di serenità e di pace.
 
“Fratelli cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie... Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona si conservi irreprensibile per la venuta del Signore Gesù Cristo.” 1 Ts 5,15b-23.

Buon anno 2024
don Bruno
Lettera di don Bruno del 24 Dicembre 2023

Ci siamo! È la vigilia di Natale e ci prepariamo a celebrare la festa  più bella dell’anno liturgico che trasmette, a tutti i credenti, speranza e gioia.  Ma non solo a loro! Il mistero della nascita di un bambino di nome Gesù, la sua storia, anche all'inizio, è piena di momenti particolari che rendono la sua vicenda personale ricca di situazioni che mettono in agitazione il nostro affetto per Lui e la sua famiglia.
La sua nascita ha coinvolto ogni parte del mondo, i pastori, la gente semplice, i Magi che arrivano dall'oriente e sono alla ricerca di colui del quale hanno visto spuntare la stella. Sconvolge l’autorità costituita, cioè quel re che stava seduto su un trono, fantoccio di Roma, e pensiamo anche ad altre persone che il Vangelo non ricorda.

Anche noi  affidiamo al presepe il compito di rappresentarci presso quella grotta. A San Gregorio Armeno, ogni anno, ai personaggi del Vangelo si aggiungono anche le rappresentazioni di  persone famose, attori, cantanti, calciatori e personaggi pubblici, per ricordare che tutto il mondo si ritrova attorno a quel bambino che è venuto nel mondo per tutti gli uomini e le donne amati dal Signore.
Sarebbe bello,  che mettessero i due leader della Russia e della Ucraina, che si danno (come si usa da loro) un bacio  in segno di pace, oppure quelli palestinesi ed ebrei che si chiedono perdono per le vittime del conflitto, d’altra parte la Storia di Gesù è iniziata in mezzo a loro.
 
Se avessi l’occasione, metterei ognuno di voi nel mio presepe immaginario, le famiglie del centro storico, che quest’anno non abbiamo visitato ma lo faremo in Quaresima per gli auguri di Pasqua, oppure dei residences, le nuove famiglie che abbiamo incontrato o quelle di Monzoro alle quali il diacono Gabriele ha porto la benedizione del Signore. Ma anche tutti quelli che non vediamo spesso in chiesa e sono certo che nel loro cuore c’è tanta sete di Dio, fonte della vera gioia.
Comunque al termine volevo solo esprimere il mio augurio a tutti voi, ai ragazzi e alle ragazze, agli adolescenti e ai giovani, alle famiglie, agli anziani e agli ammalati.
Non voglio cadere nella retorica che accompagna di norma i nostri auguri,  che, personalmente da  un  po’  di anni, faccio  fatica a  digerire come il cenone di  Natale, perché mi sanno tanto di abitudinarietà e,  a volte, di ipocrisia.

Vorrei che Natale fosse invece una esperienza semplice ma profonda e che ognuno sentisse dentro di sé il desiderio di essere fratello e sorella per l’altro sempre, cercando di vivere questo sentimento ogni giorno. Pertanto prendo in prestito le parole di Anselm Grün, dal suo testo “Dio si fa vicino”.
Le affido a tutti voi perché il Natale sia occasione di una rinascita dei cuori.
“Natale  ci  accompagna  per  tutto  l’anno. A  Natale  festeggiamo ciò che possiamo professare ogni giorno dell’anno. Non  solo Dio  è  con  me,  ma Dio è in me. La sua vita divina, il suo amore divino è in me e trasforma la mia esistenza”.
don Bruno
Lettera di don Bruno del 4 Novembre 2023

Carissime e carissimi,
con questa lettera, alla vigilia dell’inizio dell’Avvento Ambrosiano, chiudo per questo tempo fino al nuovo anno 2024, la mia confidenziale corrispondenza con la Comunità. Rimane aperto il canale della predicazione ordinaria della celebrazione eucaristica settimanale e festiva.

Intanto, il 6 di novembre, don Anto ed io, inizieremo la visita alle famiglie dei residence, mentre al diacono Gabriele, è affidato il compito di portare la  benedizione del  Signore e l’augurio natalizio, alla frazione di Monzoro.
Per il centro di Cusago, quest’anno sarà riservato il tempo della Quaresima, escluse le ditte e i negozi che visiteremo la settimana prima del Santo Natale.
Lasciata alle spalle la solennità liturgica di tutti i Santi, la festa di Cristo Re chiude, per noi ambrosiani, l’anno liturgico e dà inizio a quello nuovo che ci accompagnerà al Natale.
Sino al momento del processo, Gesù non ha accettato di essere considerato Re; solo alla domanda di Pilato risponde positivamente ma con dei distinguo.
L’idea di Re - potente e combattivo - non fa parte della storia di Gesù, egli rifiuta di diventare un re terreno anche se, in tante parabole, fa uso di questa immagine anche per parlare di sé stesso.
Dopo la moltiplicazione dei pani e pesci scappa dalla scena per andare nel deserto e la gente lo cerca per farlo re, ma lui non vuole.
Com'è difficile prendere in considerazione un re che non ne porti le insegne, che giri per le varie città con un manipolo di uomini certamente non attrezzati, tranne qualche Zelota, senza scorta e senza apparati regali.
La vicenda di Gesù ci racconta di un re senza corona e senza trono, che non ha dove posare il capo - dice il Vangelo - non promette, a chi glielo chiede, un potere terreno o celeste. Entra nella domenica delle palme a dorso di un asinello cavalcatura reale in tempo di pace perché egli è re della Pace Vera.
Ma un trono Gesù lo possiede, una corona l’hanno messa sulla sua testa, una scritta lo ha indicato come il Re dei giudei. Sappiamo che quel trono è un ruvido pezzo di legno, la corona è un intreccio di spine, la scritta sulla croce serviva per burlarsi di Lui. Il suo esercito era formato da una dozzina di uomini presi qua e là, per lo più poveri pescatori, che avevano lasciato la loro barca per mettersi al seguito di uno che non conoscevano, che non prometteva loro ricchezze e onori, ma di bere al calice e ricevere il Battesimo di sangue. La sua platea era formata da poveri, zoppi, ciechi e malati, forse non è un bel vedere regale per il nostro tempo di ostentazione, i re di questa terra fanno in altro modo.
 
In questa domenica si è stabilito di celebrare la Giornata per la Caritas, che è segno di quel Regno vicino agli uomini, specialmente i più bisognosi. Nella nostra parrocchia non esiste un vero gruppo Caritas e ci appoggiamo, solitamente, al decanato. Svolge questo servizio di supplenza, con qualche fatica personale, la carissima Luisa che cerca con desiderio qualche persona, uomo o donna, pieni di volontà per collaborare con lei nella Segreteria parrocchiale Caritas al servizio degli ultimi. Al suo compito abbiamo sempre unito  quello  di  chi segue gli ammalati nel portare loro, non solo Gesù Eucarestia, ma anche una parola di vicinanza e consolazione fraterna.
Vorrei terminare questa lettera con  un augurio di Gioia e Speranza, attraverso  un altro breve passo di Monsignor Tonino Bello già citato in altri settimanali:
Caritas sine modo”, posta sotto il crocifisso questa frase indica amore senza moderazione, senza limiti, amore pazzo, amore da folle. Sia questo il nostro vivere l’Avvento di fraternità verso i fratelli anche con il contributo personale per le iniziative proposte dall'Ufficio diocesano.
Con diversi di voi ci vedremo in occasione della visita alle famiglie, per gli altri giunga  a loro la mia preghiera e la mia vicinanza per il prossimo Natale. Tornerò a scrivere con il nuovo anno dando spazio al nostro Arcivescovo e alla sua proposta per l’anno 2013-2014  e per questo tempo di  Avvento.   
Con stima e affetto   
don Bruno
Lettera di don Bruno del 29 Ottobre 2023

Carissime e carissimi,
ultima domenica di ottobre, dopo le belle celebrazioni della Cresima, ci prepariamo ad entrare nei giorni della memoria che, per diversi di noi, è il tempo del ricordo e dell’assenza di quelle persone care, che sono tornate  al Signore della Vita.
 
La Chiesa introduce il mese di novembre celebrando e ricordando, tutti i Santi e le Sante che costellano il firmamento del cielo e della Gloria di Dio. Ogni cristiano battezzato ha, nella sua rinascita spirituale, il principio attivo della vocazione alla santità.
 
Ogni uomo e ogni donna  riceve, nel Battesimo, quello Spirito che non solo aiuta nella propria crescita di Figlio o Figlia, ma lo conduce sulla strada dell’amicizia con Dio e la comunione con i fratelli e le sorelle.
Tuttavia, la Santità, non è solo per chi è battezzato, ma è diffusa e scriveva Monsignor Tonino Bello: “E’ nel gesto del  pescatore che raccoglie le reti o che le stende al sole, in due ragazzi innamorati, nella canzone che giunge all'orecchio, la santità sta nel canto delle claustrali e nei gesti gioiosi dei fanciulli, nella carezza a un genitore per dirgli il nostro grazie. Come  Chiesa dobbiamo  essere  segno di  questa santità  che  lo Spirito fa nascere dal basso nella vita di ognuno di noi.”
 
La bella notizia, legata a questa memoria, ci ricorda che sabato 25 novembre a Seveso,  si  svolgerà l’atto conclusivo per la beatificazione di fratel Ettore. L’Arcivescovo ha scritto che fratel Ettore scuoteva le coscienze e non si fermava davanti a nulla. Fratel Ettore insegna che il Bene e la Santità sono praticabili da tutti.
 
Il secondo pensiero è quello della morte che possiamo immaginare come un pellegrinaggio, una  marcia nella sera, con le fiaccole accese, verso la meta come fosse una cattedrale. Quando poi si arriva, davanti alla porta spalancata e  piena  di luce, le  fiaccole vengono spente nella sabbia, esse rappresentano la  Fede che  ci ha accompagna  nella  vita  terrena e che  ha  illuminato i nostri passi; ma che non  serve più, perché si entra nella pienezza della luce. La morte è questo passaggio, noi pensiamo di essere privati di qualcosa, perché ci viene tolta la fiaccola dalle mani, ma quella dava solo una piccola luce che illuminava i nostri sentieri bui lungo i quali camminavamo: poi si entra nella luce! E, in questa luce, pensiamo tutti i nostri cari defunti.
Nel giorno del 4 novembre il nostro ricordo andrà a chi è morto nelle guerre; sarà anche la festa di san Carlo, compatrono della nostra diocesi,  al quale è intitolato il nostro Oratorio.
Così inizieremo il mese di Novembre, con  la memoria del cuore e, nella mente, preparandoci a entrare nel tempo liturgico dell’Avvento che inizierà tra qualche settimana.
Buona settimana a tutti.
don Bruno
Lettera di don Bruno del 22 Ottobre 2023

Carissimi e carissimi,
celebriamo in questa domenica nella nostra diocesi, la 97ª  Giornata Missionaria Mondiale. È un giorno importante perché fa emergere la nostra vocazione per essere missionari e messaggeri del Vangelo nel mondo in cui viviamo, poco ricettivo alle parole, ma aperto alla testimonianza di chi il Vangelo cerca di trasformarlo in scelte di vita.
Ci vengono alla mente quelle persone che hanno fatto diventare  la Missione uno stato di vita e sono partiti verso luoghi a loro sconosciuti, ma che attendevano che qualcuno parlasse loro di quell'Amore che genera speranza  e fiducia.
 
Mi piace riportare una lettera di quel maestro di vita che è stato il carissimo Tonino Bello:
“Cari missionari, a voi giunga la nostra gratitudine, dovunque vi capiterà di leggere questa lettera. Al riparo della vostra missione, o nel fitto della foresta, in un ospedale da campo, o all'ombra delle canne di bambù. Nell'aula di una scuola o sul limite di una baracca. Sul sedile di un aereo o sul sedile di una canoa, nel vortice di una metropoli o nel silenzio di una cappella, dove c’è Lui!
Lui, nel cuore le fatiche si placano, le nostalgie si dissolvono, i linguaggi si unificano, le latitudini diverse coincidono, le stagioni hanno tutte la struggente dolcezza delle primavere italiane, le amicizie antiche si ritrovano, e la vita riacquista sempre il sapore della libertà.
Grazie, sacerdoti, suore e laici che vi consumate come lampade in terra di missione. Grazie perché ci avete imparentato col mondo.
Grazie, perché controbilanciando la nostra anima sedentaria, voi ci salvate la faccia. Grazie perché ci provocate all'essenziale. E perché tra i percorsi alternativi che conducono al regno, ci indicate i rettilinei della semplicità, del coraggio e della donazione totale.” (Monsignor Tonino Bello)
 
Questo brano, mi ha fatto pensare. Di solito non ringraziamo i missionari, forse perché oggi anche loro soffrono per la carenza di numero e spesso, come per noi queste vocazioni mancano da anni.
Tuttavia dobbiamo essere seminatori di Speranza e invochiamo lo Spirito del Signore suo ragazzi e ragazze che, in questa domenica Missionaria, ricevono il Sacramento della Confermazione e il mandato a essere testimoni del Vangelo.
Li accompagniamo, in questa occasione, con la preghiera e l’augurio di essere, anche dopo la Cresima, ragazzi che sanno cercare Dio nella loro vita . Mi auguro che i padrini e le madrine, che si sono scelti, riescano a essere per questi ragazzi un esempio e uno stimolo per una vita autentica alla luce del Vangelo.

Questa nuova effusione dello Spirito nella nostra comunità ci conceda di scoprire la bellezza dell’impegno generoso ed evangelico. Auguri!
Buona settimana,
don Bruno


Lettera di don Bruno del 15 Ottobre 2023

Domenica festa della dedicazione della Chiesa Cattedrale matrice e madre di tutte le chiese sparse nella nostra diocesi, dove vengono celebrati  i riti più solenni e dalla quale  il Vescovo svolge il proprio ministero di pastore e guida del popolo a lui affidato.
 
La prima lettura è un’esplosione di festa per la casa di Dio dove il suo popolo si riconosce come vero gregge. La casa di Dio non è fatta di pietre, pur belle ed esteriormente artistiche - come fecero notare i Discepoli a Gesù - ma è soprattutto una costruzione fatta con pietre vive che evidenziano la propria unione nella Comunione con Dio e con i fratelli.
Il brano Giovanneo della seconda lettura esprime una novità grande: La nuova Gerusalemme che scende dal cielo, non è più il luogo dove si incontra Dio ma, piuttosto, il luogo dove Dio sarà con gli uomini. Una realtà, una persona può incontrare gli altri e i luoghi non mancano, ma è importante che scopra la bellezza di essere tra le persone, di condividere un progetto, di lavorare insieme agli altri per qualcosa di fondamentale. Quante volte, durante la messa, nel momento liturgico nel quale si augura la pace, mi verrebbe da dire: “il Signore sia in mezzo a voi, sia nel vostro cuore e nelle vostre famiglie”.
Questo Dio non è solo con noi ma tra noi e sta a tutti poterlo vedere nel volto dell’altro o dell’altra.
Infine, la liturgia ci ha consegnato il brano evangelico di Matteo del suo ingresso, accompagnato da domande fatte  sul suo conto: “Chi è costui? Che coraggio ha di entrare nel tempio e sconvolgere ogni cosa?”  
Gesù ricorda che quel luogo santo è sorto per essere, non un luogo di commercio e guadagno, ma principalmente un luogo di Preghiera come aveva recitato Salomone nella liturgia di consacrazione del tempio.

Certamente non è questo l’unico caso riportato dalla Bibbia, le beghine le avremo sempre con noi, quelli che cercano di trarre il proprio profitto dalle situazioni e che si lamentano se non sono stati scelti per occupare questo o quel posto, per ottenere il quale, non hanno nessun diritto esplicito.
Eppure vi garantisco che sono tra noi, come ai tempi di Gesù, le beghine si muovono nell'anonimato per creare scompiglio e divisione, amano lo scontro e ogni cosa è buona per appiccare il fuoco della gelosia e della discordia: “Gesù, non vedi e non senti quello che dicono questi bambini acclamandoti come re e figlio di Davide?”, dicono i capi dei sacerdoti, gli scribi e i farisei.

Ma San Paolo invita a prendere le distanze da costoro e ad allontanarci dall'iniquità e invocare il nome del Signore. In queste ultime domeniche ci hanno accompagnato quattro parole: Amare, Servire, Guarire e Pregare, siano le quattro parole che ci accompagneranno in questo ultimo tratto del percorso fino all'Avvento.
Il Vangelo di questa domenica mette Gesù e i discepoli, sulla via di Betania dove trascorreranno la notte e certamente troveranno un clima di accoglienza e di fraternità.
 
Termino con le parole di una poetessa vivente :Maria Rosa Lancini Costantini che ha commentato il testo riportato dalla prima lettura di questa domenica: “Sconfiggeremo il male arrivando alla fine come tu volevi, il tuo popolo e la chiesa simili a una novella Sposa raggiante e felice nella frenesia di nozze attese, sublimeranno della Grazia infinita”.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 8 Ottobre 2023

Carissime e carissimi,
abbiamo lasciato il nostro discorso circa il tema dell’Amare, che tocca il nostro rapporto con Dio e il prossimo.
 
Sappiamo bene che la strada indicata dalla Parola di Dio, ripresa da Gesù, è tortuosa e in salita come quei sentieri che si percorrono per tendere all'alta meta.
Ma la Bibbia vuole indicarci un percorso non facile, ma concreto, che porta alla meta con maggiore condivisione: La strada evangelica del servizio!
Mi pare, che oggi sia maggiore la logica del farsi servire più che del mettersi al servizio considerando principalmente i diritti e meno i doveri, anche se questi sono la condizione perché si realizzino i primi.
Giobbe è un uomo di fede e gli pare che quella della fede sia la strada per essere premiati da Dio. Ma si accorge che non è questa la realtà, La sua vita viene provata nelle risorse possedute e nella privazione familiare.
Sappiamo tutti che il libro di Giobbe non è una favola e non ha la pretesa di descrivere episodi storici. È un libro detto sapienziale, che invita a riflettere sulla propria vita e ad aprirsi alla volontà di Dio: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto a Lui sia riconosciuta la sapienza che sostiene la vita degli uomini”. Giobbe si ritiene un servitore e non un servito. Al primo posto c’è il progetto di Dio.

San Paolo, scrivendo all'amico Timoteo, esaltava il compito del contadino che lavora con dedizione per ottenere i frutti della terra. Il suo lavoro è faticoso ma al servizio della comunità. È operosità che richiede di essere fatta con disponibilità, con meno parole e discussioni che dividono e non giovano a nulla.
 
Il Vangelo ci fa riflettere sulla logica del servizio che è disponibilità e anche umiltà. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare… non cerchiamo riconoscimenti nella società dell’apparire ma gratificazione dal lavoro generoso e nascosto.
 
Mons Tonino Bello scrive che dobbiamo essere servi come Gesù cercando di vincere, nelle nostre comunità, la deformazione del notabile e del dignitario. Siamo troppo abituati al ruolo di progettisti e a stare al centro delle attenzioni; dimentichiamo che, nella Chiesa, la logica che deve vincere è quella del grembiule: se occupo un posto nella comunità è per servizio; se sono stato scelto per assumere un ruolo in Parrocchia, o in oratorio, devo ricoprirlo con lo spirito del servizio e non per mettere in mostra la mia persona.
Che bello se al termine di ogni mandato ricevuto, o della nostra vita, potessimo affermare di noi stessi: “Ho fatto quello che dovevo fare e, soprattutto, ho cercato di farlo bene per amore dei miei fratelli e delle mie sorelle.
 
Buona settimana a tutti e che sia positiva nel bene!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 1° Ottobre 2023

Carissime e carissimi,
vi siete mai chiesti quale posto hanno i comandamenti nella vita dei cristiani?
Non posti di prima linea ma spesso solo di alta platea, dove li si nota con una certa fatica e fuori dal coro e, per la maggior parte, non li si ricorda più e vengono  snobbati oppure interpretati a seconda delle situazioni e la personale convenienza.
Gesù conosceva bene i Comandamenti e sapeva che quelle dieci parole scritte da Dio sulle pietre e consegnate a Mosè, erano diventate un numero di disposizioni umane che spesso dimenticavano il vero significato dato da Dio alle parole dell’alleanza.
“Qual è il Comandamento più importante?” chiedono i farisei a Gesù.  Questi non dice nulla di nuovo ma collega due disposizioni: “Ama il Signore Dio tuo con tutto te stesso” e, allo stesso tempo, “Ama il tuo prossimo”.
Questa è la sintesi di tutti i comandamenti.
 
Ma l’uomo e la donna di oggi comprendono questo comandamento? Se guardiamo attorno a noi e, magari dentro di noi, scopriamo che Amare è una parola molto grande ma che sfugge alle nostre decisioni e scelte.
Ci accorgiamo che questa parola, di cui ci riempiamo la bocca, spesso scompare dalle applicazioni e resta fuori dal nostro percorso dove l’Io domina su ogni desiderio.
Ogni giorno sentiamo notizie tristi che coinvolgono anche  le persone della nostra cerchia familiare. Amare è un desiderio importante che sfugge alla volontà e cade in un egoismo fatto di atti e decisioni del cuore.
La Bibbia e Gesù conoscono il cuore dell’uomo e lo vogliono aiutare a rendere il comandamento dell’Amore una scelta autentica e formativa.
Mi chiedo spesso, se il compito di educatori riguarda solo preti e suore, catechisti e altri soggetti collaboranti o piuttosto dovrebbe valere per tutti anche per una società che è sempre più chiusa in sé stessa?
 
Un sacerdote educatore, don Tonino Lasconi, usa toni forti per richiamare l’importanza di un’educazione alla Carità che concretizzi il verbo amare.
Scriveva: “Il problema è importante anche per coloro che si dichiarano cristiani perché, la malaugurata tradizione di ridurre l’educazione religiosa al catechismo per i sacramenti, ha creato e continua a creare cristiani(?) , adulti per età e bambini per conoscenza della Fede, trasformando l’applicazione dei comandamenti una testimonianza bonsai; riduttiva, meschina con il cuore al minimo” .
 
Quanti trattati sono stati scritti per definire e parlare dell’amore, spesso belle parole che finiscono in versi poetici e ho paura di essere parte di questi scritti da cioccolatini. Concludo con un passo spirituale di Khalil  Gibran:
“L’amore non conosce le contrade dell’invidia perché è ricco per sua natura. Non addolora il corpo perché è guidato dallo Spirito. È un desiderio forte che avvolge l’anima con la contentezza, è una fame che riempie il cuore. È un sentimento che crea nostalgia per il cielo, dove nasce la purezza, dove c’è Dio."
 
Augurando a tutti i nonni l’esperienza di amare e amarsi per tutta la vita li ricordo nella preghiera e li ringrazio per quanto fanno per Amore.
Buona settimana  
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 24 Settembre 2023

Carissime e Carissimi,
in  questa quarta domenica dopo il martirio di San Giovanni, ci è consegnato un pane segno di un dono e sfornato per essere condiviso nel cammino che stiamo compiendo: è un pane per la nostra esistenza spirituale e addirittura ci dona la Vita eterna.
Quanti amici Santi ci hanno parlato e portato questo Pane vivo e, oggi ancora, per tanti fratelli e sorelle è un pane desiderato e atteso.
Ho spesso raccontato quella bella esperienza che ho vissuto, nei primi anni di sacerdozio, della testimonianza di una nonnina che quando gli portavo la Comunione esclamava: “Che grazia che Gioia!”.
È il pane dei forti di cui si nutrivano coloro che avrebbero dato la vita per la Fede.
 
Gesù ha compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, poi ha preferito andarsene alla volta di Cafarnao, sede ufficiale del gruppo oltre che città di Pietro. Ma  la gente lo cerca e lo trova, ma Gesù ricorda che quel pane nel deserto è solo un segno di un altro Pane che appunto dà la Vita eterna.
In questa domenica anche la nostra parrocchia si unisce a quelle della Diocesi per fare festa al proprio Oratorio dove la Comunità trova un luogo per la formazione e la crescita della gioventù che gli è affidata.

Il nostro Oratorio vive un tempo di crescita che fa tesoro delle esperienze del passato, quando tutti  frequentavano questo ambiente che richiedeva tanta cura e collaborazione, segno di attenzione verso le nuove generazioni.
Chi come me ha una certa età, ricorda certamente con rimpianto alcune iniziative che l’Oratorio proponeva e oggi soppiantate da altre proposte che puntano solo al divertimento. Ricordo le giornate passate in Oratorio, non solo quelle del feriale,   ma di ogni domenica che iniziava con la Santa Messa del mattino e terminava con il Film.  Accidenti! Cado sempre nell'errore di ciò che stato per me l’Oratorio e che non è più così oggi. Perché ogni Oratorio segue cammini diversi, proposte adeguate alla situazione e, a volte, diventa il cimitero delle attività perché fuori di esso ci sono proposte più allettanti.
Per noi ragazzi di allora, l’Oratorio era più che un luogo, il mio era nuovo di pacca, regalava un tempo che passava velocemente senza che ce ne accorgessimo e solo il richiamo da casa, interrompeva con malavoglia quello che stavamo facendo. Oggi, quell'Oratorio, è un luogo semi abbandonato dove la carenza di adulti educatori ne chiude i cancelli e si va allora in luoghi più promettenti dal punto di vista ludico.
Ma deve essere proprio così?
 
Anche quest’anno l’Arcivescovo ci ha scritto una bella lettera che viene riportata in questo numero dell’informatore e che vi invito a leggere per comprendere quale proposta il Vescovo Mario Delpini fa oggi alle nostre comunità riguardo l’Oratorio.
 
Vi invito tutti a partecipare alle attività proposte e a sedervi insieme agli altri per gustare un buon panino con la salamella, piatto speciale proposto dalla cucina dell’Oratorio.
Ai miei tempi si lanciavano i palloncini con un messaggio (oggi si usa internet e altri social) che spesso facevano viaggi lunghissimi trasportati dal vento e poi quei biglietti raccolti da qualche persona, tornavano  in parrocchia e lo si annunciava con gioia durante la Santa Messa.
 
Anche io voglio proporre un messaggio a tutti, ragazzi e ragazze, giovani e Adulti.
Lo faccio attraverso un film che parla di un bambino di nome Marcellino, trovato dai frati davanti al portone del convento e che viene allevato da questi. Marcellino è solo tra adulti e spesso combina qualche guaio insieme a Manuel, un amico immaginario.
Poi, un giorno, sale nella vecchia soffitta del convento e incontra il Crocifisso che lo colpisce moltissimo e per il quale prova simpatia e pietà. Prende l’iniziativa di portargli ogni giorno un pezzo di pane e un po’ di vino. Gesù scende dalla croce e accetta quel semplice dono e da al bambino un nuovo nome “Marcellino Pane e Vino”.
L’incontro con Gesù cambia la sua vita e di questo se ne accorgono i frati che si mettono a seguirlo nei suoi spostamenti. Il suo cambiamento lo porta a esprimere gesti di amore e di pietà verso quell'uomo scarno e ferito trovato in soffitta e da Lui ottiene un dono grande: poter vedere la propria mamma! E così felice chiuderà i suoi occhi per riaprirli in paradiso.

Questo penso sia l’Oratorio che si propone di aiutare a compiere quell'incontro con Gesù in una esperienza personale e significativa con l’aiuto di splendidi educatori che spendono un po’ del proprio tempo per servire con gioia.
Allora auguri a tutti, cammineremo insieme per conoscere sempre più Gesù e grazie a tutti gli educatori e collaboratori .
Vivete  con gioia una vita Ricevuta!
Con affetto  Don Bruno
Lettera di don Bruno del 17 Settembre 2023

Carissime e carissimi,
siamo ormai a metà del mese di settembre e oggi si celebra la Giornata per il Seminario che è diventato oggetto della nostra preoccupazione per il calo sensibile delle vocazioni al sacerdozio a confronto con l’aumento dei sacerdoti che terminano il proprio mandato per motivi di età o per il loro ritorno alla casa del padre.
 
Celebriamo questa giornata con almeno due intenti:
     il primo quello che ci è normale ed è l’invito alla preghiera  per il Seminario, per i suoi educatori e per il “piccolo gregge di seminaristi” che abitano in esso nel desiderio di discernere se la chiamata del Signore sia quella della vita sacerdotale.  L’invito era presente anche  nella lettera pastorale 2023-2024 con l’apertura a tutte le forme di vocazione.
 
      Il secondo, che si fa anch'esso sempre più esigente, è la nostra offerta per il mantenimento della struttura di Venegono sorta con il contributo di tutte le parrocchie e segno di una attenzione che ha percorso gli anni, per accogliere quelle che, allora, erano classi numerose di studenti.
Il seminario ha necessità di essere sostenuto con le nostre offerte economiche  che possiamo deporre nella casettina in fondo alla chiesa, perché possa essere efficiente nel proprio compito. Inoltre possiamo seguire il cammino del Seminario sulle pubblicazioni “Fiaccola” e “Fiaccolina” in abbonamento annuo, oppure attraverso donazioni detraibili.
La liturgia della parola di questa domenica sembra essere proposta per sostenere il quanto ho scritto fino ad ora.
Partiamo dal Vangelo: Gesù chiede ai suoi discepoli «Le folle, chi dicono che io sia?» Le risposte sono confuse, chi dice Elia, chi Giovanni!… Ma poi Gesù si rivolge ai suoi discepoli  la stessa  domanda «Ma voi, chi dite che io sia?» Risponde la Chiesa, ovvero Pietro che la rappresenta «Il Cristo di Dio».
Ho già toccato il tema del cammino di fede che presenta lacune profonde in tanti adulti e nei nostri bambini e bambine. Come la conoscenza di Gesù non debba essere data per scontata ma richiedere, piuttosto, un cammino personale e, in quelle realtà che ne sono carenti - dove l’incontro con Gesù è limitato o addirittura assente come la famiglia – deve sopperire la scuola e gli stessi media.
In un documento della Conferenza  Episcopale Italiana dal titolo “Incontriamo Gesù!”, prendendo atto della situazione attuale e seguendo le indicazioni dell’allora Giovanni Paolo II che diceva: “È imperioso il bisogno di evangelizzare le culture per inculturare il Vangelo”.  I vescovi nel testo individuavano segni di speranza presenti nel nostro tempo, tra questi, la sensibilità legata al tema della libertà, della responsabilità personale e dell’interiorità.
 
Ogni giorno il cristiano è chiamato a testimoniare la fede che non è una filosofia di vita, ma è Gesù. (Benedetto XVI°)

San Paolo ringrazia per il dono della fede che lo ha reso forte e gli ha concesso di passare dall'essere persecutore ad apostolo.
Infine la prima lettura sottolinea la promessa di Dio che traccerà una strada che riporterà il popolo nella Terra Promessa.
Chiudo con una preghiera di San Vincenzo dei Paoli e riaccende la speranza:

O Signore, Dio del mio cuore, infinità è la tua bontà per me.                                          
Tu Signore mia mi infinitamente di più di quanto io possa amare me stesso.
Tu vuoi il mio bene e puoi realizzarlo più di quanto possa io, o Signore.
Ciò che deciderai a mio riguardo il lo accolgo.
O Dio della mia vita.                                    
Aiutami a rispondere al tuo amore amandoti col più grande amore.                         
Signore dammi la forza di dire no a tutto ciò che può separarmi da te.
Io non ho nulla e nulla spero se non da te che sei mio unico bene.
Il mio cuore e la mia libertà sono solo per te, o mio Signore.

Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 10 Settembre 2023
 
Carissime e carissimi,
con la celebrazione in Duomo nella Festa di Maria Bambina, è iniziato ufficialmente il nuovo anno pastorale 2023-2024.
È bello iniziarlo sotto la vigilante e materna intercessione di Maria con lo sguardo che la contempla nella fragilità della sua venuta al mondo, memoria che custodiamo nella chiesa di Monzoro dove la statua della piccola Maria è venerata e invocata dalla Comunità.
In questa domenica, il cuore della festa, con la celebrazione Eucaristica solenne e nel tardo pomeriggio i vesperi con la processione festosa grazie anche alla banda dei vigili del fuoco che ringraziamo.
Mi piace iniziare la mia condivisione con voi partendo da un pensiero di San Giovanni Paolo II che ben si addice al cammino che stiamo iniziando:
Nell'orizzonte di impegni che accompagnano questo tempo “Maria Santissima figlia prescelta dal Padre, sarà presente allo sguardo dei credenti come esempio perfetto di Amore, sia verso Dio sia verso il prossimo. Come lei stessa afferma nel canto del Magnificat, grandi cose ha fatto in lei l’Onnipotente.
 
E sotto il materno sguardo di Maria ci introduciamo a riflettere sulla Parola di Dio che verrà proposta nelle celebrazioni  Eucaristiche.
 *Isaia introduce la triade delle letture, parlando al cuore di Israele che è tentato di perdere la speranza del ritorno dall'esilio.
Dio promette di intervenire e sostenere il popolo che si è scelto … il tempio del Signore verrà riedificato ma con una struttura nuova . Metterà alla guida un re non guidato da ambizioni personali  ma guidato dalla volontà di pace e di giustizia.
È un messaggio che tocca la nostra vita e ci rincuora facendoci sperare in tempi nuovi.
Paolo scrive parole di speranza che sono al centro del messaggio cristiano: Gesù il risorto è fondamento della nostra fede e della nostra speranza
  • Il Vangelo  ci parla di guarigione in giorno di sabato che suscita l’ira degli scribi e farisei che accusano Gesù  di  venire  meno  alle disposizioni mosaiche. Gesù non si ferma davanti alle intimazioni egli è venuto per dare all'uomo, anche sofferente, la speranza e certezza della  vicinanza di Dio.
Guai se perdessimo la speranza che ci consente di affrontare la vita, non piangendoci a dosso ma guardando avanti con fiducia seminando parole di pace e di comunione.
Gesù si è trovato spesso a fare i conti con chi lo ostacolava e accusava, ha ricevuto parole come macigni: una parola buona può far volare, una parola cattiva può schiacciare una persona. Facciamo attenzione a non inciampare nelle parole potremmo farci male e fare del male. Dice il libro dei proverbi (25,11) “Signore fa che le mie parole siano dolci, perché può darsi che debba rimangiarmele!
 
Riprendiamo un cammino, guidati dalla parola di Dio e da quella del nostro Vescovo che ci ha fatto dono della nuova lettera pastorale di cui parleremo nelle prossima lettera solo dopo averla accolta con attenzione.    
 
Buona settimana !   Fraternamente  
Don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 3 Settembre 2023

Carissime e carissimi,
il mese di agosto è terminato e settembre è iniziato! C‘è anche la rima…
Rivediamo le persone che hanno trascorso le vacanze nei luoghi di villeggiatura e, a poco a poco quasi come su di uno scacchiere, si riproporrà e giocherà la consueta partita quotidiana con la ripresa delle attività lavorative, oratoriane e scolastiche.
Lo confesso, tiro un grande respiro al concludersi del mese di agosto, per diversi motivi. Da fanciullo, non andando i miei genitori  in  vacanza, passavo giornate intere in solitudine eccetto quella settimana che trascorrevamo  dai nonni nel tempo della raccolta del granoturco. Per il resto si passavano i giorni  in quasi totale solitudine: l’oratorio e le attività erano “chiusi per ferie” e il paese si svuotava… Un po’ di sollievo lo dava il  Seminario, con il  periodo  che si passava  tra le sue mura e con i compagni di “viaggio”, approfondendo qualche tematica filosofica. Oggi le cose non sono molto cambiate.  Per fortuna non è per tutti così!
 
Anche  la  Parrocchia  sta  predisponendo  il  suo programma  che  avrà  come  filo conduttore la lettera del nostro Arcivescovo per  l’anno 2023-2024 dal titolo “Viviamo una vita ricevuta” che   sarà nelle nostre mani dall'8 settembre.
Anche all'ombra del campanile qualcosa si è già mosso e non parlo delle tegole del tetto della chiesa che  sono cadute in quella notte di vento e acqua, che ha creato scompiglio e danni a molte case  oltre che a distruggere le strutture estive dell’oratorio. Parlo  piuttosto di quella bozza programmatica che è il tentativo di fissare date certe e impegni, per il cammino pastorale che come al solito si presenta ricco di momenti comunitari.
 
Questa prima  domenica  del  mese  segue il martirio del Battista  che accompagna l’ultima parte dell’anno liturgico prima che inizi l’Avvento Ambrosiano.
In questa domenica parteciperò alla Messa nella parrocchia che, per quattro anni, mi ha avuto come Vicario Parrocchiale prima di tornare a fare il Parroco.  Questa Parrocchia, la più recente delle  tre della Comunità Pastorale di Lainate, sabato e domenica vivrà giorni importanti in seguito all'ordinazione Episcopale di un suo figlio, eletto dallo stesso Papa Francesco, come suo collaboratore a Roma. Monsignor Michele di Tolve, nativo di Lainate nelle frazioni di Grancia e Pagliera che, dopo aver esercitato il proprio ministero in alcuni oratori, è stato posto a capo dell’Ufficio per la Religione Cattolica e poi scelto per essere Rettore Maggiore del nostro Seminario. Dopo un breve intervallo di qualche anno vissuto al servizio di una comunità pastorale in Rho, è stato chiamato a essere Vicario della diocesi di Roma. In seguito all’ordinazione episcopale che gli è stata conferita in questo sabato 2 settembre, domenica celebrerà la sua prima messa come Vescovo, in Parrocchia. A lui il mio e nostro augurio per il ministero che gli viene affidato!
Con settembre inizia o riprende il cammino di formazione catechistico che prevede tappe significative per ragazzi e ragazze e per le loro famiglie.
Alla base di tutto c’è  un momento importante, che non è stato obbligatorio, ma che è nato dalla volontà dei genitori, principali educatori nella fede professata a nome proprio e dei figli, il giorno del Battesimo e sempre richiesto con libertà.
Eppure è difficile far comprendere ad alcuni genitori che occorre essere fedeli all'impegno assunto e che tutto è iniziato nel momento in cui i loro figli sono stati immersi nell'acqua battesimale.
 
Spesso ci chiediamo: “Ma è giusto ammettere ai sacramenti quei bambini che non frequentano, non solo il catechismo, ma soprattutto la celebrazione della Santa Messa e che non sono aiutati nel cammino poco semplice della preghiera,  a essere messi in grado di scelte buone? Non è più giusto lasciare a loro, crescendo, la scelta di chiedere di diventare cristiani?”
Durante l’oratorio feriale ho avuto occasione di presiedere a una delle celebrazioni eucaristiche proposte nell'ambito dell’iniziativa formativa. L’impressione che ho avuto è stata scarsamente positiva, si è notato come quella presenza dei bambini, specialmente dei primi anni delle elementari, senza escludere anche chi ha già ricevuto i sacramenti, era una partecipazione senza l’esperienza di Gesù.
Dobbiamo ricordare ai genitori il loro compito, unito a quello dei padrini e delle madrine: è loro principale impegno dare l’esempio e la testimonianza ai propri figli.
Stiamo celebrando le domeniche della Testimonianza e dell’Accoglienza: nel vangelo Gesù manda i  dodici, a due a due, ad  annunciare la Parola;  occorre  condividerla , per  comunicarla con gioia e fraternità. Una donna, prima indifferente al Vangelo e alla fede, Madeleine Delbrêl, poi convertita al cristianesimo, scriveva: “Vangelo è il libro della vita del Signore. Ed è fatto per diventare il libro della nostra vita”.
 
Concludo fraternamente pregando per Fra Placido (Francesco) che ha iniziato il cammino di noviziato tra i Benedettini di Norcia. Gli siamo vicini nel nuovo cammino che lo Spirito Santo gli ha suggerito.
Buon anno pastorale a tutti.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 25 Giugno 2023

Carissime e carissimi,
 
Il mese di giugno volge ormai al termine mentre passano i titoli di coda dell’anno pastorale che è giunto al termine e trova, nel tempo estivo, la pausa di un cammino a volte faticoso ma anche pieno di momenti significativi che hanno accompagnato la Chiesa Ambrosiana e la nostra Comunità di Cusago-Monzoro.

Siamo partiti a fine agosto,  inizio settembre 2022, prendendo riferimento dalla lettera pastorale del nostro arcivescovo: “Kyrie, Alleluya, Amen” ma, soprattutto, affidando a Maria il nuovo anno nel quale avrebbero avuto inizio alcuni progetti per evidenziare la significativa presenza della Madre di Dio tra noi.
La festa di Monzoro dell’8 settembre ha avuto il compito di aprire le “danze” del nuovo anno, partendo dalla tradizionale patronale di Maria Bambina, in coincidenza con la festa diocesana del Duomo dedicato appunto a Maria Nascente.
Alcuni momenti  tradizionali hanno coinvolto la Frazione che è cresciuta attorno alla chiesa sussidiaria di via Milano dove, ogni domenica, viene celebrata la Santa Messa delle  ore 9:30 e, in alcuni periodi dell’anno, anche l’Eucarestia alle ore 18:00 del giovedì sera.
Nello stesso tempo, l’Oratorio proponeva due settimane di attività prima dell’inizio della scuola, culminati con la festa dell’Oratorio che dà inizio ufficiale all’anno catechistico e oratoriano.
Il mese di Ottobre, dedicato al Santo Rosario, ha avviato l’anno pastorale parrocchiale con la celebrazione delle Sante Cresime.
Il mese di Novembre  è iniziato con la Festa dei Santi e la Memoria dei Defunti, con la celebrazione della Santa Messa nel locale cimitero dove riposano, in attesa della resurrezione, i nostri defunti.
Nel  mese di Novembre abbiamo dato avvio alle visite delle famiglie nella parte propria di Cusago lasciando al periodo quaresimale la visita alle famiglie della frazione Monzoro.
Il mese di Dicembre porta con sé la festa  più attesa da tutti e, specialmente dai bambini, ed è la celebrazione del Santo Natale e le ricorrenze a lui collegate sino alla Epifania.
Con fine gennaio si è avviato il Percorso dei fidanzati, per 11 coppie che gradualmente hanno avviato il proprio cammino di Famiglia con la celebrazione del sacramento del Matrimonio.
A Febbraio/Marzo, con la Quaresima, come ho ricordato sopra, abbiamo iniziato a fare visita alle famiglie di Monzoro concludendo nella settimana precedente a quella detta Santa, con i suoi riti liturgici e solenni.  
Ad Aprile ci siamo ritrovati nel Tempo dopo la Pasqua, ancora segnato prima dalla siccità e poi da alluvioni che hanno toccato diverse parti della nostra nazione e oltre…
Maggio è il mese della festa Co-patronale di San Vincenzo che occupa la prima settimana del mese e a seguire, per  tre sabati, la celebrazione delle Prime Comunioni.
Giugno è il mese del Sacro Cuore di Gesù, la conclusione dell’Anno Catechistico e, a far da gran finale, abbiamo avuto la gioia di avere tra noi per una settimana intera, l’immagine della Madonna Pellegrina di Fatima che abbiamo venerato, come ricordato nello scorso numero del settimanale.
Ora si conclude questo Anno Pastorale con l’Oratorio Feriale e il campo scuola a Santa Caterina Valfurva e non possiamo dimenticare la GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) che alcuni nostri giovani vivranno.
 
Ci attende un periodo di riposo che ognuno vivrà a Cusago o in altre località e anche questo settimanale conclude, utilizzando però spazi limitati per le comunicazioni  ordinarie e ci diamo appuntamento a settembre per un nuovo anno.

Ringrazio, a conclusione di questo Anno Pastorale, quanti mi hanno dato il loro personale aiuto nello svolgimento delle attività concludendo con questo breve testo di Fanny Lewald:
“Non si può arrestare il passare del tempo e la primavera degli anni, ma possiamo rimanere  giovani se manteniamo nel  cuore l’amore per quanti si mostrano attenti e tengono gli occhi e l’anima aperti al bello, al grande, al buono e al vero.”    
Buona Vacanza!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 18 Giugno 2023

Carissime e carissimi,
si conclude in questa domenica, la bella esperienza vissuta dalla Comunità insieme a Maria di Fatima Pellegrina di Pace.
Di certo mi sarei aspettato un po’ più di entusiasmo in una frequenza, non dico da stadio ma, come in altre occasioni, è difficile smuovere tante persone dalla tranquilla comodità che si sono organizzati nel loro “angolo divano”. Comunque c’è stata la buona volontà da parte di tante persone, diverse provenienti da altre comunità, che sono servite a fare presenza.
 
Il Vangelo di questa domenica ci riporta le parole di Gesù a Nicodemo: Dio ha tanto amato il mondo da mandarci addirittura il proprio figlio per comunicarci il suo amore per noi.  Con queste parole ha voluto ricordarci che, nonostante questo gesto, l’umanità - dopo duemila anni - non ha ancora trovato la via della collaborazione e condivisione fraterna. La Luce è venuta per illuminare il mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre dove, con facilità, ci si mimetizza e non si è riconosciuti.
Così era stato per  Nicodemo, uomo certamente stimato e considerato dal Sinedrio, che sceglie l’oscurità per andare da Gesù:  un compromesso per non esporsi al giudizio degli altri e arrivare al proprio scopo senza creare danni a sé e al gruppo socio-politico di cui faceva parte.
 
Uno dei primi libri da me letti e meditati portava un titolo molto intonato a questo argomento: Cristo insonnia del mondo! scritto da Luigi Pozzoli. L’autore pone l’attenzione sull'interrogativo del Vangelo: Voi chi dite che io sia?  Questa è, tra le domande, la più sconvolgente e inquietante per l’uomo nella società attuale. La difficoltà sta nel dare una risposta che può essere la chiave di lettura di questo tempo e della società alla quale apparteniamo, che è alla ricerca della propria identità.
I segni sono visibili e chi li ignora costruisce sulla sabbia: le giustificazioni o scuse si raddoppiano, abbiamo tempo per tante  cose: palestra, feste, supermercati ecc., ma per Gesù non c’è posto nella nostra giornata.
Anche nella settimana appena trascorsa, fatta di tempo, forse abbiamo dato più importanza alle nostre cose da fare, eppure non c’è stato tempo per trovare spazio al desiderio di incontrarci con Gesù.   
C’è a volte, una sproporzione tra l’Amore di  Dio e il nostro amare e amarci nonostante l’invito e l’esempio di Gesù e anche di effondere l’Amore per quanto ci circonda, in particolare per il creato, che è stato posto da Dio nelle nostre mani e che noi, spesso, distruggiamo con la nostra negligenza e il nostro disinteresse.
Ma è certo che l’amore è una scelta, una decisione che parte da un dono che Dio ha messo nel nostro cuore e che spesso viene offuscato dal buio dell’egoismo che prevale sulla Luce.
Gary  Chapman è  l’autore di alcuni testi che tracciano i sentieri dell’amore e, tra questi, il libro dal titolo “I cinque linguaggi dell’amore”, dove scrive delle gioie e delle difficoltà nell'esprimere atteggiamenti che  possano rendere positivo e meno  faticoso il nostro cammino. Il credente ha la possibilità di trovare in Dio, quelle indicazioni che sbloccano i vari errori e lo inserisce in un processo di maturazione verso quella “perfezione” che il Vangelo ci indica.
 
A conclusione, ringraziando il Signore per questi giorni in compagnia della sua Mamma Celeste, vorrei concludere con un breve brano tratto dal libro di don Tonino Bello: “La bisaccia del pellegrino” (pag.142): “Maria, mi guardi con occhi tristi e stupiti? Il nostro mondo è fatto così, assetato di profitto e di potere. Non meravigliarti, …fai bene a invitarmi a uscire fuori. Qui all'aperto, seduto vicino al pozzo, mi sarà più facile cogliere il tuo invito alla speranza.”
 
A Maria abbiamo affidato e consacrato la nostra Parrocchia e mi abbraccio a Lei  perché conceda quelle grazie che certamente riuscirà ad ottenere da Gesù.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 11 Giugno 2023

Carissime e carissimi,
 
ci uniamo alla gioia di quelle Comunità che oggi festeggiano un loro giovane che ieri sabato, è stato ordinato sacerdote per la Chiesa di Dio che è in Milano.
Pur notando il significativo calo dei novelli sacerdoti, una sensibile diminuzione prevista non solo in questo anno ma purtroppo anche nei prossimi, ci rallegriamo  perché ogni sacerdote, scelto da Dio nel suo popolo, è un dono grande e la diminuzione numerica sta interrogando tutti e in particolare quanti sono posti alla guida delle Chiese locali riguardo anche al futuro delle nostre comunità.
Cosa spinge oggi un giovane, magari avviato a un lavoro significativo - la maggior parte di quelli ordinati negli ultimi anni sono laureati - a decidere di prendere la via del sacerdozio diocesano? Penso che, la motivazione dominante, sia il desiderio di mettersi al servizio di Gesù e della sua Chiesa pur sentendo attorno a sé, e nel proprio animo, la preoccupazione di un tempo dove essere preti è una scelta difficile.
Il nostro Arcivescovo ha a cuore la situazione che vive la nostra Diocesi e sta facendo scelte che guardano  con fiducia al futuro, anche se molti stanno a guardare dal monte come Mosè che  vede da lontano la terra santa. Cosa ci offrirà il futuro non lo sappiamo, le previsioni non sono rosee, si vedono  già i segnali  di una crisi vocazionale in atto.  Il seminario  di Venegono, costruito nella sua magnificenza, ha dovuto stringere gli spazi utilizzati per i seminaristi adibendo al compito formativo, solo una parte dello stesso edificio. Così i sei anni di teologia, si ritrova ad occupare l’ala che un tempo era adibita al liceo.  Segnali non incoraggianti, purtroppo, ma speriamo nel Signore: nulla è impossibile a Lui!
 
In questa settimana l’Arcivescovo ha nominato i suoi nuovi Vicari Episcopali, non tutti sono al primo compito, alcuni  vengono proposti a nuove zone pastorali, come il nostro carissimo Monsignor Michele Elli, al quale il Vescovo ha affidato la zona pastorale di Monza. Al suo posto ha scelto un nuovo Vicario che è conosciuto nella nostra zona perché  Presidente della  Sacra Famiglia di Cesano Boscone, don  Marco Bove; con lui altri due nuovi Vicari Episcopali che, a settembre, prenderanno il posto di quelli giunti al termine del loro mandato.
 
In questo mese di giugno verranno anche resi noti gli spostamenti dei sacerdoti e la nomina dei nuovi parroci ai quali saranno affidate, probabilmente, più parrocchie in unità pastorale e così accadrà anche per alcuni vicari dell’oratorio. È rivolto noi l’invito a pregare per questi amici e chiedere al Signore il dono di altri giovani che si incamminino sulla strada della sequela di Gesù.
 
Intanto, non posso far a meno di vedere sul sito della diocesi, i volti di sacerdoti che ho conosciuto e stimato e che  hanno  terminato il loro viaggio terreno. Penso  a Monsignor Giavini, illustre biblista che ho avuto come professore in seminario e che è stato anche compagno di faticose salite al Tonale quando io, giovane prete, collaboravo seguendo il gruppo di giovani delle famiglie della Diocesi, che facevano riferimento a un altro grande sacerdote e partigiano Monsignor Giovanni Barbareschi che ha voluto raccogliere in un libro:  “Ribelli per amore”,  le testimonianze e l’impegno per la pace e la giustizia di molti sacerdoti ambrosiani, tra le quali anche la propria  pagata con l’esperienza del carcere dove venne rinchiuso a causa del suo impegno.
Ma l’Annuario diocesano (che purtroppo non viene più stampato da qualche anno) si impoverisce ogni giorno di più, lasciando profondi vuoti nella terra di Sant'Ambrogio e San Carlo, dove hanno svolto il proprio ministero il Beato Cardinal Schuster,  il Cardinal Ferrari, San Paolo VI° e, con gratitudine, l’amato Cardinale  Carlo Maria Martini, che mi ha ordinato sacerdote insieme a loro ad altri confratelli sacerdoti, che ho conosciuto e stimato.
All'inizio del  mio  40° anniversario sacerdotale che festeggerò nel 2024, ringrazio il Signore per avermi fatto incontrare tanti amici che hanno segnato profondamente il mio cammino sacerdotale.

Vorrei concludere con le parole del Vangelo di questa domenica: “Siate figli del padre vostro che è nei cieli” imitandone l’Amore vero che scaturisce da Lui e viviamo uniti alla Madonna Pellegrina che, questa settimana, sarà tra noi e da lei impariamo, come disse ai servi di Cana: “ Fate quello che vi dirà Gesù!” Unitamente al motto dei novelli sacerdoti:  “Pace in terra agli uomini amati dal Signore!” E di  pace ne abbiamo veramente  tanto bisogno nella nostra vita, nelle famiglie, nella società civile e nelle comunità!
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 4 Giugno 2023

Carissime e carissimi,
ci siamo lasciati alle spalle il mese di Maggio ricco di momenti comunitari e abbiamo iniziato quello di Giugno che segna un po’ la fine di un percorso e l’inizio di  uno nuovo liturgico con  il  “tempo dopo  la Pentecoste” insieme alla conclusione dell’anno pastorale e catechistico e l’avvenuta celebrazione della Prima Comunione ai 34 ragazzi e ragazze di IV elementare.
 
Chiuderà solennemente, questo periodo, la  settimana  Mariana  con  la  presenza,  tra  noi, della Madonna pellegrina di Fatima dall’11 al 18 giugno.    
 
Vi invito a prendere in considerazione il programma e, se possibile, dare una mano allo svolgimento delle celebrazioni, rivolgendosi a me per dare la propria adesione.
 
Inizierà poi il lungo tempo delle vacanze con l’oratorio feriale, i soggiorni in montagna e il calendario di ogni famiglia secondo le possibilità e le opportunità.
 
L’invito è quello di rimanere nella logica dello Spirito Santo che è fonte di fedeltà e di Comunione con  Dio  e  con  la  Chiesa, espressione di tutti noi battezzati, in quell'essere parte con la Trinità che è il volto di Dio.
Vi invito a pregare in questa settimana per i 15 Diaconi che, dopo aver vissuto il tempo degli esercizi in quel di Rho, saranno ordinati preti sabato 10 giugno in duomo.
 
Vorrei proporvi, come spunto di riflessione, un racconto che mi ha fatto pensare, rileggendolo, a questo momento provato da avvenimenti  tristi che si accodano ad altri già accaduti in un recente passato. Questo brano è estratto da un libretto intitolato: “La canzone del deserto” di Beatrice Immediata - ed. Paoline.
 
La sorgente:  L’acqua che scorreva nel fiume arrivò alla foce. Solo allora si accorse che doveva gettarsi nel mare. Era immenso il mare e le sue acque erano salate. “Io non voglio perdere la mia identità di acqua dolce”, disse sgomenta, non voglio annullarmi. Ho lasciato i monti e le sorgenti da cui sono nata, la bellezza delle verdi vallate per scomparire in una massa di acqua salata? Non sarà mai. Io mi fermo!”
 
“Se ti fermi diventerai acqua stagnante una palude maleodorante, se  non accetterai di immergerti nel grande mare. Era la voce di un pesce che risaliva la corrente per andare a deporre le uova nel grande fiume.
“Talvolta la vita”, continuò, “richiede di  perdere qualcosa, e  magari il prezzo può essere alto, ma ne vale  la pena per non rischiare di vivere stagnanti. Nel tuo caso, sarà  solo  per  poco tempo. Diventerai vapore e salirai con le nuvole. Poi ritornerai in pioggia sulla terra e ritroverai la sorgente da cui provieni. “E’ un viaggio! E ricorda che il viaggio conduce sempre alla Sorgente da cui proveniamo
 
Vivere la vita come desiderio, immergendoci nel grande mare di Dio, di cui siamo fatti a immagine e somiglianza, per essere parte della Trinità.
Buona settimana  
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 28 Maggio 2023

Carissime e carissimi,
Festa di Pentecoste, festa ebraica prima che cristiana, con i suoi simboli: tuono, vento e fuoco, richiamano gli eventi che Mosè visse quando, sul monte Sinai,  Dio gli consegnò il dono della legge scritta su pietre che doveva guidare la vita religiosa e sociale  del popolo liberato dalla schiavitù dell’Egitto e in cammino verso la libertà della terra promessa.
Ma si trattava di una legge morale senz'anima che, se non vissuta nella logica dell’amore, può trasformarsi in una indicazione fredda. Una volta fissata la dimora nella terra promessa, i dieci comandamenti furono smembrati in tanti sotto comandamenti che spesso si contrapponevano al bene comune e a quello delle persone stesse. Gesù richiamerà i farisei e i dottori della legge perché avevano trasformato le leggi di Dio in leggi di uomini.
Dio stesso aveva promesso il dono del suo spirito, perché Israele potesse vivere quella Legge dando ad essa un cuore nuovo come aveva scritto il profeta Ezechiele: “Vi darò un cuore di carne e toglierò dal vostro petto quello di pietra che è fondamento dell’egoismo”.
Lo spirito, non è  quindi un fatto nuovo nella Chiesa di Gesù. Già Isaia aveva detto: “Lo Spirito del Signore è su di me e mi ha consacrato”,  Giovanni Battista testimonierà che Dio gli aveva preannunciato la discesa dello Spirito su Gesù.
Ma lo Spirito agisce sul popolo di Dio, suscitando al suo interno profeti che parleranno a nome suo.
Gesù aveva promesso l’abbondanza dello Spirito Santo sui discepoli per trovare in Esso la forza di parlare della sua Pasqua e li trasformerà, da semplici testimoni di avvenimenti, in strumenti di annuncio del Vangelo.
Ognuno con i doni ricevuti per l’utilità comune, ogni persona e ogni comunità riceve questi doni, ricorda San Paolo ai cristiani di Corinto, ma ogni dono ha la stessa fonte: lo Spirito Santo!
 
Ogni parrocchia ha in sé questi doni che dovrebbero essere messi al servizio di  tutta  la  Comunità, purtroppo a volte sono dimenticati in qualche angolo del  cuore umano. Non voglio essere giudicato un nostalgico ma, certamente, ho avuto occasione di vedere lo Spirito Santo in azione nelle scelte di tante persone.
Qualche sera fa, uscendo dall'incontro del gruppo liturgico, nel buio della sera abbiamo visto brillare una lucciola. Da molto anni non le avevo viste più… forse è stato un segno che ha risvegliato in me, e dovrebbe essere anche per tutti, quella luce che quando sembra ormai spenta ritorna, ed è questo  mio augurio, direbbe P. Bai:  “Potrebbe essere una scintilla di pentecoste! E su di loro si posò lo Spirito sotto forma di fiammelle”.
 
Si è conclusa la turnazione della prima Comunione e, in questa domenica, vivremo due momenti comunitari fortissimi: la celebrazione degli anniversari di matrimonio, che mancavano da tempo per varie situazioni, ormai da qualche anno e, comunitariamente, facciamo gli auguri a tutti i festeggiati che hanno aderito all'iniziativa. Uniamo un augurio affettuoso ad Andrea Sci che, dopo due anni di preparazione, riceverà in questa domenica tutti insieme i tre Sacramenti della Iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucarestia.  Una scelta maturata nel contesto dell’Oratorio e della Comunità. Grazie Andrea, per questa tua decisione, che il Signore accompagni sempre il tuo cammino e sulle tue scelte di Credente adulto al servizio della Comunità intera.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 21 Maggio 2023

Carissime e carissimi,
Abbiamo celebrato giovedì, nel 40° giorno dopo la Pasqua, la solennità dell’Ascensione di Gesù e il suo ritorno presso il Padre. La liturgia della Parola riprende la narrazione dal momento in cui gli apostoli vedono il Signore elevarsi al cielo.
Noi abbiamo imparato a guardare il cielo pensando, non come gli ebrei che ritenevano fosse un catino rovesciato, ma sapendo che il cielo ci circonda e noi siamo, con la terra e altri corpi celesti, immersi in esso e che ruotiamo attorno al sole; ma in quel tempo, queste scoperte erano lontane. Tuttavia Luca non aveva la pretesa di fare una lezione di astronomia ma piuttosto di ricordarci che il nostro stare sulla terra, chiede  di avere lo sguardo verso il cielo cioè, in alto.
Occhi fissi al cielo, come nella notte di san Lorenzo, ma con i pedi ben poggiati alla terra dove siamo invitati ad operare per renderla migliore di come l’abbiamo trovata. Anche gli apostoli vengono invitati, da quegli uomini in bianche vesti, ad attendere operosi il ritorno del Signore.
Dopo questi fatti, gli apostoli si avviano pieni di gioia verso Gerusalemme e salgono nella stanza dell’ultima cena dove erano soliti riunirsi: qui vivranno l’esperienza di ricevere il dono dello Spirito Santo.
Il Vangelo ci propone l’episodio dei discepoli di Emmaus nel  racconto che descrive due uomini  di ritorno da Gerusalemme il giorno di Pasqua, tristi e sconsolati, per quanto è accaduto a Gesù: il loro maestro.
 
Il brano è la descrizione di una celebrazione Eucaristica in tutte le sue due parti liturgiche: la mensa della Parola e la condivisione dello spezzare del Pane.          
Il testo si conclude con il ritorno notturno dei commensali a Gerusalemme per condividere, con gli apostoli,  l’esperienza dell’incontro con Gesù e la gioia ardente  sentita nel cuore proveniente dall'ascolto della Sua parola che spiegava le scritture.
È iniziato il tour delle prime Comunioni. Mentre leggete abbiamo già celebrato due dei tre turni messi in calendario dalla nostra Parrocchia. È certamente un momento importante nel cammino dei nostri ragazzi e ragazze che attendevano, con grande desiderio, questo giorno. Purtroppo c’è un “dopo” che sminuisce questo momento e dove spesso le famiglie non sono attente al cammino dei propri figli. Certamente ci sono genitori attenti a favorire la presenza dei ragazzi e delle ragazze, alla celebrazione domenicale, ma spesso c’è una sofferenza che capita di sentire dalla fresca voce dei comunicanti, che evidenziano l’impossibilità di partecipare alla Eucarestia per “problemi” familiari.

Come Parroco, a cui è stata affidata  questa Comunità, sollecito le famiglie a curare il cammino, non solo catechistico, ma anche Sacramentale dei propri figli favorendo la loro presenza e soprattutto la propria presenza e testimonianza, alla celebrazione domenicale. Gesù vi aspetta!

Ringrazio il gruppo “Sorriso e Consolazione” che, nei giorni tristi del mio incidente, mi hanno fatto dono di un libro che ho avuto occasione di leggere nella convalescenza “Il Canto del pane” e, da questo testo - specificatamente da una salmodia del pane - voglio proporre questa ultima strofa: Donaci, Signore, il pane, la vita e la gioia, perché per il pane, per la gioia e per la vita tu ci hai creati. E allora con tutte le creature che ti cercano, che su questa terra amano e sperano ti pregheremo con le parole e con la fede che Gesù Cristo stesso ci ha insegnato: Abba, Padre!
 
In questa settimana e precisamente lunedì 22  la Chiesa ricorda la figura di Santa Rita da Cascia sposa, madre e monaca, verso la quale grande è la devozione di tante persone, compresa la mia che ha avuto la possibilità di essere parroco per 11 anni del santuario-parrocchia di Pogliano Milanese.  La invochiamo con fiducia, con le parole della supplica a lei rivolta:                        
Cara Santa Rita, con la tua , intercessione hai  guidato a Dio tanti cuori, e sei  diventata  sollievo  degli afflitti, sostegno dei poveri, aiuto dei malati, avvocata nelle nostre situazioni  più difficili. Tu conosci il nostro dolore. Muoviti a pietà della nostra sofferenza. Tu che nel pianto concedi ai tuoi  favori ai tuoi devoti, ascolta la nostra umile preghiera. Leggi nel nostro cuore, leggi nell'anima nostra e confortaci. Vieni in nostro aiuto o dolce avvocata, fai di noi  quelli che ti onorano e ringraziano Dio.                                              
Ascolta la nostra preghiera e portala come rosa a Maria e a Gesù.
Con fiducia ti invochiamo. Amen.
Buona settimana a tutti.
P.S. Rinnovo i ringraziamenti già scritti nella lettera di settimana scorsa, ma aggiungo anche UN GRAZIE AL CORO E MUSICISTI CHE STANNO ANIMANDO LE PRIME COMUNIONI; ALLE CATECHISTE DEI GRUPPI DI IV; ALLA CARTOLERIA LOCATELLI PER I DONI DELLA PESCA DI BENEFICENZA; ALLE MOLTE PERSONE CHE HANNO DONATO OGGETTI E ALLE FAMIGLIE CHE STANNO COMINCIANDO A CONTRIBUIRE AL NUOVO PARCHETTO GIOCHI IN ORATORIO.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 14 Maggio 2023

Carissime e carissimi,
siamo in attesa dello Spirito Santo perché ci insegni ogni cosa! Ci sentiamo  in difficoltà in un mondo dove  è difficile comprenderci, dove vediamo le cose solo dal nostro punto di vista e pertanto ogni cosa che altri fanno e non corrispondono ai  nostri schemi, entriamo in collisione e in contrapposizione.
 
Abbiamo festeggiato, nonostante le normali  beghe di paese che non mancano mai, il nostro Santo cooptarono San Vincenzo. Il tempo ci ha dato una mano concedendo il sole e ringrazio  quelle persone  che, in diversi modi, hanno dato il loro aiuto. Il prossimo anno si potrà fare meglio, speriamo nella presenza, anche se su quello che si è sempre fatto bisognerebbe rivederlo purificandolo da falsi rimpianti di chi parla del passato ma non si impegna scarsamente nel presente. Ringrazio particolarmente gli addetti alla sacrestia, la famiglia che ha donato i bei fiori che hanno solennizzato la nostra Chiesa, la corale, i chierichetti, Bambina e aiutanti che hanno gestito il banchetto dei ricordini, Emi che, con qualche aiuto, ha organizzato il Banco di Beneficenza e tutti coloro che hanno dato una mano. Infine ringrazio il Sindaco, la Vice e il Comandante della vigilanza per averci onorato della loro presenza e, naturalmente, il Diacono Gabriele con il gruppo dei suoi giovani e don Anto che è sempre stato disponibile con la presenza in chiesa.
 
Leggendo un libro dove l’autore provocava con “un decalogo” partendo da alcuni testi assai famosi. Ho pensato anche io ad alcune  espressioni chiamandole: I detti del Sciur Curat! Sono frasi  o  proverbi che i parroci incontrati sul mio percorso, usavano ripetere in diverse occasioni. Li propongo in numero limitato perché ne ho sentiti molti che tengo in serbo per altre occasioni.
 
1) Pulisca ognuno davanti alla sua porta di casa e tutta la via sarà pulita.
Spesso ci lamentiamo che gli altri non si comportano correttamente e noi che giudizio diamo al nostro operato? Ci lamentiamo che il vicino lascia la strada sporca, ma noi abbiamo nascosto tutto sotto il tappeto.
 
2) Prima della preghiera e della Messa prepara l’anima tua per non essere quell'uomo che tenta Dio!
Come ci prepariamo alla Messa, arrivando all'ultimo minuto? Lamentandoci se per caso il sacerdote ha iniziato qualche minuto prima. Forse dovremmo arrivare con anticipo e preparare il nostro cuore all’ascolto leggendo la Parola del Signore che verrà proclamata, ma spesso si tratta di  vivere l’attimo fuggente!
 
3)  Quando l’uomo non ce la fa più si rivolge al buon Gesù!
Ci sentiamo spesso sufficienti, non abbiamo bisogno di Dio se non quando siamo in difficoltà ed esigiamo che ci dia ascolto ma, altre volte, lo lasciamo fuori dalla nostra vita quasi sia un peso o incomodo.
 
4) Custodisci l’ordine e l’ordine custodirà te!
Questa frase la ripeteva un mio vecchio parroco invitando a coltivare un ordine interiore, oggi regna ovunque la confusione; il disordine morale, se ancora si parlare di questo, in un clima di qualunquismo, un disordine che tiene poco in considerazione le persone usandole per i propri fini.
L’odine ci parla di rispetto delle cose, dei monumenti, delle opere belle fatte dall'umanità, della natura, di impegni rispettati ecc.
 
5) Fai attenzione a sputare contro gli altri… se  c’è  il vento  ti tornerà tutto indietro!
L’io ha preso il posto non solo di Dio ma anche del noi, della comunità, degli altri, è venuto meno  il rispetto verso i genitori, per i bambini, per gli anziani… è facile giudicare e perdersi in pregiudizi e rancori. Tanti Santi nella loro vita hanno sperimentato la fatica di farsi accogliere dagli altri e hanno subito critiche e giudizi. Il riconoscimento postumo della loro santità ha mortificato gli accusatori e ha riconosciuto la loro grandezza spirituale e umana.
 
6) L’uomo è grande solo quando è in ginocchio!
Stare in ginocchio è il segno di riconoscere la nostra umanità, san Paolo scrive: “ogni ginocchio si pieghi sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore”. L’inginocchiatoio era, per i parroci, un segno e stava sull’altare, veniva usato per la preghiera… quante volte ho visto il mio vecchio parroco stare in ginocchio davanti a Gesù e indicare questa pratica a tutti.
 
7) Chi ha senno lo usi!
Davanti a chi vuole sempre aver ragione, c’è solo una via razionale ed è quella di far appello alla propria intelligenza; in realtà, sappiamo che non c’è più sordo di chi non vuol sentire e fa la ruota come i pavoni. Raccoglieranno quello che hanno seminato.
 
8) Un buon ragazzo sarà un giovane discreto, e una volta cresciuto un adulto discutibile e alla fine diventerà un anziano borbottone.
La pianta non è costantemente uguale dall'inizio alla fine, occorre cura e interventi straordinari per farla crescere. Ogni bambino che viene al mondo è un dono di Dio, ma se lo lasciamo crescere senza aiuto e correzione sarà alla mercé degli eventi che lo trasformeranno in bene ma anche in male…
Sono solo alcuni detti che magari conoscete e avete usato in certe occasioni ma fanno parte della saggezza popolare che forse è destinata ad esaurirsi, ci auguriamo che non sia così.

Domenica scorsa abbiamo saputo della scelta di don Francesco di lasciare la Diocesi di Milano per entrare tra i Benedettini di Norcia. Pur con rimpianto facciamo a lui un augurio nella fede e che dal monastero preghi per questa nostra Chiesa che lo ha generato alla vita sacerdotale.
Ringraziamo anche il Signore per il dono dell’Eucarestia donata al primo dei tre gruppi della prima Comunione: “Beati gli invitati alla Cena del Signore!”, che questo invito risuoni fedelmente nella loro vita.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 7 Maggio 2023

Carissime e carissimi,
è iniziato il mese di maggio con numerosi appuntamenti parrocchiali.
Prima di tutto stiamo vivendo i giorni della Festa del compatrono San Vincenzo Martire che, unito ai martiri San Fermo e San Rustico, costituiscono i pilastri della nostra Comunità. Il programma spero sia stato visionato da tutti e rimane l’invito a partecipare alle celebrazioni proposte.
Le letture di questa domenica V di Pasqua le potremmo sottolineare con la frase centrale ricordata da San Paolo nella seconda lettura : “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno di amore.”
Fonte della santità è la comunione profonda con Dio e, dice Gesù, chi ama Dio diventa dimora di Dio come le persone simili a San Vincenzo, piene di Amore di Dio fino a diventare sua presenza nel mondo.
La parola Amore sarà il fondo di tutte le prossime domeniche e saremo invitatati a ridare a questa parola l’autentico contenuto.
Gesù è certamente un maestro nel parlare dell’Amore e delle sue conseguenze; è certamente la sua una “cattedra” sull'Amore che si confronta con il panorama di parole sull'amore di cui abbiamo riempito canzoni e discorsi ma che rimane sempre estranea alla nostra vita e alle nostre scelte.
Mi permetto di richiamare in questa lettera alcuni passi di un testo del poeta Khalil Gibran conosciuto per alcune citazioni da parte di programmi televisivi.
Il testo, che merita di essere letto integralmente, si chiama “ Quando l’amore chiama seguilo” edito da Piemme
Vorrei iniziare, con un breve testo dell’autore che farebbe molto bene, se venisse accolto:
“Tu sei mio fratello e io ti amo. Ti amo quando ti genufletti nella tua moschea. Quando ti inginocchi nella tua Sinagoga, e quando preghi nella tua Chiesa, Tu ed io siamo figli di una sola fede che è lo Spirito. E coloro che capeggiano questa fede sono le dita di una mano divina.
Scrive in seguito: La maggioranza delle religioni parlano dell’Onnipotente al singolare, ma secondo me l’Onnipotente è una madre come è un padre. Egli è un padre e una madre insieme e nell’amore vivono insieme”.
“L’amore sublime non conosce le contrade dell’invidia perché è ricco per sua natura.
Non addolora il corpo perché è all'interno dello spirito.
È un desiderio forte che avvolge l’anima con la contentezza, è una fame che riempie il cuore.
È un sentimento che crea nostalgia per il cielo, dove nasce la purezza, dove c’è Dio."
Mi limito a queste citazioni… ma vi invito a leggere il testo per riflettere e pregare.

Nello spirito dell’Amore, continuiamo lo sguardo sul cammino della prossima settimana:
Lunedi 8 maggio è la festa della mamma verso la quale abbiamo, per la maggior parte delle persone, un grande affetto e molto amore. Per le mamme in particolare sarà celebrata la Santa Messa di lunedì con la benedizione particolare per tutte le mamme presenti e sarà un momento di affetto nel ricordo di San Vincenzo e della sua mamma che lo ha generato. Mamme non mancate!
Martedì 9 giorno di conclusione, la Santa Messa, vorrà essere un segno pieno di affetto e di amore, la celebrazione sarà per tutti gli ammalati invocando da San Vincenzo una particolare benedizione e invocazione di guarigione.
Sono piccoli gesti di Amore che abbiamo inserito nella festa co-patronale per dire, al Santo martire, il nostro affetto e chiedere la sua intercessione presso il Signore.
Siamo nel mese di maggio e ogni sera guardiamo con amore a Maria, la mamma di Gesù, pregando con la preghiera mariana e accompagnati da brevi testi di riflessione sui misteri del Rosario presi dagli scritti di alcuni Vescovi e contemplando la magnificenza delle vetrate del nostro Duomo di Milano.
*Questa settimana siamo rimasti in Chiesa Parrocchiale anche a causa del cattivo tempo ma vorrei dedicare una serata ad altri segni mariani presenti sul nostro territorio di Cusago.
Ogni venerdì sera ore 20:45 ci troveremo presso un luogo indicato per pregare insieme:
Venerdì 12 maggio in oratorio davanti alla statua della Madonna di Lourdes (il 13 è la memoria della prima apparizione)
Venerdì 19 presso la Madonna del Guardamagna.
Venerdì 26 presso la Capellina della Madonna di Monzoro
Mercoledì 31 (non c’è il venerdì) Chiusura del mese di maggio con il Santo Rosario e piccola festa condivisa in Oratorio.
Mentre ogni domenica sera alle ore 20:45 (dal 14) in oratorio davanti alla statua mariana saremo in compagnia del gruppo di bambini che il sabato precedente hanno ricevuto la prima comunione e che, durante il Santo Rosario, faranno il proprio affidamento a Maria.

Concludo questa lettera con una frase di Gesù “Non c’è Amore più grande chi da la propria vita!” e San Vincenzo ha preso sul serio questo invito diventando per noi un esempio nel vivere fino in fondo l’Amore per il Signore Gesù. Buona Festa e che San Vincenzo assista questa comunità!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 30 Aprile 2023

Carissime e carissimi,
è  un incontro ormai difficilmente  possibile quello con un gregge e il suo pastore!
Questa immagine si può vedere  solo in alcune parti d’Italia o in alcuni momenti dell’anno. Gesù usa questa  icona, a quel tempo facile da vedersi, per parlare di sé e di noi suo popolo e gregge del suo pascolo.
Oggi, in una società in continuo cambiamento, è  difficile indicare ai nuovi pastori vescovi e sacerdoti, ai quali è affidato il compito di assistere, guidare e sostenere il gregge a loro affidato, quali siano  le vere esigenze del popolo di Dio per vivere il Vangelo.
Occorre inoltre, per quanto possibile, ciò  che li deve sostenere che non è la ricerca del plauso della gente, la simpatia umana, ma la presenza dello Spirito Santo nella loro vita.  È possibile  notare la fatica che oggi viene affrontata da chi riceve il peso di guidare  un  popolo sempre più ridotto di numero e spesso indifferente. La difficoltà di affrontare il proprio compito è sentirsi spesso in una situazione di critica e di solitudine e frequentemente con un rapporto stanco e vuoto. Il problema si pone anche con quanti hanno ricevuto il mandato di collaborare con il pastore facendo parte di un consiglio o rivestendo un altro ruolo pastorale.
 
Fin dalle origini, la comunità cristiana, ha cercato di dare delle risposte ai bisogni fondamentali  di chi veniva affidato al compito pastorale degli apostoli, dei presbiteri e dei diaconi. Non sempre è stata compresa e sostenuta nel suo compito suscitando, nel mezzo delle comunità, invidie e contrapposizioni anche se, nel contesto di esse, c’erano persone di  buona reputazione alle quali affidare il compito di assistere e dedicarsi a quanti erano nel bisogno.
Insomma, non scandalizziamoci se, nel corso di secoli, l’animo umano non è sempre stato all'altezza della testimonianza evangelica.
Nel corso dei secoli, in particolare con gli ultimi Pontefici, si è ripresa la via della riconciliazione verso le altre religioni, del riconoscere pertanto gli sbagli della Chiesa durante i due millenni.   Per camminare e procedere su questa strada, che attraversa la storia, occorre avere dei punti di riferimento  come i santi e i martiri.

In questa settimana la Comunità volge il suo sguardo  verso un uomo a cui la credenza umana ha visto e sperimentato il segno dell’Amore di Dio; un fratello, un amico, un testimone per noi importante, al quale si è voluto dare un nome: Vincenzo. Similmente a tanti corpi santi anonimi rinvenuti nelle catacombe.
Il suo corpo è venerato nella nostra Chiesa da secoli. A San Vincenzo, vengono attribuiti dalla gente semplice anche dei miracoli; questo nostro santo è, prima di tutto, un libro aperto sul quale leggere quanto Dio ha scritto. Mi auguro che, pur in un clima di fatica o indifferenza, ognuno faccia in modo di vivere questi giorni con impegno e fiducia.
Qualche giorno fa ho incontrato una persona che veniva da Milano, si complimentava per le iniziative proposte sul Settimanale della Parrocchia che riconosceva come vivace e impegnata.
Facevo notare che le iniziative sono diverse e interessanti ma poi occorrono persone che le vogliano sostenere e questo a volte non accade.
 
Il Pastore, ed  in primis il Vescovo, devono avere accanto collaboratori convinti che si spendano per il bene della Chiesa. Così, anche la comunità locale, deve formare e costituire persone che siano fortemente collaboranti con il pastore pro tempore che il Vescovo gli ha affidato.Vorrei concludere con un racconto che essendo molto lungo mi trovo  a riassumere:
L’ambiente è quello montano, a 1.400 metri di altitudine, dove pascolano le pecore e, in estate, vivono 32 pastori sempre impegnati a custodire il proprio gregge.
Ogni domenica il parroco sale fino in cima per celebrare la Santa Messa in una cappella dove non entra quasi mai nessuno, se non qualche valligiano ma, dei suoi pastori, il povero prete non vede mai la presenza.
Gli venne un’idea! Con l’aiuto di un valido pittore realizzò un dipinto con Gesù Buon Pastore e 32 pecore che, invece di andare verso Gesù, si indirizzavano verso la parte opposta. Lontane da Lui.
Il giorno dell’inaugurazione, durante la festa della Madonna della neve, il parroco spiegò il dipinto e, alternando sospiri e singhiozzi, riuscì a concludere leggendo nelle pecore in fuga l’atteggiamento dei pastori.
Anche tra i presenti, profondamente commossi, si creò un’intensa, fino al momento in cui un bambino, indicando il dipinto, gridò: “Piange anche Gesù!” Infatti due  grosse lacrime scendevano dagli occhi di Gesù Pastore fino a raggiungere il Suo Cuore.
La gente restò stupita e, per tutta la settimana, non si parlò d’altro, se non di quello che era accaduto e del possibile miracolo.
La domenica seguente, la chiesetta venne riaperta per la Santa Messa, alla presenza di molta gente tra cui anche i montanari.
Ma c’è una sorpresa sconvolgente! Il dipinto aveva subito un cambiamento: la direzione delle 32 pecore era cambiata e ora andavano verso Gesù che le benediceva.
Nessuno aveva saputo spiegare l’avvenimento, nemmeno il vecchio parroco che, ogni anno nella festa della Madonna della neve raccontava, con qualche lacrima, quanto era accaduto.
(liberamente tratto da: Parabole per il 2000 di Felice Moscone Elledici)
 
Carissimi, la Comunione tra il Pastore e il gregge è fondamentale e necessaria. Essere indipendenti può diventare causa di sofferenza  per entrambe… Scordiamoci quanto altri hanno ingenuamente compiuto in passato e puntiamo su una collaborazione sincera e fraterna tra persone che hanno a cuore il bene del popolo di Dio.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 23 Aprile 2023

Carissime e carissimi,
in questa domenica ritroviamo un personaggio conosciuto che essendo l’amico  dello  sposo, è  anche  un po’  nostro amico: il Battista, colui che indica  “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” e mentre Giovanni battezza con l’acqua del Giordano, Gesù battezzerà nello Spirito Santo.
 
Come raccontare la settimana trascorsa?
Al centro del periodo c’è stata l’esperienza del pellegrinaggio diocesano del gruppo preadolescenti di III media a Roma che, come sempre, ha suscitato entusiasmo nei ragazzi e nei loro educatori. Da domenica 23 ci sarà, per i preadolescenti di seconda, l’esperienza ad Assisi.
È stata poi la domenica del Battesimo conferito a tre ragazzi del Cammino di Fede che si preparano alla celebrazione della Prima Comunione.
Nella settimana entrante, la liturgia ci propone diversi appuntamenti tra i quali ricordiamo il 25 aprile festa di San Marco, il 27 la memoria delle Sante Caterina e Giuliana del sacro monte di Varese, e il 28 la chiusura del Centenario di Santa Gianna Beretta Molla, con la chiusura della Porta Santa del Santuario a lei dedicato. Infine, il 30 aprile la festa di Santa Caterina da Siena.
Tante occasioni per una “boccata di santità” che rimane la nostra comune vocazione battesimale.
 
La settimana è stata centrata sul “problema” dell’orsa che ha assalito una persona e che ha alzato un altro polverone pro e contro. Mi è venuta in mente una particolare esperienza fatta, prima con un gruppo di adulti e poi ripetuta con i ragazzi dell’oratorio in una gita in Val di Non.
Eravamo andati al monastero di San Romedio posto nel verde della montagna trentina dove l’eremita aveva trovato il suo luogo ideale per la preghiera, costruendo, sul costone della montagna e su diversi piani,  il monastero.
La tradizione vuole che l’eremita doveva andare a Trento per ricevere la benedizione del Vescovo Vigilio di Trento. Ma prima di partire trovò la sua cavalla a terra abbattuta e sbranata da un orso.
Romedio non si spaventò, si avvicinò all'orso e gli disse: “Ora sarai tu a portarmi a Trento!” Ordinando all'orso di accucciarsi, gli mise le briglie, salì in groppa e così poté recarsi a Trento per incontrare il vescovo.
La leggenda continua con la realtà: nel 1958 il Senatore Gian Giacomo Gallarati Scotti  donò al santuario un orso sottraendolo a una fine triste e ponendolo in un recinto vicino a San Romedio.
Fu una bella esperienza e la propongo a tutti voi se avete il desiderio di una uscita di famiglia un po’ originale.
 
Carissimi ci prepariamo al mese di maggio ricco di appuntamenti, ci sarà il Rosario serale, la festa di san  Vincenzo  il 7  maggio e vivremo,  per  tre  sabati, le  Prime Comunioni.
Nell'ultima domenica, celebreremo gli Anniversari di Matrimonio.
Augurandovi una buona domenica e una settimana serena vi saluto.
Don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 16 Aprile 2023

I discepoli gioirono al vedere il Signore!
 
Siamo ancora nel giorno di Pasqua e nella domenica che conclude la settimana di Pasqua e c’è, nella liturgia di oggi, tanta gioia e stupore.  È stato come per me in questi giorni, svegliarmi circondato dai monti ricoperti di un soffice e bianco strato di neve, gli stessi monti che la sera prima, erano spogli e immersi nell’oscurità del loro mantello roccioso.        
Così hanno vissuto i discepoli il giorno del sabato che ha preceduto domenica di Pasqua, quando la scura pietra aveva sigillato il sepolcro scavato nella roccia.
Ora, quella freddezza pietrosa, mostra un altro aspetto: il sepolcro è vuoto! Le donne hanno incontrato Gesù risorto ed erano andate a riferirlo ai discepoli rinchiusi nel cenacolo per paura dei giudei.
Poi, alcuni di loro, avevano trovato il coraggio di recarsi al sepolcro e lo avevano trovato così come avevano detto le donne ma Lui non lo avevano visto.
Nel brano di questa domenica, Giovanni Evangelista ci parla di un incontro tra Gesù e i suoi discepoli, un incontro “a porte chiuse” così come era in quel momento il loro cuore.
Gesù entra “a porte chiuse” e fa scaturire la gioia dentro il petto degli apostoli.
È proprio Gesù! Lo dimostrano le ferite nelle sue mani, nei suoi piedi e nel suo fianco.
Sulle sue labbra Lui ha parole di Pace, dalla sua bocca il dono dello Spirito Santo e il compito di essere messaggeri di perdono e di riconciliazione in tutto il mondo.
Fin qui sembrerebbe la narrazione di una storia a lieto fine ma non è così, per il momento. Manca qualcuno: l’apostolo Tommaso! Che, rientrando in casa, viene coinvolto dalla narrazione dell’Apparizione del Maestro.
Tommaso è stupito e amareggiato di non essere stato presente e avanza la sua richiesta di essere obbiettivo fino a quando Gesù non si fosse mostrato anche a lui vivo con le sue piaghe. Questo avviene  otto giorni dopo e, questa volta, c’è anche Tommaso che può verificare di persona che veramente Gesù è vivo.
Il Maestro rimprovera Tommaso per la sua incredulità, come aveva fatto un giorno chiamando i discepoli  “uomini di poca fede”. Quel giorno, svegliato dalle grida dei discepoli, aveva reso tranquillo il mare in burrasca e il vento che soffiava. Ma ora la situazione è diversa: davanti a loro c’è un uomo che avevano visto morto e che ora è vivo.
Sappiamo tutti che, per dare una risposta sincera occorre un dono, quello dello Spirito Santo e Gesù lo infonde subito, all'inizio: “Ricevete lo Spirito Santo” che è il grande protagonista del discorso di Pietro che leggiamo nella prima lettura presa dagli Atti degli apostoli.
 
Guardando la bellezza delle montagne che mi circondano questa mattina, riscopro  le parole di San Pietro: “Circondati da una folta schiera di testimoni rimaniamo colpiti dal loro esempio.” Come non vedere, questa mattina, le cime innevate dei monti della Valsassina che con il loro candore nascondono il grigiore di un inverno senza acqua e poca neve! Queste ci parlano della bellezza di una natura che ha sofferto ma che un poco di neve rende meravigliosa e attraente per tanti amanti della montagna anche nel caso che le avventure si trasformino in un rischio per la propria vita come è successo recentemente. Permettetemi fraternamente di ricordare, tra questi amici della montagna, un mio compagno di ordinazione, don Enrico Fumagalli che, sulla Grigna, ha donato la propria vita alla bellezza del ghiacciaio e, con lui, tutte quelle persone che hanno lasciato sulle montagne che ci parlano di altezza e bellezza, le proprie orme.    
Buona settimana,
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 9 Aprile - Santa Pasqua 2023

Carissime e carissimi,
riprendo con la Santa Pasqua il mio incontro  con voi sul settimanale, dopo il periodo quaresimale che è stato occasione di riflessione e di preghiera.
Quante cose sono accadute in questi 40 giorni di deserto dove la Parola ci ha accompagnato, dandoci un nutrimento che non si compera ma ci è donato!

Come un tempo si faceva, nel triduo pasquale venivano legate le campane che, allora, erano ancora suonate a mano; si slegavano al canto del Resurrexit  che il sacerdote, solennemente, proclamava ai tre lati dell’altare rigorosamente rivolto con le spalle al popolo. Si tratta, anche oggi, del grido di un messaggio universale  di speranza che risuona su tutta la terra.
Quanti bei ricordi accompagnano la nostra vita di adulti, quando le chiese in questi giorni straripavano di persone che forse difficilmente vedevi durante l’anno alla Santa Messa e che erano mossi dal precetto “Confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua! “ Noi ragazzi , specialmente i chierichetti, eravamo  fedeli  alle celebrazioni  anche  per la gioia di indossare le vesti rosse della solennità e annunciare  la Resurrezione con ogni tipo di campanello che ognuno si procurava in precedenza, ammesse erano anche le sveglie!
Ma c’era un momento che ci coinvolgeva, ed era il girare per le strade con il tric trac o la raganella: una piastra di legno con due pezzi di ferro che scuotendo produceva un rumore forte  che sostituiva, per il triduo, il suono festoso delle campane che, come scrivevo, tornavano libere di suonare nella notte di Pasqua.
E poi venivamo coinvolti dal Rito del Fuoco Nuovo durante il quale si accendevano il cero Pasquale e le tante candele che la gente teneva in mano e che contribuivano ad illuminare la notte e la Chiesa man mano che il corteo entrava nella navata centrale.
Ricordi di gioventù, che sono rimasti dentro, senza nostalgia  e rimpianti ma con il gusto bello del Sacro Rito, cuore di tutto l’anno liturgico.
Tutto si concludeva per noi con la benedizione delle uova di pasqua , gesto che è rimasto presente in alcune comunità con uova sode dipinte nei colori vivaci che  erano il segno della festa  specialmente per chi quelle di cioccolato non poteva comprarsele. Ma si era contenti così, con poco, e se si aveva la fortuna che qualcuno ci regalasse  l’uovo di cioccolato, tanto meglio!
Ma la festa continuava anche il lunedì dell’Angelo dove il clima non era della ferialità,  come oggi, dopo la solennità  e della dispersione, ma manteneva il gusto della gioia.
E i bigliettini augurali? Venivano preparati a mano con l’aiuto delle insegnanti o delle suore al catechismo. Quanta abilità mettevano le suore nell’insegnarci, oltre a volere bene a Gesù e a preparandoci per ricevere i Sacramenti, anche a volere bene alle persone con quei gesti semplici e colorati  che  si donavano a papà e mamma e alle persone che abitavano nel cortile a ringhiera dove c’era un clima di solidarietà e fraternità.
Ricordi di una Pasqua che non c’è più. È rimasto il rito più o meno festoso, ma tante cose si sono smarrite perché il mondo è cambiato e noi con lui.
 
Tuttavia in tanti di noi è rimasto il sacro fuoco dello spirito della Festa, ma  non  pensiamo necessariamente  di doverlo riversare, così come era per noi, nei nostri ragazzi e le loro famiglie. La via della Pasqua oggi è sempre più quella della strada di Emmaus dove i due discepoli tristi incontrano Gesù e sentono il loro cuore ardere nel petto mentre il Maestro spiega loro le Scritture.  Il compito a noi affidato è quello di indicare la strada per incontrare il Signore che è Vita Nuova.
Vorrei anche io trovare con voi la strada nuova che Gesù ci sta indicando, anche noi preti abbiamo bisogno di incamminarci su di un percorso nuovo sapendo che, essere preti oggi, non è facile e che spesso nel cuore ci sono spine che lo fanno sanguinare, non tanto per l’ingratitudine e la critica, che è diventata una regola del nostro tempo, ma per la mancanza di amore vero.  Come a Pietro pentito dopo il canto del gallo, il Signore perdoni le mie e le nostre infedeltà, asciughi le nostre lacrime!
Vorrei concludere con le parole di una poetessa, Maria Rosa Lancini Costantini, che ha collaborato con i propri testi, al libretto che un mio carissimo amico di cammino ha stampato in occasione del suo quarantesimo di sacerdozio: sono gli ultimi versi di una riflessione molto bella su San Pietro e che voglio dedicare a tutti voi come augurio Pasquale.      
Il nostro amore per Lui diverrà universo, interpreti di un ruolo affidatoci esplorando angoli nascosti ai nostri credo segnando tappe d’amore negli umani incontri. Se mi ami? Pasci le mie pecorelle!”
 
Auguri allora a tutti voi! Chiediamo al Signore di indicare alla nostra Comunità la  meta da raggiungere ed essere segno di unità e di comunione che a volte è venuta   a mancare, affinché il mondo creda anche attraverso la nostra testimonianza e la nostra gioia!
 
Buona Pasqua!  
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 26 Febbraio 2023

Carissime e carissimi,
in questa domenica per noi ambrosiani inizia il cammino quaresimale, che verrà introdotto dall’austero segno delle Ceneri e l’invito solenne a camminare sulla strada della conversione al Vangelo.  
Ho espresso il desiderio, come avevo fatto in Avvento, di sospendere questa lettera settimanale per lascia-re che il Signore  possa scrivere anche a me la Sua lettera per dirmi  certamente  tutto  l’amore  che  ha per  me che ha scelto, pur senza meriti, a essere un suo ministro ma anche  per  fare, di questo tempo, occasione per una riflessione personale partendo da alcune situazioni che sto vivendo.
Vorrei allora aprire una porta sul tempo liturgico che stiamo iniziando, ricordando alcune iniziative e av-venimenti che segneranno questo periodo quaresimale.
Ci accompagna, sullo sfondo per tutta la Quaresima e la Pasqua, la stupenda crocifissione del Masaccio, esposta al Museo Diocesano Carlo Maria Martini.     
Il nostro Arcivescovo, aprendo la mostra visitabile da tutti, indica nel crocifisso la presenza del dolore e le domande del mondo. La croce è scandalo, ma anche segno di speranza per gli uomini, specialmente quelli sulle cui spalle, come per il cireneo, essa fa sentire il suo peso.
Anche nelle nostre comunità, ogni venerdì di quaresima proporremo alcuni momenti sia per gli adulti (ore 15.00- 20.45) sia  per i ragazzi  della catechesi (ore 17.00), la preghiera della Via della Croce. Accanto anche la proposta della Via Crucis di zona con il Vescovo.  
Per tutti c’è la possibilità, offerta dal nostro Vescovo, dell’ormai tradizionale momento del Kyrie quotidia-no nel quale, Monsignor Delpini, continuerà la riflessione sulla pace, proposta nella sua recente lettera per la Quaresima. Facciamo di questo, un momento importante all’interno delle nostre famiglie.
In Quaresima, si inseriscono anche gli appuntamenti per i genitori e i ragazzi del cammino catechistico, con l’animazione, a turno, della Santa Messa del sabato alle ore 18:00, con la consegna di alcuni segni par-ticolari e l’ammissione, a tappe, di tre ragazzi che riceveranno il battesimo durante il tempo Pasquale. Non dobbiamo dimenticare l’aspetto caritativo che accompagna la Quaresima che, quest’anno, sarà rivolto all’iniziativa della Caritas in favore delle Missioni della Repubblica Centroafricana  con l’iniziativa Mobilità ed autonomia per le persone con disabilità; (le nostre offerte potranno essere messe nella cassettina in fondo alla Chiesa). Insieme, invito a celebrare il gesto  della confessione che sentiremo  richiamare nell'esortazione di San Paolo, nel brano della II lettera ai Corinti e che viene  letta  in questa 1 domenica di Quaresima.
Ricordo che a partire da lunedì 6 Marzo, riprenderemo la visita alle famiglie nella frazione di Monzoro in preparazione alla Santa Pasqua. Ci auguriamo di potervi trovare, vi avviseremo con una lettera personale. Concludo, nell’augurarvi un buon cammino quaresimale, affidando alla vostra preghiera quanto la nostra Diocesi discuterà in questi giorni sul tema  “dei giovani  e della scelta matura verso il sacerdozio”, motivata anche dalla situazione preoccupante della diminuzione delle entrate in seminario di giovani aperti alla chiamata del sacerdozio.
Carissimi, anche se in questo periodo non leggerete sull'Informatore Parrocchiale le mie parole, le sentire-te in occasione delle celebrazioni Eucaristiche, tranne al sabato dove verrà affidato al diacono Gabriele, il compito dell’omelia per i ragazzi e per i genitori. Durante le altre Sante Messe, don Anto ed io, vi accompagneremo con il nostro fraterno commento alle lunghe letture che il tempo quaresimale ci propone e, pertanto, i nostri interventi saranno brevi e incisivi; d’altra parte, ci ricorda Gesù, che “non di solo pane vive l’uomo ma anche di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.   
“Buon Appetito, allora!”   
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 19 Febbraio 2023

Carissime e carissimi,
siamo giunti all’ultima domenica prima della Quaresima ambrosiana perché, per decisione di San Carlo, la Quaresima - nella diocesi di Milano e in qualche altra zona della Lombardia - inizia la domenica dopo il Mercoledì delle Ceneri proprio del cammino quaresimale secondo il Rito Romano.
Nessuno scisma, per fortuna, perché la Quaresima è per tutti un cammino di preparazione alla Santa Pasqua e non importa tanto il numero dei giorni, ma l’intensità con la quale la si vive personalmente e in Comunità.
Il Vangelo di questa domenica ci consegna il tema del perdono, che ci ricordano le ultime parole di Gesù sulla croce: “Padre perdona a loro perché non sanno quello che fanno!”.
Il brano proposto è quello del Padre Misericordioso che ha a che fare con i suoi due figli, uno ossequioso verso il Padre che vede però con occhi freddi e pieni di rabbia e l’altro, il più piccolo, irriverente, con tanta smania di libertà e con il desiderio di girare il mondo spendendo la sua parte di eredità.
Esige dubito dal padre quanto gli sarebbe aspettato in un futuro senza scadenza e pieno di incognite, ma non si lascia intimorire, sarà quello che sarà ma, per il momento, importante è vivere con brio quello che il presente mette a disposizione.
Quello che mi ha sempre colpito in modo particolare di questa parabola è il centro della stessa; dopo aver sperperato ogni bene, quel ragazzo che ha voluto fare una scelta che riteneva soddisfacente, sperimenta il vuoto attorno a sé: sono scomparsi gli “amici” con i quali ha condiviso giorni pieni di dissoluta spensieratezza e, finiti i soldi, cerca di cavarsela per non farsi dire “te lo avevo detto!”. Là fuori, il mondo è difficile e divora chi è inesperto. Lui voleva farcela da solo, un lavoro lo trova ma non lo appaga anzi, lo demoralizza riempiendo il suo cuore di tristezza e di rimpianto.
Me lo sono sempre immaginato quel ragazzo piegato in due in mezzo al fango senza un briciolo di dignità. Lì nella solitudine, compie un passo, forse insperato: riflette sulla propria situazione e, con parole di pentimento sulle labbra, decide il grande viaggio del ritorno. Alla fine del viaggio trova le braccia spalancate del Padre che lo accoglie e lo perdona.
Ma non solo gli restituisce quei segni della dignità perduta (i calzari ai piedi, la veste pulita, l’anello al dito) gli ha preparando una festa degna di un vincitore e non di un perdente.
La Quaresima è il tempo del ritorno a casa passando attraverso il perdono e la riconciliazione.
Ognuno faccia i propositi più grandi nella carità ma si proponga di vivere questo tempo sperimentando la bellezza del volto di Dio e la sua grande volontà di perdonare i suoi figli.
Vorrei chiudere con una breve testimonianza di un amico prete che scrive in un libro la propria esperienza e, dopo aver parlato della propria esperienza nel donare perdono nell'ambito del sacramento della confessione, scrive: “Regalare il perdono e riceverlo, rimangono doni grandi nella vita di un prete; forse sono quelli più intensi e commoventi. Sono i regali della compassione di Gesù, di un Dio vicino a chi ha il cuore ferito, a chi cerca una nuova possibilità per la propria vita sbagliata, per un’esistenza che ha conosciuto l’umiliazione della caduta” (don Davide )
Lego a questo breve testo il ricordo del motto che accompagna ancora la mia classe di ordinazione: “ Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio!” (2 Corinzi 5,20)
Buona preparazione alla Quaresima.
Con affetto
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 12 Febbraio 2023

Lettera del parroco 12 febbraio 2023
Carissimi e Carissime,
si concludono oggi le Giornate Eucaristiche, ringrazio tutte le persone che hanno portato il loro contributo per una condivisione fraterna di questi tre giorni.
Ringrazio a nome di tutti Suor Maria Chiara e la sua consorella, che hanno portato nella comunità un soffio di aria fresca coadiuvando noi sacerdoti nel compito importante di aiutare a pregare e adorare; ringrazio don Francesco la cui presenza è sempre gradita e frizzante e tutte quelle persone che hanno dato un aiuto prezioso.
Riflettevo sul Vangelo di questa domenica e mi ha suggerito una massima che mi ha fatto pensare a diverse situazioni che mi trovo ad affrontare: “Tutto bene, tutto uguale niente da cambiare se riguarda me!”
Mi ha fatto pensare come la nostra società, e anche la stessa Chiesa, stia affrontando le situazioni facendo un percorso dove tutto diventa normale, finché rimane uguale e dove è difficile pensare a ciò che deve cambiare.
Se si vuole cambiare, occorre passare attraverso le tante difficoltà del “sempre si è fatto così!” e, se qualche meta la si raggiunge, non sempre è quella più sincera e costruttiva. La modernità che tanto si sbandiera al vento del rinnovamento è spesso un guardare con gli occhi del mantenere le cose di prima cambiando solo l’esteriorità e spendere parole di giudizio propositivo o denigratorio. Insomma, viviamo in un mondo che è in cambiamento lasciando tutto come prima solo che in passato le situazioni rimanevano nascoste ai più, mentre ora nell'era dei social, tutto è messo in piazza e si gioca a pollice su o a pollice giù, come facevano gli antichi romani nell’assolvere o condannare le persone.
Il Vangelo ci propone, nella Domenica della Clemenza, l’episodio della donna adultera condannata alla lapidazione e portata davanti a Gesù, per sapere quale posizione avesse riguardo a quel fatto. Gesù sembra non considerare le provocazioni degli accusatori, scrive per terra, non sappiamo cosa, ma scrive e non risponde al loro interrogativo. Si chiede a Gesù di mettersi a confronto con la legge di Mosè, data dirà Gesù, per la durezza del loro cuore, di un cuore che non è capace di clemenza verso chi ha sbagliato pubblicamente e, nel frattempo, tiene nascoste quelle cose commesse ma non conosciute agli altri. Gesù li invita a guardarsi dentro per riconoscere che anche loro, pur nel silenzio di cronaca, dovrebbero ricevere la medesima condanna. Ma il cuore, una volta interpellato (“Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra!”) risponde, riconosce i propri sbagli e richiede il perdono e la misericordia di Dio. Se ne vanno tutti in silenzio!
Scrive il profeta: “Vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di Carne!”
Il mondo di oggi, anche quello dei cristiani, condanna o assolve a seconda del proprio tornaconto, ammette stili di vita e li giustifica a seconda della convenienza e ritorno su sé stessi. Pollice su se mi fa comodo, pollice verso, se mi permette di giudicare senza complicarmi la vita.
Gesù prende la distanza dalla condanna dei farisei verso la donna, ma la perdona e la invita a non peccare più, non giustifica ciò che ha fatto la donna ma la invita a cambiare eventuali atteggiamenti sbagliati.
Se si ha il tempo di fermarsi ad un tavolino del bar, oltre che a bere un buon caffè, si ha occasione di sentire le persone sedute vicine, o di passaggio, esprimersi con giudizi spesso poco clementi verso i soggetti in questione. Una domenica mattina di qualche anno fa, terminata la Santa Messa, ero con il parroco al bancone del bar dell’Oratorio e approfittavo della sua presenza, per riguardare il calendario della settimana. Accanto a noi, nel tavolino più vicino, un gruppetto di pie donne stava sorseggiando il caffè ma soprattutto stava criticando alcune persone… Il parroco aveva sentito quei discorsi e, ad un certo punto, si avvicinò loro dicendo con tutta la calma sacerdotale: “Avete ancora in bocca il Signore e già state parlando male degli altri!” Quelle donne si zittirono e rimasero mortificate per il richiamo, ma forse avrebbero dovuto esaminare sé stesse per il male detto verso altre persone: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 6 Febbraio 2023

Il 5 febbraio è una di quelle date care alla tradizione popolare e, prima che si introducesse l’8 marzo, veniva celebrata la festa di Sant’Agata patrona delle donne e ricordo con particolare simpatia la cena che veniva imbandita per loro, da parte degli uomini che, oltre a cucinare, si trasformavano in camerieri per una sera e, tra loro naturalmente, c’eravamo anche noi preti.
Per le donne, che hanno ritirato il settimanale alla Messa vigilare e letto questa lettera nel giorno di sabato, rinnovo il mio augurio senza trascurarne nessuna.
Si celebra in questa domenica la 45° Giornata per la vita, con il titolo: “La morte non è mai una soluzione”. Dio ha creato tutte le cose perché possano esistere: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte (Sapienza 1,14).
Invito a leggere il messaggio, che è possibile scaricare da Internet anche su “Chiesa Cattolica Italiana” – (https://salute.chiesacattolica.it/la-morte-non-e-mai-una-soluzione).
I paragrafi, relativi alla situazione odierna, li ricordo semplicemente:
1) Il diffondersi di una cultura di morte
2) Per una cultura della vita
3) Dare la morte funziona davvero?
4) Rinnovare l’impegno.
Anche il Vangelo di questa domenica ci può aiutare a pensare al valore della vita attraverso la guarigione del figlio del funzionario di Cafarnao. Il dolore di un padre che affida a Gesù, Signore della vita, le proprie speranze, viene ascoltato dal Signore che compie il secondo segno in Galilea, dopo quello di Cana, guarendone da sicura morte il figlioletto ammalato.
Si apre davanti a noi una settimana importante che, non vorrei venisse oscurata dal Festival di Sanremo. Inizierà la sera di giovedì 9 febbraio, alle ore 20:45, con la Santa Messa presieduta dal nostro don Francesco Alberti.
Tre giornate di ampio respiro spirituale che avranno, come filo conduttore, la frase “Ho sentito parlare di Te!”
Nel Vangelo, questo ascolto è riportato diverse volte a partire da Maria nella pagina dell’annunciazione, dai Magi che si rivolgono a Erode, da Zaccheo e da altri
personaggi. In queste pagine evangeliche, troveremo le testimonianze e gli episodi, dove si descrive la gente che sentendo parlare di Gesù, lo cerca.
Quest’anno ho invitato ad aiutarci nelle riflessioni, alcune religiose, che volentieri hanno accettato di condividere con noi il viaggio spirituale di questi tre giorni.
È il desiderio di dare voce anche al mondo femminile rappresentato da alcune suore che, oltre ad essere donne, vivono la vocazione religiosa in alcune realtà affidate alla loro Congregazione in Italia, in Brasile e a Fatima …
Il programma lo trovate sul settimanale.
Vi invito a programmare la vostra presenza anche se costa un po’ di sacrificio.
Alla Madonna, che ricorderemo sabato mattina nella festa liturgica di Lourdes insieme alla Giornata del Malato, affideremo non solo quanti vivono nella sofferenza ma anche la nostra Comunità e le sue fatiche, preparandoci così a vivere i prossimi appuntamenti parrocchiali, che si concluderanno a giugno con la presenza tra noi dell’effige della Madonna di Fatima pellegrina.
Uniti nella preghiera intensa e fraterna che vivremo insieme, auguro a tutti una buona settimana.
Con affetto sincero.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 29 Gennaio 2023

Carissime e Carissimi,
ultima domenica del mese di gennaio e, per la nostra diocesi, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
Una famiglia che racchiude in sé il mistero dell’amore e mostra, come ogni famiglia, la sua bellezza e fragilità.
Certamente, me lo sento dire spesso, qual è il modello di Famiglia oggi?
Pur sostenendo il modello in cui sono cresciuto e, ricordando il tanto bene ricevuto insieme all'esempio dei miei genitori che mi hanno permesso di comprendere la strada della mia vocazione, oggi è difficile definire un modello unico di famiglia.
Sulla famiglia è intervenuto più volte Papa Francesco seguendo l’esempio dei Papi che lo hanno preceduto e, tra questi ricordiamo San Giovanni Paolo II, che molto ha trasmesso della riflessione sulla realtà familiare.
Papa Francesco ha toccato più volte la propria esperienza familiare: “Ho avuto la grazia di crescere in una famiglia nella quale la fede si viveva in modo semplice; ma è stata soprattutto mia nonna, la madre di mio padre, che mi ha insegnato il mio cammino di fede. Una donna che ci spiegava il catechismo ci parlava di Gesù.
Nella citazione di S. Paolo nella Seconda lettera a Timoteo, l’apostolo fa memoria del ricordo della mamma e della nonna di Timoteo, che sono state lo strumento attraverso cui Gesù è entrato nella vita del discepolo che abbiamo ricordato nello scorso venerdì.
La famiglia, ci ha insegnato, è la prima cellula della società e solo se è una realtà capace di trasmettere quei valori che arricchiscono, le persone che la compongono sono fedeli alla propria missione.
Oggi sento spesso parlare di famiglia costruita sul volersi bene: ci amiamo e per questo formiamo una famiglia, ma non basta. La famiglia è il luogo dove altri aspetti trovano fondamento. È una comunità, più che una somma di persone, ed è il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale dove si apprende il diventare uomini e donne per l’oggi e ci prepara a vivere il domani.
È fatta di volti, di persone che sanno guardarsi negli occhi alla ricerca della felicità dell’altro, o degli altri, quando è arricchita dalla presenza dei figli.
Ciascuno trova nella famiglia il luogo dove si cresce e, in essa, ognuno prende coscienza della propria dignità e di quella degli altri.
Tutto questo, e anche altro, è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale nei propri diritti e doveri reciproci.
Celebriamo la festa della Santa Famiglia e potremmo dire che questa, ha caratteristiche proprie; formata da una giovane donna, vergine, un uomo che accetta di essere il custode della famiglia e la presenza del figlio unigenito di Dio.
In questa famiglia, Gesù trova difesa dalla violenza di Erode, vive per circa trent’anni nella collaborazione familiare, nell’approfondimento della volontà del Padre Dio, nella capacità di stare vicino a chi è nel bisogno e a condividere le attese e le sofferenze del popolo ebraico.
Non possiamo ignorare che oggi, il cammino di fede di tanti ragazzi e ragazze, faccia fatica a trovare l’ambiente favorevole e di questo si prende carico la Chiesa e la comunità cristiana che deve essere la “GRANDE FAMIGLIA” di riferimento per tutte le famiglie, anche se a volte, facciamo fatica a riconoscere, nel volto della comunità, quella presenza che sostiene e aiuta nelle difficoltà.
Come scrive il Papa nella citazione iniziale, preghiamo per tutte le nostre famiglie affidandole al Signore e a Maria Santissima chiedendo la sua materna presenza.
Augurando a tutti una buona festa della Famiglia
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 22 Gennaio 2023

Carissime e Carissimi,
celebriamo in questa data, la domenica della Parola di Dio, in anticipo sul calendario comune con le altre diocesi perché non si sovrapponga alla domenica della Santa Famiglia.
E dalla Parola di Dio di questa domenica voglio partire per portarvi nel deserto con il popolo ebraico, Mosè e Aronne, ricordati nella prima lettura, e con Gesù e i dodici discepoli.
Gesù amava il deserto perché riportava alla memoria l’esperienza del silenzio e della preziosa esperienza dell’incontro con il Dio, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Il popolo di Israele, dopo la liberazione dall’Egitto, attraversa il deserto dove manifesta, dirà Mosè, di essere un popolo di dura cervice, che vive, non del presente, ma della nostalgia del passato rimpiangendo la pentola della carne e il pane dato in abbondanza.
Ora, nel deserto c’è la prova della sete e della fame e, pertanto, delle lamentele verso Dio e coloro che sono stati artefici del processo di liberazione.
La pazienza di Dio viene in aiuto a Mosè e promette un cibo che verrà dal cielo e che il popolo raccoglierà quanto basta per una giornata, ogni mattino. Gesù dirà che questo cibo saziava la fame ma non era in grado di dare la vita, perché il pane vivo sarà quello che Lui darà e cioè sé stesso.
Nel deserto il popolo di Israele vagherà per molti anni, prima di arrivare alla terra promessa, e molti di loro, non la potranno vedere perché moriranno prima di entrarvi, compreso lo stesso Mosè, che vedrà da lontano la terra promessa ad Abramo.
Gesù ha un particolare rapporto con il deserto, fin dalla sua nascita è costretto, insieme a Maria e a Giuseppe, a scappare attraverso il deserto per raggiungere l’Egitto con diritto di ritorno, qualche anno più tardi, alla morte di Erode.
Nel deserto vive la quarantena alla presenza del Padre e, affrontando le tentazioni di Satana, nel deserto trova rifugio quando sente il bisogno di momenti in solitudine e di preghiera, così come ci racconta il brano evangelico di questa domenica.
Ma Gesù, non è il figlio di un Dio solitario, la sua fama attira molte persone che, nel deserto, lo raggiungono per essere guariti fisicamente ma, possiamo dire anche, nel profondo dell’anima dalla sua Parola di Vita Eterna, come dirà Pietro: Tu solo hai parole di vita eterna!
Nel deserto la gente sente anche la fame fisica… ma come fare con tanta gente? E Gesù ha il coraggio di dire ai discepoli: “Date voi a loro da mangiare! Che fare? Qualcuno, si dice che fosse un ragazzo, mette a diposizione quanto aveva con sé: cinque pani e due pesci.
Anche noi siamo dalla parte dei discepoli sul da farsi… Missione impossibile! Ma Gesù, compie un nuovo miracolo e moltiplica quei pochi pani e pochi pesciolini, così sfama quella moltitudine. Ma non è tutto: vengono raccolti dodici ceste di pane avanzato.
Mi viene alla mente un racconto che cercherò di sintetizzare in breve.
Soggetto è una famiglia abituata ad avere attenzioni per chi avesse bisogno, nel nome della provvidenza.
Accanto a loro viveva una famiglia, due giovani coniugi con figli in tenera età.
Verso di loro ci fu attenzione e regalarono un biglietto da 100 euro a quella famiglia disagiata ma, purtroppo, si trattava di soldi falsi e, per questo, vennero arrestati. Con qualche fatica riuscirono a ricostruire il ricordo del volto di chi aveva dato a loro quel biglietto falso e, così, la polizia riuscì ad arrestare il falsario e la sua banda.
In seguito, provata la loro buona fede, i due sposi vennero liberati e ricevettero anche la ricompensa della taglia! Una fortuna caduta dal cielo! La provvidenza, come la manna, non si lascia mai battere in generosità!
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 15 Gennaio 2023

Carissime e carissimi,
siamo entrati nella sala dove si tiene il banchetto per un matrimonio, se ci guardiamo attorno, vediamo tante persone che esprimo la loro gioia per quell’occasione così importante per due giovani che hanno deciso di rendere la loro unione un’alleanza di amore e di condivisione.
Il rito ha seguito lo schema della liturgia ebraica durante il quale i due sposi, hanno espresso il proprio impegno di formare una famiglia nella quale accogliere i figli che Dio vorrà donare loro.
I nomi degli sposi non sono noti, l’evangelista Giovanni non li ha riportati pur essendo lui stesso tra gli invitati, perché il centro al quale vuole dare importanza è Gesù che, nel contesto della festa, compie il suo primo miracolo mutando l’acqua in vino, un vino di quelli buoni come dice colui che presiede il banchetto. Naturalmente gli sposi desiderano che il proprio matrimonio sia indimenticabile, unico e che gli invitati si alzino da tavola sazi e contenti per quella festa alla quale hanno partecipato e che tutto vada per il meglio… ma a quel matrimonio viene a mancare il vino che è il segno della festa.

Papa Francesco in occasione dell’incontro con i fidanzati che si preparano al matrimonio, il 14 febbraio 2014, rispondendo alla loro domanda di come prepararsi bene al matrimonio disse:
«Fate in modo che sia una vera festa, perché il matrimonio è una festa, una festa cristiana, come a Cana di Galilea, ciò che renderà bello il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia.
È la sua presenza che dona il “vino buono”, è lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore. Ma sia anche un matrimonio sobrio, alcuni sono preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie dei vestiti e dei fiori… sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti, l’origine e il motivo della vostra gioia»

Come ci ricorda il Papa, è Gesù con la sua presenza che fa rallegrare il cuore e aiuta a superare le difficoltà che si incontrano sul cammino di coppia ed è importante fare sempre riferimento a Lui.
Voglio chiudere con un fraterno pensiero alle coppie di fidanzati che lunedì scorso hanno iniziato il percorso di preparazione al matrimonio, li accompagniamo con la nostra preghiera, grati della loro testimonianza nella comunità decidendo di celebrare il proprio matrimonio cristiano nel corso di quest’anno.

Insieme, camminiamo con fiducia alla luce della Parola di Dio, facendo riferimento ai brani che saranno da loro scelti per la celebrazione del loro matrimonio.
Grazie da parte di tutta la comunità e, in questa domenica delle “Nozze di Cana”, li ricorderemo con stima e amicizia.
Don Bruno
Lettera di don Bruno dell'8 Gennaio 2023

Carissimi e carissime,
siamo entrati nel nuovo anno 2023, ci impegniamo a fare in modo che il nostro impegno sia costruttivo e generoso, solo così potremo pensare a un anno di speranza e di collaborazione.
Trascorsi i giorni del Santo Natale lasciamo alle spalle l’umile capanna di Betlemme, per entrare, con un salto di circa trent'anni, nella coreografia del fiume Giordano dove Giovanni Battista testimonia il compito di ridestare nel cuore delle persone il desiderio di Dio.
Lo fa con l’utilizzo della Parola dei profeti e di un elemento naturale ma suggestivo che è l’acqua.
Oggi stiamo riscoprendo l’importanza dell’acqua come mezzo necessario per la vita dell’umanità e, la siccità di questi mesi, ha messo in allarme anche la nostra Italia.
Pensate che ad oggi mancano 900 milioni di metri cubi di acqua e le conseguenze si ripercuotono sulla natura con i suoi raccolti.
Ci preoccupa vedere fiumi in secca ma anche i numerosi effetti di alluvioni che provocano distruzione sulle abitazioni e, purtroppo, anche tra le persone, questi fatti, stanno causando diversi morti spesso a causa dalla negligenza umana.
Ma il Vangelo ci porta alle acque tranquille del Giordano, sulle cui rive il Battista richiama alla conversione.
Alla folla che è in attesa, a quella moltitudine, si è unito anche Gesù all’inizio della sua vita pubblica e inizia proprio nel modo più inaspettato, provocando le proteste di Giovanni il Battista ma, alla fine il gesto dell’immersione nelle acque del fiume è occasione perché il Padre lo possa riconoscere con le parole del Cielo in una seconda Epifania.
Per noi cristiani il Battesimo è diventato la porta d’ingresso nella grande famiglia della Chiesa e del Padre.
Il gesto Giovanni è riempito da Gesù con la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo.
Giovanni aveva appreso questo gesto di purificazione vivendo nella riscoperta recente della comunità di Qumran, esperienza monastica che viveva nelle vicinanze del Mar Morto.
La comunità cristiana iniziale prende questo gesto come fondamentale per il proprio cammino, sostituendolo al rito ebraico della circoncisione.
Nell’elenco dei sacramenti, il Battesimo è il primo e fondamento di tutti gli altri e viene richiamato come inizio della gioiosa esperienza della Fede.
Da un segno, poco alla volta intraprendono tutti, dai piccoli agli adulti, un cammino di cambiamento epocale. Oggi stiamo vivendo una nuova modifica delle abitudini: i genitori non chiedendo il dono del Battesimo per i loro figli, ma lasciano a questi ultimi la possibilità di riceverlo nell’età della fanciullezza e, spesso, alla vigilia dei sacramenti della Prima Confessione e della Prima Comunione.
Il battesimo, concludo, è il tempo della semina. Il seme viene posto nel cuore delle persone ma ha naturalmente necessità delle condizioni ottimali per portare i suoi frutti.

Concludo con una semplice frase:
L’acqua benedetta del Battesimo,
non può preservarci dalle prove della vita
ma quando è la fede e l’amore per Dio
a generare gesti e riti
e allora tutto assume il sapore buono della genuinità.
È un ricordare con gioia il nostro battesimo!

GIOIOSA MEMORIA DEL BATTESIMO
Don Bruno
   Anno 2022 - "Una Lettera da don Bruno o don Jean"
Lettera di don Bruno del 6 Novembre 2022

Carissime e carissimi,
in un articolo che ho letto recentemente, una suora esprimeva un interessante concetto.
Si trattava di una suora originaria della diocesi di Milano in servizio in un’altra Chiesa Parrocchiale dove viveva, con riferimento specifico alla liturgia, il suo essere “Ambrosiana”, attirando l’attenzione delle altre suore di rito romano che venivano affascinate dalla ricchezza del rito proprio della diocesi di Milano con le caratteristiche liturgiche, la collocazione dei vari momenti celebrativi, la ricchezza delle orazioni e dei e prefazi. L’interessamento suscitava, in lei, la gioia di sentirsi portatrice di un rito particolare.

Questa introduzione ci aiuta a comprendere come il Rito Ambrosiano susciti interesse anche fuori dai confini della Diocesi di Sant’Ambrogio e San Carlo, che abbiamo festeggiato il 4 novembre scorso.
Secondo il calendario appartenente alla Chiesa Milanese, in questa domenica con la Solennità di Cristo Re, termina l’anno liturgico e domenica prossima, il 13 novembre, inizierà il nuovo anno. Con l’Avvento in anticipo di due settimane, il tempo liturgico è reso simile al cammino quaresimale che è composto di 6 settimane e non da 4 come nel rito latino.
 
In questa ultima domenica il colore liturgico verde è sostituito da quello violaceo e, ogni giorno, è segnato da orazioni, prefazi, letture proprie, che ci accompagneranno verso il Natale di Gesù.
Le letture parlano del Regno a partire dal sogno di Daniele, al brano della lettera ai Corinzi che preannuncia  l’ultima venuta di Cristo che consegnerà il Regno al Padre.
Infine, leggeremo nel vangelo il testo di San Matteo che parla di un Regno di giudizio sulle opere buone o meno dell’umanità.
Il Giudizio Finale, sarà redatto sulla capacità di rendere concreto il comandamento dell’amore: ogni cosa che faremo o non faremo a chi è piccolo sarà oggetto del Giudizio Finale della vita di ognuno.
Piantare semi e gesti di amore, quello vero che Gesù ci ha insegnato e che il mondo ha perso facendo avanzare segni e semi di divisione e di discordia.
 
A partire da lunedì  7 novembre, noi sacerdoti e il diacono, inizieremo a fare visita alle famiglie della nostra comunità, non si tratta puramente di spargere un po’ di acqua benedetta per chiedere la benedizione del Signore, ma soprattutto il seminare segni di comunione e di pace, che è uno dei bisogni primari della nostra società.
Noi tutti sentiamo l’importanza e il peso di questa occasione che ci porta a passare di casa in casa, a bussare ad ogni porta per incontrare, almeno per un istante, il volto di tante persone che, per varie ragioni, non conosciamo ancora, ma è anche la gioia di trovare le persone conosciute e delle quali apprezziamo l’amicizia e il lavoro che svolgono nella Parrocchia.
L’Avvento sarà l’occasione per dire, e dirci, che Gesù ti è vicino, ti vuole bene e chiede che ognuno di noi faccia la sua parte perché il suo Regno di Pace e di Giustizia sia realtà viva.
Con Stima
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 30 Ottobre 2022

Carissime e Carissimi,
eccoci giunti alla fine di Ottobre per concludere questo Mese Missionario di cui avevo parlato nel numero scorso e che per un disguido non è giunto alla redazione.
Liturgicamente celebreremo la seconda domenica dopo la Dedicazione, al centro troviamo l’icona del banchetto nuziale, immagine della festa che nasce dallo stare con Dio per condividere con Lui la gioia della festa nuziale.
Traccio brevemente i riferimenti dalle tre letture che ascolteremo questa domenica:
  • La prima lettura è presa dal libro del profeta Isaia con un brano aperto alla speranza e che è uno dei brani proclamati durante le celebrazioni di congedo della liturgia del Funerale. Essa ci fa proclamare: “Questi è il Signore in cui abbiamo sperato, rallegriamoci ed esultiamo per la sua salvezza”. I prossimi sono giorni particolari per tutti, ma specialmente per noi credenti, che in ogni Eucaristia proclamiamo la certezza, data da Gesù, nella Risurrezione.
  • L’autore della lettera ai romani ci consegna, attraverso la figura di Abramo, il dono della speranza che lo ha sostenuto nei momenti complessi della sua esperienza di Fede, nella quale non vacillò ma rimase saldo nella promessa fatta da Dio.
  • Infine il vangelo dove ritorna l’immagine del banchetto nuziale per il figlio del re. C’è una chiamata indirizzata agli invitati; questi rifiutano la chiamata e fanno indignare il re il quale invia i suoi servi a percorrere le strade, a chiamare quanti avrebbero trovato e che, a poco a poco, riempiono la sala del banchetto.
   
Grande è il compiacimento del re perché è in grado di condividere la sua gioia con commensali inaspettati, ma graditi.
Il brano si conclude con l’episodio dell’uomo che non indossava l’abito nuziale e che fa pensare al lettore: “Ma gli altri? Hanno avuto il tempo di andare a casa e vestirsi per la festa?”
Il vangelo non lo dice, ma è un invito a mantenere sempre in ordine quella veste bianca che ci è stata donata e il dono è sempre importante.
Vorrei chiudere con una frase trovata sul mensile “Sovvenire”, che è notiziario di quella bella testimonianza ecclesiale che ricorda, a tutti i credenti, che dobbiamo tutti sentirci responsabili della Chiesa e che rammenta la beatitudine, a volte dimenticata, di essere una Chiesa in uscita con la Missione nel proprio  DNA.
Ebbene, questa frase dice:
Il dono è come una cometa: lascia nel suo passaggio una scia di luce.
 
Carissimi, nei prossimi giorni ci ritroveremo per vivere e celebrare la nostra fede, nel contemplare i Santi, tutti insieme! Ricorderemo  i  Santi ai quali siamo stati affidati nel giorno del nostro Battesimo e questo dovrebbe essere una consuetudine anche per i genitori di oggi.  Ricorderemo i  Santi  di  casa nostra: quelle persone a noi care, che ci hanno lasciato il testimone perché potessimo continuare il nostro cammino e a loro siamo riconoscenti.
È uso fare gli auguri in occasione dell’onomastico, lo rinnovo a tutti perché la Santità sia la meta alla quale ognuno possa guardare con fiducia.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 16 Ottobre 2022

Carissime e carissimi,                   
nella III domenica di Ottobre cade la festa di una grande famiglia che celebra la Madre di tutte le chiese di rito Ambrosiano; si tratta dell’imponente cattedrale che è il Duomo di Milano, sede della cattedra del Vescovo Mario che presiede alla comunione e alla carità di tutta la Diocesi.
 
Il Duomo è il cuore della città di Milano, conosciuto in tutto il mondo e visitato ogni anno da numerosi fedeli e turisti.
Il Duomo è il cuore della Città di Milano, conosciuto in tutto il mondo e visitato ogni anno da numerosi fedeli e turisti.
Andare in Duomo, per noi preti e diaconi, è tornare alle radici del nostro ministero; in questo luogo  abbiamo  ricevuto l’ordinazione e ci siamo impegnati a servire nell’obbedienza questa Chiesa Diocesana nel riferimento al Vescovo ordinante e a tutti coloro che si sono seduti e si siederanno sulla cattedra di Sant’Ambrogio.
Durante l’anno pastorale, che prende inizio proprio in Duomo per la festa di Santa Maria Nascente, nella cattedrale vengono vissuti i momenti più significativi del cammino della Chiesa Milanese. Oltre alle festività dell’anno liturgico ci sono altri momenti importanti come i riti battesimali degli adulti, le ordinazioni diaconali e sacerdotali e anche quelli dell’eventuale Consacrazione dei Vescovi, e tanti altri avvenimenti che non elenco per non dilungarmi troppo.
Facciamo dunque festa sentendoci invitati ad esprimendo con atti autentici la comunione con il Vescovo ed i suoi collaboratori nell’obbedienza filiale, fraterna e togliendo di mezzo incomprensioni, risentimenti ed eventuali delusioni qualora non fossimo concordi con le decisioni pastorali nel contesto della Diocesi e delle singole comunità.
 
Vorrei, come sempre, proporre brevi riflessioni a partire dalle letture che la liturgia ci propone in questa domenica.
 
*Il Duomo è quella casa le cui porte sono aperte per lasciare entrare la ricchezza delle genti, e dove risplende la luce del Signore e la sua Gloria. (Isaia)
 
* Il Duomo è la casa costruita sulla roccia di cui Gesù è la pietra viva e angolare e insieme a lui anche noi, come pietre vive, contribuiamo ad edificare un edificio spirituale gradito a Dio. (Prima lettera di San Pietro)
 
*Il Duomo, centro della comunione tra le comunità, ci ricorda la bellezza del vivere la carità che è segno della presenza di Dio .
 
* Il Vangelo ci racconta della bontà, che porta i suoi frutti e trae dal suo tesoro buono quel bene che rende  stabile ogni  casa costruita sulla roccia e che non crolla qualora il fiume in piena possa straripare.
 
Costruire la propria vita sulla roccia che è Gesù, è l’augurio che rivolgo ai cresimandi che, in questa domenica, riceveranno la Conferma dello Spirito santo. Preghiamo per loro e per i padrini e madrine che avranno  il compito di presentarli al Vescovo e che si impegneranno  ad accompagnarli nel cammino della Fede che non termina con la Cresima, ma si prolunga e continua anche e specialmente negli anni a venire.
Auguri ragazze e ragazzi!
Buona settimana a tutti,
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 9 Ottobre 2022

Carissime e carissimi,
siamo giunti all’ultima delle domeniche che seguono il Martirio di San Giovanni e le letture di questa domenica, sono unite tra di loro dal tema dell’accoglienza:
* Elia in tempo di carestia trova accoglienza in una povera casa di Sarepta di Sidone dove vive una vedova con il proprio figlio. Elia promette un intervento di Dio che non farà venire meno la farina nella giara, né l’olio nell’orcio per tutto il tempo della carestia.
* L’autore della lettera agli ebrei invita a non dimenticare l’ospitalità insieme ad una condotta priva di avarizia: Dio stesso ha assicurato che non ci lascerà soli e non ci abbandonerà.
* Il Vangelo di Matteo mette a fuoco una massima che dovremmo tenere presente nelle nostre comunità e che, mi pare, sia scarsamente applicata. Chi accoglie voi accoglie me e colui che mi ha mandato!
L’accoglienza è ancora una virtù? Sempre o a seconda dei casi? Più volte ho  ascoltato  persone  esprimere  il  disappunto di non sentirsi parte della Comunità, di  essere estranei  anche  dopo diversi anni di  stabilità nel Paese.
Nella scorsa settimana ho percepito come sia scarsa la convinzione di essere parte di una comunità in difficoltà. Il toccare i tasti vivi di una preoccupazione in chi la rappresenta, ma poi si appella ad altre condivisioni forse ritenendo che Dio possa agire per rimediare a inadempienze umane che ci portiamo dentro la Comunità da molto tempo.
Accoglienza,  è  anche il rispetto per gli altri, è comprendere che ogni persona ha una propria qualità da valorizzare, è mettersi al servizio della comunità,  è  comprendere che non si deve anteporre la propria persona e le proprie idee come assolute e che, far parte di un Consiglio, è guardare al bene della Comunità non di uno ieri che è passato, ma di un oggi che è già domani ed è per esso che si deve lavorare e collaborare.
Non è corretto mettere chi è posto alla responsabilità della Comunità, nella condizione di dover sollecitare la collaborazione e poi a sentirsi negare aiuto e sostegno per non portate questi a pensare: “Se a loro non interessa questa cosa, tanto meno deve essere tra le mie preoccupazioni”.
Nella mia esperienza di sacerdote, ho contribuito a sistemare, costruire, recuperare, consolidare situazioni,  perché ho trovato attorno a me collaboratori corresponsabili e sinceri che hanno reso il mio impegno  più sereno ed efficiente.  
Ringrazio ancora oggi, con cuore sincero, quelle persone che con l’impegno, la competenza e l’amicizia, mi  hanno aiutato ad affrontare quelle situazioni che, al momento si rendevano necessarie. Insieme le abbiamo vissute con quell’amore fraterno che rende saldi, come ci invita la parola di Dio:  “Fratelli, l’amore di Dio resti saldo. Cosi sia tra noi!
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 2 Ottobre 2022

Carissime e Carissimi,
siamo entrati nel mese di ottobre dedicato alla Madonna del Rosario, preghiera che suggerisco a tutti per affidarci alla maternità di Maria.
È anche il  mese missionario, durante il quale varie occasioni ci invitano alla preghiera per le missioni come il “Festival della Missione”, che si svolge a Milano.
Brevemente prendo spunto dalle letture che sentiremo proclamare in questa V domenica dopo il martirio di Giovanni Battista.
Isaia apre con un messaggio universale, dove ogni persona che compie diritto e giustizia è bene accetta dal Signore, anche se straniero  o  in situazioni  particolari, così come erano gli eunuchi. Invito a considerare la comunità come luogo di incontro tra le varie provenienze che sono una ricchezza per tutti e a cercare di compiere un cammino di comunione.
San Paolo, scrivendo alla comunità di Roma e invita a svolgere il bene per edificare il prossimo, cogliendo nella testimonianza di Gesù, quei sentimenti che contribuiscono ad unire e a rendere gloria a Dio.
Il Vangelo è un invito all’amore verso chi ci è nemico e a pregare per chi ci tratta male, a non fare del bene solo per riceverlo ma perché siamo figli di Dio. Il resto, vi invito a leggerlo con tranquillità e ad ascoltarlo durante la proclamazione nella Santa Messa di domenica.
 
Nella settimana che si è appena conclusa, abbiamo accolto tra noi don Anto che, con grande impegno personale, ha già iniziato a celebrare la Santa Messa in Italiano, anche se il cammino è ancora lungo... Lo accogliamo con gioia, come dono provvidenziale da parte di Dio Padre.
Abbiamo vissuto il momento di ingresso di don Francesco nella Comunità di Pioltello dove ho ritrovato alcune delle persone conosciute all’inizio del mio ministero: è stato veramente bello, anche a lui auguriamo un cammino pieno di fiducia.
 
Visto che ci sono state le votazioni, vorrei offrirvi, senza esprimere alcun giudizio personale, un breve pensiero di Monsignor Tonino Bello, nel quale parla del bene comune che è l’anima dell’impegno politico: “È il bene comune il fine ultimo della politica. Questo significa due cose. Anzitutto rifiutare che la politica sia gestione per il bene di una parte, di una corporazione, di un gruppo di potere e di pressione.
Secondo è mettere al centro la persona, principio architettonico di ogni scelta: La persona non il calcolo di parte. La persona non le astuzie del potere. A Dio non dispiace se al centro dell’impegno politico viene messo l’uomo. Dio non chiederà conto dell’assenza delle sue immagini ma chiederà conto dell’assenza dell’uomo.
A Tutti auguro una buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 25 Settembre 2022

NEL PAESE DEI BALOCCHI
 
Ho visto in un programma televisivo, la proposta di un sindaco della Lombardia che ha dato un suggerimento relativo al prossimo Natale: sostituire il termine “paese dei balocchi” che ha accompagnato l’iniziativa delle festività  natalizie degli  ultimi 38 anni e che riprendeva il famoso libro di Collodi, e renderlo più vicino alla situazione di oggi dove pandemia, guerre, inondazioni e aumenti dei costi e delle bollette, hanno ridotto molti a una situazione di  povertà e di disperazione.
Personalmente penso alla bontà di questa decisione che riporta il Natale più vicino alle sue origini. Tuttavia esiste, in tante famiglie e comunità, una situazione di pura sopravvivenza che richiama anche la nostra attenzione e preoccupazione in quanto, le tante rassicurazioni espresse sulle diverse piazze o salotti, fa percepire una brutta aria che fa pensare male.
Certamente avremmo bisogno che la “Sapienza”, di cui parla la prima lettura, faccia sentire la sua voce forte e sincera “Chi è inesperto venga qui”!
Mi pare che il nostro tempo, più che a una favola, assomigli a una tragedia di grande portata all’interno della quale accadono situazioni di diversa intensità.
Anche le nostre comunità cristiane hanno perso la loro  potenziale capacità di annunciare la bellezza della fede. Certo, qualcuno cerca di nascondere la reale situazione ma, se non si riuscirà a portare al centro della vita cristiana Gesù Cristo e il suo Vangelo, a niente serviranno i nostri sforzi umani, le nostre strutture ecc.
Abbiamo bisogno di trovare il coraggio di progettare il futuro nella speranza e avere la forza di pensare al domani con fiducia.
Lunedi scorso, ho partecipato alla santa Messa patronale del mio paese di origine.
 
È  stato bello ritrovarmi con i sacerdoti nativi, gli appartenenti all’attuale Comunità Pastorale e a quelli che hanno vissuto il proprio servizio pastorale in questi anni.
Ha presieduto don Alessio Albertini, fratello di quello famoso che giocava nel Milan,  e che festeggia il trentesimo di ordinazione. Durante l’Omilia, ha raccontato due fatti molto significativi e ne riporto uno dei due.
Il racconto riguardava un medico vissuto a Berlino dove è possibile visitare un parco, molto esteso che questo signore ha voluto regalare, piantando molte conifere che formano un’isola di verde nella sua città, pensando a un futuro per le nuove generazioni.
 
Quali doni fa la sapienza quando è messa in condizione di agire; noi invece il verde lo consideriamo poco, in certe regioni si accendono fuochi che distruggono, in altre si abbattono piante per far spazio a case magari costruite  vicino al letto dei fiumi che con le piogge si riempiono e straripano portando distruzione e morte.
Donaci Signore  la sapienza del cuore! Donala a noi e a tutti coloro che hanno il compito di governare e assicurare un futuro sereno a questo nostro mondo.
 
Termino annunciando l’arrivo, tra noi, di un nuovo sacerdote: don Anto, che ha preso il posto di don Jean tornato nella propria diocesi. Accogliamo questo sacerdote con gioia anche se ha portato con sé la difficoltà della lingua italiana che deve imparare ad usare per un sereno servizio alla Comunità.  
Benvenuto tra noi don Anto e grazie per tutto quello che farai per noi.
 
Secondo annuncio: in questa domenica parteciperemo all’ingresso di don Francesco a Pioltello, chi resterà a casa si unisca a noi con la preghiera e la gioia che la nostra parrocchia vive nel fare dono di un sacerdote novello ad un’altra comunità.
Auguri don Francesco e porta tanti giovani a Gesù!
 
Auguro a tutti una buona settimana.  
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 18 Settembre 2022

Carissime e carissimi parrocchiani,
abbiamo salutato don Jean con un momento toccante per tutti e gli abbiamo augurato un ritorno felice portando con sé quella esperienza pastorale che ha accumulato in questi anni trascorsi sia a Locate Triulzi sia tra noi a Cusago.
In questa domenica pomeriggio, arriverà un sacerdote di origine indiana, che proviene dalla diocesi di Kottar e si chiama don Erokia Anto Servaraj e che rimarrà con noi almeno nei due prossimi anni. Questo sacerdote giungerà dalla Malpensa e sarà accompagnato da don Maurizio Zago responsabile dell’ufficio missionario diocesano.
Per tutti noi è una bella occasione per conoscere un altro sacerdote proveniente dall’estero e che viene in una realtà che lo accoglierà e penso saprà valorizzare al meglio il suo impegno nella nostra comunità. Il suo nome non è facile da pronunciare anche se solitamente gli indiani cattolici al momento del battesimo assumono anche un nome legato ad un santo… vedremo!
Si è conclusa anche la festa di Monzoro, all’interno della quale, sottolineo la presenza alle mini olimpiadi del pomeriggio organizzate dagli animatori di una cinquantina di bambini accompagnati dei genitori.
Calorosa è stata la Santa Messa di saluto a don Jean che, anche nella frazione di Monzoro,  ha letto la sua lettera di saluto e di ringraziamento che tutti hanno potuto trovare nell’ultimo numero del “Camminiamo Insieme” di domenica scorsa e sul sito della Parrocchia alla voce “Lettere di don Bruno e don Jean”.
Ascoltando i suoi desideri  la nostra Parrocchia gli ha regalato un camice  e naturalmente  anche  una  casula bianca per le celebrazioni che terrà nella sua estesa nuova Parrocchia. Bella è stata anche la celebrazione in Parrocchia  alla quale  è  seguito  un cordiale aperitivo  (grazie alle persone che hanno organizzato, in particolare Stefano Lainati, il nonno di Gloria e Pietro che è venuto a sistemare i tavoli, Lorenzo e le persone che hanno offerto le torte).
Domenica prossima, parteciperemo all’ingresso ufficiale di don Francesco nella Comunità di Pioltello dove anche io mossi i miei primi passi sacerdotali.
Rinnovo a tutti l’invito a essere presenti almeno per la Santa Messa delle ore 11:00 e di iscriversi al pullman  che farà  ritorno dopo la celebrazione, riportando quanti non si fermeranno per il pranzo.
Richiamo la liturgia di questa domenica dove l’autore della lettera agli Ebrei ci rivolge un invito ad avere lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Termino riportando quell’augurio in rime rivolto a don Jean perché sia di tutti noi.

Carissimo don Jean
Come dice la poesia di Gabriele d’Annunzio
“settembre andiamo, è tempo di migrare”
insieme, noi tutti, ti vogliamo ringraziare.
Sei venuto tra noi come un dono del cielo portando con semplicità a questa comunità un servizio sincero.
 
Ora è venuto il tempo del saluto, anche se non perderemo, nel ricordarti, nemmeno un minuto.
Sappiamo che la tua terrà, l’Africa è lontana e che per arrivarci ci vuole quasi una settimana.
Ma forse qualcuno il coraggio l’avrà per superare lo spazio e venire fino là.
Ci hai parlato spesso della tua casa, delle difficoltà che anche in lei ci sono.
Ma siamo certi che anche con il tuo aiuto ed esempio soffierà prima o poi il buon vento.
Quante volte abbiamo riso insieme vedendo nel tuo futuro, mitria, pastorale e croce pettorale.
Ma con sorriso noi vogliamo donarti un “possibile” domani sperando che questo nostro augurio diventi reale.
 
Ora torni alla terra natia, noi ti accompagniamo con nostalgia; un altro il tuo posto prenderà
speriamo che a te un poco somiglierà!
Arrivederci fratello, torna alla tua casa e porta con te un po’ di questa terra ambrosiana e con
essa se vorrai anche un po’ di noi!
 
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 11 Settembre 2022

Con il pontificale nella festa della Natività di Maria Nascente, l’Arcivescovo ha dato ufficialmente inizio al nuovo anno pastorale 2022-2023. Un nuovo anno che trascorreremo insieme in comunione con la Chiesa universale e locale. Ci accompagnerà la riflessione del nostro Vescovo che ha sottolineato questa festa consegnandoci la lettera pastorale che è incentrata sulla spiritualità della preghiera come via e strumento per arrivare a un incontro con Dio. Riconosciamo di fare fatica a pregare, lo facciamo poco e a volte non ne troviamo il tempo necessario, lasciandoci distrarre dai pensieri e dalle azioni che occupano la nostra mente. I Vangeli ci raccontano di Gesù e del suo impegno ad annunciare il Vangelo ma anche un Gesù che, a volte di notte, si immerge nella preghiera e nel colloquio con il Padre, i discepoli lo cercano insieme alla folla e lo trovano in preghiera. Gesù sentiva la presenza di Dio di cui era parte “Il sono nel Padre e il Padre è in me” ci ricorda San Giovanni nel suo Vangelo e il Padre lo riconosce come il figlio prediletto nel quale si compiace. Alla luce di questa profonda comunione di Gesù con il Padre, possiamo leggere il Vangelo di questa domenica che ci parla di un’obbedienza che ha origine dall’ascolto. La Vigna, sappiamo raffigura Israele e ci parla dell’attenzione che l’uomo del racconto ha verso di essa e vuole che anche i suoi figli sentano quella attenzione che egli prova verso di essa e li invia nella vigna perché la custodiscano. Il vangelo ci racconta della risposta dei due figli. Penso che l’invito sia rivolto anche a noi, al nostro essere coinvolti nell’attenzione verso la Chiesa che Papa Benedetto XVI°, nel giorno della sua elezione, chiamò la Vigna del Signore. Sono convinto che prendere la decisione di lavorare per questa vigna non sia sempre facile, a volte abbiamo l’impressione che sia poco produttiva e a volte sia una vigna senza futuro. Tuttavia l’invito è rivolto ancora a noi per prenderci cura di questa Chiesa, e mi torna alla mente il sogno di san Francesco dove Dio gli chiede “Va e ricostruisci la mia Chiesa”. La preghiera è il tempo della cura e della presa di coscienza del nostro compito e raccomando a tutti vivamente di trovare il tempo per sostare in preghiera. Vi auguro una buona settimana.
Don Bruno

Lettera di don Jean del 11 Settembre 2022
RINGRAZIAMENTO

Reverendo Parroco don Bruno, Carissimi membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale, Carissimi amici di Cusago,
È con il cuore pesante che scrivo queste parole di saluto dopo solo due anni con voi. Mi aspettavo, quando sono arrivato, un lungo soggiorno, qui, in questo bello e tranquillo paese con il verde paesaggio dato dai suoi alberi lungo le sue strade e i suoi campi che mi ricordano il mio paese - la Guinea. Tutto questo bel paesaggio offre così una buona cornice per la riflessione e la meditazione. Con il cuore addolorato, addolorato di dovervi lasciare così presto, addolorato perché cominciavano a nascere ottimi rapporti, addolorato anche perché devo interrompere il mio cammino accademico a cui tenete tanto. Quanti di voi mi hanno chiesto se ho concluso o no i miei studi? Vedo quante volte vi preoccupate per i miei studi, che rispecchia tutto il bene che mi volete. Quindi sono rattristato di non poter celebrare la mia laurea con voi, ma non è finita la partita, tornerò dopo. Ora devo obbedire al mio vescovo che ha bi[1]sogno dei miei servizi nella sua diocesi: per questo mi ha chiesto di entrare nella diocesi. Mi ha nominato responsabile di una parrocchia di oltre 200.000 abitanti, ma i cristiani occupano solo il 15% di questo numero. Non mi dispero mai, tutto ciò che Dio fa è buono. Così ho sospeso gli studi sperando di tornare tra due anni per continuare. Cari fratelli e sorelle in Cristo, abbiamo vissuto insieme momenti meravigliosi, uno di questi momenti è la santa messa. Ho cercato di trasmettervi tutto il mio amore pastorale nella celebrazione dell'Eucaristia, che credo sia stato il luogo in cui i nostri cuori si sono incrociati nell'unico amore di Cristo che si è donato per noi per la nostra salvezza. Ho cercato di annunziarvi il vangelo di Cristo con l'unico obiettivo che comprendeste il mistero della nostra redenzione, spero di essere stato compreso, perché i miei limiti in italiano non sono da dimostrare; avete avuto abbastanza pazienza con me: che il Signore sia paziente con voi. Ci sono stati abbastanza momenti meravigliosi, non posso nominarli tutti qui, ma ricordo in particolare quei momenti di catechesi prima di Natale e durante la Quaresima, con gli adulti: per me è stato meraviglioso, perché non c'è niente di più bello che condividere la parola di DIO e interpretarla agli altri. La parola di Dio è il nostro cibo e la nostra vita, vi incoraggio a scoprirla sempre. Non posso dimenticare i piccoli momenti con i bambini all'oratorio e il soggiorno in montagna a luglio 2021. Grazie al nostro diacono Gabriele che mi ha dato l'opportunità di stare con questi bellissimi fiori del giardino del nostro mondo. Carissimi amici di Cusago, sì non vi chiamo più fedeli in Cristo di Cusago ma amici, perché ci siamo conosciuti, abbiamo condiviso pasti insieme, abbiamo discusso e condiviso insieme dolori e gioie, vi considero miei amici, questa amicizia che traduce l'affetto reciproco che è tra noi, questa amicizia rimarrà per sempre. Tornerò nel mio paese con bei ricordi di voi e di questa città. Vorrei concludere ringraziandovi tutti; le parole non riescono a tradurre questo grazie. Grazie per la vostra grande generosità nei miei confronti, grazie per l'accoglienza che mi avete riservato nelle vostre case, grazie per i consigli condivisi. Un ringraziamento speciale al parroco don Bruno, l'uomo buono, che è stato molto comprensivo con me e attento alle mie richieste, ho passato dei bei momenti con lui. Grazie al diacono Gabriele, uomo coraggioso e devoto alla causa dei giovani in questa parrocchia, lo fa così bene che mi ispiro a lui: grazie, caro diacono. Grazie al gruppo Sorriso e Consolazione: questo gruppo, oltre ad accompagnarmi nella preghiera, è sempre stato attento alle mie preoccupa[1]zioni. Questo gruppo è un buon segno per questa parrocchia, è il braccio caritatevole di Gesù in questa comunità. Grazie alla “regina” della Carità Luisa, Paolo il Pio, il Diacono Renato l'Uomo Gentile e tutti i meravigliosi membri. Grazie a Giorgio l'instancabile segretario della parrocchia, sempre pronto ad aiutare. Grazie Francesco Longo e Mariagrazia che mi hanno ospitato in questo ultimo mese. Grazie a voi carissimi amici: non posso nominare tutti, ma sappiate che siete nel mio cuore. La missione di Cristo continua, è Cristo che ci manda in missione dove vuole e come vuole, dobbiamo solo ascoltare il suo Spirito Santo e arrenderci alla Divina Volontà di Dio. Che Dio vi benedica tutti nel santo nome della Beata Vergine Maria, di cui onoriamo la nascita. Grazie e arrivederci, non addio.
Don Jean Faoulan Kamano
Lettera di don Bruno del 4 Settembre 2022
Inizio del nuovo anno pastorale

Carissime e carissimi,
eccoci all’inizio di un nuovo anno parrocchiale con il desiderio di voler affrontare insieme le tappe che ci attendono, con le gioie e le inevitabili fatiche, affidandoci alla protezione di Maria che ci accompagnerà lungo il nostro cammino.
È mio desiderio segnare il percorso che ci attende, sulla base dell’esperienza dell’anno sacerdotale appena concluso, nel quale abbiamo accompagnato don Francesco Alberti durante la preparazione alla sua ordinazione sacerdotale. Così, anche quest’anno, ogni mese sarà contraddistinto da un appuntamento: settembre comincia con la festa patronale di Monzoro nella memoria di Maria Nascente, l’8 settembre e nella ricorrenza della festa del Nome di Maria il 12 settembre. Vi invito a prendere in considerazione il programma stampato per questo primo appuntamento.
Successivamente, il 13 di ogni mese (circa), verrà programmata una iniziativa mariana che ci permetterà di seguire Maria e meditare la nostra adesione al Vangelo.
Sarà possibile partecipare a qualche pellegrinaggio ai santuari della nostra zona, la presenza della Ma[1]donna pellegrina e, a giugno il pellegrinaggio a Lourdes. Per realizzare queste iniziative ci stiamo organizzando e ne daremo notizia prossimamente.
Settembre, è anche il mese degli inizi: oltre al cammino pastorale anche quello dell’oratorio, della catechesi di iniziazione cristiana e il cammino delle famiglie che si era interrotto con l’arrivo del Covid. Il 25 settembre inizierà ufficialmente il ministero di don Francesco Alberti a Pioltello e continuiamo ad accompagnarlo e a volergli bene nella preghiera.
Comunque, tutto riprende confidando nella collaborazione dei vari Consigli e dei collaboratori che hanno a cuore la Parrocchia non solo a parole, ma con l’impegno costruttivo.
Da parte mia, cercherò di vivere al meglio la mia presenza in parrocchia iniziando il mio quarto anno come parroco, con l’aiuto del diacono Gabriele e del nuovo sacerdote indiano che sostituirà don Jean che è stato richiamato all’impegno pastorale nella sua Diocesi.
Saluteremo don Jean domenica 11 settembre, sia a Monzoro che a Cusago, per esprimergli la nostra riconoscenza per questo breve tempo che ha vissuto tra noi e che avremmo voluto durasse ancora qualche anno.
Augurandovi di trascorrere questa settimana serenamente, c’è qualche rimpianto per la fine delle vacanze, ma ci affidiamo fiduciosi a Maria perché guidi il nostro cammino verso Gesù. Ci affidiamo al Padre, nella carità e nella preghiera, seguendo la proposta del nostro Arcivescovo di pregare per “vivere nella Chiesa come discepoli di Gesù”.
Buon Cammino!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 19 Giugno 2022

Carissime e Carissimi,
Questa lettera conclude il percorso compiuto insieme nell’anno pastorale 2021-2022.
Con la festa del Corpus Domini, entriamo nel tempo delle vacanze e anche il  nostro settimanale riduce  la  sua pubblicazione per riprendere alla fine di agosto, così da iniziare  insieme, il nuovo anno pastorale, ricevendo dal nostro vescovo,  la  nuova  lettera pastorale che  ci accompagnerà nel nostro nuovo cammino di comunità.
Vorrei, prima di tutto ringraziare il Signore, per il dono che ci ha fatto di don Francesco, bella è stata la giornata vissuta insieme a tante persone che si sono unite alla nostra Comunità nella condivisione della Festa.
Pensando a lui, mi è tornata alla mente una delle tante immagini di montagna, quando, sul cammino roccioso solitario, piantata in un po’ di terra una stella alpina, tutto attorno era roccia ma era bastata un piccolo avvallamento con un po’ di terra, perché potesse nascere un fiore.
Grazie a don Francesco per la testimonianza che ci ha donato e a lui auguriamo di ricevere, il 23 Giugno, la nuova destinazione dove possa vivere, gioiosamente e con entusiasmo, il proprio ministero trovando una comunità viva e coinvolta.
Sabato 28 giugno avremo la gioia di avere tra noi, per la celebrazione  delle ore 18:00,  un altro sacerdote novello: don Massimo Locatelli che è  stato nella nostra parrocchia come seminarista durante la presenza di don Germano.  Si tratta del prete novello più anziano, come età, ma giovane nel cuore.
Cercheremo di condividere con lui l’inizio del ministero nel luogo che gli verrà comunicato dall’Arcivescovo.
La prima novità di questo tempo, è il cambiamento degli orari delle Sante Messe che tengono presente la  diminuzione dei  fedeli  nel periodo estivo, e anche l’assenza dei sacerdoti per determinati intervalli.
Da lunedì 20 giugno, fino alla fine di Agosto, quelle poche persone che saranno a casa, dovranno adattarsi alle variazioni. Si riprenderà l’orario consueto alla fine di Agosto.
Continua l’esperienza dell’Oratorio Feriale e, dopo le quattro settimane, un gruppetto di 40 ragazzi  e adulti  vivranno  una esperienza a Santa Caterina Valfurva.
Intanto ringrazio i miei collaboratori per il settimanale e ci risentiremo con la mia lettera l’ultima settimana di Agosto.    
Buona Vacanza
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 12 Giugno 2022

Quando ero seminarista le ordinazioni sacerdotali dei “fratelli diaconi” segnavano la fine degli esami e il ritorno alle relative parrocchie di origine, per immergerci subito nel ritmo sfrenato dell’oratorio feriale.
Dalle ore del mattino, che veniva aperto dalla partecipazione alla Santa Messa, poi al tempo del gioco, fino allo stare insieme la sera quando con l’arrivo dell’ora di cena, mamma mi chiamava dal balcone.
Tornano ogni tanto alla memoria quei giorni spensierati, quei ricordi di giornate senza cellulare, scandite solo dal suono delle campane e dalla voce del don che ricordava gli appuntamenti della giornata.
Allora, erano rigorosamente oratori divisi: i maschi in oratorio e le ragazze negli ambienti della scuola materna insieme alle suore.
Solo nei primi anni di sacerdozio, ho incontrato la realtà dell’oratorio misto, un po’ per mancanza di spazi sufficienti ad accogliere una presenza numerosa di ragazzi e ragazze, un po’ perché piaceva quella condivisione che ormai era presente in diversi oratori.
Poi, la tradizione si è allargata fino a diventare quella di oggi che viviamo nei nostri oratori spesso svuotati se non in occasione di qualche evento particolare.
Anche quest’anno siamo alla vigilia di quel tempo d’insieme che la parrocchia propone per alcune settimane con l’aiuto di educatori e animatori entusiasti.
Ma questo momento, tanto atteso, segna anche il termine dell’anno pastorale; abbiamo celebrato le prime comunioni e, in questa domenica, inizia un tempo di grazia che ci farà vivere un evento che ritorna dopo 65 anni: l’ordinazione sacerdotale di un giovane della nostra comunità, don Francesco.
Per un anno intero, abbiamo scandito con i “mensilari”, il passare dei mesi. In questa domenica, don Francesco sarà con noi, insieme a tante persone che lo hanno conosciuto e apprezzato durante il cammino seminaristico e non solo. Ora, attraverso l’imposizione e l’invocazione dello Spirito Santo è sacerdote della Chiesa di Dio che è nella Diocesi di Milano.
Desidero, attraverso questa lettera, riassumere il grazie della nostra Comunità, prima di tutto al Signore che chiama, poi a don Francesco che ha risposto con il suo , augurando al novello sacerdote, un’esperienza piena di soddisfazioni in un mondo che cambia ma che lascia, per fortuna, intatti la Sua presenza e il suo monito: "Io sono con voi!"
Auguri, don Francesco, anche ai tuoi compagni di ordinazione e buon cammino!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 05 Giugno 2022

Carissime e carissimi,
 
siamo arrivati alla Pentecoste, festa del dono dello Spirito Santo.
 
La liturgia ci porta nel cenacolo dove gli apostoli erano tornati dopo la aver visto Gesù alzarsi verso il cielo e ritornare al Padre e dopo aver dato loro il comando di restare in città fino al momento in cui avrebbero ricevuto il dono dello Spirito Santo.
 
É una festa che ha sapore della universalità e unità della Chiesa voluta da Gesù e frantumata dalla divisione, nei secoli, dagli egoismi umani e specialmente da coloro che avevano trovato posto nella preghiera di Gesù al Padre: che siano una cosa sola perché il mondo creda.
 
Il dono dello Spirito è fonte di una molteplicità di doni che ci sono stati trasmessi dalla Parola di Dio; in realtà sono molti di più, perché lo Spirito non si limita ma è fantasioso e suscita continuamente doni nuovi secondo le opportunità per il bene della Chiesa e dell’umanità.
 
É san Paolo nella seconda lettura, scrivendo ai Corinti, a ricordarci che ci sono ci sono diversità di carismi e manifestazioni particolari dello Spirito Santo nella comunità di allora e quelle di oggi. Non parlo di abilità umane ma di Carismi che il Signore concede a ognuno per il compito da lui affidatoci di annunciare il suo Vangelo.
 
Quante belle situazioni si scoprono nelle Comunità cristiane e che sono frutto dello Spirito vere e proprie modalità di vivere la fede e il servizio con generosità nel quotidiano.
 
Vorrei in questa domenica chiedere allo Spirito Santo di donare alla Chiesa e alla nostra comunità molte "scintille di pentecoste", come le chiamava il carissimo Padre Baj rivolgendosi a noi seminaristi nelle omelie; cercavamo di sapere in cosa consisteva quella scintilla di pentecoste ma la risposta l’ha portata con sé quando è tornato al Signore. Penso che fosse un desiderio sincero che teneva nel cuore e che desiderava si compisse attraverso lo Spirito Santo.
 
Scriveva don Tonino Bello: "Sentiamo il bisogno di implorare dal cielo il Fuoco della festa perché la tristezza non prenda il sopravvento". Allora voglio concludere questa lettera con una preghiera allo Spirito fatta da don Tonino e vi invito a farla echeggiare nel vostro cuore:
 
Spirito Santo, donaci il gusto di sentirci estroversi. Rivolti cioè verso il mondo che non è una specie di chiesa mancata, ma l’oggetto ultimo di quell’incontenibile amore per il quale la Chiesa è stata costituita. Se dobbiamo attraversare i mari che ci distanziano da altre culture, soffia nelle vele perché, sciolte le gomene che ci legano agli ormeggi del nostro mondo antico, un più gene-roso impegno missionario ci solleciti a partire.      
 
Se dobbiamo camminare all’asciutto, mettici le ali perché, come Maria, raggiungiamo in fretta la città. La città terrena. Che tu ami appassionatamente. Che non è il ripostiglio dei rifiuti, ma il partner con cui dobbiamo organizzare perché giunga a compimento l’opera della redenzione. Amen
 
don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 29 Maggio 2022

Carissime e carissimi,
Domenica dopo l’ascensione! É una di quelle circostanze che creano una sensazione di quel vuoto che si sperimenta quando qualcuno che ci è caro ci viene sottratto e anche se sappiamo che questo non avviene per sempre; usando le immagini bibliche come "un battito di ciglio".
Questa sensazione lascia l’amaro in bocca e qualche spina nel cuore come ci ricorda il mese di giugno  che tra  pochi giorni inizierà con  la presenza del Sacro Cuore di Gesù.
La festa dell’ascensione ci racconta di una partenza, nel nostro caso quella di Gesù, che dopo la sua Resurrezione ritorna al Padre.
Gesù ha dato appuntamento ai suoi discepoli in cima al monte per congedarsi da loro e salire al Cielo. Sappiamo da Gesù che sarà sempre con noi, come ci ricordano i prossimi novelli sacerdoti con il loro tableau: “Io sono con voi!”
Ma ci sono altre partenze che toccano le nostre vite e possono essere quelle dei nostri cari che ci lasciano per fare ritorno a Dio, ma anche di persone che lasciamo o ci lasciano  per  andare in altri paesi per scelte di vita, per motivi di lavoro o altre motivazioni.  Si tratta sempre comunque di partenze che lasciano il loro segno nella vita di ognuno.
C’è una partenza che mi preoccupa un pò, è quella di tante persone che non vedo più presenti alla cele-brazione eucaristica, sono giovani e adulti che si sono allontanati dalla vita della comunità staccandosi da questa per rivolgere lo sguardo verso altre cose. Prego perché Dio metta nel loro cuore il desiderio della ricerca e del ritorno.
C’è però una partenza che mi rallegra e, tuttavia, mi da quella sensazione di separazione, necessaria ma è segno di separazione che sentiamo dolorosa e ormai vicina.
In questi giorni abbiamo avuto a casa don Francesco; sono i giorni che precedono gli esercizi spirituali preparatori all’ordinazione sacerdotale.
Tra le notizie che mi sono arrivate c’è ne è una che mi ha colpito. Don Francesco mi anticipava una notizia che riguardava il rettore, il quale mi dovrebbe comunicare circa la mia presenza al momento della consegna della destinazione al novello presbitero.
So, con certezza, che in quel momento vorrei essere altrove perché sentirò quella nuova destinazione come una separazione.  Ma anche la partenza di don Jean, pur rassicurata dall’arrivo di un altro sacerdote, mi ha provocato qualche difficoltà come lo è stato per diversi parrocchiani.
La Festa dell’Ascensione, che ci invita a non stare con gli occhi al cielo ma a essere  annunciatori come ricordava don Tonino Bello: “Oggi si evangelizza grazie i veri testimoni della fede, che parlano con la vita, in ogni occasione, giocando con se stessi, per aprire cammini di comunione e suscitando il desiderio e la fragranza di cose concrete, genuine, alte. Siamo troppo attaccati alle certezze, ci attira l’intimità del  nido ci terrorizza l’idea di rompere gli ormeggi e uscire in mare aperto".
don Bruno
Lettera di don Bruno del 22 Maggio 2022

Carissime e carissimi,
domenica 22 maggio è la IV di Pasqua.
In questa domenica cade la festa liturgica di una Santa che ho imparato a conoscere e ad amare profondamente, durante gli anni in cui sono stato parroco della località di Bettolino in Pogliano Milanese.  È Rita, la santa delle cose impossibili, che molti invocano per la sua fama taumaturgica.
La sua vita è stata segnata da episodi molto particolari fin dalla sua nascita a Roccaporena.
Nacque da una famiglia economicamente povera ma ricca di generosità e di Pace. Infatti, la famiglia di Santa Rita, svolgeva nella comunità, il ruolo di Paciere, che Rita apprese e sperimentò negli anni del breve matrimonio, accanto ad un marito spesso coinvolto in situazioni di scontro violento, che perse la vita in un attentato.
Fin dalla nascita, Santa Rita fu segnata da un prodigio: attorno alla sua culla furono viste delle api bianche che entravano e uscivano dalla sua bocca, forse fu un segno, questo, dell’impegno futuro, riguardo all’uso mirabile della parola, che essa gestiva in favore della pace.
Dopo la morte del marito e dei due figli, questi venuti meno a causa di una malattia, ella sentì forte il desiderio di farsi monaca agostiniana ma le suore ritennero prematura questa sua scelta.
Occorse un intervento dal cielo, per opera dei santi ai quali era devota: San Giovanni Battista, San Agostino e San Nicola da Tolentino.
Questi tre santi che ella invocò con fiducia una mattina, a porte chiuse, la condussero nel chiostro durante la preghiera mattutina delle suore, le quali davanti all’evento prodigioso, l’ammisero al convento.
Durante i primi anni sperimentò la prova dell’obbedienza e la ricerca della perfezione evangelica. Passava molto tempo a contemplare la passione del Signore e, durante una di queste occasioni, ricevette in dono una spina che le provocò una piaga dolorosa che l’accompagnò per tutta la sua vita.
Sorvolando su diversi episodi relativi alla vita di questa santa, arriviamo alla sua morte. Ella, prima di morire, chiese al Signore due segni: Il primo quello di una rosa e il secondo quello di due fichi, richiesta impossibile per il periodo dell’anno segnato dal rigore dell’inverno. Una parente decise di assecondare la richiesta e si recò nell’orto della casa di Rita a Roccaporena. Giunta sul luogo, vide tra la neve una bellissima rosa e due fichi maturi.  Li raccolse e li portò a Rita, la quale vide in quei segni la certezza della salvezza del marito (la rosa rossa segno del suo amore) e (i due fichi) quella dei figli. Figlia, moglie, madre e suora: una vita che ha attraversato varie fasi per raggiungere la vetta della santità.
Era il 22 maggio 1447 quando, all’età di 70 anni, Rita tornò a Dio.
È una storia di santità che mi fa sempre riflettere e rinnovare l’affetto che ho per Santa Rita e trovo, nella frase di Gesù a conclusione del Vangelo di questa domenica, quello che testimonia la promessa del Signore e che in Santa Rita raggiunge il suo compimento: “Voi siete nel dolore ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia!”
Così è stata la vita della Santa di Cascia che vi invito a invocare e ad imitare.
Buona settimana
don Bruno
Lettera di don Bruno del 15 Maggio 2022

Carissimi e Carissimi,
martedì 10 maggio, ho partecipato alla festa della “Madonna dei fiori”, che si celebra in seminario e diventa l’occasione per festeggiare i candidati prossimi all’ordinazione e tutti quei sacerdoti e vescovi che ricordano qualche anniversario significativo.
È stata l’occasione per un’autentica “boccata di ossigeno”, ritornare in un luogo che ha visto e contribuito alla maturazione della propria vocazione al sacerdozio. Poter rivedere ambienti consolidati e anche quei segni di rinnovamento che sono stati realizzati in questi ultimi decenni.
Ha presieduto la solenne celebrazione il Cardinale Coccopalmerio, mio originario professore di Diritto Canonico con il quale, ancora oggi, sussistono rapporti di stima reciproca e che ricorda, quest’anno, il proprio 60° di ordinazione sacerdotale.
Ha preso poi la parola il nostro Arcivescovo Mario, che ha ricordato in alcuni passaggi, la necessità di ringraziare e sostenere con la preghiera a Maria, la propria vocazione.
L’arcivescovo ha toccato il verbo “celebrare” declinandolo in questo modo:
* Celebro la grazia di questo momento!
* Celebro la bellezza della Parola
* Celebro la grazia della semplicità
* Celebro la grazia dello sconcerto
* Celebro la grazia dell’ammirazione
* Celebro la grazia della libertà!
Questa libertà mi fa dire ancora, Si!
Dopo la Santa Messa, si è tenuta la presentazione dei diaconi e un avventuroso inseguimento di pericolose bestie - erano 4 povere galline - che, lasciate in libertà, sono state catturate con una caccia all’ultima piuma tra gli alberi e i cespugli del giardino.  È seguito il pranzo e quindi il ritorno a casa.
Tutto è raccontato nel sito della Diocesi che potete visitare e leggere con attenzione. Vi auguro una buona settimana.
don Bruno
Lettera di don Bruno del 8 Maggio 2022

Carissime e carissimi,
tutti noi sappiamo della fantasia pastorale del nostro Vescovo Mario, che spesso utilizza metafore della vita e racconti legati alle vicende e al cammino della Chiesa nella storia.
Se questa è la strada scelta dal Maestro, anche a me è venuta l’ispirazione di mettere sul foglio un racconto che riguarda la nostra Parrocchia. Si sa, che il discepolo, non è più del maestro, ma cercherò di mettermi alla sua ombra per parlare un po’ di noi.
Ho fatto un sogno, di quelli inusuali, ma che ti rimangono in mente. Ho sognato il Paradiso e, come dice l’Apocalisse, ho visto una moltitudine di gente che cantava e lodava il Signore.  
Tuttavia, anche in Paradiso c’è il “tempo” per le relazioni perché ogni angelo custode e ogni santo, ha le proprie preoccupazioni per vigilare, intercedere per quanti sono loro affidati e verso quelle comunità che sono state a loro dedicate dall’Amore misericordioso di Dio.
San Pietro vigila con benevolenza su tutto il Paradiso e conosce tutte le preghiere che, dalla terra, arrivano in cielo. Sempre nel sogno, ho potuto vedere un gruppetto di santi e beati che si comunicavano le varie suppliche ricevute per risolverle e presentarle al Signore Gesù. Avvicinatosi sentiva la voce, di uno di quei santi, che raccontava agli altri quanto era successo in quei giorni in un paese dell’hinterland milanese, famoso per il suo castello. Proprio in quei giorni si faceva una grande festa proprio per quel Santo, che pur non essendo titolare, tuttavia aveva volentieri condiviso l’occasione con gli altri, ai quali era stata intitolata la Parrocchia, per essere compartecipi di una festa di quella Comunità, solidali nell’essere ugualmente martiri della Fede. In Paradiso, non ci sono rivalità, ma comunione e condivisione e, pertanto, terminata la grande festa, tutti erano contenti e raccontavano le proprie sensazioni.
San Vincenzo era pieno di gioia: dopo due anni di pandemia ci voleva proprio questa boccata di ossigeno e manifestava a san Fermo e a san Rustico, la riconoscenza verso tutti quelli che hanno collaborato a rendere bella la loro festa.
Tutti gli altri ascoltavano commossi il racconto dell’amico santo che raccontava delle celebrazioni che erano state programmate che, favorite dal bel tempo, hanno visto la partecipazione di numerose persone, non certo quelle di prima della pandemia, ma tuttavia un numero rispettabile per una festa patronale.
Raccontava di come era stata allestita la Chiesa fuori e dentro, per i bellissimi fiori come ogni anno vengono offerti dalla famiglia Ardeghi, dal globo ben preparato dall’abilità della signora Rosanna, dal coro che ha animato le varie celebrazioni, dalla processione con la Banda di Gaggiano, contattata dall’esperienza e competenza di Albino che ringraziamo e, come il coro Gospel, abbia dato un tocco di universalità e di gioia alle persone che sono state presenti all’evento.
Sono giunte inoltre, alle sue orecchie, le belle parole di Padre Patrizio dei Padri di Rho che ha presieduto la Santa Messa Solenne della domenica ma, anche tutti quegli interventi, che partendo dalla parola di Dio, hanno sottolineato la grandezza della Vita quando è testimoniata e donata al Signore.  
Non sono mancate parole di ammirazione e gratitudine per quelle persone che si sono prodigate per sostenere la parrocchia nelle sue necessità economiche: la signora Emi e le collaboratrici che hanno allestito il Banco di Beneficienza e alla carissima  Signora  Bambina, sempre in pista, nel dare una mano con il banchetto dei ricordini religiosi.
Infine, manifestò particolare gratitudine verso il diacono e i sacerdoti che con la loro presenza hanno garantito lo svolgersi delle funzioni, ai chierichetti, pochi ma buoni, al coretto dei bambini che hanno collaborato alternandosi al coro maggiore per animare le Sante Messe.
Come dice il proverbio “tutti i Santi finiscono in gloria” e presero la parola anche san Rustico e san Fermo che volentieri avevano condiviso questa festa consapevoli che a giugno, quando sarebbe toccato il loro turno, in Parrocchia ci sarà un avvenimento   di grande importanza al quale non vogliono mancare; un giovane della Comunità quel giorno celebrerà la sua Prima Messa dopo 65 anni dall’ultima ordinazione.
Grande consenso da parte di tutti i presenti e anche da San Pietro che era rimasto in silenzio ad ascoltare e annuiva con soddisfazione. Perché la gioia di Pietro, è la gioia di tutta la Chiesa di cui è stato posto come pietra e lui, che è titolare della Chiesa di Roma, non può che gioire per quanto accade nelle varie chiese del mondo.
Poi, al suono delle campane, mi sono svegliato e, anche se con qualche riserva, ho ringraziato il Signore per quanto mi ha permesso di vivere in questi giorni di festa.
Ringrazio inoltre l’Amministrazione Comunale per la presenza ai momenti celebrativi e alla collaborazione con la Parrocchia per il bene di tutta la Comunità di Cusago e Monzoro.
Non posso concludere senza riportare un pensiero che prendo dalla Parola di Dio di questa IV domenica dopo Pasqua, nella quale si celebra la Giornata Mondiale per le Vocazioni, precisamente dalle parole di Gesù nel Vangelo: “Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga! Questo vi comando che vi amiate gli uni gli altri!”
Alla prossima!  
Buona settimana e un augurio grande ai bambini e alle bambine del primo gruppo di IV Elementare che sabato, 7 Maggio, riceveranno per la prima volta Gesù Eucarestia.      
Cordialmente don Bruno
Lettera di don Bruno del 1° Maggio 2022

Carissime parrocchiane e carissimi parrocchiani,
dopo l’impegno pasquale, siamo all’inizio del mese di maggio, mese mariano e ricco di momenti parrocchiali che cercheremo di vivere con tanto entusiasmo.
Il mese inizia con i festeggiamenti dei santi patroni Vincenzo, Fermo e Rustico, quest’anno uniti in una unica celebrazione.
Dopo la festa, ogni sabato mattina saremo coinvolti dalla celebrazione dei nostri ragazzi e ragazze e della prima Comunione.  Con loro vivremo la gioia di un incontro, quello con Gesù Eucarestia che riceveranno per la prima volta.
Saranno quattro occasioni per vivere, come Comunità, la vicinanza ai nostri ragazzi di IV elementare che, a questo momento, si sono preparati con la partecipazione alla catechesi e, mi auguro, alla celebrazione domenicale della Santa Messa.
Ma, essendo il mese di maggio, proponiamo il momento serale della preghiera del Santo Rosario, con riferimento alla Terra Santa dove sono accaduti gli avvenimenti pregati nel Rosario.
Da Nazareth, a Betlemme, al Giordano e a Gerusalemme, una preghiera a tappe sul cammino della Terra dove è vissuto, morto e risorto, Gesù e dove ha mosso i primi passi la Chiesa.
Quest’anno cambieremo posto ogni sera, a seconda dei misteri che andremo a meditare, come potrete vedere dal calendario che è stato affisso.
Altri momenti verranno proposti e, dei quali, vi daremo aggiornamento in seguito.
Veniamo al pensiero liturgico di questa domenica: la prima lettura ci mette in ascolto della testimonianza di Paolo riguardo il suo arresto a Roma e dove subisce un’interrogazione durante la quale dà testimonianza di Gesù.
La Seconda lettura è ancora San Paolo nella lettera ai cristiani di Roma e per la loro fede che è nota in tutto il mondo.
La testimonianza accompagna il cammino di questa comunità cristiana che troverà il martirio di tanti suoi figli e figlie tra i quali lo stesso Paolo e San Pietro il primo papa.
Il Vangelo è un forte confronto tra Gesù, gli scribi e i farisei che lo accusano di agire senza autorizzazione e idoneità e che, Gesù, mette a confronto con la testimonianza che viene dal Padre.
Carissimi viviamo questo tempo di grazia, dopo la Pasqua, con impegno e collaborazione.
Vi invito, inoltre, a fare l’iscrizione alla festa parrocchiale che verrà fatta in occasione della prima Santa Messa di don Francesco Alberti, iscrivendovi presso la segreteria parrocchiale entro il 15 maggio (non oltre per motivi organizzativi) e, se lo volete, potrete dare il vostro contributo per il regalo di una casula, che don Francesco ha scelto, che sarà il nostro regalo! Chi contribuirà verrà scritto con il nome su una pergamena che doneremo al novello sacerdote a ricordo dei suoi comparrocchiani, per questo è importante scriversi in segreteria al più presto, grazie.
Augurandovi una serena e gioiosa festa vi saluto nel Signore!
Fraternamente don Bruno
Lettera di don Bruno del 24 Aprile 2022

Carissime e carissimi parrocchiani,
la domenica dopo Pasqua è detta anche in Albis; in questa occasione, quanti avevano ricevuto il Battesimo a Pasqua, deponevano la veste bianca che avevano indossato per tutta la settimana.
Abbiamo rivissuto l’evento della Pasqua e abbiamo ripreso il nostro cammino lavorativo e scolastico anche se il 25 Aprile ci donerà ancora un giorno di festa.
Ci accompagna, e lo farà per tutto il tempo pasquale, la figura del Risorto come guida al nostro cammino di Comunità e di cristiani.
Ci prepariamo a vivere con fede la festa Patronale di San Vincenzo che quest’anno viene associata a quella dei santi Patroni Fermo e Rustico, poiché la loro festa tradizionale coinciderà con la Prima Messa di don Francesco Alberti.
Ci attendono momenti importanti nella festosa memoria dei santi martiri venerati da secoli nella nostra Comunità.
Il programma, steso in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, che ringraziamo per il sostegno anche economico, sarà occasione per rinnovare le belle tradizioni che rimangono ancora, almeno per ora, momenti di condivisione e di comunità anche se i tempi sono cambiati; c’è stata di mezzo una pandemia e si fanno insistenti gli eventi bellici davanti ai quali non possiamo restare né sordi e né indifferenti.
Tuttavia, si è lavorato insieme, parrocchia e comune, per una festa comunitaria e di ricerca del tempo perduto che, sappiamo, non tornerà più ma ci spinge a cercare il bene e fare il bene come ci insegnano i nostri santi patroni.
Per il programma vi rimando tutti all’informatore settimanale, per conoscere e vivere al meglio i diversi momenti liturgici e di comunità che sono in locandina.
Purtroppo, dobbiamo rimandare a un’altra domenica di maggio il pellegrinaggio a Rho per motivi logistici in quanto cade proprio in questa domenica la Festa della Lacrimazione che richiama una moltitudine di persone al Santuario. Una data passibile potrebbe essere il 15 maggio, ma comunicheremo con più precisione sul prossimo numero dell’informatore. Comunque, chi volesse in modo privato, potrà partecipare alla Festa della Lacrimazione presieduta dal Cardinale Bagnasco.
Ora però, una parola sulla liturgia di domenica.
L’evangelista Giovanni ci descrive l’esperienza vissuta la sera del giorno di Pasqua quando, al calar delle ombre, i discepoli si trovano insieme nel cenacolo e Gesù viene a visitarli: entra a porte chiuse e si mette nel mezzo così che tutti possano vederlo e la prima parola che dice a loro è Shalom: “Pace a voi!”. E di pace ne hanno veramente bisogno quei cuori smarriti e spaventati da quella straordinaria avventura. Soprattutto hanno bisogno che lo Spirito Santo rifondi in loro la speranza e la certezza che Gesù è vivo ed è in mezzo a loro.
Giovanni ci racconta di una assenza quella sera, si tratta di Tommaso detto didimo, per qualche motivo è fuori casa e, al suo rientro, viene avvolto dall’entusiasmo degli altri: “Abbiamo visto il Signore!”.
Questo è troppo per Lui. Manifesta, così, la propria incredulità: Devo poter vedere quello che mi raccontate, rivedere il maestro vivo come dite voi.
Tommaso viene accontentato e, otto giorni dopo, anche lui è presente quando Gesù appare ai discepoli e viene coinvolto da una esperienza forte di Fede: Gesù lo invita a toccare le sue piaghe ma soprattutto a non essere più incredulo ma CREDENTE.
Carissimi, tutti noi abbiamo avuto momenti di sconforto e di incredulità, quando siamo toccati da esperienze forti, sentiamo anche il vuoto della presenza di Dio. Allora vogliamo toccare e vedere il Signore, fare un’esperienza significativa che tocchi la nostra vita e, anche a noi, Gesù dice: Rafforza la tua Fede e fai in modo che le situazioni non ti travolgano perché sono Beati quanti pur non avendo visto crederanno.
La fede si rafforza all’interno di una comunità cristiana, nel dialogo fraterno e della gioia di condividere una esperienza di testimonianza. La fede donandola si rafforza. Dove questa manca, viene meno la serenità la libertà, la forza contro ogni violenza. La Fede, è guardare la vita con gli occhi di Dio!
Auguro a tutti voi di fare una grande e bella esperienza di Dio, lo auguro a ogni persona ma in particolare ai ragazzi e ragazze, ai giovani della nostra Parrocchia che hanno bisogno di incontrare adulti che parlino e testimonino a loro la certezza della Fede e la gioia del Vangelo. Il Signore Misericordioso doni sollievo alla nostra vita!
Buona settimana e aiutiamoci a vicenda a gioire nel Signore Gesù.
Un augurio particolare a quei fratelli e sorelle che sono tra noi e celebrano in questa domenica la Pasqua ortodossa, anche a loro l’augurio di Gesù: Sia Pace a voi!
Fraternamente, Don Bruno
Lettera di don Bruno del 17 Aprile 2022
AUGURI PER LA SANTA PASQUA 2022

Carissimi e Carissime
eccoci giunti a Pasqua!
Abbiamo, lo spero, camminato per quaranta giorni nel deserto della vita, ma non certamente in un deserto desolante anche se, le immagini della guerra, ci hanno e ci stanno accompagnando creando angoscia in tante persone.
Perché il deserto non è solo desolazione ma è un mondo pieno di vita, a volte nascosta, che è capace di trasformarsi in un giardino fiorito alle prime gocce di acqua piovana.
Vi garantisco che è uno spettacolo straordinario e io ne sono stato testimone durante uno dei viaggi in Terra Santa.
Abbiamo camminato attraverso il Triduo di Passione, per giungere a quel giardino dove Gesù era stato sepolto in fretta, per via del sabato di Parasceve: qui le donne, il giorno seguente di buon mattino, erano andate per completare i rituali dell’inumazione.
Così, mentre si chiedevano di trovare qualcuno che con la forza muovesse la pietra che chiudeva la tomba, videro il sepolcro spalancato e vuoto.
I vangeli ci raccontano dell’incontro di Gesù con queste donne, del mandato affidato a loro di annunciare la sua Risurrezione ai discepoli, in particolare a Pietro e Giovanni, che corrono al sepolcro e trovano come avevano detto le donne.
La Pasqua è sempre stata considerata la vera festa della Chiesa: “Il giorno fatto dal Signore”.
Una simile frase ci richiama la creazione e ci coinvolge in quella nuova. Nella prima, ad agire è la Parola di Dio, che crea e si compiace per la bellezza delle cose fatte; nella seconda creazione, Dio mette in gioco suo figlio che, facendosi uomo, compie la volontà del Padre testimoniando con la sua vita e i segni compiuti, l’Amore di Dio verso l’umanità e compiendo ogni cosa nella sua Passione Croce e Risurrezione, riconciliando in sé ogni cosa.

Pasqua è la festa che dà origine a tutte le feste, è la grande festa della Chiesa, una festa che si ripete ogni domenica e dà gioia a tutti noi. Auguriamoci che la Pasqua del Signore faccia fiorire il deserto del mondo, che i fiori prendano il posto dei proiettili, delle bombe distruttrici di luoghi e di persone.
Concludo con il tradizionale inno pasquale che invito a recitare il giorno di Pasqua e che sia l’augurio per tutti voi.
  
“Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha redento il suo gregge,
l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.”
Ancora un augurio sincero di una serena e gioiosa Santa Pasqua.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 10 Aprile 2022

Carissime e carissimi,
eccoci giunti al termine del cammino pasquale entrando con Gesù nella Città Santa alla vigilia della sua Passione, Croce e Resurrezione.
La settimana inizia con la domenica detta “Delle Palme” e Gesù che cavalca un asinello. C’è aria di festa a Gerusalemme e, forse, la gente non sa che in quel contesto sta acclamando al profeta Gesù: il Messia. La voce dei bambini proclama: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.
È la voce dei piccoli e quell’agitarsi fa persino tenerezza, e commozione.
Non solo i bambini, ma anche gli adulti, acclamano agitando i loro rami di ulivo come speranza, quella speranza di vedere segni di pace in questo tormentato mondo.
Una volta benedetti i rami si dividono fino a diventare poche foglie che vengono consegnate alle mani degli amici, dei passanti e dei vicini, per augurarsi volontà di amicizia e di pace.
Non c’è posto oggi per grida di guerra.
Cosa rappresentava per loro Gesù? Un uomo venuto da un paese che, a detta dei Farisei, non dava garanzie di qualcosa di buono, un uomo che non aveva il potere tra le mani, un uomo che predicava le beatitudini della povertà, della misericordia, della sofferenza, della persecuzione e della fame di giustizia. Quale fiducia potevano vedere in lui? Poteva assicurare loro la pace che desideravano?
Quella gente osannante, affida a Gesù, l’impegno di essere uomo di Pace ma è molto per un solo uomo che indica la via dell’Amore come unica strada per sconfiggere il male e chiede la nostra collaborazione.
Sperimentiamo anche oggi la presenza di tanta violenza, che ha raggiunto forme gigantesche anche nella sua organizzazione; proviamo a pensare alle mafie, alle guerre, ad ogni tipo di guerra ma, specialmente, a quella in corso oggi tra Russia e Ucraina, che sta spargendo migliaia di morti e feriti e creando sofferenze in tanti cuori.

Con Gesù, entriamo in pace in Gerusalemme, per condividere con altre persone l’invito e il desiderio di pace, viviamo insieme il triduo liturgico dal giovedì, con la cena in cui Gesù si dona ai suoi, lasciamoci coinvolgere dal segno del crocifisso e in particolare viviamo la Sua e nostra Pasqua condividendo quel messaggio di amore che da essa scaturisce. Se vogliamo sconfiggere il male, passiamo prima da noi stessi e, con una buona confessione sacramentale, entriamo con fede e gioia nella Settimana Santa.
Carissimi fratelli a voi l’augurio che questi giorni siano veramente Grandi.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 3 Aprile 2022

Carissime e carissimi,
la liturgia di questa quinta domenica di quaresima, comunica un forte messaggio di speranza.
È il Vangelo della resurrezione di Lazzaro, carico di annunci significativi e temi forti, che parlano di amicizia, di malattia, di morte e di vita, di invito e di rimando, di rimproveri e di rassicurazioni: insomma, è una pagina che permette, a seconda di come la legga, di entrare in quel mondo che è preludio alla Pasqua.
Betania: il villaggio di Marta, Maria e Lazzaro, porta in sé un messaggio di amicizia tra questi tre fratelli e Gesù di Nazareth. In questa casa il Signore trovava un clima di accoglienza, di amicizia, di servizio e di speciale attenzione.
Il messaggio portato a Gesù dalle sorelle di Lazzaro, è significativo: “Il tuo amico è malato!”
È pensabile che la famiglia abbia ricevuto una diagnosi allarmante, per aver sentito la necessità di avvisare Gesù, che era fuggito da Gerusalemme perché volevano ucciderlo, e che ora si trovava in un luogo che il Vangelo non dichiara ma, certamente, un posto lontano dalle intenzioni malvagie dei Giudei.
Gesù si attarda, forse noi avremmo affrettato la partenza; quante volte sono stato chiamato al capezzale di un ammalato, di solito chiedevo notizie sulla situazione ma poi, anche davanti alle rassicurazioni dei parenti, ha sempre prevalso il desiderio di essere vicino per portare il dono dei sacramenti, ma anche per una parola di conforto a chi sentiva l’avvicinarsi della dipartita di una persona cara.
Gesù attende due giorni prima di muoversi, rassicura gli apostoli che la morte di Lazzaro diventerà un segno di resurrezione e di vita.
Gesù arriva a Betania dopo tre giorni dalla morte di Lazzaro. Prima ha l’incontro con Marta e poi con Maria, che sembrano avanzare un rimprovero nei confronti di Gesù: “Se tu fossi stato qui!”
Il Vangelo dice che molte persone erano giunte da Gerusalemme per consolare le due sorelle ma, ad esse era mancata la presenza di Gesù, la presenza di un amico di famiglia e non tardano a sottolinearlo.
Sappiamo che Gesù piange e condivide il dolore di Marta e Maria ma poi fa rimuovere la pietra del sepolcro e, dopo aver pregato, richiama Lazzaro alla vita.

Questa settimana, vorrei con voi, unirmi alla preghiera che sento necessaria davanti alla morte di tante persone, non tanto per essere solidale con una parte, ma perché sappiamo bene che, molti di loro, hanno dovuto, contro la propria volontà, imbracciare un fucile e sparare ad altri uomini. Ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Vorrei pregare per quanti sono morti e per le loro famiglie, esprimere così, il desiderare del dono della Pace per tutti.
 
Ci salutiamo e, continuiamo uniti al Papa e a tutta la Chiesa, a domandare il bene dell’umanità perché, agli occhi di Dio, siamo tutti fratelli e sorelle.
Buona settimana!
Fraternamente
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 27 Marzo 2022

Carissime e Carissimi,
siamo giunti, quasi portati dal vento di questo periodo primaverile, alla IV domenica di Quaresima.
Protagonista di questa tappa evangelica è un uomo, cieco dalla nascita, che chiedeva l’elemosina davanti al muro del tempio di Gerusalemme.
In ogni sua giornata, egli si affidava alla generosità della gente che viveva o arrivava nella Città Santa per una visita personale o per i riti liturgici che in essa si svolgevano. Anche Gesù, con i suoi discepoli, spesso sostava a Gerusalemme per pregare.
Passando osservano, con stupore, le belle pietre che formavano il tempio di Salomone anche se Gesù preannuncerà la sua distruzione.
Ma non passano inosservate quelle persone che chiedevano aiuto. Oggi noi li chiameremmo, emarginati e, tra questi, colpisce la loro attenzione quel cieco che, silenzioso, chiedeva un aiuto.
 
Chi è un cieco nato?
 
È uno che non conosce cosa sia la bellezza che lo circonda: il sole che gli splende sopra la testa, un fiore con i suoi colori. È un essere che, specialmente ai tempi di Gesù, doveva rassegnarsi alla monotonia delle proprie giornate anche se doveva, in qualche modo, collaborare alle spese della sua famiglia cercando di trovare qualche moneta.
Ma a loro non interessa la sua situazione ma la risposta a una domanda: “Chi ha sbagliato? Lui o i suoi genitori per ritrovarsi in quella situazione?”.
Sono categorici gli apostoli: qualcuno deve essere il colpevole, ma chi lo è?  Sono convinti che alla base di quella situazione, qualcuno abbia commesso un errore. Anche gli apostoli, vivono una sorta di cecità: non vedono oltre quello che appare ai loro occhi umani.
La cecità oggi è una realtà presente, anche se la scienza e la tecnica hanno sollevato la situazione di questi fratelli e sorelle.
Ma sappiamo che c’è una cecità più forte, che tocca tante persone ed è la mancanza di Fede, che impedisce di vedere il mondo sotto una luce giusta che permetta di vedere la realtà.
Chi rompe questa cecità è Gesù con quel gesto del fango sugli occhi e l’invito, rivolto al cieco nato, di recarsi alla piscina di Siloe. Da quel momento, l’uomo inizia a vedere e scopre la bellezza del mondo che lo circonda e tuttavia fa esperienza della testardaggine dei Farisei che non vogliono vedere il segno che Gesù ha compiuto e, anziché glorificare il Signore per quello che ha fatto, scacciano il cieco nato dal tempio come fosse un bestemmiatore.
Il brano si conclude con l’incontro di Gesù, e con la professione di Fede dell’uomo che afferma: “Io credo”.
 
Vorrei invitarvi a pregare con me in questa settimana per tutte quelle persone che non credono, che si definiscono atee, specialmente per quelle che ho incontrato in occasione della visita alle famiglie.
Vorrei dire loro, che non conoscono la bellezza della Fede, che auguro di poter incontrare Gesù per recuperare la gioia della fiducia in Dio.
Chi è salito almeno una volta al Sacro Monte di Varese, percorrendo il sentiero che unisce tutte le cappelle fino al santuario, ha visto certamente un dipinto raffigurante la fuga in Egitto.
Autore del murales è un pittore conosciuto a molti: Renato Guttuso.
Fece notizia la sua conversione che scandalizzò molti, ma altri si rallegrarono e, la maggior parte, si pose delle domande di vita.
Leggendo i diversi commenti sulla fede dell’artista, ritrovata o solo conservata, sembra di leggere il Vangelo di questa domenica.
Quasi un processo alle intenzioni. Ci fu chi non ammetteva il fatto e chi, invece, lo criticò e lo giudicò fuori dal tempo. Lui non rispose mai a queste critiche. Di bellezza, questo pittore, se ne intendeva e lo testimoniano i suoi quadri pieni di colore e di gioia, quando l’arte non è acqua ma vita!
Carissime e Carissimi, accompagnandovi con la preghiera, vi auguro una buona settimana con l’invito di impegnarci nel cercare di vedere, tra le pieghe di questo tempo difficile, i colori della Fede che accompagnano e rendono più serena la vita.
A presto,
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 20 Marzo 2022

Carissimi e Carissime,
con questa domenica siamo a metà del percorso quaresimale. L’argomento proposto dal Vangelo è molto importante e significativo e prende, come riferimento, la figura di Abramo padre nella Fede.
 
È uno scontro in piena regola tra Gesù e i Giudei e colpisce il fatto che, scrive San Giovanni, erano persone che avevano iniziato a credere in Lui, sulle quali Gesù pensava di poter contare ma, sappiamo bene, che a volte i “vicini” o coloro che riteniamo tali, sono quelli che facilmente deludono (lo è stato anche per gli apostoli) e forse, così come a me anche a voi, è capitato di pensare di avere accanto amici pronti a condividere una o più esperienze.
Quello che poi mi impressiona, è il non sapere la propria paternità spirituale e le falsità che portano per avvallare la propria tesi.
Così nella narrazione arriva Abramo, l’uomo che è uscito dalla propria terra in obbedienza a quel Dio che non conosceva e che gli aveva detto di fidarsi di Lui.  Gesù ricorda la sua grande Fede e le opere che ha compiuto così, presi in castagna, si appellano a un’altra paternità che è quella di Dio.
Gesù, ricorda loro che forse quella paternità che proclamano ha un’altra origine più demoniaca che Divina.
Molta confusione e poca memoria, come il dimenticare che il popolo ebraico ha vissuto più volte l’esperienza dell’esilio e, quindi, della schiavitù? Eppure hanno il coraggio di dire: “noi non siamo stati schiavi di nessuno!”

E noi, di chi ci sentiamo figli?

In occasione del 19 Marzo, festa di san Giuseppe, possiamo abbracciare un insegnamento che ci viene da questo “padre putativo”, che Dio mette accanto a Maria per formare, con lei, la famiglia dove porre la presenza del proprio Figlio.
Gesù stesso, a Gerusalemme, dichiarerà ai suoi genitori che il suo compito è fare la volontà del Padre Celeste.
Vorrei anche, a nome della mia paternità spirituale che mi unisce a tutti i sacerdoti e consacrati, rivolgere un fraterno augurio a tutti i papà, specialmente a quelli della nostra Comunità e accompagnare il loro compito educativo con la preghiera.
Scrive Mons. Bregantini:
Non è facile presentare agli uomini, ai papà la figura di San Giuseppe, non si possono ingannare! Giuseppe è come uno di loro, con il proprio progetto di amore in testa e nel cuore. Dio entra nella sua vita e la sconvolge e gli chiede l’impossibile per un uomo vero: rinunciare alla sua prerogativa di padre biologico per assume il compito di custodire e far crescere quel bambino di nome Gesù che è dono e presenza di Dio.

A tutti i papà, raggruppati sotto questo appellativo, rivolgo il mio grazie e prego per loro perché possano svolgere con gioia e entusiasmo il proprio compito in una società complessa.
A loro unisco il ricordo di tutti quei papà, che non sono più visibilmente tra noi, a questi fratelli nella Fede che hanno, con noi condiviso, un tratto di strada e sono stati partecipi della nostra vocazione cristiana e ai quali va la nostra riconoscenza e il nostro ricordo.   
 
Alla prossima e buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 13 Marzo 2022

Carissime e Carissimi,
 
seconda domenica di quaresima, dove emerge la figura “dubbia” della donna di Samaria che verrà scomunicata per aver deciso di porre il proprio riferimento spirituale sul monte Corazim dove, Giacobbe, aveva visto in sogno, Dio e i suoi angeli scendere da una scala e dove aveva scavato un pozzo.
È caldo, quando la donna esce di casa, il sole è alto nel cielo, la gente si è chiusa nelle proprie case per cercare un po’ di frescura e, vista l’ora, per pranzare con la propria famiglia.
Si tratta di una donna che ha sete, apparentemente di acqua del pozzo ma, in realtà, è il suo cuore che è assettato di verità e di amore.
Nella Bibbia il cuore ha un valore assoluto, in pratica con esso si intende l’intera persona e la sua coscienza più profonda.
La situazione personale della donna, era segnata da un percorso affettivo faticoso e in quel momento, forse, era ancora alla ricerca della gioia vera e del significato della propria vita.
Non sa che sta andando all’incontro con una persona che, sola, può dargli quello che cerca, quell’acqua che zampilla per la vita eterna.
È sincero e fraterno il discorso che, Gesù, ha con quella donna, cosa che farà meravigliare i discepoli al loro ritorno, ma sentiamo che gli ha toccato il cuore, a tal punto, che lascia la “preziosa” brocca che aveva portato con sé, per attingere acqua dal pozzo, e va a portare ai propri compaesani un lieto messaggio: “Ho trovato colui che mi ha rivelato chi sono e forse è lui il Messia che aspettavamo!”
 
Quanto è importante l’acqua? Ne hanno parlato in tutti i telegiornali e programmi d’informazione, ci hanno descritto, tra le tante insufficienze, anche quella che riguarda le persone chiuse per giorni nei rifugi senza acqua e viveri ma, ne sono certo, assettati di pace e serenità, violate dalla forza tremenda delle bombe.
 
Speriamo che questa terribile esperienza possa terminare presto, a noi il compito della preghiera e della solidarietà che ho visto presente anche nella nostra Comunità e ringrazio, a nome della Caritas, tutti quelli che hanno aperto il loro cuore alle necessità di fratelli e sorelle nel bisogno.

Voglio concludere con alcuni versetti di un canto che dedico a tutti coloro che vivono in situazioni “difficili”, per piantare nel loro cuore semi di speranza e di fraternità.
“Dove sei? Abbracciarti vorrei, raccontare di te. Chi mai ti coprirà?  Chi mai ti nutrirà? Ti consolerò con la mano di Chi per te ha portato la croce e con il sorriso ti aspetterò!”
 
A quanti hanno sete di gioia e di speranza… siamo al loro fianco, sempre!
Buona settimana, fraternamente
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 06 Marzo 2022

Entriamo anche noi in Quaresima! Non in quella delle quarantene che ci hanno accompagnato in questi due anni di pandemia e che, purtroppo, non sono ancora finite. Tempo di rinunce e di solitudine per tante persone. Ma, intendo, quella quarantena che ci vuole educare ad aprirci agli altri, aiutandoci a riscoprire la gioia del seguire il Maestro, in un itinerario di cambiamento (conversione), un cammino di trasformazione interiore, di mentalità e di atteggiamento, che diamo per scontati ma ci hanno allontanato dal Vangelo e dai fratelli, per creare spazi e abitudini faticosi e tristi.  Scriveva papa San Paolo VI, che tutti abbiamo bisogno di convertirci e portava un paragone dove si riferisce al navigante il quale deve, di continuo, aggiustare la guida del timone e verificare che la direzione sia quella esatta indicata dalla bussola.
 
La prima domenica “Ambrosiana”, attraverso il rito dell’imposizione delle ceneri, ci invita a “Convertirci e aderire al Vangelo” che è per il cristiano, la bussola che guida la Navigazione della sua vita.
 
Monsignor Tonino Bello, parlando della Quaresima, usava questa espressione: “Cenere in testa e acqua ai piedi”, sono questi i due riti che stanno uno all’inizio del cammino quaresimale e, l’altro, al termine con il gesto della lavanda dei piedi.
Diceva che “questo percorso, che segna il cammino quaresimale è, in scala, il cammino di tutta la vita: pentimento e servizio". Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alle ceneri e all’acqua. Non c’è credente che non sia affascinato da queste due omilie. Le altre, fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste invece, no!  Perché espresse con simboli che parlano con un linguaggio che dura. È difficile sottrarsi all’urto della cenere che pur essendo leggera, scende sul capo con la “violenza” della grandine e richiama alla conversione o all’acqua che versata diventa segno del servire Gesù nel fratello…” (Mons. Tonino Bello)
 
Non tutti sanno che quelle ceneri sono ricavate dai rami degli ulivi benedetti e richiamano all’impegno per la Pace che oggi è messa in difficoltà e che sollecita tutti noi.  Preghiamo perché il gesto che riceveremo sia impegno per tutti ad una conversione alla Pace e al cambiamento del cuore. Il Pentimento, insieme al servizio, sono binari per viaggiare verso il ritorno alla casa paterna. Cenere ed acqua: ingredienti fondamentali per il bucato di un tempo ai lavatoi dei fossi e ma, soprattutto simboli di conversione: Se mi purifichi sarò più bianco della neve! Si cantava una volta.  Vi auguro un cammino spirituale e fraterno verso la Pasqua.   
Con affetto
Don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 27 Febbraio 2022

Carissime e carissimi
La liturgia ci invita a celebrare questa ultima domenica, dopo l’Epifania, preparando il nostro cuore all’esperienza della Quaresima: tempo di conversione e di perdono.
Dopo aver presentato la figura di Levi che, chiamato da Gesù, diventa uno dei dodici, in questa domenica troviamo un’esperienza simile nella vicenda di Zaccheo.
Zaccheo trascorre la propria vita svolgendo il compito di capo esattore delle tasse ma, a suo dire, arricchendosi con frodi e furti “legalizzati”.
Di Zaccheo ci ricordiamo con più facilità della sua caratteristica fisica, la bassa statura e la particolare curiosità. Si dimentica che, quest’uomo ricco e potente, incontra Gesù e da quel momento la sua vita cambia.
È un uomo abituato ad avere tutto ciò che è possibile ottenere con il danaro, ma non riesce a raggiungere quella serenità e quella dignità che non si acquisiscono con i beni materiali ma solo con una vita onesta e rispettosa nei riguardi del prossimo.
Gli giunge notizia che, a Gerico, è arrivando un uomo di cui ha molto sentito parlare, Gesù, ma che non ha mai incontrato e vorrebbe vederlo.
Zaccheo è di bassa statura, questo non gli permette di identificare Gesù tra la folla e nessuno si preoccupa di trovargli un posto in prima fila, tuttavia, non vorrebbe compromettersi troppo.
Prende una decisione e precede il passaggio di Gesù arrampicandosi su un albero che, anche se non è molto alto, gli permette una posizione privilegiata e non rischia di essere notato.
Gesù sembra sapere quello che Zaccheo ha fatto e, giunto davanti alla pianta su cui è seduto Zaccheo, si ferma, sembra ignorare la moltitudine delle persone che lo circondano e, in quel momento, ha a cuore solo la vicenda di un uomo che ha un forte bisogno di riconciliazione. Gesù lo chiama, come se lo conoscesse da sempre, gli chiede di scendere dalla pianta e si autoinvita a per pranzo, casa di Zaccheo.
Cosa si siano detti mentre erano a tavola, il vangelo non lo riferisce, si stratta di parole coperte dal “segreto confessionale” ma possiamo credere che, al termine di quel colloquio, Zaccheo abbia mostrato tutto il suo cambiamento.
Nel racconto di Luca non manca una punta di amarezza: solo i “benpensanti” criticano il Maestro perché è andato a casa di un peccatore. Ma quel peccatore accoglie con gioia Gesù e, annuncia al termine, i segni del suo ravvedimento “darò metà dei mie beni ai poveri e se ho rubato restituisco quattro volte.” Gesù riconosce la conversione avvenuta e proclama l’ingresso della salvezza nella casa i Zaccheo il quale, da ricco e curioso, è diventato un fedele discepolo di Gesù e un testimone gioioso, pronto a riconoscerlo nei poveri e fratelli più cari.

Vado a concludere: quanti uomini e donne del nostro tempo possono essere paragonati al Zaccheo prima dell’incontro?  
      
Zaccheo, oltre ad alcuni aspetti negativi, ci suggerisce altri atteggiamenti che, usati bene, possono definirsi positivi:
-       Il primo è la curiosità, il voler vedere e incontrare Gesù, a volte ci si ferma davanti alla fatica o alle perplessità e alla paura di mettersi in gioco e perdere la propria autorevolezza umana, ma abbiamo bisogno di fare esperienza di Dio e del suo amore.
-       Il secondo consiste nel lasciarci affascinare dalla figura di Gesù, dalla sua proposta di vita e, passare così, da un incontro ad uno stile di vita cristiana che chiede coraggio e impegno nella vita di ogni giorno.
Sappiamo che il desiderio di incontrare Gesù è presente in tante persone di diversa età, condizione sociale e culturale. Una aspirazione che a volte è soffocata da mille altre esigenze.
Scriveva Sant’Agostino: “Ci hai fatti, Signore, tutti orientati a Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.”

Sulla figura di Zaccheo ci salutiamo e ci auguriamo che la sua esperienza diventi stimolo alla nostra vita e buona settimana che ci conduce alla prossima Quaresima.
A presto!
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 20 Febbraio 2022

Carissime e carissimi parrocchiani
 
Mi è capitato più volte nella mia vita di prete di raccogliere la testimonianza di persone, uomini e donne, che dopo anni di “lontananza” dalla fede, hanno potuto ritrovare l’esperienza dell’incontro con essa e verificare un cambiamento radicale nella propria vita che ha portato molti frutti anche alle comunità cristiane dove vivevano dando contributo alla ricerca della esperienza cristiana.

Il Vangelo di questa domenica ci racconta di una storia simile a quelle che ricordo, la storia di un uomo che svolgeva il compito di esattore delle tasse, in Gerusalemme. Un lavoro, oggi diremmo, come tanti anche se, allora, era giudicato come ignobile per i legami che creava con quelli che erano definiti usurpatori e dominatori: I Romani!  Il tributo era per Cesare e il suo impero e, quindi, ogni collaborazionista era giudicato come nemico del popolo Ebraico.
Levi certamente sapeva della “fama” che gli era attribuita a tal punto che lo racconta nelle pagine del vangelo, a lui attribuito, al Capitolo 9 di Matteo.
Gesù, passando, lo vede mentre svolge il proprio lavoro e lo chiama, lo invita a seguirlo cosa che Levi fa immediatamente, diventando così, uno dei discepoli del maestro di Nazareth.

Ricordo diverse esperienze in questa direzione, come quella di Enzo, una giovane promessa del partito a cui apparteneva il padre che era conosciuto per le proprie idee e come “non simpatizzante” della Chiesa e dei preti. Spesso, discuteva con gli altri giovani, sostenendo le idee trasmessegli dal padre, ma senza mancare di rispetto e prestandosi alle iniziative che l’oratorio proponeva.
Correva l’anno 1986, si organizzò un viaggio ad Assisi, sui passi di Francesco, il grande santo che si convertì allo sguardo del crocifisso e a quello dei poveri. A questa iniziativa oratoriana, anche Enzo volle partecipare aggregandosi alla comitiva. Qualche tempo dopo, mi raccontò di quanto fossero stati importanti quei giorni per lui e come fosse giunto ad una decisione presa contro il parere dei genitori: farsi frate!
Lo accompagnammo con gioia nel monastero dove svolse i primi anni del cammino… Dopo qualche tempo, decise di offrire la propria vita per Gesù, la Chiesa ed i poveri.
Di storie come questa, dove come Gesù ha chiamato giovani a seguirlo nonostante le premesse del loro passato, ce ne sono tante così come quella di Luigi, oggi Padre Luigi, che ho conosciuto negli anni in cui sono stato parroco di Santa Rita a Pogliano, dove accoglievo i seminaristi dei Servi del Cuore di Gesù per una collaborazione oratoriana estiva. Raccontava, egli stesso, della propria vita di adolescente, scugnizzo che correva con il suo motorino per le vie della sua città di Montecassino, spesso inseguito dalle forze dell’ordine per aver commesso qualche infrazione. Ebbene, l’incontro con un sacerdote che gli parlò di Dio, lo convinse ad iniziare un percorso che lo ha portato a scegliere di seguire Gesù e, racconta con simpatia, la meraviglia di quei carabinieri che, avendolo conosciuto negli anni precedenti, lo rivedevano con l’abito da prete.

Ma ci sono storie che riguardano non solo frati preti o religiosi, ma anche persone comuni, magari con qualche giudizio negativo sul “patentino della vita” ma che, per itinerari diversi, hanno incontrato Gesù e lo hanno seguito sulla strada della propria personale risposta.

Nel ricordare tutti questi fratelli e sorelle, vi invito a ringraziare il Signore che non smette mai di ricordarci che lui è venuto non per i sani ma per i peccatori e tra questi ci siamo anche noi.  
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 13 Febbraio 2022

Carissime e Carissimi,
 
siamo giunti alla VI domenica dopo l’Epifania, ancora al centro del compiacimento di Gesù è la manifestazione della Fede questa volta da parte di un lebbroso guarito insieme ad altri compagni di sventura.
Siamo ancora sull’onda della scorsa domenica dove, ricordate, era un Centurione che chiedeva a Gesù la guarigione del proprio servo malato.
Il Vangelo fa notare che questa volta la richiesta è di gruppo, erano dieci e tutti e dieci vengono risanati da Gesù che li invita ad andare dal sacerdote e, mentre questi vanno, si ritrovano guariti.
Ma sappiamo che occorreva il riconoscimento ufficiale da parte del sacerdote che riammetteva nella comunione della Comunità familiare e sociale.
La nota dolente, che viene fatta emergere, è che su dieci uno solo si sente in dovere di ritornare da Gesù per ringraziarlo e si tratta ancora una volta di uno straniero cioè estraneo al popolo ebraico.
Gesù fa notare ai discepoli e a chi gli sta attorno questa, diremmo, mancanza di educazione umana che non ritiene la guarigione, o anche altro, un diritto ma spesso si tratta di un dono che riceviamo.

Papa Francesco, nel discorso in occasione della giornata mariana dell’anno della Fede, 13 ottobre 2013, consegnò 3 parole indirizzate alle famiglie ma adatte a tutti:
Indicando Maria nel momento dell’annunciazione, testimoniò la propria gratitudine con il vivere il servizio diretto verso la cugina Elisabetta.
Poi, in occasione dell’incontro esplose nel canto del Magnificat che potrebbe essere sintetizzato in tre parole: Permesso, Scusa e Grazie! E domandava: “Quante volte diciamo grazie in famiglia (ma potremmo dire anche in altre situazioni dove viviamo scuola, lavoro, pubblici uffici, parrocchia ecc.) Riconoscendo la bellezza del gesto di chi ci aiuta e ci è vicino. Spesso diamo tutto per scontato, di dovuto! E questo avviene anche con Dio.   È facile andare dal Signore e chiedere qualcosa, ma andare a ringraziare non sempre è facile.
Ho notato con piacere, in alcuni bambini, (un bravo ai loro catechisti) che, in occasione della Confessione, iniziano volentieri il momento del Sacramento con il ringraziamento al Signore per il bene sperimentato e poi con pentimento chiedono scusa per le mancanze che hanno commesso.
Penso che questo approccio sia importante nella formazione cristiana di ognuno di noi e che possa essere l’atteggiamento che accompagna le nostre relazioni con gli altri e con Dio. Bello concludere un dialogo o uno scambio con un Grazie che non costa nulla ma trasforma ogni gesto in cortesia.
Sarebbe bello, è un suggerimento, trovare ogni giorno una occasione per ritrovarci in famiglia o con il vicinato…  per entrare in relazione: (permesso o visita) o per domandare scusa se ci sono stati momenti di difficoltà (Scusa) oppure per ringraziare. E sarebbe ancora più bello, celebrando il sacramento della Riconciliazione dove Gesù ci libera dalla “lebbra” del peccato che ci separa dagli altri, ci guarisce ma dice: vai dal sacerdote perché questa guarigione ha bisogno della conferma: “A chi perdonerete sarà perdonato!”   

Vi ringrazio tutti per quello che condividete con me e domando scusa se ci sono volte in cui, senza volerlo, ho dato occasione di sgarbo e poca attenzione.
Auguro a tutti una buona settimana.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 06 Febbraio 2022

Carissime e Carissimi,
celebriamo la V domenica dopo l’Epifania: “Giornata nazionale per la vita”.
Notiamo, con tristezza, che la vita spesso non è vista come un dono, ma come uno strumento da adoperare a piacimento, utilizzerei il termine “giocare”.  
Ogni giorno, assistiamo, attraverso gli organi di informazione, a come la vita sia messa a repentaglio dal suo sorgere al suo tramontare.
Anche nelle nostre case, a volte, capitano situazioni dove la vita viene manipolata,
tradita e offesa da fatti dolorosi che si presentano tra le mura domestiche, così come nei luoghi di lavoro, per le strade delle nostre città, senza toccare il dolente problema delle guerre e delle vite lasciate in balia dell’egoismo umano; la mercificazione delle vite nel nome del potere e delle false ricchezze, di vite umane usate per perpetrare traffici illeciti che portano morte e violazione di ogni diritto.
 
Gesù annuncia il Vangelo della Vita, non solo ricordando che essa è sacra e nessuno ha il diritto di violarla ma, attraverso i suoi miracoli, mostra il volto di un Dio a cui è caro ogni uomo e, in modo particolare, quando questo è toccato dalle prove della sofferenza.
Il brano Evangelico di questa domenica mi pare vada proprio in questa direzione: un centurione romano e pagano che chiede a Gesù un gesto di attenzione per uno dei suoi servitori che è ammalato, mostrando (e questo è sottolineato da Gesù) come nel suo cuore Dio non sia lontano e, addirittura, viene lodato per la sua fiducia che in Israele non ha paragone.

In questa settimana la nostra Comunità vivrà le Giornate Eucaristiche: le abbiamo fatte coincidere con il Mensilario in vista dell’ordinazione sacerdotale di Francesco; la frase che le accompagnerà è quella presa dalle parole di Maria a Cana di Galilea: “FATE QUELLO CHE VI DIRÀ!”. La Madonna sarà la nostra guida in questi giorni, ci aiuterà ad arrivare al cuore di Gesù e a fidarci di Lui, questo lo vediamo anche nella scelta di Francesco: il desiderio di esprimere un SÌ all’invito del Signore “Vieni e seguimi!”
Saranno giorni intensi per la nostra crescita personale e comunitaria, da gustare e valorizzare, com’è stato auspicato dagli interventi del Consiglio Pastorale nell’ultimo incontro di lunedì 31 Gennaio.  
In questi giorni cade anche la memoria della Madonna di Lourdes e abbiamo pensato anche di vivere una celebrazione con Lei, tramite il Santo Rosario, la Santa Messa di Lourdes e l’aspersione con l’acqua proveniente dalla grotta delle apparizioni. Celebreremo, il giorno 11 febbraio, anche la “Giornata del malato”, con la Santa Messa e l’Unzione sacramentale con l’Olio degli infermi e, per questo appuntamento, occorrerà dare il proprio nominativo per poter gestire al meglio questo momento.
Sabato coinvolgerà tutti, piccoli e grandi, nei vari momenti di preghiera e vivendo con semplicità la celebrazione del Sacramento della Confessione.
Domenica mattina ore 11:00 la Santa Messa sarà presieduta dal nostro Vicario Episcopale Mons. Michele Elli, che chiuderà le Giornate Eucaristiche con la benedizione del Santissimo Sacramento.   
Chissà se il Signore potrà dire, al termine di queste giornate: Ho trovato in questa Comunità una fede grande!  è un augurio fraterno e sincero.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 30 Gennaio 2022

Carissime e Carissimi
 
Siamo alla fine del mese di gennaio e la tradizione pone qui i giorni più freddi (detti “della merla”) e in questa domenica si festeggia, secondo la tradizione ambrosiana, la santa Famiglia nella quale Gesù ha trovato quel clima familiare e caloroso che gli ha permesso di crescere, non solo come figlio di Dio, ma anche come uomo.
Cosa aveva di speciale questa famiglia? Vivere nella terra promessa ad Abramo? Appartenere alla gloriosa discendenza del Re Davide?  Forse anche questo ed altro, ma ciò che ha reso un modello di riferimento questa famiglia, ce lo suggerisce il prefazio di questa domenica: La presenza di Gesù ha reso questa famiglia un luogo dove potesse essere esaltata la bellezza e la dignità originaria alta della famiglia umana.
E dove la parola “amore”, ha potuto essere veramente tale. Là, dove Dio che è Amore, ha posto la sua presenza non solo spirituale, ma anche umana.
È bello, che almeno una volta all’anno, la liturgia metta al centro la comunione che si stabilisce tra le persone attraverso l’unione del matrimonio, attraverso le promesse vicendevoli di fedeltà, unità e indissolubilità che fanno, di due o più persone, una cosa sola nell’Amore.
Gesù nel Vangelo prende le difese della famiglia. Nel brano del Vangelo troviamo l’episodio che racconta il suo rimanere al Tempio di Gerusalemme, a soli dodici anni e all’insaputa dei suoi genitori, ma questa esperienza familiare viene conclusa ricordando che: “… tornati a Nazareth visse in età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.
Ma Gesù porterà sempre con sé l’esperienza familiare, e se di Giuseppe non si hanno notizie; di Maria, si parla spesso nel Vangelo, come madre silenziosa ma presente in ogni momento. E Gesù vorrà ricordare che: chi fa la volontà di Dio è per lui madre, padre, fratello e sorella.

Voglio ricordare, ora, le nostre famiglie, che sono state per noi un luogo di esperienza, a volte parte di un cammino particolare e faticoso ma, per lo più, luogo e tempo di crescita e cammino umano e cristiano.
 
Desidero, in conclusione, menzionare un grande santo, san Giovanni Bosco, che la liturgia ricorda il 31 Gennaio, con lui ricordiamo la sua mamma Margherita che lo ha cresciuto ed educato all’amore verso Dio… quando le famiglie non sono solo il luogo dove si concedono cose materiali, compaiono anche i santi. A tutte le famiglie, il mio l’augurio di essere luogo e segno dell’Amore di Dio.        
 
Alla prossima.
 
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 23 Gennaio 2022

Carissime e Carissimi,
terza domenica dopo l’Epifania, domenica della Parola Di Dio.
Vi confesso che questa domenica mi provoca un po’ di allarmismo.  Sapevo che per noi cattolici la Bibbia non fosse un punto di riferimento costante ma che bisognasse dedicare una domenica a questo, quando ogni giorno, oltre alla domenica, la liturgia della Parola fa parte del nostro ritrovarci a celebrare la Cena del Signore. Una volta si parlava di mensa della Parola e mensa dell’Eucarestia fortemente collegate tra loro.
Ogni giorno si celebra una giornata particolare, per questa o per quella malattia, per le piante o per l’acqua e, questo, per ricordarci il cattivo uso, che spesso facciamo, del creato o per sensibilizzarci verso quelle patologie che segnano la vita di tante persone e delle loro famiglie.
Ma che ci fosse la necessità di dedicare una giornata alla Parola di Dio potrebbe significare che i cristiani di oggi hanno perso il contatto con il Testo Sacro e questo è, nelle nostre case (quando c’è), un testo spesso presente ma poco letto e meditato.

Se questa è la situazione, ben venga una giornata di riflessione che riporti il Testo Sacro al centro della nostra preghiera e meditazione e, come ci ricorda San Paolo, “Colui che da il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.

1) Ricordando la parabola del Seminatore che semina, ci auguriamo che, anche la giornata della Parola, possa risvegliare quel seme che è in ognuno di noi e portare molti frutti.

2) Stiamo vivendo anche la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, occasione per prendere coscienza che la Parola di Dio, che è il testo comune per tutte le religioni cristiane, sia il punto di partenza per ritrovare la via dell’unità e il mondo creda in Gesù il Signore.

3) Ma c’è una terza necessità, che segna questo mese di gennaio, ed è la Settimana dell’educazione, che si svolge dal 21 al 31 gennaio. In seguito ai dolorosi fatti che  sono accaduti a Milano (ci riferiamo su questi) a partire dal capodanno e dalla violenza manifestata su alcune ragazze, ma anche ai fatti di sangue che la televisione ci  ha narrato e che hanno coinvolto gruppi  di ragazzi  della “movida milanese”, gruppi rapper ecc. Raccolgo le parole di don Gino Rigoldi, ex cappellano del carcere che, intervistato, ha confermato che oggi molti giovani mancano di quella educazione che favorisce una convivenza pacifica in quanto sono i social a dare le direttive educative o comportamentali.

La Comunità cristiana è sensibile a questo problema che si ripercuote anche su quelle strutture educative (come gli oratori) che per anni sono state punto di riferimento per il cammino di tanti ragazzi, adolescenti e giovani, e che oggi sono a volte luoghi deserti, un po’ per mancanza della presenza del sacerdote dedito alla pastorale giovanile, ma anche dell’assenza di figure educative laicali.
Occorre che si torni a trovare proposte educative significative per i nostri ragazzi e si possano evidenziare figure formate e importanti, che possano affiancare i sacerdoti, ai quali, spesso, vengono affidate due o tre oratori con la fatica di essere presenti sul campo, creando spesso la condizione di favorire situazioni a rischio di crisi.

Visto che è un po’ di tempo che non riporto qualche notizia sui Padri del deserto, concludo questa lettera con una nuova arguzia:
Un anziano chiese ad un altro anziano: «Secondo te, fratello, è meglio seguire il cuore oppure l’intelligenza?»
Rispose l’anziano: «Il cuore!»
«E per quale motivo?» chiese l’altro.          
Disse l’anziano: «Per il semplice motivo che il cuore, se è educato, detta i doveri, mentre l’intelligenza fornisce i pretesti per eluderli!»

Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 16 Gennaio 2022

Carissime e carissimi,
 
il giorno del matrimonio è, per tanti, un momento importante da vivere con un po’ di apprensione che, superata dalla gioia, riempie il cuore. Proviamo ad immergerci nel clima evangelico di quelle nozze celebrate a Cana di Galilea dove tra gli invitati c’è Maria, Gesù e gli apostoli.
Un giorno di festa e di condivisione durante il quale, ci ricorda Giovanni, viene a mancare il vino. L’intervento di Maria presso Gesù, fa sì che Egli compia il suo primo miracolo mutando l’acqua in vino.
Quante coppie hanno scelto questo brano evangelico per il loro matrimonio! Più volte ho fatto osservare che il soggetto del brano non sono gli sposi, ma è Gesù. Lui è il vino nuovo che riempie di gioia la festa, che trasformata una situazione critica in una occasione di serenità.
Le presenze di Gesù e di Maria unite al miracolo di Cana, sono una nuova epifania: il segno che Dio è presente nella storia degli uomini.
Questo brano sarà al centro della nostra riflessione e della nostra preghiera, in occasione delle giornate eucaristiche del Mensilario, di Febbraio con la presenza di Gesù Eucarestia e di Maria Santissima, nei giorni in cui la chiesa, ricorda l’apparizione a Lourdes dove Maria ci ha invitato, come a Cana, a fare quello che Lui ci dice, a rispondere con fiducia con il nostro , al suo progetto di salvezza; quel sì che sta alla base di ogni vocazione matrimoniale, ministeriale, religiosa o laicale.
Questo pensiero mi offre l’occasione di ritornare alla mia lettera in occasione del Santo Natale dove, come secondo dono, avevo chiesto il regalo di comprendere la volontà di Dio per servire al meglio questa nostra comunità.
Mi viene in mente, parafrasandola, quella significativa affermazione del presidente degli stati uniti d’America J. F. Kennedy: “Non chiedetevi cosa la vostra comunità può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per la vostra Comunità!”.
Quante volte negli anni trascorsi ho dovuto ascoltare lamentele e critiche sul modo di agire delle diverse comunità: troppo avanguardista, troppo antica, senza progetti, con progetti improponibili!
(Mi è rimasta nel cuore, e l’ho riferita al C.P.P, una frase di una giovane coppia, che pur non essendo credente, ha accolto con rispetto la visita del sacerdote.  Uscendo dalla casa, il Papà mi ha detto: “Grazie per quello che fate per la comunità”. Credete, mi ha fatto tanto bene!)
Con serietà e coinvolgimento, mi sono chiesto cosa potevo fare per quelle comunità; a volte con l’aiuto di persone volonterose abbiamo messo in pratica progetti importanti; in altre occasioni, la scarsità di collaborazione, ha portato a fare poco anche se, quel poco, è rimasto e continua ancora oggi. Più volte mi sento dire che i tempi sono cambiati, e ne prendo personale coscienza, ma ritengo che si possa fare oggi ancora tanto bene per la gente e, per questo, mi rallegro quando vedo un piccolo segno di speranza, quando incontro persone che sono disponibili a collaborare e a rivelare con segni concreti di presenza, il volto di una comunità che ama.
Prego ogni giorno per questa comunità, come prego ancora per quelle Parrocchie che ho incontrato in questi anni. Prego ma non mi fermo li, San Benedetto nel suo motto ha detto “prega e lavora”. Cosa uno può fare, deve capirlo di persona…
Quanti lavori possono essere fatti nella tua comunità ma non si possono portare a termine per mancanza di collaborazione? Ma partendo sempre dalla preghiera dove il Signore parla al nostro cuore.
Mi ha colpito una testimonianza su San Giovanni Paolo II che, prima di ogni incontro, sostava in preghiera e poi trovava la forza di dire a sé e al popolo romano “Damose da fare!” - Diamoci da fare - e lui è stato di esempio fino all’ultimo.
Prego personalmente, in questo tempo confuso, ma lo faccio anche per ognuno di voi, che si possa individuare qualcosa di bello da fare per la nostra comunità secondo i carismi, le intuizioni e i desideri che sentiamo importanti.
 
Alla prossima settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 09 Gennaio 2022

Carissime e Carissimi,
sono terminate le feste natalizie, nelle case è iniziato la spogliazione dell’Albero e il rimettere via statuine del Presepe, questi sono i segni del ritorno alla quotidianità, quasi normale, vista la situazione sanitaria ancora critica.
Quando ero bambino, la nostra abitazione era piccola e non avevamo tanto posto e, tantomeno, soldi per acquistare le statuine per il presepe. Allora, il nostro Presepe, con quelle in carta ritagliate e che erano riproduzione dei dipinti: questo era il massimo possibile. Disfare il presepe era cosa di qualche minuto, tutto si concludeva in pochi istanti.
Rimaneva il dispiacere e la sensazione della fine di un tempo felice, che aveva favorito il respirare un’atmosfera di gioia che solo i bambini sanno sperimentare.
In settimana ho incontrato una persona che aveva letto la mia ultima lettera con l’elenco dei doni chiesti a Gesù Bambino per il Natale.  Mi ha rivolto la parola con una domanda specifica: “Ma come si trova a Cusago?” A parte le situazioni di salute che ogni tanto mi hanno portato a far visita agli ospedali della zona, ho imparato a dire che la situazione non sempre è facile per i problemi che devo affrontare, mi sto abituando a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, vedere il buono che c’è nella Comunità.
Il primo dono che ho chiesto (ricordate?) è quello di una Comunità viva, non perfetta perché la perfezione non esiste ma solo l’impegno utile nella condivisione, in un cammino che trovi nei quattro pilastri: Eucarestia, preghiera, perdono, carità, il percorso da fare.
Il libro degli atti degli Apostoli descrive la Comunità iniziale: Come un cuor solo e un’anima sola ma non mancavano discussioni e fatiche del camminare insieme questo accade in ogni famiglia, in ogni comunità, dove le posizioni possono essere diverse… ma poi occorre trovare una situazione di concordia e di collaborazione.
In trentotto anni di sacerdozio - senza contare quelle dove ho svolto servizio durante gli anni di seminario -  ho  incontrato  diverse  comunità, ognuna ha rappresentato per me un’ occasione unica per collaborare insieme con i laici o i sacerdoti  presenti  sul  territorio, oppure, nella mia stessa collocazione. Se dovessi metterle una sovrapposta alle altre non troverei concordanze ma diversità a volte profonde e a volte lievemente differenti, ma tutte con ricchezze umane e strutturali diverse.
In ognuna, si possono individuare le orme del passaggio di sacerdoti e collaboratori che hanno partecipato con la propria sensibilità e i propri doni, alla formazione e crescita di quelle comunità e, qualche volta, anche a posizioni che non hanno favorito il loro cammino spirituale e comunitario.
Chiedere il dono di una Comunità viva non è sminuire il cammino fatto, ma sollecitare il coinvolgimento di persone che hanno potenzialità grandissime ma a volte preferiscono stare ai margini della Parrocchia in spirito di osservazione, a volte di critica ma senza un impegno personale.
Quando fui destinato a Cusago, non conoscevo questa comunità, né la sua storia e le sue vicende. La mia conoscenza risaliva a tanti anni fa quando mi ritrovai a portare a casa, dopo aver fatto insieme gli esercizi spirituali, l’allora parroco don Carlo ma poi non ho avuto altre occasioni.
Una mia ex parrocchiana mi disse che la nuova destinazione presentava diversi problemi che ho potuto verificare di persona ma, come sempre, ho conosciuto persone che si erano messe a disposizione della Parrocchia con don Germano e che avevano dato disponibilità a continuare il loro prezioso compito.
La mia permanenza sul territorio, ha potuto verificare la reale situazione di questa comunità e che il cammino è a volte difficile e incomprensibile, che occorrerà un percorso formativo perché aiuti le persone a prendere coscienza del proprio ruolo di uomo e donna credente.
All’inizio di un nuovo anno, prendendo l’occasione di un augurio a tutti, penso che ci possa essere un rinnovato proposito a sentirsi pietre vive di una comunità che deve crescere sempre di più nell’amore fraterno e nella diaconia. Mi auguro che il Consiglio Pastorale faccia proprio questo impegno e cerchi di concretizzarlo non solo con le parole, ma suggerendo percorsi che partendo dalla propria posizione, suscitando nella comunità, l’entusiasmo e il desiderio di camminare insieme come invita il nome con il quale si è voluto chiamare questo nostro settimanale.
Ancora a tutti Buon Anno!
Don Bruno
  Anno 2021 - "Una Lettara da don Bruno o da don Jean"
Lettera di don Bruno del 31 Dicembre 2021

Carissime e carissimi parrocchiani,
dopo il “volontario” silenzio durante l’Avvento torno ascrivere su Camminiamo insieme per concludere questo anno 2021 che termina e per prenderci per mano in un cerchio di gioia per entrare insieme nel nuovo anno 2022.
Spero che abbiate trascorso il Santo Natale con serenità; una pausa da tutte le preoccupazioni che purtroppo ogni giorno ci assillano e ci fanno angustiare e soffrire.
Chissà quanti doni avete ricevuto e condiviso con gli altri, io ne ho ricevuti diversi e ringrazio quanti hanno voluto farmene omaggio.
Ma non sono mancati nella mia “lettera a Gesù Bambino”, che parte dal cuore e arriva diretta al Suo cuore, che non ha bisogno di buste, fogli di carta e tanto meno di francobolli. Mi auguro che siano presi a carico della posta del cielo e diventino realtà concrete in quanto necessarie.
 
In questa lettera ho chiesto doni per la nostra comunità… in fondo Gesù ci ha detto: “Chiedete e vi sarà dato”, ed io, a Gesù, ci credo più che a tante altre storie che, se pur belle, sanno di fantasia e sono adatte più ai bambini e al loro mondo fantastico.
Ho chiesto, tra i tanti doni, il dono di una Comunità Cristiana, che sia di esempio e impegno per il bene comune, che superi i rancori del passato, le divisioni personali, e trovi la gioia di essere segno di sincera convivenza.
Ho chiesto di aiutarmi a capire e servire questa Comunità cercando, insieme, la via migliore per restituire ad essa quel lustro che viene ricordato da alcuni e che appartenente di più alla storia della Comunità degli anni passati e che non è più esperienza di oggi.
Ho chiesto il dono di Collaboratori sinceri e operosi, che non svolgano solo il ruolo di rappresentanza, ma siano presenti nella vita della Comunità con il desiderio di essere protagonisti e non semplici uditori e spettatori.  Mi è stato detto che queste persone fisicamente sono disponibili ma poi trovo in loro la fatica di mettersi in gioco.
Ho chiesto accanto a tutti gli ammalati e anziani, una vivace presenza fraterna di una comunità sensibile e vicina alle loro attese e paure.
Ho chiesto di poter riuscire a dare alla nostra chiesa un tetto nuovo, per ora ci siamo limitati a spendere in parte quei pochi contributi raccolti con pazienza per rattoppare le ferite più profonde che facevano sì che l’acqua, entrando dalle fenditure, provocasse alcuni problemi alla struttura.
Infine ho chiesto a Gesù, la presenza in oratorio di adolescenti, giovani, genitori ed educatori che contribuiscano a rendere questa struttura un luogo importante e permanente per la formazione delle nuove generazioni non solo durante l’oratorio feriale, ma per tutto l’anno.
 
Ma la lettera non finisce qui, ci sono scritte tante altre richieste un po’ personali che solo Gesù Bambino ora conosce e, se vorrà, potrà prenderle in considerazione, se non per questo anno, anche per il prossimo che mi auguro sia migliore di quello che finisce.
A tutti l’augurio sincero per il 2022, per ognuno di voi, i vostri familiari e amici…
Con amicizia don Bruno parroco.
Lettera di don Bruno del 7 Novembre 2021

Carissimi e crissime,
con la solennità di Cristo re dell’universo si chiude, per noi ambrosiani, l’anno liturgico e domenica prossima inizierà il tempo liturgico dell’Avvento che ci porterà, nel cammino di sei settimane, al Santo Natale.
Gabriele diacono ed Io abbiamo iniziato la  visita  alle famiglie, un’esperienza che in  questa parrocchia non ho potuto ancora sperimentare, per le varie situazioni che ho vissuto e che mi vede a volte un po’ smarrito nel capire le zone  che  mi  sono  state  affidate, ma  poco a poco imparerò ad orientarmi anche grazie alla collaborazione di tutti.
Scrivevo che in questa domenica cade la festa di Cristo Re, che è forse una immagine difficile  da  contemplare anche  se  Gesù  stesso  lo afferma nel processo davanti a Pilato e ancor prima i Magi venuti dall’oriente chiedono a Erode dove sia nato il Messia, il Re dei Giudei.
Un Re senza regno terreno perché il suo non è di questa terra ma è Celeste e al quale si accede con caratteristiche particolari tra le quali il perdono e la misericordia come ricordano le parole sul Golgota.
Un Re con un trono a forma di croce, una corona fatta di spine, un vestito che rivela la sua nudità e spogliato della sua dignità. Sul trono la citazione  voluta da Erode: Questi è il Re dei Giudei!
San Paolo ci invita a guardare a questo Re condividendo gli stessi sentimenti e ad inginocchiarci davanti a lui per proclamare che “Gesù Cristo è Signore a Gloria di Dio Padre.
E’ bello sapere che il nostro riferimento è verso un “Re” che non manifesta desiderio di potere ma di servire  con il desiderio di averci tutti con se nel suo Regno.
Ma ci sono regole che ci aiutino a vivere il tempo dell’Avvento?
Traggo da Mons. Bregantini queste tre indicazioni :
Primo: il tuo cuore sappia accontentarsi giorno per giorno per compiere un passo alla  volta. Non  puntare troppo in alto, Cristo ha assunto la condizione di servo, non procedere in fretta, con avidità e voglia di dominio. Avanza invece sicuro, calmo, con tanta mitezza nel cuore. Soprattutto con perseveranza, la virtù per l’Avvento.
Secondo: è permesso solo andare  avanti e non tornare indietro, fedeli tenaci e forti. L’Avvento è un cammino particolare dove i personaggi che lo caratterizzano diventano non solo profeti ma anche maestri di vita e di fede.
Terzo: ricordiamo che  quando si arriva in alto, tutto cambia. Dalla vetta ogni cosa la vedi in modo diverso  ma non lasciare che il successo ti vada alla testa e soprattutto al cuore ma mantieni la semplicità dello Spirito.
Carissimi abbiamo vissuto i primi giorni di Novembre in modo intenso e nel  ricordo dei defunti e  in  particolare  la  celebrazione  serale  del  2 novembre alla quale sono stati invitati i parenti di quanti ci hanno lasciato dal novembre scorso all’ottobre 2021.
Grazie a quelle persone (sono purtroppo poche), che mi hanno aiutato a rendere quel momento un incontro di famiglia e di preghiera.
Sabato prossimo possiamo partecipare al secondo momento del nostro cammino sacerdotale verso l’ordinazione di don Francesco, sarà una bella occasione per mettere insieme due figure quella di Monsignor Giancarlo Boretti  e don Francesco attraverso i canti eseguiti dalla “scola cantorum” del Santuario di Rho. Tutti sono invitati e rivolgo in particolare l’invito ai membri del C.P.P e C.A.E.P. quali espressioni elette o nominate della nostra Comunità.
Domenica invece la santa Messa sarà presieduta da don Riccardo Miolo che svolge in Diocesi il compito di “responsabile musicale”.
Termino attingendo dalle fonti dei padri del deserto.
Un giovane monaco disse a un anziano: Non mi è sempre facile sapere qual è il mio dovere, i miei compiti da fare nella comunità!                
Rispose il saggio anziano: invece è facile, è ciò che meno si desidera fare!
Buona settimana!
don Bruno
Lettera di don Bruno del 31 Ottobre 2021

Carissimi e carissime,
il destino funesto mi accompagna nel ministero, mettendo alla prova non solo la Fede ma anche la serenità della mia presenza tra voi, e questa volta ci ha pensato un virus costringendomi ad un ricovero in ospedale dove sono stato curato per una settimana ma, per fortuna,  le  cure premurose  dei  medici  e  del  personale  infermieristico hanno permesso il mio rientro a casa da dove gradualmente spero di riprendere con fiducia i miei impegni. Grazie a coloro che mi sono stati vicini con  la  preghiera, con qualche messaggio o telefonata. Un grazie ancora a tutti.
Si conclude con questa domenica il mese di Ottobre con la sua proposta missionaria e Mariana ed entriamo nel mese della memoria dove faremo ricordo della nostra vocazione alla Santità, ma anche di preghiera, per tutti i nostri defunti ed in particolare per quanti hanno ci lasciato, nel periodo novembre 2020 - Ottobre 2021.
Una parola sulla liturgia di questa domenica che è un invito all’accoglienza ed al  riconoscerci.
Scrive  San Paolo nella seconda lettura: "Attraverso  Gesù  gli  uni  e  gli  altri al padre in uno solo spirito. Non ci sono più stranieri e ospiti ma concittadini dei santi e familiari di Dio".     

Riscoprire l’importanza dell’accoglienza come valore importante per tutti noi per rispondere all’invito del Signore riportato nel Vangelo, che è  un'esperienza importante, che mi è stata data nelle situazioni pastorali passate, in occasione della visita alle famiglie della comunità; un’occasione che è incontro e conoscenza reciproca venuta meno nelle circostanze che si sono succedute in questi anni. Spero, unitamente a don Jean e il Diacono Gabriele, che ci possano essere occasioni positive di incontro e, dove non sarà possibile ritrovarci negli orari fissati, certamente concordare altri orari più consoni.

Vorrei concludere riportando, se mi è permesso, una breve riflessione sull’esperienza che ho vissuto senza averla programmata, nella scorsa settimana:
Dalla “solitudine”  della  mia camera  d'ospedale, ho potuto condividere e riflettere su quanto sentivo emergere dalle camere vicine: racconti di vita, esperienze familiari o, in un caso,  anche  di  riferimenti  alla  comunità parrocchiale di provenienza. Spesso si trattava di critiche verso  i sacerdoti o la domestica, ai cambiamenti in bene o in sofferenza che sono avvenuti. Due fatti mi hanno particolarmente coinvolto emotivamente: la prima è stata l’attenzione verso un “povero” ospitato in reparto che aveva bisogno di assistenza. Poi ho assistito a una “lezione a distanza” di un padre che, attraverso il cellulare, dava indicazioni pedagogiche alla figlia più grande, ormai ventenne, verso  il  fratello  più  piccolo che ritengo frequentasse le classi elementari e che, da quanto ho capito si mostrava restio verso gli impegni scolastici.
Quanta pazienza e diplomazia per risolvere problemi normali ma importanti, per un sereno cammino familiare...
Ma non voglio stancarvi anche se penso che molti far noi, potrebbero riferire fatti simili e magari più stimolanti per la riflessione. Chiudo con la consueta pillola di umorismo "conventuale".  

Accanto, l’uno all’altro, vivevano due monaci. Uno era un grandissimo lavoratore mentre l’altro preferiva la quiete e la lettura. Il primo un giorno disse al secondo: "Il lavoro, se fatto con amore, addolcisce la vita!  L’altro rispose: "…ma non a tutti piacciono i dolciumi!"
Alla prossima e buona festa di Tutti i Santi
don Bruno
Lettera di don Bruno del 17 Ottobre 2021

Carissimi e carissime,
oggi è una festa importante per noi ambrosiani perché ci porta, con la mente e il cuore, a quella che è detta Chiesa Madre di tutte le chiese di rito ambrosiano: il Duomo sede della cattedra del Vescovo e caro a tutti i fedeli ambrosiani e in particolare a noi sacerdoti che in esso siamo diventati tali e che ci vede spesso convocati, insieme alle nostre comunità per vivere alcuni momenti del cammino diocesano.
A prima vista rimaniamo tutti colpiti dalla sua bellezza e grandezza dalle statue che lo adornano e il nostro sguardo vola in alto all’immagine della vergine, la madonnina che, dalla vetta della guglia più alta, domina la città e veglia su tutta la Diocesi.
Oggi è la sua festa, il giorno in cui si ricorda la sua Dedicazione e consacrazione, ma soprattutto ci ricorda che il Duomo, come ogni chiesa, è immagine di quella Chiesa costruita da pietre vive che siamo noi, tutti i battezzati che pur fragili, come le pietre di marmo di Candoglia, siamo chiamati a essere un segno di bellezza e di lode a Dio.
È festa! E mentre scrivo mi viene alla mente una canzoncina che negli anni ‘80, si cantava negli oratori e ricordo che fu cantata durante il mio saluto a Pioltello prima di passare a una nuova esperienza pastorale in quel di Paderno Dugnano.
Ricordo ancora le parole anche se di anni ne sono passati veramente tanti e diceva così: “Festa è stare insieme, festa è volerci bene, vestire di bontà e sorriso e i giorni miei, festa è una canzone, festa è un grazie, un dono un fiore è la mia vita tutta una festa se Dio è con me!”
Quanti ricordi portano le canzoni nella nostra vita ma soprattutto ci ricordano la bellezza della presenza di Dio tra noi. Scrive San Giovanni nel suo Vangelo: “La parola si è fatta carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi”.
Fare festa, per una Chiesa, parrocchiale, diocesana è fare memoria che Dio è in mezzo a noi, suo popolo!
Carissimi, ricordiamoci di essere noi le pietre che Dio utilizza per costruire un tempio che è eterno e segno della sua presenza.
Augurandovi una buona settimana vorrei chiudere con la consueta perla di saggezza dei padri del deserto ma sembra utile anche oggi per una nostra personale riflessione.
Disse un giovane monaco a uno anziano: “Come è difficile, amare il nostro prossimo!” “Certo”, rispose il sant’uomo, “noi abbiamo ricevuto il comando di amare il nostro prossimo come noi stessi, e il nostro prossimo fa di tutto per rendere le cose difficili.”     
Essere buone pietre chiede impegno a tutti
A presto
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 03 Ottobre 2021

Ottobre mese missionario e del Santo Rosario, inizia con la memoria della patrona delle missioni Santa Teresa del Bambino Gesù e trova il suo cuore missionario nella figura di Maria Regina del Santo Rosario e delle missioni.
Esorto tutti a trovare uno spazio nella propria giornata per recitare e “sgranare” il Rosario mentre per la comunità verrà proposta la recita prima della Santa  Messa  delle ore 18:00 nei giorni feriali compreso il sabato.
 
Poi la preghiera e la vicinanza a quanti sono stati chiamati a svolgere un servizio al Vangelo nei luoghi di missione per far sentire loro la nostra solidarietà nella preghiera.
A loro rivolgiamo la domanda del Vangelo: “In base alla vostra esperienza chi è il mio e nostro prossimo?”
Forse la loro risposta riguarderà i luoghi dove hanno vissuto o sperimentato la  missionarietà  e,  verso  i quali, sentono nel cuore il desiderio di condivisione e annuncio del Vangelo, ma tutti certamente diranno: “Il mio e vostro prossimo è colui che il Signore  ci mette  accanto,  che ci coinvolge e che ci chiede di mostragli il volto  vero di Dio”.
Santa Teresina non è mai stata in missione, era entrata giovanissima in convento ma, da quel luogo che appare chiuso al mondo, teneva un forte collegamento attraverso le lettere ai missionari e trasformava ogni informazione ricevuta, in una preghiera per loro.
È probabile che nessuno o pochi di noi, abbiano vissuto un’esperienza missionaria ma ci arricchiscono le testimonianze di chi ha potuto vivere queste esperienze e che sono diventate un tesoro prezioso a cui attingere.
 
Vorrei, senza dilungarmi, prendere a riferimento una di queste esperienze, riassunte da compagni di viaggio a conclusione della loro vita.
 
Scrive un missionario: “Non è facile sintetizzare l’esteriore quello che hai dentro il cuore. Prioritaria resta l’esperienza evangelica. Cercare di vivere, per quanto possibile, il Signore Gesù e il suo stile “rivoluzionario”, aperto a tutti ed a ciascuno senza distinzione alcuna; tutto ciò fa maturare la vocazione alla missione verso gli altri. Gesù aveva un Cuore aperto capace di fare propri i drammi degli altri e ti fa conoscere l’altro (il mio prossimo) chiunque sia e dove sia!”
Mese missionario e mese del Rosario, dedichiamo una decina della corona alle intenzioni missionarie, saremo con loro  cuore  a  cuore  e  sentiremo il loro battito generoso e universale.
 
Concludo con la gratitudine a quanti si sono impegnati per animare la festa dell’oratorio e la prima celebrazione, come diacono, di don Francesco e ci impegniamo a vivere con lui il tratto di strada che porta alla  sua ordinazione sacerdotale, celebrando con gioia i Mensilari che segnano lo scandire dei giorni verso l’11 giugno 2022.
Buona settimana
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 26 Settembre 2021

È una domenica particolare per la comunità di Cusago e Monzoro perché segna una data importante nel nostro cammino. Infatti, condividiamo la grande gioia di un figlio che il Signore ha chiamato per essere segno di speranza e al servizio della Chiesa di Milano.
Con il suo: “Sì, lo prometto!” e la risposta del Vescovo: “Dio porti a compimento quanto ha iniziato in te!”  don Francesco decide per la sequela di Gesù iniziando un tempo da vivere come Diacono per poi prendere per sempre la decisione di essere tutto di Dio, al servizio della comunità dove il Vescovo lo invierà per svolgere il suo ministero come sacerdote.
Leggiamo in questa domenica il vangelo di Giovanni al capitolo sesto dove Gesù si definisce il Pane vivo disceso dal cielo; è il pane che nutre la fame spirituale dell’uomo di ieri e quello contemporaneo sempre più affamato e che spesso si nutre di un cibo che sembra saziare, in realtà crea dipendenza.
I Giudei contestano Gesù per quanto ha detto e obiettano: “Come può costui darci il suo corpo da mangiare?”
Gesù risponde con sette affermazioni, sette battute nel dialogo ripetendo sempre lo stesso concetto: “Se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete la vita eterna!”
In conclusione, Gesù vuole ribadire che l’uomo è chiamato a nutrirsi della Parola fatta carne. In termini semplici Gesù è la vita dell’uomo che è fatto per vivere in, con e per Gesù.
San Giovanni Paolo II diceva che la vita del Cristiano è sospesa tra due vertici: la Parola di Dio e l’Eucarestia. La Parola è il punto di partenza e l’Eucarestia è il culmine.
Don Francesco al pari del suo omonimo e santo di Assisi, che non volle mai diventare prete restando semplice Diacono, è con il Diaconato investito dell’autorevolezza di annunciare il Vangelo, prima con la vita e poi con le parole, in attesa di poter accostare alla Parola la possibilità di celebrare l’Eucarestia e  donarla  ai  suoi  fratelli e sorelle  quale  pane  vivo che dà la vita eterna.
Ci uniamo a Francesco e alla sua famiglia per partecipare insieme come comunità alla festa che unita a quella dell’inizio dell’anno oratoriano è una GRANDE FESTA.
Auguri don Francesco, ti siamo vicini e con te ci rallegriamo nel Signore.
 
Per prepararci alla Ordinazione Sacerdotale dell’11 giugno, ogni mese vivremo il mensilario che consisterà in due momenti, uno di ascolto e riflessione al sabato sera e quello eucaristico che sarà presieduto ogni volta da un sacerdote che ha accompagnato il cammino di Francesco. Prima tappa il 2 ottobre con la proposta di lettere scritte da seminaristi e dalla collaborazione del Coro Musica Laudantes di Cesano Boscone che ringraziamo anticipatamente per la disponibilità.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 19 Settembre 2021

Carissimi e carissime,
Scrivo la mia lettera settimanale in questo venerdì 17 settembre in cui la nostra Chiesa ambrosiana ricorda un santo forse sconosciuto alla maggior parte della gente ma familiare nostro perché si tratta del fratello di sant’Ambrogio e di Santa Marcellina.
Nella liturgia è ricordato come collaboratore del Vescovo Ambrogio nell’amministrazione dei beni ecclesiastici, nella cura pastorale e dice, il prefazio, collaborando nelle fatiche ne agevolò e nobilitò il ministero edificando la santa Chiesa milanese con lo spirito di povertà, castità e mitezza.
Mi suggerisce questa liturgia il ricordare quanti nella comunità, qui si tratta non della casa del vescovo ma del sacerdote, si spendono per aiutare il parroco o il vicario parrocchiale in Oratorio, nel compito che       il Vescovo gli ha affidato.
È bello pensare che in una società come la nostra, dove dicono gli esperti, la situazione pandemica ha contribuito a chiudere, a difesa la vita di molte persone, ci siano esperienze di uomini, donne e giovani che si propongono come aiutanti del Parroco e dei suoi collaboratori nei vari compiti che hanno, come fondamento, il volontariato e il servizio libero e generoso verso la comunità.
Certo, prendiamo atto, che alcuni hanno fatto un passo indietro, e hanno preso al volo l’occasione per non impegnarsi più (gratuitamente) ma non voglio fare l’elogio negativo di costoro, non tocca a me giudicare ma voglio ringraziare di cuore tutte quelle persone che si sono a me affiancate, che in parte ho ricevuto da chi mi ha preceduto e altre che si sono unite al gruppo e, ogni giorno, dedicano un po’ del loro tempo per la comunità. Sono i “Satiro” di oggi che hanno deciso di fare i catechisti, i collaboratori nella liturgia, gli operatori manuali ecc.
Ringrazio anche quelli che, pur non essendo della nostra parrocchia, danno una mano preziosa e a loro siamo riconoscenti; qualche giorno fa mi sono sentito dire di una persona, questa è una catechista in prestito - e questo mi ha sorpreso ma anche fatto pensare - che il prezioso compito di formare cristianamente le nuove generazioni è messo in difficoltà dalla carenza di catechisti: questo è doloroso e spero che venga superato.
Carissimi, non posso terminare senza gioire con voi in questa settimana che precede l’ordinazione diaconale di Francesco il prossimo 25 settembre, sarà l’inizio di una anno significativo e bello che ci vedrà partecipi di un cammino che ha come meta l’Ordinazione sacerdotale di don Francesco, perché dal Diaconato transeunte - così si dice - assume il titolo ecclesiastico mentre viene inserito nel primo momento del sacramento dell‘ordine.
Purtroppo, non potremo partecipare tutti alla celebrazione in Duomo che verrà trasmessa sul canale della Diocesi e poi con lui vivremo la festa in Oratorio alla quale tutti siamo invitati.
Buona settimana e grazie Francesco per questa bella occasione di sentirci comunità amata dal Signore.
Don Bruno
        
Lettera di don Bruno del 12 Settembre 2021

Carissimi
Celebriamo la seconda domenica dopo il martirio di San Giovanni Battista, ma è anche la festa liturgica del nome di Maria e nella nostra Comunità celebriamo la festa di Monzoro che è una porzione della nostra Parrocchia.
Celebriamo dunque con gioia la festa di Maria Nascente che è venerata nella chiesa di Monzoro e il nostro Vicario Episcopale nella sua riflessione della Messa di giovedì ha ricordato come Maria sia la fonte dalla quale scaturisce la Vita che è Gesù e alla quale siamo invitati ad abbeverarci.
In questa settimana riprende  la scuola  anche se per alcuni è già iniziata, l’oratorio ha concluso le due settimane di vita insieme e non sono mancate, in alcuni casi, le lacrimucce di qualche bambino  o bambina che avrebbe voluto che questa esperienza continuasse…. Ma rassicuro, per tutti ci sarà la proposta dell’oratorio domenicale con il progetto di un cammino… basta non perdere l’occasione!
 
Le letture di questa domenica non sono facili da commentare, il  Vangelo mostra la replica  di Gesù a un gruppo di giudei che lo avevano criticato perché aveva guarito un uomo in giorno di sabato. Gesù respinge al mittente le accuse  e li invita a meravigliarsi della loro chiusura e della falsa idea che portano di Dio nel cuore.
 
Per il nuovo anno pastorale l’Arcivescovo ci invita a far emergere un volto della chiesa che sappia mostrare il volto di Dio: “In questo tempo segnato dall’inedita tribolazione: la pandemia ha ferito, sospeso, inquietato gli animi di tutti i paesi diventando una ossessione e ha costretto a concentrare l’attenzione sulla cronaca quotidiana e locale fino a far dimenticare il resto del mondo e le tragedie che continuano a tormentare popoli, famiglie, persone.” (dalla lettera pastorale)
 
L’Arcivescovo si domanda: “Come attraversiamo il tempo che viviamo, noi discepoli del Signore?”
 
I vescovi lombardi hanno dato alcune indicazioni:
 
1) Imparare a pregare: alla presenza del Signore, docili allo spirito di Gesù praticando in forme inedite la celebrazione comunitaria, la preghiera familiare, e quella personale.
 
2) Imparare  a pensare:  liberi da slogan e notizie selezionate da chissà chi, esercitando un modo critico sulla situazione presente.
 
3) Imparare a sperare oltre la morte: affermando la fede nella risurrezione di Gesù e nella nostra risurrezione, per contrastare la visione disperata di una mentalità diffusa arrendevole di fronte alla morte, che ritiene saggezza la rassegnazione e cura palliativa la distrazione.
 
4) Imparando a prendersi cura apprezzando le varie forme di solidarietà che sono presenti in ambito ecclesiale e laicale, fino all’eroismo.
 
Conclusione: in questo tempo di prova  e di grazia la proposta pastorale intende convocare  la comunità cristiana perché non venga meno all’essere segno che aiuta la fede, la speranza proponendo il volto di una Chiesa unita, libera e lieta come la vuole Gesù, il pastore che vogliamo seguire.
 
Invitando a leggere la lettera che è scaricabile anche da internet auguro a tutti una  serena settimana.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 9 Settembre 2021

Carissimi e carissime,
ben ritornati dai luoghi  di  vacanza  per riprendere insieme il cammino della vita parrocchiale , decanale e  diocesano.
 
Riprendiamo anche il nostro incontro settimanale attraverso l’informatore parrocchiale “Camminiamo Insieme” per crescere in vera sintonia tra pastore e comunità cristiana di Cusago e Monzoro.
Un primo momento importante è la festa patronale di Monzoro che si pone all’inizio del mese con inizio il 9 fino al 12 festa del nome di Maria. Il programma lo potete trovare sui manifestini che  sono  stati  stampati già nel mese di luglio e pubblicati ancora sul settimanale.
In questi giorni solenni di pone l’inizio dell’anno pastorale con la consegna alla  diocesi  da parte del  Vescovo della lettera pastorale che viene consegnata in  particolare ai  membri attivi  nella  pastorale  parrocchiale  e che sarà la guida per il cammino personale e comunitario.   Titolo della lettera è “Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa”.
 
* una Chiesa unita segno di comunione
 
* una Chiesa libera per una testimonianza coraggiosa
 
* una Chiesa lieta della gioia Cristiana.
 
Cercheremo insieme di riflettere su questi tre indicazioni.
 
Con il 25 Settembre inizierà per la nostra Parrocchia un anno particolare che abbiamo chiamato “Anno Sacerdotale” che ha lo scopo di aiutare la nostra Comunità a prepararsi alla  Ordinazione presbiterale di  Francesco Alberti che sarà l’11 giugno 2013.      Per questo il  Consiglio Pastorale ha voluto proporre un cammino con tappe mensili (mensilario ) per condividere con il futuro sacerdote la gioia di questo dono prezioso che arriva alla parrocchia dopo 65 anni e cioè dalla ordinazione di Mons. Giancarlo Boretti .
Ma  prima  di  tutto vivremo  la  penultima  tappa  del cammino che vede nella Ordinazione Diaconale l’ingresso al   primo grado dell’Ordine Sacro.
Questo il prossimo 25 Settembre in Duomo e il giorno dopo, festa dell’Oratorio, ascolteremo con gioia la prima omilia del novello Diacono.
Vogliamo esprimere a Francesco la nostra vicinanza e preghiera accompagnandolo in questo momento importante per lui e la sua famiglia e naturalmente per la nostra Chiesa di Milano.
Nel prossimo numero del settimanale pubblicheremo le tappe del cammino che domani il CPP varerà.  Cominciamo a far risuonare il nostro grande GRAZIE al Signore per questo dono.
 
Buona settimana e buona ripresa.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 13 Giugno 2021
 

Carissimi e carissime,
 
siamo giunti al termine di questo anno pastorale e dopo aver celebrato le ultime solennità del calendario liturgico, chiudiamo in bellezza con la festa, tutta nostra, dei Santi Patroni Fermo e Rustico che, nella nostra chiesa parrocchiale, sono ricordati in tre dipinti: il primo è quello del gonfalone appeso a fianco dell’altare maggiore e che raffigura i due martiri in preghiera davanti alla Eucarestia; gli altri due si trovano ai lati del presbiterio e li raffigurano nel gesto di distribuire il pane ai poveri e nel momento cruento del martirio.
 
Due Santi che con il martirio hanno dato testimonianza della propria fede e della propria sequela al Signore Gesù.
 
Le informazioni che possediamo è il loro inserimento nell’antico martirologio geronimiano. Essi erano di origine africana e perirono in occasione delle persecuzioni contro i cristiani; Fermo lasciato morire di fame presso Cartagine e Rustico ucciso, con altri cristiani, nell’attuale Algeria. I loro resti arrivarono a Verona presso il complesso di San Fermo maggiore dove vengono venerati.
Possiamo rileggere la vicenda dei due martiri patroni della nostra Parrocchia alla luce del tema della liturgia della parola di questa domenica dove il tema è quello della sequela di Gesù, ogni battezzato è chiamato a dare valore alla propria vocazione nel contesto del progetto originario del creatore.
 
È bello leggere in questa ottica l’avvenimento che coinvolge tutta la nostra Diocesi che in preghiera accoglie e partecipa con festa grande i nuovi Sacerdoti che in questa domenica celebrano nella propria comunità la Prima Santa Messa.
 
 
Mi piace usare una affermazione di un prete che scrive commentando le letture di questa domenica che esse parlano di un Dio che rompe la solitudine. Forse, per molte persone tra noi, la scelta fatta da questi dieci giovani è una pazzia, una scelta di solitudine in un mondo affamato di condivisione, dal desiderio di liberazione da un virus che ha chiuso le porte delle case, delle chiese e di tanti altri luoghi dove la gente era abituata a incontrarsi.
 
Ma in realtà questi giovani vogliono dire proprio il contrario: Non siamo soli! Abbiamo scelto Gesù come senso profondo della nostra vita, lo vogliamo dire con la nostra scelta accanto a quelle di altri giovani che hanno fatto altre scelte, non meno importanti, di sequela.
 
Diventare prete non è oggi una scelta di solitudine ma di comunione e condivisione di un progetto d'Amore dove loro stessi hanno scritto di voler camminare.
 
 
Cari fratelli nel sacerdozio, vi auguro un cammino pieno di gioia, non mancheranno le prove e i momenti di buio ma il Signore sarà al vostro fianco per aiutarvi a essere, nelle comunità alle quali il Vescovo Mario vi ha destinati, segni di vicinanza e di servizio per il popolo di Dio.
 
Anche la nostra comunità ha pregato per voi e vi ringrazia augurandovi tanto bene.    
 
Grazie da tutti noi!
 
 
Don Bruno e la comunità di Cusago e Monzoro
 
Lettera di don Bruno del 06 Giugno 2021

Carissimi e carissime,
 
celebriamo in questa domenica la solennità del Corpus Domini, in realtà è una festa che è quotidiana in ogni comunità cristiana anche se in moltissime, purtroppo, per l’accorpamento delle parrocchie, e il venir meno della presenza del sacerdote, fa si che questo dono prezioso sia celebrato saltuariamente e in molto alternato nelle diverse chiese.
 
Tuttavia, la Messa rimane lo specchio di una comunità cristiana: basta guardare come una comunità celebra la Messa per comprendere il livello della sua fede.
 
La festa del Corpus Domini è l’occasione per una verifica sincera sul nostro modo di partecipare all’Eucarestia.
 
Tenendo conto delle privazioni causate dalla pandemia, che ha portato a trasformare la partecipazione all’Eucarestia ad un puro momento televisivo, quasi fosse uno spettacolo che ci vede, non invitati alla Cena ma semplici spettatori e quando si partecipa in presenza a volte si è distratti e spazientiti se la Messa dura qualche minuto in più del consueto. Il cellulare è di moda anche a Messa e volentieri si vedono persone che lo fanno scorrere per abitudine alla ricerca di notizie più stimolanti di quelle ormai conosciute del sacerdote, e diventano una vera benedizione le parole del diacono: Andiamo in pace!
 
Mi tornano alla mente le parole di Gesù alla donna Samaritana: “Se tu concrescessi il dono di Dio!”
 
La Messa è anzitutto una volontà di Gesù “Fate questo in memoria di me!” Alla Chiesa è affidato il compito di custodirla e di celebrarla.
Alla Messa si va, non per far piacere al Parroco o al catechista, ma per obbedienza a Gesù e al suo comando.
Per questo Gesù ha voluto istituire il Sacerdozio che nasce dal suo Unico sacerdozio e ha voluto affidare ad alcuni prescelti l’onere del Ministero sacerdotale per il popolo di Dio. Nessun prete diventa tale per sé stesso, ma per un servizio nella Comunità a cui è mandato.
Desidero ricordare che in questa domenica i nostri dieci diaconi iniziano a Rho gli esercizi spirituali che li porteranno sabato 13 giugno a ricevere, per l’imposizione delle mani del Vescovo Mario, l’Ordine sacro del presbiterato.
Il moto scelto da questi fratelli nella fede è “Camminate nell’Amore”.
 
Per la nostra Diocesi il motto, unito al tableau con le fotografie dei candidati del vescovo e superiori del seminario che hanno accompagnato il loro cammino, è una lunga e vera tradizione che accompagna il cammino di ogni classe di ordinazione nel lungo e, speriamo fecondo, cammino sacerdotale.
Nelle loro mani consacrate dal Vescovo si rinnoverà il dono della presenza di Gesù pane donato per nutrire la fede di quanti verranno loro affidati.
 
Li accompagnamo in questo ultimo tratto di strada con la preghiera da loro stessi composta:

“Padre Santo, nel tuo figlio Gesù, via verità e vita
ci hai reso figli e fratelli amati.
Effondi il tuo Spirito su questi tuoi servi
perché siano testimoni del Tuo Comandamento:
Camminate nell’amore!
Maria, madre della Chiesa custodisca il loro ministero
Amen.

A tutti una buona settimana.
Don Bruno
 
Lettera di don Bruno del 30 Maggio 2021

Carissimi e carissime,
celebriamo in questa domenica la festa della Santa Trinità, in breve festeggiamo il volto del Dio Trinità di Amore rivelato da Gesù, il figlio di Dio fatto uomo per mostrarci il volto del Padre    e per avvolgerci del suo Spirito di Risorto.
 
Certamente non è semplice parlare di Dio e tanto meno di descrivere il suo volto; a questo proposito racconto un aneddoto: una bambina, rientrando dal catechismo disse alla mamma: “Vorrei dipingere Dio. Com’è Dio?”
La mamma tentò di dire qualcosa facendo appello a quanto aveva studiato al catechismo: “Dio? Non saprei: è ciò che di più bello, di più grande, di più luminoso ci sia.” La bambina, dopo un momento di silenzio cambia parere: “Non voglio più dipingere Dio. Ho paura di sciuparlo!”
 
Nella storia dell’Arte molti artisti si sono cimentati nel difficile compito di raffigurare il Volto di Dio, ognuno con il proprio estro e la conoscenza personale ma in particolare con la profondità del proprio animo e sincera esperienza del Mistero che avvolge la conoscenza di Dio.  Forse è per questo che Gesù ha detto che solo i piccoli riescono a vedere il volto di Dio grazie alla loro semplicità.
 
Scriveva quello che per molti di noi è stato maestro e guida spirituale, il Cardinal Martini: “Il nostro cuore umano vive sempre la ricerca di Dio; cerca e non trova, trova e gli sembra di perderlo di nuovo, per cui torna a cercare e poi ritrova! Il Signore ama la tensione costante del cuore umano e si nasconde per farsi trovare. Il suo è un gioco d’Amore. Interessante è lasciarci prendere da Lui per vivere un’avventura meravigliosa.
 
Carissimi si è conclusa la tornata delle prime Comunioni, rimangono ancora tre bambini che hanno dovuto rimandarla a questa e all’altra domenica, ma in generale la maggior parte di loro ha ricevuto per la prima volta Gesù nell’Eucarestia.
Personalmente è sempre un’esperienza straordinaria che vorrei condividere con voi tutti augurando a questi fanciulli di continuare l’Incontro con Gesù nelle prossime domeniche. Rimanere uniti a Lui come i tralci sono uniti alla Vite e per questo sono in grado di portare frutti veri e abbondanti.
 
Si conclude anche il mese di maggio, nelle serate alcuni della comunità si sono ritrovati con fedeltà a pregare il santo Rosario in chiesa nelle giornate piovose o davanti alla sua statua in parrocchia.
Ringrazio don Jean che ha prestato la sua collaborazione subentrando a me nel compito di guidare la preghiera e grazie a quelle persone che sono state presenti fisicamente alla recita della preghiera mariana, che la Madonna vigili sulla nostra comunità insegnandoci sempre a fare quello che Lui ci dice e ci dirà. Entriamo nel mese di giugno dedicato al Sacro Cuore e a lui affidiamo i dieci giovani che prossimamente saranno ordinati sacerdoti per la nostra Diocesi.
 
Augurandovi una serena settimana con affetto concludo questa lettera. A tutti voi, gioia e pace nel Signore.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 16 Maggio 2021

Carissimi e carissime,
 
Vi comunico che il nostro seminarista accolito Francesco Alberti ha indirizzato al Vescovo Mario la domanda per essere ammesso all’Ordine sacro del Diaconato e Presbiterato.

Inizia così l’ultimo tratto del discernimento operato con il Vescovo e che coinvolge anche tutta la nostra comunità parrocchiale.
Infatti, attraverso l’indagine di una specifica Commissione Arcivescovile (Ad Promovendis ad Ordines) deputata allo scopo, incontreremo un suo rappresentante che ci verrà a visitare. Egli raccoglierà le testimonianze sul candidato unitamente alle pubblicazioni che sono state apposte all’albo della Chiesa da domenica 9 fino al 16 maggio come richiesto dal Diritto canonico (can 1041 e 1042) e comunicando eventuali notizie di irregolarità e impedimenti.
All’incontro, che avverrà domenica 23 maggio 2021 alle ore 15.00 sono invitati innanzitutto i membri del Consilio Pastorale Parrocchiale; l’incontro è aperto a coloro che lo desiderano, secondo il numero consentito dalle attuali disposizioni previste dalle norme di prevenzione pandemica.
Non facciamo mancare la nostra preghiera per Francesco e invochiamo lo Spirito Santo in tal modo preparandoci a onorarlo per la prossima festa di Pentecoste.

Il Fuoco Divino scenda su ciascuno di noi, ci rafforzi, ci spinga ad annunciare gioiosamente il Vangelo e a rispondere prontamente alle chiamate di Dio nel mondo bisognoso della sua Parola.
Affidiamo a Maria Madre di dio e della Chiesa questo suo figlio in cammino e tutti i giovani chiamati da Cristo ad amarlo.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 9 Maggio 2021

 
“Vi trasmetto, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto”

E’ bello sentirsi portavoce di una tradizione ricevuta, non ci appartiene ma ci è stata trasmessa dalla fede di chi ci ha preceduto, che è stata alimenta per la propria vita cristiana ed è passata di mano in mano fino a noi, anche San Paolo lo scrive ai Corinti nella seconda lettura, naturalmente si tratta del dono della testimonianza su Gesù morto e risorto che rende ogni persona unica nella fede.
 
Ringrazio il Signore per l’impegno e la testimonianza dei sacerdoti che mi hanno preceduto sullo “sgabello” (mi pare tanto dire sulla cattedra che è propria del Vescovo) di questa comunità dei Ss. Fermo e Rustico, unitamente a San Vincenzo, che la volontà di Dio ha voluto associare nella santità e nel martirio, e li ha affidati alla devozione di questa porzione del popolo di Dio che è in Cusago.
 
Ringrazio tutti quelle persone che, con un po’ di fatica, hanno voluto contribuire anche quest’anno ad animare e sostenere la festa patronale, come ho già detto, ho qualche difficoltà a ricordare il nome di tutti ma, a ognuno, rivolgo la mia riconoscenza che vorrebbe essere espressione di tutta la Comunità Parrocchiale, in particolare a quanti mi hanno coadiuvato nell’organizzazione, non semplice, di un programma che in parte voleva raccogliere l’esperienza del passato ma anche con qualche piccola variante che tenesse conto della situazione pandemica ancora in corso e, diciamolo, anche di tempi nuovi.
 
Grazie a chi ha svolto il compito di vigilare sull’urna del santo e sulla presenza numerica in Chiesa, tra questi ricordo i Templari, la signora Bambina, Mauro e i tanti collaboratori preziosi.
 
Grazie al Coro Parrocchiale e a tutti i gruppi che hanno animato le celebrazioni Eucaristiche, a quanti hanno permesso la processione a tappe che abbiamo riproposto,  il veterano Albino, e  le nuove reclute  chiamate a continuare  il suo impegno.

Grazie a Sua Eccellenza Mons. Luca che ha presieduto alla Messa di apertura che è stata molto  apprezzata, e don Gianluigi parroco di Rho che ha presieduto solennemente la celebrazione “ventosa” della domenica ricordando l’anno di presenza come seminarista nel 1981-82.

Grazie alla segreteria con Giorgio e Susanna che hanno preparato volantini, manifesti e libretti celebrativi, alla famiglia ARDENGHI che ha offerto il decoro floreale della Chiesa, che insieme ai due vasi di gladioli commissionati da Marinella, che pur in bocciolo, hanno fatto una stupenda figura davanti all’altare.
Infine un ringraziamento per la gentile presenza al Signor Sindaco e Vice sindaco, al Comandante  dei vigili, alla vigilanza e alla protezione civile che hanno collaborato per il buon andamento della festa.

Come si scrive solitamente GRAZIE a tutti e speriamo che il prossimo anno vada meglio.

Vorrei concludere con una preghiera presa da “Preghiere” di Michel Quoist, per ricordare l’importanza anche di quelle persone che pur nell’ombra sono rilevanti per le realtà dove operano, come tante mamme, di cui oggi è la festa e che sono le colonne della loro famiglia e alle quali diciamo il nostro grazie.
 
Il muratore posava il mattone sul letto di cemento.
Con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava la copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone.
A vista d’occhio le fondamenta salivano. La casa poteva così elevarsi alta e solida per ospitare uomini e donne.
Ho pensato, Signore, a quel povero  mattone  interrato nella  notte alla  base del grande  edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui.
Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta,  purché  io  sia fedele,  al  mio  posto, nella tua costruzione. Amen.

Don Bruno
 
 
 
Lettera di don Bruno del 2 Maggio 2021

Maggio mese mariano, ma per la nostra comunità è in particolare la festa di san Vincenzo co-patrono  della  Parrocchia  che  quest’anno  cade  il due del mese. Si tratta certamente di una occasione significativa anche se, lo scorso anno, non si è potuta celebrare ma che, a dire di quanti hanno i capelli bianchi, ha perso molto del suo fascino e coinvolgimento sia da parte del paese (che ha visto mutare i suoi abitanti) sia per i comuni limitrofi che partecipavano  in modi  diversi e a volte folcloristici alla festa, con pellegrinaggi e fervente devozione popolare.
Oggi, a parte le nostalgie di alcuni, questa solennità ha subito profondi mutamenti anche se l’affetto e la devozione verso il corpo santo del martire rimane nella tradizione e nel cuore di tante persone.

La liturgia domenicale ci propone il tema delle ultime parole, quelle di Santo Stefano con il suo discorso che precede il martirio del diacono, leggiamo anche le ultime parole (non ultimissime) di Gesù durante l’ultima cena, quasi un testamento espresso in forma di preghiera al Padre.
Mi hanno sempre colpito le ultime parole dei personaggi biblici come Isacco dopo aver benedetto il figlio Giacobbe o di Giuseppe, viceré di Egitto, che fa promettere, qualora il popolo di Israele fosse ritornato in Palestina, portare con loro il suo corpo.
Ma ricordo  anche  le  ultime  parole  di  Pietro,  che  chiede di essere crocifisso a testa in giù perché indegno di essere crocifisso come il maestro Gesù.
Così sono giunte a noi, attraverso gli atti del processo, le ultime parole dei martiri dei primi secoli e come non ricordare le ultime parole di don Bosco: “Vi aspetto tutti in paradiso!”. Oppure del beato don Gnocchi  che  prima  di  chiudere  gli  occhi  si  rivolse ai suoi collaboratori affidando quella che chiamava  simpaticamente “la sua baracca”, Il centro dove custodiva i suoi mutilatini.
Non ci sono pervenute le ultime parole del martire patrono ma penso che, come Stefano e Gesù, avrà perdonato i suoi carnefici dando testimonianza di fede e di amore.
Oggi, 2021 la Chiesa testimonia ancora la propria fede nel Signore e il servizio all’uomo attraverso il martirio. Notizia di questi giorni è il martirio della laica consacrata Nadia  De Munar, uccisa in Perù… è  l’ultima  di una lunga  serie  di  uomini  e  donne  che sono stati uccisi perché scomodi e provocatori per l’impegno al servizio dei più poveri.

Tante Parrocchie hanno, nel proprio vivere la fede, la memoria di uno o più martiri e in diverse per vari motivi, vengono conservati corpi santi il cui esempio viene proposto alla devozione popolare e spesso sono motivo di fede contagiosa e propositiva.
Il mio esempio, è uno dei tanti, ma mi ha accompagnato negli anni della fanciullezza, dell’adolescenza e da giovane mi ha aiutato nella scelta del sacerdozio.
Nella mia, così la sento ancora, chiesa di Barbaiana è conservato il corpo di santa Virginia, una piccola martire dodicenne che da più di 400 anni è lì venerata, dono alla Comunità da parte del Cavalier Galeazzo Verga, milanese del 1666, verso la quale da sempre viene espresso il sentimento di affetto e devozione ed è festeggiata la terza domenica di settembre.

Vorrei concludere questa lettera con l’invito a celebrare, per quanto possibile, la festa del  Santo chiedendo per sua intercessione il dono di sante vocazioni e di un cammino di comunione fra tutti i Cusaghesi per una testimonianza vera e sincera di fede che è fecondata dal sangue dei martiri e diventa testimonianza, come scriveva il mio parroco  don Giulio Vegezzi: ”Penso che ai nostri giorni, segnati dalla decadenza religiosa, la presenza di questa reliquia susciti una nuova ventata di impegno e di coraggio religioso nella nostra parrocchia”.
 
Termino con una frase di San Giovanni Paolo II: “…i santi non invecchiano praticamente mai, che essi non cadono mai in proscrizione. Essi restano continuamente i testimoni della giovinezza della Chiesa”.

Buona Festa in comunione fraterna
Don Bruno

Lettera di don Bruno del 25 Aprile 2021

Carissimi e carissime,
eccoci giunti ad una nuova lettera e quindi ad un nuovo incontro tra il Parroco e la Comunità parrocchiale.
Siamo ormai nella settimana che da l’avvio alla Festa di San Vincenzo Martire conservato nella nostra Chiesa, onorato e venerato da tante persone della Parrocchia e dei paesi vicini.
La situazione pandemica, ancora presente, ci  invita alla cautela e a limitare i momenti  celebrativi o a modificarne la struttura organizzativa e noi faremo tutto quello che sarà possibile.
Insieme ad alcune poche volonterose persone abbiamo, sulla falsa riga delle celebrazioni passate, steso un breve programma che ci auguriamo di poter svolgere con serenità e fede.
La celebrazione avrà inizio venerdì 30 aprile alle ore 20:45  con la Santa Messa presieduta da S.E. R. Mons. Giovanni Luca Raimondi,  neo Vescovo ausiliare e Vicario della zona limitrofa di Rho.
Conosco Sua Eccellenza dai tempi del seminario e per un breve periodo anche come Vicario Episcopale della mia ex Comunità di Bernate /Casate e lo ringrazio per avere accolto l’invito ad aprire solennemente i giorni della festa.
 
Inoltre avremo la gioia di condividere la celebrazione di Domenica 2 Maggio, con la presenza del prevosto di Rho, mio compagno di Messa che, a Cusago nel tempo del seminario con il parroco don Luigi Lesmo, ha prestato la propria collaborazione al servizio dell’oratorio. Anche a lui il mio e vostro grazie.
 
Alle celebrazioni abbiamo invitato il Signor Sindaco, la Vice Sindaco e le altre autorità civili, sia alla Messa del 2 Maggio che a quella di apertura con la presenza del Vescovo Giovanni Luca Raimondi.
Il programma lo trovate sul volantino preparato per la distribuzione e vi aspetto tutti ad onorare San Vincenzo e a stringerci attorno a lui e al Signore Gesù che è fonte di Santità.

Vorrei concludere questa breve lettera con un racconto di Bruno Ferrero che mi pare esprima bene tutte quelle realtà che vorrei condividere con voi, il racconto parla di due arditi e coraggiosi cavalieri che avevano affrontato battaglie e messo a repentaglio la propria vita per nobili cause e, tra queste, una delle diverse crociate.
 
Una sera, uno dei due disse: “Mi resta un’impresa da fare! Salire sulla montagna dove la punta tocca il cielo per parlare con Dio”.
“Per quale motivo?” chiese l’altro cavaliere.
“Voglio sapere perché ci carica di pesi e fardelli gravosi per tutta la vita e continua a pretendere sempre di più?”
Insieme i due si avviarono per il sentiero che portava alla cima del monte. Salivano in silenzio e, quando videro da vicino la vetta, sentirono anche una voce, quella di Dio che diceva: “Prendete con voi tutte le pietre che trovate sul sentiero!”
“Lo vedi?” Protestò il primo cavaliere. ”E’ sempre la stessa storia… ancora fatica, Dio ci vuole oberare ancora”.
 
L’altro cavaliere fece quello che la voce gli aveva ordinato… ci mise molto tempo, per tutta la notte. Ma quando il primo raggio di sole del giorno lo sfiorò, le pietre ammassate sul cavallo brillarono di luce limpidissima. Si erano trasformate in splendidi diamanti di inestimabile valore.
 
Preghiera

Signore, faccio più domande di quelle che fai tu.
Credo che il rapporto sia dieci a uno.
Io ti chiedo:
Perché permetti la sofferenza?
Per quanto tempo posso sopportarla?
Che scopo ha?
Hai dimenticato di essere misericordioso?
Ti ho stancato?
Oppure offeso?
Mi hai rigettato?
Vedi la mia disperazione?
Tu mi chiedi: hai fiducia in me?

Questa domenica è dedicata alle Vocazioni,  vogliamo pregare per tutte le vocazioni in cammino e quelle che sono giunte al traguardo, preghiamo per i candidati della nostra diocesi i cui volti sono appesi presso l’altare della madonna che è madre delle vocazioni, preghiamo per Francesco che si prepara al grande passo ricevendo a settembre (Dio volendo) il Sacramento del Diaconato .
Grazie e auguri.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 18 Aprile 2021

A volte le nostre comunità sembrano quelle città che sorgono su antichi resti del passato  delle  quali  ogni  tanto in seguito a scavi o lavori metropolitani, emergono i segni  gloriosi del passato, e che, a un certo punto, si è concluso lasciando la testimonianza nostalgica che il tempo non riesce a cancellare. Questa nostalgia rischia di creare una spaccatura e crea fatica nel proporre cose nuove e costruire rapporti veri tra le persone.
Penso alle parole di Gesù che sentiamo proclamare in questa terza domenica di Pasqua. Il suo richiamo ai discepoli: “non sia turbato il vostro cuore”, non lasciate che entri dentro di voi la nostalgia e la desolazione, ma apritevi alla fiducia aiuti a camminare su strade nuove annunciando la gioia del Vangelo.
Penso alla gioia di Paolo e Sila nel vedersi liberati dalle catene del carcere e del poter battezzare  un’intera famiglia .
Nella lettera ai Colossesi San Paolo esorta a vivere il momento della prova con fiducia per annunciare, ammonendo e istruendo ogni uomo, per farlo incontrare con Gesù.
 
Carissimi Gesù ci invita a non lasciare che il cuore venga turbato: “Il turbamento è dato dalla presenza di qualcosa che ci spaventa, ci schiaccia; non è un semplice timore ma lo proviamo quando non vorremmo pensare a qualcosa, perché non sappiamo che cosa ci può capitare, abbiamo paura! Ma il turbamento può nascere dentro di noi quando ci sembra che Dio ci sia ostile e nasconda trucchi o trappole contro di noi. Infine Turbamento può essere anche personale, quando abbiamo dentro caverne nelle quali non siamo penetrati e che ci danno fastidio, ci pesano (paure, rimorsi ecc.). Occorre esaminarsi e vedere quali turbamenti ci toccano perché essi possono andare a segnare fortemente la vita interiore. Alcuni per esempio sono molto turbati dalla situazione sociale, politica, e hanno anche ragione, purché questo però non renda il cuore come avvilito. Davanti a queste situazioni occorre alzare il capo e risollevarsi.” (C. M. Martini - Parole per vivere - Paoline 2010).
Come sento attualissime le parole di Gesù e le indicazioni dell’amato Vescovo nostro, parole che toccano il cuore e ci fanno pensare.
 
Carissime/carissimi stiamo ancora vivendo il tempo e la gioia pasquale e ci stiamo preparando a celebrare, per quanto sarà possibile, la Festa di San Vincenzo Martire. Certamente lo faremo con la liturgia Eucaristica e gli altri momenti che verranno messi in programma. Comunicheremo al più presto la proposta di calendario mentre chiedo a tutti di mettersi in gioco, non come spettatori bensì come protagonisti di una pagina di vita Comunitaria che richiede l’impegno di ciascuno per sanare quelle “ferite” che la situazione pandemica ha aperto nella vita di ognuno di noi mentre partiranno quelle iniziative  che  dovranno sensibilizzarci sul problema ormai urgente della sistemazione del tetto della Chiesa parrocchiale .
 
Grazie a tutti per quella goccia di solidarietà che sapremo versare nel contenitore comunitario a beneficio specialmente (e mi auguro non sarà l’unica) delle tegoline.
Grazie e buona settimana.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 11 Aprile 2021

DOMENICA IN ALBIS

Nella domenica detta in albis, la liturgia ci fa entrare nel cenacolo dove sono riuniti i discepoli per paura dei giudei e qui ricevono la visita di Gesù risorto.
Manca Tommaso e non può partecipare a questo straordinario incontro.
Tommaso è paragonabile a uno specchio dentro il quale noi tutti ci riflettiamo, specialmente in certi momenti della nostra vita, quando la fede si manifesta difficile e vorremmo vedere e capire la volontà di Dio e sentire la sua presenza viva e confortante.
Lo specchio sappiamo mette in evidenza le positività ma anche le lacune che ognuno individua in se.
C’è chi si vede affascinante altri invece pieni di difetti da correggere o eliminare.
Tommaso è il nostro fratello incredulo che davanti alla  testimonianza degli altri discepoli: “abbiamo visto il Signore!” pensa che il dolore  e la paura li porti a essere poco razionali, mentre lui vuole vedere, toccare, mettere il dito nelle piaghe.
Quanta pazienza occorre avere davanti all’incredulità e lo si sperimenta quando ci si trova davanti alla convinzione di alcuni che Dio non esiste e quello che dicono i Vangeli sono pure invenzioni e divagazioni di discepoli delusi, fantasie di una comunità che ha bisogno di trovare il proprio riferimento e sicurezza.
Nel caso descritto dal Vangelo possiamo pensare al gruppo dei discepoli che vedono Gesù e da lui ricevono il dono della pace e il potere di perdonare i peccati con il compito di annunciare a tutti il fatto della resurrezione guidati dall’ azione dello Spirito Santo.
Sette giorni dopo Gesù appare ancora ai discepoli e questa volta è presente anche Tommaso.
Ci pare di vedere la faccia dell’Apostolo che aveva dubitato, il suo stupore e il timore di essere rimproverato, ma Gesù  lo invita a essere non più incredulo ma credente.
C’è in questo dialogo tra Gesù e Tommaso tanta tenerezza e il sentirsi soggetto della misericordia di Gesù.

Papa  Gregorio Magno ha scritto che a noi ha giovato più il dubbio di Tommaso che la fede degli altri discepoli.
Non dobbiamo condannare  Tommaso ma sentirlo uno di noi  perché il suo atteggiamento lo sentiamo nostro in tanti momenti della nostra giornata… vogliamo vedere il Signore e ci lamentiamo perché non lo vediamo ne sentiamo e ci sembra di essere da lui abbandonati . Tommaso grazie perché ci sentiamo parte di una nuova beatitudine , quella che ci tocca tutte le volte che pur non vediamo  ma ci fidiamo di Dio e poniamo la nostra vita nelle sue mani.

Carissimi, vorrei invitarvi a pregare con me per tutti quei fratelli e sorelle nei quali la fede è diventata un piccola fiamma fumigante, nei quali la fatica di credere è diventata indifferenza o ricerca, a noi è dato il compito di indicare a loro il Signore con la nostra testimonianza semplice ma allo stesso tempo segno della misericordia di Gesù .                   
Vi auguro una settimana di serenità e gioia vera.
Don Bruno
Lettera di don Bruno del 04 Aprile 2021

PERCHÉ CELEBRARE LA PASQUA?

Ringrazio don Jean per la sua collaborazione  durante la Quaresima e per i preziosi suggerimenti che ha condiviso con noi.
Ricevo ancora una volta il ”testimone” per camminare insieme in questi prossimi mesi lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio che verrà  proclamata  nella liturgia  domenicale  da  Pasqua  fino alla prossima Pentecoste.
Parto da una domanda che sento forte nel mio cuore da alcuni anni e che pongo a ciascuno di voi: "PERCHÉ FARE PASQUA?"
Parto da questa domanda che ritrovo nella tradizione Ebraica in occasione della festa di Pasqua che gli ebrei celebrano in primavera, riuniti nelle loro case, in gruppi di 12 e non più di 20 persone. La cena pasquale era un momento solenne che durava dal tramonto fino alla mezzanotte e oltre.
Durante la Pasqua essi raccontavano gli avvenimenti della liberazione e con preghiere, canti, segni e simboli e, così, ringraziavano il Signore Dio per il suo intervento in loro favore e per rinnovare l’alleanza e l’amicizia con Lui.
In questa celebrazione il più piccolo della famiglia chiedeva spiegazioni e il Padre rispondeva alle sue domande.
Sono domande interessanti che cercavano di tenere viva la memoria di una storia vissuta in passato dal popolo Ebraico ma che toccava anche il presente e animava spiritualmente la vita del cammino del popolo di Dio.
Ecco le domande del bambino e le risposte del genitore:
Perché questa sera è diversa da tutte le altre sere?”
Noi eravamo schiavi del Faraone, in terra d’Egitto, ma il Signore nostro Dio, con mano forte e braccio potente ci ha fatto uscire da lì e ci ha condotto in questo paese ordinandoci di celebrare di generazione in generazione questo giorno.
Perché il pane azzimo?
Questo pane non lievitato ricorda la fretta della partenza, quella sera infatti la pasta dei nostri padri non ebbe il tempo di lievitare perché la partenza era imminente.
Perché queste verdure amare?
Si mangiano con il sale, l’aceto e il charoset e sono un ricordo della tristezza e della sofferenza vissuta nella schiavitù in Egitto.
Perché la salsa?
Questa salsa dall’aspetto denso, richiama il cemento e la malta che veniva usata per fabbricare i mattoni e costruire le città del faraone.
Mangiavano sempre l’agnello?
Si perché in quella notte oltre a mangiare l’agnello il suo sangue servì per segnare le case degli ebrei così che l’angelo del Signore, passando, risparmiasse i figli primogeniti di Israele.
Ma c’era anche l’uovo?
L’uovo sodo fu aggiunto in seguito, esso contiene il germe della vita e la sua superficie è simbolo dell’eternità .
Perché 4 coppe?
Le coppe non furono usate nella notte della liberazione ma introdotte in un secondo tempo: esse indicano le quattro espressioni della liberazione:
Vi farò uscire”; Vi salverò”; Vi libererò”; “Vi prenderò come mio popolo”.
Ma per noi?  La Pasqua è memoria della nuova ed eterna alleanza sancita dal Corpo e dal Sangue di Gesù  che ha voluto lasciarci se stesso come dono.
Certamente nelle nostre case non avviene il rituale ebraico ma, per noi cristiani,  è la festa più importante e il cuore di tutta la vita liturgica. Abbiamo a volte trasformato questa festa, come altre occasioni, per vivere momenti di svago e di convito dimenticando che la Pasqua è vittoria, è memoria dell’amore di Dio che, nel figlio Gesù, si è donato a noi.
Auguro a tutti che questa Pasqua sia occasione per rimettere la celebrazione domenicale al centro della nostra vita di discepoli del Signore che ci ha lasciato questo comando: ”Fate questo in memoria di Me!”
Buona Pasqua
Don Bruno
Lettera di don Jean del 28 Marzo 2021

GESÙ È IL NOSTRO RE

Fratelli e sorelle in Cristo oggi celebriamo la Domenica delle Palme. I testi liturgici ci invitano da una parte ad accogliere Gesù come il re atteso e dall’altra a capire che questo re conoscerà la passione e morirà per salvarci.
 
Gesù è il re. Il re che era atteso dal popolo di Israele: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele”! (Gv 12, 12-16). In effetti questo gesto del ritorno di Gesù a Gerusalemme su un asino, acclamato dalla folla che esultava di gioia nel vedere finalmente il suo liberatore, evocò la speranza di un intero popolo che davvero aveva bisogno di un re salvatore come disse il profeta Zaccaria: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Efraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare et dal Fiume fino ai confini della terra” (Zc 9, 9-10). L'aspettativa messianica di Israele, quindi, era basata sulla figura di un re politico-religioso. Ma era il contrario; Gesù era il messia atteso, il re del popolo di Dio, tuttavia la sua regalità non è di questo mondo.
Gesù è il re nel modo più scandaloso agli occhi dell'umanità, è un re crocifisso per il suo popolo. La liturgia di oggi ci fa vedere questo contrasto: Gesù acclamato Re e Gesù che parla della sua morte ai suoi discepoli.
Fratelli e sorelle in Cristo, Gesù è il nostro re, ma non un re come quelli di questo mondo che amano comandare e usare il popolo per scopi ideologici personali, è il nostro re nell'umiltà e nel sacrificio di sé: "Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la mia vita per il riscatto dell'umanità". Così il nostro re, accettando di soffrire la sua passione, di morire e risorgere per noi, rimane re per sempre. Questa regalità è prima della sua nascita, Cristo è il nostro capo ci dice San Paolo: “Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli” (Col 1, 15-20).
 
Cristo ci lascia un esempio di amore: amarci l'un l'altro in uno spirito di umiltà e donazione reciproca. Questo amore deve essere basato su Gesù. Dobbiamo amare profondamente Gesù come le due sorelle Marta e Maria. Gesù ha anche bisogno di vedere il nostro affetto per lui, questo è molto importante. Da questo amore di Gesù nasce nei nostri cuori la vera carità. L'amore di Dio trasforma il nostro servizio in un dono. Il dono viene dal cuore, non è soltanto l'oggetto dato, ma è tutta la volontà e l'amore che lo accompagnano. Ricordate la donna nel tempio di cui parla Gesù che offrendo tutto quello che aveva anche se poco è come se avesse dato più di tutti gli altri. L'amore di Dio apre i nostri occhi al mondo e ci spinge a fare come Gesù. Non chiudiamo gli occhi sulla sofferenza di questo mondo perché il giudizio di Dio è basato sull'amore.
 Buona festa delle palme a tutti!
Don Jean
Lettera di don Jean del 21 Marzo 2021

"SONO LA RISURREZIONE E LA VITA!"

Fratelli e sorelle in Cristo, la risurrezione di Lazzaro nel Vangelo di Giovanni (Gv 11, 1-53), ci invita a credere nella potenza divina di Cristo che è in grado di liberarci da tutte le situazioni angoscianti e liberaci dalla morte. Per capire questo brano, vi suggerisco di meditare sulle tre espressioni di Gesù in questa storia originale della risurrezione del suo amico Lazzaro: “Questa malattia non porterà alla morte”, “Io sono la risurrezione e la vita”, “liberatelo e lasciatelo partire”.
 
1.“Questa malattia non porterà alla morte”: Gesù era fuori dalla Giudea quando riceve i messaggeri delle sue amiche, Maria e Marta, raccontandogli della malattia del suo caro amico Lazzaro, fratello delle due sorelle. Pensando che subito sarebbe tornato a Betania per curare il suo amico, ha detto piuttosto questa sorprendente parola: "questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio". Due giorni dopo, è lui che informa i suoi discepoli che il suo amico Lazzaro è morto: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma vado a svegliarlo”. Siamo tutti mortali nella nostra carne. Tuttavia, la nostra amicizia con Gesù ci rende immortali nell'anima. Nessuna malattia può uccidere la nostra amicizia con Cristo (questa malattia non porterà alla morte). San Paolo lo dice molto bene; “Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. la fede in Gesù Cristo quindi è il rimedio alla malattia che conduce alla morte.
 
2. “Io sono la risurrezione e la vita”: la risurrezione del suo amico Lazzaro è il segno che dà a tutti coloro che credono in lui. Ci dice: "Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chi vive e crede in me non conoscerà la morte eterna". Gesù è entrato nella nostra storia umana per combattere la morte e aprire la porta della vita eterna. Ora attraverso il nostro battesimo siamo morti e siamo risorti con Colui che è vivo per sempre. Camminiamo sulla terra come figli di Dio, liberi e vivi cioè cittadini del Cielo sulla terra. La morte non è più la fine ma un passaggio. Ecco l’autorità di Gesù sulla morte: “Lazzaro, vieni fuori! Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”.
 
3.Liberatelo e lasciatelo andare”: Ecco il compito del nostro Maestro; liberare et lasciare andare. Gesù invita anche noi a non rinchiuderci nelle nostre tombe cioè a vivere da soli le nostre difficoltà. Gesù viene da noi per dire di fidarci a lui. Viene da noi per dirci di non aver più paura, che è vivo, che è la risurrezione e la vita. Dobbiamo avere il coraggio di amarlo veramente e di avere fiducia in lui. Ricordiamoci di questa parola del Signore: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Infine, fratelli e sorelle in Cristo, Gesù ci invita anche ad andare a liberare coloro che sono rinchiusi nelle loro tombe della miseria, della malattia, delle sofferenze di ogni tipo. Dobbiamo dare gioia a chi non ride più, dare speranza a chi non ce l'ha più. È così possiamo resuscitare tante persone dalle loro tombe.  Cristo ci invia per continuare le sue opere nel mondo, per dare pace, gioia di vivere e felicità a tutti.
 
Don Jean
Lettera di don Jean del 14 Marzo 2021

GESÙ È LA LUCE DEL MONDO!

Il miracolo della guarigione del cieco dalla nascita al tempio è di grande importanza per l'evangelista Giovanni (Gv 9, 1-38). Gesù è la Luce per tutti gli uomini. Come si manifesta la luce di Gesù in noi? Tre gradi per arrivare alla vera luce: lo stato delle tenebre, il contatto con la luce e dubbi, la fede completa in Gesù come vera luce.
 
1. Lo stato delle tenebre: L'uomo guarito era nato cieco e non aveva la possibilità di guarire, non era né colpa sua né dei suoi genitori, ma così aveva voluto Dio, ci dice Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. Quindi egli ha agito su quest'uomo in modo che potesse recuperare la sua vista. Gesù con questo miracolo dimostra il suo potere divino: “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Gesù viene sempre ad incontrarci per aiutarci a vedere di più nella nostra vita e vedere il mondo in modo diverso. Siamo come questo cieco che aspetta che Gesù venga per essere guarito. Lasciamoci nelle sue mani e vedremo chiaro come il cieco dalla nascita nel vangelo ha si è lascato nelle mani di Gesù.
 
2. Il contatto con la luce e i dubbi: Perché questo miracolo ha messo in movimento i farisei e gli scribi? Sapevano che colui che ha guarito questo uomo, nato cieco, dovrebbe essere un inviato di Dio. Però non volevano riconoscerlo perché erano orgogliosi e preoccupati di salvaguardare i loro vantaggi religiosi. Riconoscere pubblicamente questo miracolo, era come riconoscere l'autorità di Gesù su di loro; poiché non erano pronti a farlo, trovarono i motivi per accusare Gesù di infrangere la legge del sabato: “allora alcuni dei farisei dicevano: quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. I farisei volevano intimidire l'uomo guarito da Gesù dicendo che è solo un peccatore quindi incapace di compiere un gesto del genere: “Da gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è peccatore”. Ma l'uomo guarito sapeva solo una cosa: “Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”. Poi aggiunge: “che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato”. La storia di quest'uomo con i farisei possiamo paragonarla così: spesso quando incontriamo la luce di Cristo e facciamo sapere agli altri, certe persone vengono e ci dicono che ciò che crediamo è falso. Fanno di tutto per scoraggiarci perché sono gelosi di noi. Sono loro a mettere dei dubbi nella nostra testa. Dobbiamo restare saldi in questa meraviglia che il Signore ci ha mostrato.
 
La fede in Gesù come vera Luce: Tuttavia, l’uomo guarito aveva bisogno di vedere oltre. Gesù, mostrandosi a lui come il Cristo, il messia atteso, gli chiede se crede: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?" rispose l'uomo: “E chi è, Signore, perché io creda in lui? Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!” Il cieco ha avuto la possibilità di vedere, ma in più, entra in una dinamica di fede per lasciare definitivamente le tenebre.
Fratelli e sorelle in Cristo, Gesù è la luce del mondo, l'unico in grado di illuminare l'oscurità dei nostri cuori. Gesù permise all’uomo guarito di vedere doppiamente: vedere le cose visibili e quelle invisibili, che meraviglia per quest'uomo! Questo prodigio è per tutti coloro che credono in Gesù; quello di vedere le cose di questo mondo con la luce di Gesù e anche di comunicare con l’invisibile nell'Eucaristia. Così in colui che crede in Gesù c'è questo duplice aspetto: lo sguardo delle cose visibili e lo sguardo dell'invisibile. Dio non è lontano da noi, vive in mezzo a noi, non è in uno spazio al di fuori dello spazio degli uomini, ecco perché sentiamo la sua presenza in alcuni momenti. Lasciamoci illuminare da Gesù, lasciamo il nostro oscurantismo e spalanchiamo i nostri cuori a Gesù ora e per sempre, amen!
Don Jean
Lettera di don Jean del 07 Marzo 2021

"IO SONO"

Questa piccola espressione composta da due parole è il motivo principale della condanna di Gesù. Davanti ai giudei che lo ascoltavano, Gesù ha rivelato la sua vera identità: "In verità, in verità vi dico, prima che Abramo fosse, Io Sono" (Gv 8, 31-59). "IO SONO" è il nome di Dio. Questo è il nome che Dio ha dato a Mosè quando si è rivelato a lui: "Tu parlerai così ai figli d'Israele: IO SONO mi ha mandato a voi". (Es 3, 13-14). Il nome di Dio in quattro lettere, in ebraico: YHWH. Questo tetragramma è il nome più sacro per gli ebrei e solo il sommo sacerdote potesse pronunciarlo. Gesù, identificandosi con questo nome, si fa uguale a Dio. Gesù quindi si rivela agli ebrei com’è: dall'eternità, ha preso carne e ha vinto la morte. Per loro è uno scandalo. Per noi Gesù è il Salvatore.

1. Gesù dall’eternità: San Giovanni ha questa particolarità di dire la verità su Gesù dall'inizio del suo vangelo, questa verità che è dall'eternità e per mezzo di lui tutto è stato fatto: "In principio era il Verbo e il Verbo era rivolto a Dio, e il verbo era Dio (Gv 1. 1-14). Gesù si è sempre presentato agli ebrei come il figlio di Dio Padre. Ha detto che viene da Dio ed è da Dio suo Padre che ottiene la sua missione. Nel libro della Genesi, il Signore Dio si presenta ad Abramo in tre uomini, ci dice la Scrittura (Gen 18: 1-2). E Gesù si riferisce a questo incontro dicendo: “Abramo vostro padre, esultò al pensiero di vedere il mio giorno: lo vide e ne fu felicissimo”. E la lettera agli Ebrei identifica Gesù con sacerdote al modo di Melchisedek, re di Salen (re della pace) che benedisse Abramo (Eb 7,1; Gen 14, 18-20).

2. Gesù ha preso carne: diciamo nel nostro credo che; “Per noi uomini e per la nostra salvezza è discese dal cielo”. Per salvare l'uomo dal peccato della morte ci voleva qualcuno, come il figlio di Dio, per vincere la morte. “Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo unigenito affinché chiunque crede in lui possa avere la vita eterna. (Gv 3, 14-15)”. Gesù prese davvero il nostro corpo mortale in tutto tranne che nel peccato ci dice la Scrittura. Solo Gesù aveva il potere di liberarci da questo peccato come lui stesso disse molto chiaramente: “In verità vi dico, chi commette il peccato è schiavo del peccato. Lo schiavo non sta sempre in casa, il figlio vi resta per sempre. Quindi, se è il Figlio che vi rende liberi, sarete veramente uomini liberi”.

3. Gesù ha vinto la morte: "In verità, in verità, io vi dico, se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno". (Gv 8:51). Il nostro Maestro ha vinto la morte. San Pietro, dopo aver guarito un paralitico con il nome di Gesù, disse: "il Principe della vita che avete ucciso, Dio lo ha risuscitato dai morti - noi ne siamo testimoni" (At 3: 15). La forza del Risorto opera nel corpo dei suoi discepoli. Questo è il motivo per cui la prova della vittoria di Cristo sulla morte non è nella dimostrazione scientifica, è nella forza e nella santità che accompagnano i seguaci di Cristo in tutto il mondo. Il nome di Gesù scaccia i demoni e gli spiriti impuri; il nome di Gesù guarisce i malati e soprattutto il nome di Gesù dà alla luce nuovi figli di Dio in tutto il mondo.
Le ultime parole della Bibbia sono quelle di Gesù che disse: “Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. "(Ap 22, 12-13).
Don Jean
Lettera di don Jean del 28 Febbraio 2021

Signore “dammi da bere".
 
In questa seconda domenica di Quaresima siamo invitati ad andare alla fontana per attingere acqua viva come la Samaritana nel Vangelo secondo San Giovanni nel quarto capitolo. A Locate Triulzi si trova il Santuario di Santa Maria alla Fontana. Questo santuario ha una fontana sotterranea. Per accedere alla fontana bisogna scendere una scalinata fino alla fonte d'acqua. Nella nostra riflessione in questa seconda domenica di Quaresima, prenderemo le scale per scendere alla fonte di acqua viva. Tre gradini per accedere alla vera acqua, Gesù Cristo, nell'episodio della Samaritana che lascia intravedere un'immersione nella ricerca di questa acqua viva. Guardando più da vicino, notiamo: l’incontro con Gesù, il desiderio di conoscere la Verità, la scoperta della Verità e l'annuncio.
 
1. L’incontro con Gesù: Gesù è l'iniziatore dell’incontro con la donna di Samaria nel Vangelo. Chiede alla donna di dargli da bere; "Dammi da bere". Con questa richiesta, il Signore introduce il dialogo con la donna che aveva più bisogno di vera acqua viva per avere una vita più serena liberata dall'angoscia che aveva in fondo al cuore. Infatti, nel dialogo con il Maestro, si apre a Gesù dicendogli la verità sulla sua vita privata; “Io non ho marito”. E Gesù le disse: “Dici bene: non ho marito; ne avevi cinque e l'uomo che hai adesso non è tuo marito. In questo hai detto la verità”. Dio non ci chiede di essere santi prima di iniziare una relazione con lui, ci chiede semplicemente di essere sinceri con lui. Ci viene incontro così come siamo. Ci conosce già molto prima che gli parliamo. Quindi il rapporto profondo con Dio inizia con sincerità di cuore. Una volta che mostriamo a Dio la volontà di chiarezza, allora ci dirà tutto sulla nostra vita e così sorgeranno domande reali nei nostri cuori.
 
2. Il desiderio di Verità: dopo questo primo passo che consiste nello stabilire un rapporto di fiducia, rassicurata di trovarsi di fronte a un uomo come nessun altro, coglie l'occasione per saperne di più. Vuole scoprire la verità: “Signore”, gli disse la donna, “vedo che sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Fratelli e sorelle, non esitiamo a fare domande al Signore. È il nostro confidente per eccellenza ed è pronto a risponderci. La Samaritana ponendo questa domanda a Gesù che è giudeo, quindi che adora Dio nel tempio, lo mette alla prova. Gesù gli risponde orientando la risposta in una nuova direzione più interiore: “Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Gesù guida la donna verso una nuova forma di adorazione che soddisfa i criteri di spirito e verità. Questa nuova prospettiva di culto si riferisce ai tempi nuovi, cioè la venuta del Messia, in cui tutti credevano fermamente e attendevano con ansia la venuta. Questo è il motivo per cui la donna risponde a Gesù dicendo: “So che verrà un Messia chiamato Cristo. Quando verrà, ci dirà tutte le cose ".
 
3. La scoperta della Verità e l'annuncio: Quando Gesù si presenta alla donna per dirle che è il Messia atteso: “Sono io, che parlo con te”, allora lei capisce tutto. Si rende conto che quando parlava con lui, aveva la sensazione di parlare con qualcuno che è uomo e divino allo stesso tempo. Corre e va in città per condividere la buona notizia.
 
Fratelli e sorelle in Cristo, la Samaritana scopre la Verità dopo essersi lasciata incontrare da Gesù. Ha aperto il suo cuore a Gesù e ha mostrato il desiderio di conoscere la Verità. Siamo invitati, durante questo tempo di Quaresima, a incontrare Gesù. È l'acqua viva che disseta la nostra sete di Verità. Cerchiamo di conoscerlo di più. Entriamo nel suo mistero perché è vivo e presente in mezzo a noi. La Chiesa è quel luogo dove la fonte della salvezza donata da Cristo non si prosciuga mai. In lei la fonte della grazia del Signore è donata in abbondanza e gratuitamente.
Don Jean
Lettera di don Jean del 21 Febbraio 2021

La Quaresima nella “quaresima”! Imploriamo la misericordia di Dio.
 
Eccoci di nuovo nel tempo di preparazione verso la Pasqua: La Quaresima.
La Quaresima è sempre un momento favorevole per avvicinarci a Dio ed implorare la sua inesauribile misericordia. Però viviamo già nella “quaresima” dal 21 febbraio 2020, quando abbiamo saputo della presenza dei primi casi di COVID19 in Lombardia.
 
Siamo in “quaresima” da un anno, cioè da un anno facciamo penitenza accettando le restrizioni che ci impediscono di vivere normalmente perché la lotta contro questa pandemia ci obbliga a farlo. Se la Quaresima è un tempo di penitenza, lo siamo già da un anno. Così, dopo un anno di "quarantena" (per la maggior parte degli anziani) e sentendo le notizie di una nuova variante del virus, la nostra serenità resta turbata. Ma è proprio con tutte queste preoccupazioni che ricominciamo un tempo di Quaresima, un tempo di cammino con il Signore, come Mosè nel deserto ha guidato gli israeliti verso la terra promessa, così anche noi con il nostro Maestro Gesù Cristo verso la Pasqua.
 
La nostra Quaresima è un tempo favorevole per chiedere la misericordia del Signore. Mi piace questa bellissima definizione della misericordia di Dio del Papa Francesco: “la Misericordia è il cuore del Vangelo! Non dimenticate questo: la misericordia è il cuore del Vangelo! È la buona notizia che Dio ci ama, che ama sempre l’uomo peccatore, e con questo amore lo attira a sé e lo invita alla conversione”. (Dixit, Coroncina e novena alla DIVINA MISERICORDIA, ed. Shalom 2008). Definire la Quaresima come un tempo in cui imploriamo la misericordia di Dio ci consola, nonostante l'angoscia suscitata da questa presenza della pandemia. Dobbiamo implorare con fervore la misericordia di Dio, le nostre vite sono nelle sue mani. Come implorare questa misericordia di Dio in questo tempo di Quaresima? Nella preghiera, nella carità e nel digiuno.
 
Primo, la preghiera; la preghiera ci avvicina a Dio. Le domeniche di Quaresima sono molto importanti per il nostro cammino quaresimale, quindi è fortemente consigliato non perdere questo tempo favorevole. Anche in questo periodo di Quaresima è richiesta la preghiera in famiglia per implorare insieme la misericordia di Dio sulla famiglia e sulla casa. Mi è piaciuta molto questa bella preghiera del cardinale Martini: O Dio "Fa’ che nella nostra preghiera vinciamo ogni paura che ci impedisce di deciderci per te, per i fratelli, per ciò che ci costa, per ciò che ci spaventa;  fa’ che la nostra preghiera sia una vittoria della nostra fede: in essa trionfi la tua potenza che ha vinto la paura della morte."

Secondo, la carità o l’elemosina; Dio ci mostra la sua misericordia ogni giorno a nostra volta per mostrare misericordia attraverso la carità. La carità non dovrebbe essere un atto isolato nella nostra vita, ma uno stile di vita che si inserisce nel nostro cammino quotidiano. Carità nel parlare, nel guardare, carità in tutto ciò che facciamo. San Paolo ci dice nella sua lettera ai Gàlati: “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri”. (Ga5, 12)
 
Infine, il digiuno o la penitenza; Papa Francesco definisce il significato del digiuno nel suo messaggio sulla Quaresima di quest'anno in questi termini: “il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento. Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso”. Il Papa ci invita nel suo messaggio a fare il digiuno di tutto ciò che ci ingombra, per aprire i nostri cuori al dono di Dio.
 
Fratelli e sorelle in Cristo, siamo quindi chiamati in questo periodo di Quaresima 2021 a implorare con più vigore la misericordia di Dio sul nostro mondo e su noi stessi. Con la grazia di Dio osiamo di nuovo sperare perché la speranza è la nostra forza vitale. Dobbiamo sempre tenere presente che usciremo vittoriosi dalla paura e dall'angoscia con Cristo che ha vinto la morte.
 
Vi auguriamo buona Quaresima e buona fortuna nella marcia verso la Pasqua del Signore e la nostra propria Pasqua, amen!
Don Jean
Lettera del 14 Febbraio 2021

Carissimi e carissime,
stiamo vivendo i “Giorni del cuore”, perché Gesù Eucarestia è veramente il centro di ogni persona e di ogni comunità cristiana e al centro del nostro corpo c’è il cuore che è fonte di vita, se questo ha problemi e si ammala la vita diventa difficile e complicata. Sono consapevole che per molti, anche credenti dichiarati, il cuore pulsa per altre cose, ma non mi scandalizzo più perché Dio stesso ci lascia liberi anche di sbagliare per poi poterci convertire.

La Parola di Dio spesso prende riferimento dal cuore, lo definisce a volte “fatto di pietra” e il Signore si presta a togliere questo cuore e darcene uno di carne.
Gesù stesso vede nel cuore il luogo simbolico da cui escono i sentimenti belli ma purtroppo anche quelli meno belli e invita a vigilare su di esso, è significativo che questa domenica coincida con la festa di san Valentino patrono degli innamorati che fanno del cuore il simbolo del loro affetto reciproco. Ci auguriamo che anche in questo caso il “cuore & amore” sia vivo e sincero.
Di cuore parla il Vangelo, quello di due uomini che vivono la propria esperienza in modi diversi ma la meta è la stessa: il tempio dove si incontra il volto di Dio. Uno è fariseo, ha un cuore orgoglioso e pieno di sé perché si sente a posto con la vita, in lui palpita un cuore “osservante e generoso”.  L’altro uomo è un pubblicano in lui batte un cuore che si rimprovera tanti sbagli, per questo si percuote il petto con la mano  e  sta in fondo al tempio e non davanti come il fariseo.
Qui avviene la distinzione più forte, il primo si vanta della propria vita il secondo vive quella che recita il salmo: ”un cuore affranto e umiliato tu Dio non disprezzi.”
Conclude il Vangelo il fariseo tornò a casa non giustificato mentre il secondo con un cuore riconciliato.
Stare alla presenza del Signore per sentirsi toccare nel cuore e sperimentare la gioia dell’essere perdonati e in comunione con Dio e i fratelli nella fede.

Vorrei concludere con una fraterna esortazione che attingo  da  Mons. Bregantini anche se la adeguo alla nostra riflessione:
"Carissimo e carissima  nella tua vita non vivere solo di appuntamenti con gli amici ma vivi anche l’esperienza dell’appuntamento con Dio.
Fissa un tempo nella tua giornata per ritrovarti a tu per tu con lui perché possa parlare al tuo cuore e lì imparare a crescere ed amare veramente.
Fidati di Dio, che sempre provvede, oltre le nostre forze.
Impara a ringraziare, sempre, anche delle piccole cose quotidiane. Valorizza ciò che sei e che fai senza vantarti e sminuire quello che fanno gli altri ma mettilo in comunione, i doni condivisi si moltiplicano. Il mondo diventa un prato verde come le colline di Galilea e il tuo cuore sarà un giardino fiorito."

Alla prossima, prima domenica di quaresima.
Don Bruno
Lettera del 7 Febbraio 2021

Carissimi e carissime,
desidero per prima cosa ringraziarvi per la vostra presenza e collaborazione  al  fraterno  momento  di   ringraziamento che abbiamo vissuto domenica scorsa durante la Messa delle 11:00, quando il diacono Renato ha concluso ufficialmente il suo servizio ministeriale nella nostra Comunità.

Grazie  al  gruppo  “Sorrisi  e  Consolazione” che vede un cambio di guida (ancora da fissare la successione) riconoscente a Renato per la sapiente animazione  e  sostegno dato in questi anni anche come responsabile della Caritas insieme a Luisa e altri validi collaboratori e collaboratrici.

Grazie a quelle persone che hanno collaborato con me per pensare a gesti che avevano lo scopo di sottolineare il grazie della Comunità intera a Renato.
Grazie al coretto dei bambini e bambine che hanno animato la Santa Messa con le chitarriste che li seguono con attenzione, ai Diaconi del nostro Decanato che erano presenti per l’occasione, grazie all’Amministrazione Comunale per  la  gradita  presenza  del Sindaco e Vice Sindaco, nell’aver riconosciuto il  prezioso  lavoro  che  il nostro  Renato ha svolto al servizio  della  Comunità, anche civile, nell’attenzione ai bisognosi e a chi manifestasse qualche necessità.

Grazie anche  alla  presenza  numerosa  dei  Templari  Cattolici Italiani per il prezioso servizio di vigilanza.

Grazie a tutti quelli che in modi diversi hanno voluto essere vicini alla Comunità in questo sereno e fraterno saluto.

Domenica 7 febbraio, penultima dopo l’Epifania o detta della Divina Clemenza e Giornata nazionale in difesa della Vita, un impegno grande per ogni uomo e donna specialmente se credente e che  ritiene  la Vita  di  ogni  persona, sacra e inviolabile, in un momento dove non trascorre giorno in cui sentiamo di vite tolte,  soppresse anche negli ospedali, là dove la vita di ogni persona deve essere salvaguardata anche nella debolezza  dalla malattia e che sarà al centro della XXIX giornata del malato che verrà celebrata giovedì 11 Febbraio  memoria della Madonna di Lourdes. Pregheremo per tutti gli ammalati e in particolare quelli della nostra Comunità affidandoli alla Mamma di Gesù e mamma nostra.
Mi è a cuore ricordarvi le prossime Giornate Eucaristiche che prenderanno avvio giovedì 11 febbraio al pomeriggio fino a domenica  14 con le celebrazioni Eucaristiche.

Abbiamo scelto come linea guida la frase evangelica che conclude l’esperienza del Tabor : “E NON VIDERO CHE GESU’!  Il calendario dei momenti proposti sono riportati sul programma esposto e inserito anche in questo informatore settimanale oltre che leggibile nelle Bacheche della Parrocchia.
Nonostante la pandemia, vi invito a trovare spazi da vivere nell’incontro personale e comunitario con Gesù Eucarestia, un bene prezioso per l’anima e la vita personale.
Noi sacerdoti e diacono saremo a disposizione per aiutarvi nella riflessione e nella preghiera e, i sacerdoti,  saranno disponibili, seguendo con attenzione le indicazioni di sicurezza, a celebrare il Sacramento della Confessione  nello spazio riservato della “Cappellina della Riconciliazione”.
Buona settimana a tutti
Don Bruno
Lettera del 31 Gennaio 2021

Carissime e carissimi parrocchiani,
in questa domenica celebriamo la festa della Santa Famiglia di Nazareth, è posta al termine del mese di gennaio, mese della pace, forse perché la Famiglia oggi ha bisogno di trovare veramente la sua pace, in un mondo dove questa prima cellula della società è disattesa nelle sue necessità fondamentali spesso menzionate da quanti a parole gli dedicano attenzione ma poi fanno scelte che la impoveriscono e “minacciano” perché non favoriscono quegli strumenti necessari alla serenità della famiglia stessa. Tra questi il lavoro, la giustizia sociale, la salute fisica, il benessere complessivo, l’appagamento del bisogno di amore, l’esperienza di legami saldi e solidali, il riscatto dalla sofferenza, la solidarietà davanti alla morte ecc. Io come Cristiano ho il compito di collaborare e essere, senza smanie predicatorie e furbizie di proselitismo, segno dell’inquietudine che come una spina è conficcata nel cuore dell’uomo (Mons. Tonino Bello).
 
La liturgia ci consegna l’icona di una famiglia non esente da quelle difficoltà e sofferenze che accomunano ogni famiglia umana; le pagine evangeliche ci trasmettono la testimonianza di una famiglia particolare e grande, dice il prefazio, non tanto per la proprie origini regali e discendenza dal casato di Davide, ma piuttosto per la presenza del Figlio di Dio che rende quella semplice casa il luogo dove Gesù, obbediente a Maria e Giuseppe, è il segno dell’Amore del Padre celeste per ogni uomo e donna.
 
In questa domenica vorrei pregare con voi, per tutte le famiglie della nostra comunità e non solo, per quelle che vivono in “buona salute” e per quante hanno il cuore ferito, per quelle che camminano guardando nella stessa direzione e per quelle che possono aver perso la rotta, tutte sono nel cuore del Padre perché sono care a Lui .
 
Ringrazio il Signore per la famiglia in cui sono venuto al mondo e dove ha avuto origine la mia vocazione e penso debba essere per tutti il luogo particolare dell’esperienza del sentirsi amati e dove ognuno può individuare la propria strada .
 
Vorrei con voi innalzare questa preghiera da recitare insieme :
 
Signore, dona alla nostra famiglia pace, gioia e benedizione. Aiutaci a volerci bene, ad essere generosi e accoglienti a rispettarci ed aiutarci in ogni necessità, a godere delle piccole cose, ad essere laboriosi per guadagnare quanto basta per vivere dignitosamente, aiutaci a perdonarci gli uni gli altri, pronti ad ascoltarci reciprocamente e attenti alla tua voce che ci chiama a crescere nell’Amore e rendere preziosa la nostra vita. Amen.
 
Ma in questa domenica cade anche la festa liturgica di un grande uomo,  San Giovanni Bosco indimenticabile educatore di giovani che hanno, grazie a lui, scoperto la propria vocazione al sacerdozio, alla missione e alla vita matrimoniale.
 
Voglio invocarlo in questo giorno perché rinnovi in ciascuno di noi la gioia che dà sapore alla fede. Scrive nelle proprie memorie, che il giorno in cui fece ingresso in Seminario trovò in una scritta posta sulla meridiana  che fece diventare il proprio programma di vita: Afflictis lentae, celeres gaudentibus horae  (per chi soffre le ore sono lente, sono veloci per chi ha il cuore contento).
 
Ricorderò nella sua memoria  con gioia, nella Eucarestia,  tutte le famiglie, presenterò al Signore le loro attese e desideri, affiderò ancora una volta quelle famiglie che ho accompagnato nei primi passi della loro unione presiedendo al loro matrimonio, rinnoverò la mia vicinanza a quelle toccate dalla prova della morte. Il Signore accompagni tutti sulla strada da Lui tracciata. Un ultimo pensiero lo rivolgo al carissimo diacono Renato con il quale ho camminato in questi primi anni di parroco: grazie di tutto e che il Signore ti ricompensi per tutto il Bene che hai fatto a questa Comunità di Cusago e Monzoro nei 15 anni del tuo servizio generoso .  
Grazie a tutti e buona settimana
Don Bruno
Lettera del 24 Gennaio 2021

Carissime e carissimi parrocchiani
 
è già trascorso un mese dalla celebrazione del Santo Natale e 24 giorni dall’inizio del nuovo anno, il cammino continua con l’invito a dedicare questa domenica  alla  centralità  della  Parola di  Dio, nel clima  fraterno della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Un Vangelo ricco di  riferimenti e di invito a sentirci tutti sulla Barca di Pietro, chiamati per vocazione battesimale a  essere  pescatori di uomini, non in un compito di  proselitismo,  ma  di  accoglienza  di tutti gli uomini e donne sotto la guida di un solo Pastore che è Gesù.
E’ una domenica in cui il riferimento al cibo è presente nelle letture proposte dalla Liturgia e in particolare nel Vangelo di Matteo nel brano molto conosciuto della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Ma anche le altre letture ci parlano di cibo: nel deserto Israele vive un momento di nostalgia e di criticità. Dal cielo ogni giorno veniva a loro donata la Manna, ma il popolo si stanca subito di quel cibo e rimpiange il tempo trascorso in Egitto, tempo di schiavitù, certo,  ma con abbondanza di cibo diversificato, testualmente: ”Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio“ e ora chi ci darà la carne da Mangiare?
 
Nostalgia canaglia, la gente preferisce il cibo alla libertà e si fa  portavoce nostalgica del passato che diventa riferimento per piangere il passato che, non ricordavano, erano stati anni di prova e di privazioni. Dio ascolterà l’intercessione di Mosè e manderà sull’accampamento  le quaglie.
San Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto ricorda il percorso del popolo ebraico nel deserto dove misero alla prova il Signore con la mormorazione e per questo, non solo per questo, non entrarono nella terra promessa.
Ma ritorniamo al Vangelo quello di Matteo, l’episodio è ricordato anche dagli altri evangelisti anche se con qualche differenza:
 
Mi piace sottolineare alcuni passaggi che ci fanno sentire vicini alla folla di allora e ai discepoli:
  1. La necessità di staccare ogni tanto dalla vita ordinaria, di fare qualcosa di nuovo e di bello, anche se le disposizioni vigenti vanno in altro senso e ci chiudono dentro le nostre case e i nostri paesi. Tra le cose che potremmo fare è cercare un luogo e un tempo per pregare e meditare, non sia lasciato questo privilegio ai monaci o alle claustrali, Gesù parte dalla città per stare in disparte con i suoi discepoli.
  2. L’esperienza della condivisione, del mettere se stessi e le nostre doti umane nel grande contenitore della Comunità, direbbe San Paolo: al servizio del bene comune, per andare incontro alle necessità degli altri.
  3. La compassione che Gesù ha per la gente, egli è segno di quell’Amore  che  si  fa vicinanza e concretezza nei rapporti tra persone, della famiglia, del vicinato, della Comunità in cui viviamo. Gesù si prese cura di loro e degli ammalati.
  4. La fame! È una sensazione tremenda che tormenta, fiacca, rende a volte irritabili …50.000 persone erano presenti quel giorno, non bandierine che erano state piantate per rappresentare la gente che in America, per motivi di sicurezza, non hanno potuto essere presenti al grande evento! Ma gente in carne e ossa accorsi per dare sollievo a una fame che era interiore, la fame di Dio e della sua Parola. Ma se è vero che di solo pane non vive l’uomo ma della parola che esce da Dio, quella moltitudine aveva certamente anche fame di cibo.
  5. Gesù coinvolge i suoi discepoli, anche questa volta, come a Cana Gesù chiede aiuto ad altri e questa volta sono i più vicini, proprio gli apostoli, che lo invitavano a congedare la folla perché in qualche modo si arrangiassero a trovare qualcosa da mangiare.
  6. La responsabilità verso gli altri è di tutti, ce lo ha ricordato anche il nostro Arcivescovo nel discorso alla Città dell’ 4 Dicembre 2020. Dove in conclusione ringraziava, elogiava e incoraggiava tutti quelli che si fanno avanti e dicono “Eccomi! Tocca a me!”…sanno di essere servi e anche bersagli, talora di critiche fondate e costruttive, talora polemiche ingenerose, aggressive e offensive .Ma si fanno avanti perché sono convinti che tocca a noi! (Mons. Delpini pp.39-40).
  7. Gesù prende quel po’ il pane e i pochi pesci donati, li benedice e li fa distribuire alla folla… essi mangiarono a sazietà e portarono via dodici ceste di pane. Impariamo anche noi dal Vangelo e invece di lamentarci che siamo rimasti in pochi a collaborare e non vediamo persone più giovani affacciarsi alla porta per dire “avete bisogno?”. Impariamo da Gesù a mettere il nostro poco a disposizione e lasciamo fare a lui… lo scrivo per tutte quelle persone che soffrono per la situazione comunitaria, di loro, come l’Arcivescovo faccio l’elogio, esprimo la gratitudine, incoraggio il loro compito.

Il Signore vede e provvede, lasciamo a Lui il compito.
Buona settimana.
Don Bruno
Lettera del 17 Gennaio 2021

Carissime e carissimi parrocchiani,
in questa III domenica di gennaio la liturgia ci invita a partecipare a una festa di nozze a Cana di Galilea. Due giovani coronano il sogno della loro unione matrimoniale insieme a parenti e amici. Tra gli invitati ci sono due personaggi di particolare spessore, Maria e Gesù e pensiamo anche alla presenza dei discepoli visto che a ricordare l’avvenimento è uno dei dodici, appunto Giovanni Evangelista autore del IV Vangelo, presumiamo la presenza anche degli apostoli.
Questo episodio posto all’inizio del ministero pubblico di Gesù, è un’altra occasione, la prima attraverso un miracolo, per manifestare la presenza del Regno di Dio nel Verbo fatto uomo.
La festa è occasione di gioia ma rischia di essere turbata dal venire meno del Vino e la narrazione sembra portare a una situazione di particolare imbarazzo per i festeggiati e le loro famiglie.
   Giovanni mette “in gioco” Maria, la madre di Gesù, questa si rende conto della situazione e interviene chiedendo al figlio di evitare che i due giovani sposi si trovino nel mezzo di critiche e giudizi che possano contaminare la gioia di quella bella occasione. Sappiamo tutti cosa significhi essere sulla bocca della gente, specialmente di quella parte di critici della serenità degli altri. Gesù è in un primo momento titubante ma poi agisce facendo il suo primo miracolo (segno), mutando l’acqua messa nelle giare per la purificazione rituale in ottimo vino lodato da chi dirigeva il banchetto e che nemmeno si era accorto della situazione di difficoltà.
Vorrei aprire una breve parentesi per un invito a pregare per quelle giovani coppie che avevano messo in programma di celebrare la propria unione sacramentale ma hanno dovuto rinviarla a causa della situazione pandemica.
A loro il nostro affetto e il nostro fraterno augurio perché questo desiderio, che hanno nel cuore, si possa realizzare al più presto.
Sento, nel parlare comune, che oggi abbiamo bisogno di segni, ci mancano tantissimo quelli che erano i comuni gesti di famiglia o di amicizia, gli abbracci, le strette di mano che sancivano anche gli accordi e le relazioni in atto, ecc.
   Augurandoci ancora una volta che la situazione possa cambiare facciamo nostro il messaggio di questa domenica impegnandoci a essere uomini e donne: segni di speranza e di gioia vera. Con questo desiderio nel cuore, ci uniamo alla preghiera per l’unità di tutti i cristiani che inizierà lunedì 18 gennaio e si prolungherà per otto giorni: tema per quest’anno: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”.
Perla di saggezza: Un giorno un giovane chiese ad un anziano: “Come è possibile sapere se si è saggi, bravi e virtuosi?” Rispose l’anziano: “Sapere cosa fare è saggezza; sapere come farlo è bravura; farlo veramente e fino in fondo è virtù!”.
Carissimi, buona settimana a tutti e che il Signore vi accompagni e soprattutto impariamo ad ascoltare la voce di Maria che dice ai servi (e anche a noi) “fate quello che lui vi dirà!”
Alla prossima.
Don Bruno
Lettera del 10 Gennaio 2021

Un anno vecchio è finito, uno nuovo è iniziato ma che ne sarà? Da cosa dipenderà?
Dal nostro impegno! Dal nostro coinvolgimento personale magari espresso con maggior entusiasmo di come lo stiamo vivendo? …
Penso da tutto questo e anche da altre cose, ma come Comunità Cristiana come pensiamo di costruire il cammino che è davanti a noi? Personalmente considero che tante belle cose si hanno nel cuore e solo la situazione attuale ci impedisca di realizzarle e dobbiamo procedere passo dopo passo. In questa domenica si celebra la festa del Battesimo di Gesù al Giordano, quante cose aveva nel cuore il maestro che vedeva nel mondo attorno a sé, alcune cose le riteneva importanti altre le aveva certamente guardate con occhi pieni di amore ma anche di desiderio di poterle cambiare o almeno riconsiderare perché non erano scelte fatte per il bene delle persone, ma puramente tattiche, per salvaguardare il potere di chi comandava.

Giovanni Battista lo riconosce come l’Agnello di Dio e come colui che avrebbe dovuto continuare il processo di rinnovamento da lui iniziato ma, il suo grande zelo e la sua volontà di snidare le vipere che erano tra la gente lo hanno, portato al sacrificio della sua vita. L’occasione per noi è importante, è fare memoria del dono del battesimo che abbiamo ricevuto, per molti senza decisione personale, ma per diversi è il punto di partenza o ripartenza per le scelte importanti della vita. Ringraziamo i nostri genitori per averci portato al fonte battesimale, per essersi impegnati in prima persona per collaborare con Dio a costruire un cammino di umanità santificata dalla grazia e, ogni tanto, fermiamoci davanti al fonte battesimale, forse non è proprio quello della chiesa dove abbiamo ricevuto il Battesimo ma è certamente il “segno” di quei tanti fonti dal quale ogni giorno rinascono i figli dell’uomo e della donna a una vocazione di Gioia e di Santità.

Il mio ricordo battesimale è assente da testimonianze viventi, per le regole di allora il Battesimo era conferito entro gli otto giorni, e in quel tempo ero ancora in ospedale, mamma non c’era e non può ricordarselo, papà non c’è più e con lui sono venuti a mancare il mio padrino e la mia madrina e di quel giorno neanche una fotografia ricordo… allora assai rare. Di quel giorno solo uno scritto inviato dalla Clinica Mangiagalli alla Parrocchia per registrare l’avvenuto Sacramento. Qualche anno fa mi ritrovavo per una visita medica presso l’ospedale e ho potuto pregare davanti al fonte che mi ha reso cristiano.
Tuttavia, ho fatto sempre del fonte battesimale delle chiese dove sono  strato mandato, un luogo privilegiato per sostare, ringraziare e benedire coloro che sono stati artefici della mia vita spirituale. Penso che ognuno possa fare questo gesto fermandosi, oltre che davanti al tabernacolo, anche davanti al fonte per pregare e ritornare con la mente e il cuore alle fondamenta della propria vita Cristiana. In questa domenica faremo Festa insieme a quei bambini che il Battesimo lo hanno ricevuto da alcuni mesi, altri avrebbero dovuto riceverlo ma i genitori hanno preferito rimandarlo a tempi migliori. Li accompagniamo con la preghiera e la vicinanza di una comunità che è presente e cammina, anche con qualche limite, nel desiderio di dare testimonianza della propria fede.

Concludo con un fatto che assomiglia molto a episodi che mi sono capitati nelle varie parrocchie dove sono stato.
“In un paesino si sparse la voce che era cambiato il parroco della parrocchia. Subito si presentò alle porte della Parrocchia un povero male in arnese che individuato il parroco gli si avvicinò: - Padre - gli disse - conoscevo bene il vecchio parroco che era molto generoso con me. Spero che lo sia anche lei?... - Certamente, fratello. Solo che, vedi, io sono il vecchio parroco.

Il nuovo arriverà tra una decina di giorni! Solo Dio ci conosce veramente, perché ci ha adottati nel giorno del Battesimo! Lui sa chi siamo e conosce il nostro cuore e ci riconosce anche in mezzo a tanta folla e si ricorda sempre di noi. In ogni momento.
Buona domenica.
Don Bruno
Lettera del 1° Gennaio 2021

BUON ANNO 2021

Buon Anno 2021
 
Abbiamo da poco salutato l’anno 2020 e iniziato il 2021 con il desiderio che il vecchio porti con via con  se quello che di negativo ci ha donato e il nuovo possa essere un tempo di ripresa e di speranza per tutti .
Le restrizioni imposte dalle autorità hanno limitato i festeggiamenti comunitari limitandoli  a nuclei  piccoli ma la speranza non ha confini e sa superare i muri, e le montagne perché, anche senza WhatsApp, è in grado raggiungere il cuore di ognuno e nel signore Gesù ogni augurio diventa certezza di benedizione.
Con augurio abbiamo teso le mani verso le persone vicine con l’intenzione di abbracciare tutti quelli che conosciamo o sappiamo bisognosi di un ricordo e di una preghiera ma che erano fisicamente lontani.
 
“Non c’è nulla di più sacro di quelle mani tese a un abbraccio perché esprimono una volontà di amore, di apertura, di dialogo, di impegno a costruire un comunione di solidarietà tra tutti gli uomini, nella giustizia e nella fratellanza” (monsignor Tonino Bello)
 
Se ognuno di noi, per rendere il mondo più umano, mettese, nel corso di tutto l’anno lo stesso impegno e la stessa forza con cui ha donato e riceve gli auguri, la causa che cerca la pace nel mondo sarebbe già in parte risolta.

Tocca a noi, tocca a me, a tutti, essere messaggeri di speranza in un mondo che soffre di indifferenza e egoismi; che ha bisogno che ognuno si impegni a costruire un mondo diverso da quello che abbiamo tra le mani e che non è certamente quello che dio ha voluto agli inizi della creazione Insieme costruiremo questo nuovo anno perché sia migliore di quello passato perché ognuno si impegnerà a essere migliore di come è adesso.   auguri fraterni.   
Don Bruno
   Anno 2020 - "Una Lettera da don Bruno"
Lettera del 20 Dicembre 2020

LA MIA RICETTA PER UN NATALE VERO E SERENO PER QUANTO SIA POSSIBILE

Carissimi  e Carissime,
desidero, in occasione del Santo Natale, rivolgere a tutti voi il mio semplice e fraterno augurio e lo faccio attraverso un racconto a tema che desidera esprimere il sincero sentimento che ho nel mio cuore… ascoltate!

Cerca un angolo vuoto nel tuo cuore, non tanto grande, non serve strafare, ma che sia veramente libero da ogni compromesso e in particolare dai vincoli del tempo: deve poter viaggiare in tutto il mondo, dall’oriente all’occidente, come recita il nuovo testo della preghiera eucaristica della Messa, essere aperto all’oggi e al futuro. Cerca un angolo vuoto e costruisci il tuo presepe. Riempi il laghetto di azzurro profondo, come gli occhi di un neonato e fai in modo che in esso anneghino tutte le tue tristezze e paure.
Dal lago fai partire un sentiero di ghiaia sottile, che non renda difficoltoso il cammino del viandante, circondalo di un pascolo e di piante ombrose per il riposo dei pastori e anche per te stesso.
Alla fine del sentiero costruisci una grotta di cartapesta e all’interno mettici una mangiatoia abbastanza grande da ospitare un bambinello e accanto fai posto a due genitori pronti ad accoglierlo. Fai in modo che uno dei due abbia il tuo viso.
Sopra la capanna c’è una stella, se la vedi seguila ed esprimi un desiderio, ma che sia grande e bellissimo. Adesso apri la tua mano e lascia cadere farina bianca, fa che nevichi nel tuo presepe, lascia che i fiocchi leggeri coprano tutti i dolori e i mali del mondo e li congelino in un freddo abbraccio che neppure il sole d’estate possa scioglierli. E lascia che il sentimento di pace con tutti scenda nel tuo cuore … allora sarà un vero Natale.  
Auguri a tutti!
Il vostro parroco
Don Bruno
Lettera dell' 8 Novembre 2020

Carissimi e carissime,
 
l’anno liturgico Ambrosiano si conclude con qualche domenica d’anticipo rispetto al Rito Romano e con la celebrazione della Regalità del Signore Gesù che, risorto da morte e asceso al cielo, ha ricevuto dal Padre “ogni potere in cielo e in terra”.
Sappiamo che non si tratta di una regalità umana, terrena, perché Gesù stesso dice a Pilato che il suo regno “non è di questo mondo”.
Certamente ci domandiamo di che regalità si tratta, anche perché ne siamo coinvolti anche noi in quanto “popolo sacerdotale, profetico e regale”.
Gesù parlando ai suoi discepoli mette a confronto i Re della terra che si fanno servire e riverire… “ma tra voi non sia così!”
L’invito di Gesù è quello di una regalità che si fa servizio dei fratelli, che si mette a disposizione delle necessità degli altri “perché nessuno resti indietro”.

Mi sembra di rivedere alcune scene che ho vissuto qualche anno fa quando accompagnavo l’oratorio in montagna. Quelle stupende passeggiate sui monti del Trentino. Ma c’era sempre il solito problema… chi aveva la gamba lunga andava avanti quasi correndo e chi faceva più fatica e aveva il fiato corto camminava a rilento e arrivava in cima dopo qualche ora rispetto ai primi, a volte derisi dai provetti “camosci” della montagna.
 
Ma la cosa bella che si vedeva era il mettersi a diposizione di chi faceva fatica offrendosi di portare lo zaino dell’altro fino in cima e cercando di mantenere lo stesso passo del compagno di viaggio.
Interpreto così quella regalità che oggi ci viene mostrata da Gesù, Lui che era Dio si è messo al passo nostro, rispettando il cammino di ognuno, portando sulle sue spalle i nostri “pesi” perché, appunto, ”nessuno” resti indietro.
In questa domenica la Comunità rinnoverà ad alcune persone il Mandato Caritativo, riconoscendo il servizio prezioso che svolgono nella comunità.  Non riceveranno statuette, targhe, o altri riconoscimenti ufficiali ma verrà rinnovata la fiducia e la gratitudine dell’intera Parrocchia per la solidarietà  e l’impegno verso le persone che fanno fatica a camminare sulla strada della vita quotidiana.
Il regno di Dio si ritrova nelle opere di misericordia attuate verso i deboli, gli ultimi ed gli esclusi.  
 
Concludo questo ultimo incontro dell’anno liturgico, mi prendo un po’ di tempo per riflettere, visto che ci è imposto una sosta forzata, per preparare il Santo Natale. Ci sentiremo in prossimità della festività, per ora auguro a tutti di vivere un sereno tempo di attesa “nel lungo” Avvento Ambrosiano.
P.S. “Come non c’è amore verso Dio senza carità verso il prossimo, così non è facile arrivare a Dio se un prossimo non ci mostra un segno qualsiasi della divina bontà.”  Don Primo Mazzolari    
Alla prossima
Don Bruno                           
      
Lettera del 1° Novembre 2020

Carissimi e  carissime,
si conclude il mese di Ottobre, mese dedicato alla Beata Vergine del Santo Rosario ed entriamo in novembre, mese della memoria e d’inizio di un nuovo anno liturgico con il tempo di Avvento.
Ma restiamo a questa domenica 1° Novembre che fa un tutt’uno con il giorno dopo: la memoria di tutti i defunti.
Un decreto dell’Arcivescovo nella sua qualità di Capo rito ha previsto che la domenica 1° Novembre,  liturgicamente la “II Domenica  dopo  la  dedicazione del Duomo”, si possano celebrare più Messe nella festa di tutti i Santi.
La liturgica della parola ci propone alcuni testi biblici che mettono in evidenza il concetto di Santità, che il Vangelo definisce Beatitudine, quale naturale conseguenza di una vita fatta di opere di misericordia o di sincera spiritualità evangelica.
Così leggeremo nella pagina delle Beatitudini, secondo l’Evangelista Matteo,  dove la  conclusione  è una esortazione a rallegrarsi nel Signore perché grande è la ricompensa nei cieli.
Ma come realizzare questa Santità nella vita? Vediamo che di Santi proposti dalla Chiesa ce ne sono a migliaia, e ognuno con proprie caratteristiche, sensibilità, scelte personali o di comunità per il bene della Chiesa e delle persone.
Il nostro Arcivescovo Mario, indica una strada per raggiungere  questa  meta  ed  è  il  vivere  con  pienezza la propria vocazione e richiama l’importanza di ogni vocazione che porta  a sentirsi pienamente realizzati.
Ma tu lo hai mai incontrato un Santo? Penso a una risposta positiva… c’è chi ricorda di aver conosciuto il Beato Cardinal  Schuster, chi ricorda di aver ricevuto la Cresima da San Paolo VI e chi, come me, ha avuto la gioia di incontrare personalmente per due volte (una alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale e l’altra qualche anno dopo) il Santo Giovanni Paolo II. Incontri straordinari e significativi, ma la Santità non è per poche migliaia di persone, è una chiamata per tutti e la festa di tutti i santi ce lo ricorda ogni anno e certamente di Santi “normali“ ne abbiamo incontrati diversi, persone del vicinato, o del nostro nucleo familiare, impegnati nella Parrocchia o nella vita sociale. Testimoni di una Amore che si è fatto presente nelle famiglie, nelle comunità dove viviamo dove sono stati  uomini e donne di comunione e di pace alla luce del Vangelo. La Chiesa non li conosce tutti, ma li venera e invoca con fiducia, ce li indica come modelli di vita cristiana.
Accanto alla memoria dei Santi la Chiesa unisce anche quella di tutti i defunti e in questi giorni si svolgono diverse celebrazioni a suffragio di quanti ci hanno lasciato per fare ritorno alla “Casa del Padre di Tutti”.
Vorrei concludere riportando un testo di un sacerdote già citato in altre lettere, Giuseppe Magrin, la poesia si intitola  la Vita è uno spartito:
“La vita è uno spartito senza note,/ne scrivi alcune e poi ti trovi al termine/senza fiato/per riprovarne il canto senza udito, per rigustarne l’eco.
Quaggiù la vita/resta pur sempre un’opera incompiuta/un inno inevidente o zoppicato/un inno impoverito dal peccato…
Quel Dio che ti genera ogni giorno/riempirà di note tutte sue i vuoti che hai lasciato nel cammino…/lo rivedrai lassù nel tuo spartito cantate dall’intera umanità…
Allora finalmente esploderà/nell’armonia di un’agape infinita/ il coro dei frammenti ricomposti/ e riconoscerai che pure tu sei stato sulla terra per alcuni una voce inconfondibile d’un canto riscritto dalla sua misericordia..."
Alla prossima
Don Bruno
Lettera del 25 Ottobre 2020

Carissimi e Carissime,
celebriamo in questa domenica 25 ottobre, nella nostra Diocesi di Milano, la Giornata Missionaria. Il titolo proposto dal papa nel suo messaggio è espressamente vocazionale: ECCOMI, MANDA ME!     
E’ la risposta generosa alla richiesta del Signore: ”Chi manderò?”
La risposta nasce da una lettura della storia presente,  che chiede che sia il cuore a guidare la nostra vita in un tempo in cui l’attuale crisi mondiale interpella tutta l’umanità e la Chiesa stessa.
Come i discepoli nel Vangelo, siamo stati presi alla sprovvista da una  tempesta inaspettata,  furiosa e ci siamo trovati a sperimentare le  nostre  fragilità, il  disorientamento e le paure, confortandoci a vicenda; ci siamo messi a gridare “Siamo perduti” e, sperimentando che ognuno ha bisogno degli altri - dei fratelli e delle sorelle - li abbiamo cercati,  chiamati,  desiderati con i social o dai balconi delle case. In questo contesto il messaggio missionario è un invito a non chiuderci ma a renderci disponibili ad annunciare la vicinanza e la presenza di Dio.
Questo vuoto lo hanno sentito anche gli apostoli dopo la Pasqua di Gesù, che apre loro la mente perché comprendano quanto hanno sperimentato e promette loro lo Spirito Santo perché li accompagni nel loro compito di Testimoni e Missionari del Vangelo.
Qualche tempo dopo Pietro testimonierà, nella sua predicazione, l’esperienza dolorosa e poi gioiosa, che ha vissuto fino a comprendere che “Dio non fa preferenze di persona ma accoglie tutti coloro che lo temono e praticano la giustizia”.
Ogni battezzato riceve dal Signore un mandato che chiede una risposta generosa e libera per il Vangelo.
In settimana, insieme al gruppo Sorriso e Consolazione, abbiamo ascoltato la testimonianza di don Jean, dell’origine della sua vocazione nata in una famiglia cristiana, di giovani radici, in una terra dove la maggior parte della popolazione è costituita da persone di altre religioni.
L’incontro con un sacerdote missionario ha segnato profondamente la sua vita fino a condurlo alla scelta di diventare sacerdote.
La sua presenza, tra noi,  è segno di uno scambio di chiese sorelle la nostra di antica tradizione e la sua che sta muovendo i primi passi, con qualche fatica e difficoltà, ma sperimentando nel cammino la vicinanza del Signore.
Di esperienze simili ce ne sono tante, ogni missionario potrebbe raccontare vicende ambientate in quelle terre dove sono stati inviati per annunciare il dono del Vangelo.
La Giornata Missionaria, a mio semplice parere, ci ricorda che ogni uomo ha diritto di conoscere Gesù e la sua Parola di Vita Eterna!
Invito tutti voi, e me per primo, a rinnovare nella preghiera la risposta al Signore: manda me!  Guidami nella vita di ogni giorno a essere segno di fraternità e di comunione
Concludo con un breve scritto di Mons. Bruno Maggioni biblista: “Il primo annuncio che devi fare è là dove non conoscono Cristo! Ma ti accorgi che devi farlo anche qui perché molti non lo conoscono ancora. Ma non solo: comprendi che l’annuncio deve essere continuamente fatto anche ai credenti, perché non è una cosa fatta una volta per sempre e devi continuamente ripeterlo."
Alla prossima
don Bruno

Lettera del 18 Ottobre 2020

Carissime e carissimi,
dopo le indicazioni preziose date dal diacono Gabriele su come curare le patologie di quei terreni che sono i nostri cuori, ringraziandolo per averci donato il testo della sua omilia fatta domenica in occasione dei festeggiamenti del suo XX di ordinazione Diaconale, ci imbattiamo nella  Festa  liturgica  “del  Cuore” di  tutta  la  Diocesi; la dedicazione della Chiesa Cattedrale casa di tutti gli ambrosiani che in comunione col Vescovo  celebrano  e  fanno festa per quel luogo,  che è  il  simbolo  non  solo  per  i  credenti  ma  il riferimento per  tutti coloro che abitano in terra ambrosiana.
Vorrei, come al solito, partire dalle letture proposte per questa celebrazione,  con San Giovanni che contempla la città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, dimora e tenda di Dio tra gli uomini.
Il Duomo non scende dal cielo ma è costruito da mani di uomo per raccontare la bellezza della presenza di Dio tra noi ed essere un riferimento, sia perché è la sede del Vescovo, ma anche perché luogo di incontro e di preghiera per tutte le genti,  anche per quelle che vi entrano solo per gustare la festosità delle sue opere e bellezze artistiche.
San Paolo ricorda che abbiamo bisogno di solide fondamenta e che resistano alle intemperie. Fondamenta sulle quali è costruita la casa dove ogni pietra porta il sigillo che fa si che apparteniamo al Signore.
E’ bella coincidenza che in questa festività, nella nostra Parrocchia, si celebrino le Cresime:  su  ogni cresimando il ministro recita queste parole: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono.”
Così ci viene ricordato che tutti noi siamo pietre preziose con le quali viene costruito il “tempio santo” dove ognuno è chiamato a essere collaboratore di Dio a gloria sua e beneficio nostro.
Infine il Vangelo: che parte dalla domanda della città di Gerusalemme: “Chi è costui?” E la gente rispondeva: “É il profeta Gesù!”  Poi il suo entrare nel Tempio, quel luogo santo e sacro per gli Ebrei, dove almeno una volta all’anno vi si recano in pellegrinaggio gli ebrei devoti... entra e se la prende con i venditori che occupavano una parte del tempio ricordando che il Tempio è Casa di preghiera.
Molti mi dicono che trovano sollievo, nelle ore del giorno, sostando nel  silenzio  della  Chiesa per  pregare e riflettere, altri però fanno presente che spesso è un luogo di confidenziali e inutili chiacchere, che più che luogo di preghiera diviene  un mercato recando disturbo a chi cerca il silenzio della preghiera e del ringraziamento.
Lodando e incoraggiando i primi a far diventare preziosi quelle occasioni  di  silenzio  mattutino  o  pomeridiano per colloquiare un po’ con il Signore, inviterei quanti hanno forse perso il significato della casa-chiesa come luogo di preghiera. Con  spirito fraterno e non di facile condanna a cercare all’esterno il luogo dove fare commenti o  chiacchiericci  che possano disturbare chi cerca di pregare.
Lo so che si tratta di un malcostume che è presente in quasi tutte le chiese, ma penso che sia importante trovare il modo di evitarlo, in quello spirito fraterno e dovrebbe accompagnare il cammino delle nostre comunità.
Concludo facendo un augurio a tutti i cresimandi che hanno o dovranno  ricevere  la  Cresima  in questo  sabato  17  Ottobre o  Domenica 18. Un augurio anche ai loro padrini e madrine che si assumono il compito importante e significativo di guide nel cammino dei ragazzi e ragazze loro affidati.
 
Alla prossima
Don Bruno
Lettera del 11 Ottobre 2020

Carissime e carissimi,
eccoci al consueto incontro settimanale su questa prima pagina dell’informatore parrocchiale…
Voglio parlare del Vangelo di questa strana pagina del seminatore, una parabola seguita da altre parabole per parlare del Regno di Dio.
Parlava da una barca in mezzo al lago di Tiberade perché tutti potessero sentirlo, un pulpito strano da dove, con immagini vive, annunciava l’Amore grande del Padre e la sua proposta di salvezza.
Gesù parte dalla vita quotidiana, quella scuola che tutti potevano vedere e capire … “E’ difficile”, scriveva il Cardinal Martini, “capire il Vangelo, Dio e il suo messaggio senza immagini che lo spiegano.” E Gesù parlava in Parabole anche se non tutti, compresi i discepoli, le comprendevano subito… e lui, con pazienza, le spiegava a loro e oggi a noi.
Questa parabola parla di un agricoltore, uno come quelli che hanno contribuito a costituire Cusago e Monzoro, che abitavano e abitano nelle cascine circondate dai campi coltivati con cura e duro lavoro.
Anche a me, nipote di contadini della bassa bresciana, è capitato di vivere i momenti significativi della semina e del raccolto, del taglio dell’erba e della sua essicazione, per il nutrimento degli animali che stavano nelle stalle.
La semina del frumento e del granoturco che non seguiva il modo del Vangelo ma fatto con cura perché ricordo che il terreno era preparato con attenzione perché la semente potesse trovare una condizione ottimale per crescere e portare molto frutto.
Il Vangelo tiene presente che in Palestina i terreni non sono tutti uguali e accoglienti come i nostri ma spesso occorre strappare una manciata di terra sottraendola alle pietre o ai rovi.
Ma Gesù usa le immagini per parlare di terreni che sono in realtà persone in carne ed ossa. Parla di un contadino che lancia con fiducia e larghezza i semi su terreni diversi dove il seme caduto forse potrà crescere oppure verrà soppresso senza arrivare a maturazione. Avviene così nella vita e così nelle storie di Fede…  Il seme che Dio generosamente dona potrà trovare terreno fertile o verrà meno tra le difficoltà del suo percorso.
Ma all’origine c’è il desiderio di Dio di giungere a tutti sperando che il seme gettato trovi accoglienza e porti frutto.
Se il terreno è ingombro, in preda alla superficialità delle cose materiali. Alle ambizioni della carriera, all’inganno della ricchezza, la Parola non troverà spazio o, se lo troverà, subito morirà.
Ognuno si chieda … “Che ne è della Parola che mi è donata? Dei doni che il Signore mi ha dato?”
Vorrei avere nel cuore, in questo momento, quella magnanimità che Gesù mi insegna e mi dice di non preoccuparmi tanto di dove va la Parola seminata, ma di seminarla con fiducia e coraggio e di sostenere, con le mie povere capacità, il cammino di ogni fratello e sorella che mi è stato affidato. Madre Teresa mi suggerirebbe: “Hai seminato con troppa fiducia... tu continua a seminare perché in fondo a raccogliere sarà il Signore”.
Concludo con una breve poesia di un Sacerdote poeta, don Giuseppe Magrin:
SPIGHE
Le spighe di frumento
ormai mature                        
si lasciano cullare al primo vento,  
sognando già un morbido abbandono                                                    
che  accolga i loro chicchi e li destini                                                                                      
ad un futuro nuovo…

Alla prossima.
Don Bruno
Lettera del 4 Ottobre 2020

Carissime e carissimi,
vorrei comunicare a voi, questa settimana, alcune considerazioni prendendo come spunto  l’intervento del nostro Arcivescovo .
Il riferimento è all’omelia  pronunciata in occasione delle ordinazioni  Diaconali di sabato 26 Settembre.
L’Arcivescovo partendo dal motto scelto dai diaconi per la loro ordinazione “Camminate nell’Amore!” prende in considerazione tre parole:
 
1)La prima alla Chiesa stanca!
che vive la delusione perché soltanto alcuni dei suoi figli camminano nella verità. La Chiesa è stanca perché le sue molte iniziative l’hanno logorata, i secoli della sua storia le gravano addosso e sembra che la costringano a portare il peso di tutti gli errori della storia e ad affrontare tutti i pregiudizi. La Chiesa è stanca e ogni  proposta  sembra  suscitare una sorta di insofferenza, ogni  cosa che viene proposta alla comunità crea sofferenza, ogni cosa che si propone trova la comunità sulle difensive “ancora una cosa da fare! Ancora un altro impegno!”...
A pensarci bene anche questa nostra comunità, come tante altre risentono di questa stanchezza e sono sempre meno quelle persone che si rendono disponibili per collaborare e fare un cammino di Comunità e a servizio di questa.
 
2) La Parola ai battezzati vecchi.
(non per età) ma quelli che hanno scelto di vivere nell’uomo vecchio, ma dice il Vescovo, siamo un po’ tutti uomini vecchi rassegnati alla mediocrità, inclini a conformarsi alle abitudini mondane, a essere nel mondo più portati a una certa omologazione che a seminare la parola del Vangelo…
Siamo chiamati a essere nuovi in Cristo, a essere testimoni della resurrezione. Chiamati a lasciarsi rinnovare e camminare nella vita nuova…
Mi piace ricordare una frase del prossimo beato Carlo Acutis, quando diceva che ognuno di noi nasce originale ma si rischia di vivere come fotocopie…
 
3)  Parola il Messaggio ai cristiani muti.
Non siamo muti noi cristiani, parliamo un po’ di tutto, abbiamo valutazioni e  giudizi  su  quello  che capita, abbiamo, come tutti, lamentele  e  critiche  per chiunque, ci  fermiamo volentieri  per chiacchierare e per scambiarci luoghi comuni e informazioni che tutti già sanno perché tutti attingono agli stessi strumenti di informazione. Ma i cristiani diventano muti quando devono parlare dell’essenziale. Quando ci viene chiesto: “Ma in sostanza cosa dite voi cristiani alla gente di questo tempo? Cosa dite di cristiano ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri compagni di scuola, ai vostri vicini di casa? Allora c’è il rischio di essere cristiani muti.
 
Conclusione:
Una parola alla Chiesa stanca: non c’è niente in più, niente di nuovo da fare, solo camminare nell’Amore.
Una parola ai battezzati vecchi: camminate su una vita nuova, vivere come Gesù servi gli uni degli altri.
Una parola ai cristiani muti: abbiate una parola da dire agli altri: abbiamo trovato il Messia, abbiamo trovato Gesù.
 
Il Vangelo di questa domenica ci parla di servi inutili, non perché  il nostro lavoro non abbia valore,  ma perché lo si è fatto con gioia,  con impegno e generosità.

Cari amici e amiche in questa domenica accogliamo in modo ufficiale don Jean per inserirlo nella nostra Parrocchia dove cercheremo di fargli sentire l’affetto di casa con la nostra stima e amicizia.
Alla prossima
Don Bruno
 
                                                                   
 
 
Lettera del 27 Settembre 2020

Carissime e carissimi,
RICOMINCIAMO! Diceva il testo di una canzone e lo facciamo alla grande, anche perché tra feste e oratorio feriale la Comunità ha sospeso solo per  qualche  settimana  il suo ritmo  per  riprendere  con  le  celebrazioni che non si sono potute tenere a maggio: le Prime Comunioni, due turni già celebrati sabato e domenica scorsi mentre in questo fine settimana vivremo il III e IV turno e ad Ottobre celebreremo solennemente  il  Sacramento della Cresima.
Ora, con l’inizio della scuola e delle varie attività possiamo dire di aver ripreso il cammino e auguro a tutti di poter vivere in serenità questo nuovo anno pastorale che il nostro Arcivescovo Mario ha voluto porre sotto il segno della Sapienza.
La parola di Dio che ascolteremo nella domenica IV dopo il martirio di San Giovanni il Battista, ci consegna il Comandamento principe dell’Amore: Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, la tua mente e le tue forze e ama il tuo prossimo come te stesso”
“Gesù, da bravo ebreo, conosceva quanto diceva la Legge e i profeti anche perché, per ben due volte viene interrogato sull’argomento e in tutte due le volte supera benissimo l’esame.
La prima volta a interrogarlo è un giovane, uno di quelli ai quali piace viaggiare sicuri dal momento che la vita terrena l’aveva assicurata con un conto in banca di tutto rispetto, voleva garantirsi anche quella eterna.
Gesù vuole fargli capire che la vita dell’uomo è un tutt’uno e gli dice: “se vuoi entrare nella vita (né eterna, né terrena: vita e basta!) osserva i comandamenti! Il giovane insiste “Quali?” e lui li snocciola anche se, con un po’ di attenzione, non li dice in fila e non ricorda i primi che riguardano Dio, ma Gesù li conosceva benissimo e lo dimostra nel secondo interrogatorio questa volta per opera dei professori ufficiali, come fosse un esame di maturità,  i farisei, che volevano prenderlo in errore e fare la brutta figura dei sadducei ai quali Gesù aveva chiuso la bocca, loro vogliono andare sul sicuro: Maestro qual è il più grande comandamento della legge? E Gesù risponde con sicurezza “amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l’anima e la tua mente. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.”
Gesù osservava i comandamenti? Certamente ma liberandoli dalla muffa, dal ritualismo esteriore dei sacerdoti, scribi e farisei che non erano in accordo con Gesù.
Gesù riempie di novità e freschezza i comandamenti che non sono una gabbia o un peso da caricare sulle spalle degli altri, ma li colora di Amore, dono del Padre per i suoi figli e vuole indicare la strada per arrivare a Lui.
Certamente occorre dare a questa Parola un giusto contenuto senza fermarci a puri significati poetici e sentimentali.
Gesù declina questo amore nel Discorso della Montagna riassunto nelle Beatitudini.
In settimana abbiamo letto nella Messa le lettere di San Giacomo, e ho proposto che diventino contenuto delle prossime giornate Eucaristiche 2021, per aiutarci a comprendere come la fede sia una risposta d’amore che allarga il cuore verso Dio che non vediamo e il prossimo che ci è vicino, vedremo se ci verrà permesso celebrarle dalla situazione in corso.
Auguro una buona settimana e vorrei terminare con alcuni auguri:
Il primo al Diacono Gabriele che mercoledì ricorderà i 20 anni di Ministero Diaconale il secondo al carissimo Renato che domenica ha festeggiato l’anniversario di matrimonio, e infine auguri al carissimo Lorenzo… nominato Presidente Nazionale della Fuci, Universitari Cattolici, auguriamo un buon lavoro al servizio della Chiesa Italiana.

Alla prossima.
Don Bruno

Lettera del 28 Giugno 2020

 
Carissime e carissimi parrocchiani di Cusago e Monzoro
questa lettera era iniziata con  uno scopo particolare, quello di essere vicino a voi durante il tempo della pandemia, quindi,  ho scritto una lettera settimanale che veniva pubblicata sul notiziario  che poteva essere letto solo sul nostro sito internet o sui social;  poi, con la riapertura,  abbiamo ripreso anche la  stampa cartacea che poteva essere ritirata in chiesa.   Questo è  l’ultimo numero di giugno e con questo terminiamo , per ora, l’appuntamento settimanale che riprenderemo  a settembre dopo le vacanze. Ringrazio quanti mi hanno aiutato in questo compito, a volte non facile, in particolare il diacono Gabriele, Susanna e Giorgio che hanno svolto il compito affidato di norma a una redazione. Grazie di vero cuore e anche a voi tutti un giusto meritato tempo di tranquillità.
Invito tutti, in queste domeniche, ad immaginare la visita a un castello dove si incontrano ritratti di personaggi di famiglia e vengono narrate le loro gesta, più’ o meno famose, ma che tracciano il percorso di una storia che noi chiamiamo storia della salvezza.
Ci accompagna in questa domenica la vicenda di Noè, scelto da Dio, per costruire una grande arca dove potessero salire le varie specie di animali prima che il diluvio distruggesse ogni cosa sulla terra . La motivazione di questa decisione, da parte di Dio - e descritta dal testo della Genesi: “Noè vive in un mondo dove la malvagità degli uomini è grande e che ogni intento del loro cuore era male, sempre”.
Da qui l’intento di Dio: liberare la terra da ogni creatura compresa l’umanità .
Per fortuna Noè si evidenziava tra tutti per la propria giustizia e integrità: camminava con Dio.
La decisione di Dio davanti alla condotta degli uomini,  giunta alla perversione,  è quella di distruggere ogni cosa ma, per fortuna nostra, individua in Noè e la sua famiglia  la possibilità di un nuovo inizio e lo invita a costruire l’arca e ad eseguire le indicazioni da lui volute.
Tutti conosciamo come prosegue la storia e cosa avvenne ma tutto è racchiuso in un segno, quell’arco che dopo giorni di pioggia collega un estremo all’altro della terra:  segno di riconciliazione e di pace ritrovata.
San Paolo, nella seconda lettura,  invita a seguire le indicazioni dello Spirito Santo e rifiutando quelle opere della carne che distruggono l’uomo,  per accogliere quei frutti che rendono l’uomo libero e pieno di gioia e corrispondente al cuore di Dio.
Gesù, nel vangelo,  istruisce i suoi discepoli, curiosi di sapere quanto riguarda la fine dei tempi, a vivere ogni giorno con sapienza,  usando dei beni ma non diventandone schiavi  delle cose materiali, ma vivere la propria vita con semplicità e impegno,  contrassegnandola con quelle virtù che fanno di un uomo e di una donna,  creature grandi agli occhi di Dio, così come ci ha ricordato San Paolo nel prezioso elenco consegnato ai cristiani della Galazia,  ma ancora attuali per noi cristiani del 2020.
Cari amici è l’ultima mia  lettera prima delle vacanze, auguro a tutti voi un periodo di serenità, augurandoci che, il prossimo Anno Pastorale, sia occasione di una maggiore collaborazione pastorale e iniziandolo sotto la materna protezione di Maria Bambina,  patrona del nostro Duomo e, per quanto ci riguarda,  anche della porzione di quella chiesa di Dio che è in Cusago-Monzoro.
A settembre, ci attende una ripresa non facile, ma importante per ridare alla nostra Parrocchia uno slancio e una testimonianza forte e fraterna.
Vorrei affidare a voi l’invito di una preghiera particolare ( come quella che mi sento richiedere da tante persone per loro intenzioni ) una preghiera che raggiunga con fiducia il cuore del Padre per due intenzioni:
*la prima è per due sacerdoti che domenica riceveranno l’ordinazione episcopale per un particolare servizio nella chiesa e, in specifica, nella nostra diocesi come Vescovi Ausiliari  del nostro Arcivescovo Mario, e sono Sua Eccellenza Monsignor  Giuseppe Vegezzi (mio compagno di ordinazione) e  Sua Eccellenza Monsignor Luca Raimondi.
*La seconda è per i 23 diaconi che si preparano all’ordinazione sacerdotale rinviata ai primi giorni di settembre.
Accompagnamo questi fratelli verso il pronunciamento del loro “si” al Signore con la preghiera dei candidati 2020:
Padre, Dio vivo e vero,
hai glorificato il figlio tuo Gesù Cristo
perché  il mondo creda che Tu lo hai mandato.
Con il dono dello Spirito Consolatore,
santifica nell’unità questi tuoi figli,
perché  siano fedeli testimoni
dell’amore che salva.
Maria, umile serva del Signore,
li renda docili all’ascolto della Tua Parola.
Amen

Auguri a questi amici e a tutti  noi un “a presto”, su questo Settimanale,  cercando di non perderci di vista durante l’estate.        
Don Bruno
Lettera del 21 Giugno 2020

Carissimi e carissime,
dopo la ripresa delle celebrazioni delle Sante Messe, anche l’oratorio ha “ripreso” il suo corso pur gestendosi tra i limiti della situazione di un virus che ancora fa sentire la sua presenza e molti non riescono a uscirne e ad uscire da casa. Comunque la piccola ripresa degli ambienti oratoriani è simile al seme che, dopo  l’inverno, inizia il suo percorso di crescita, anche se il risveglio è tristemente accompagnato dalle lamentele e dall’intolleranza di alcuni  vicini  che vorrebbero l’oratorio simile a una  casa  di  riposo e che si lamenta  se  si  fa qualche momento di gioiosa ricreazione (come se non fossero bastati i tre mesi di forzato silenzio).
 
La Parola di Dio in questa III domenica dopo la Pentecoste riprende e rimette al centro l’uomo continuando la riflessione iniziata domenica scorsa.
L’uomo è  secondo Genesi 2, 4b-17, il vertice della creazione chiamato da Dio ad amministrare il Creato con l’impegno di custodirlo e trasmetterlo alle generazioni future facendo meno danni possibili.
 
Papa Francesco nella sua “Laudato sii” ci ricorda che siamo custodi del disegno di Dio, scritto nella creazione,  custodi del prossimo e dell’ambiente. Custodire il creato vuol dire avere rispetto e amore per ogni creatura di Dio. Lodarlo e avere cura di tutto, rendere l’ambiente più bello,  affinché tutti possano sentirsi bene, a casa. Una bella indicazione che ci viene dalla Sacra Scrittura e anche dall’esperienza e vita di San Francesco D’Assisi.
 
Il papa si pone e ci pone la domanda: “Quale mondo vogliamo?  Non è forse un mondo dove regna l’armonia, la pace con noi stessi e con gli altri? Pace nella famiglia,  nell’ambiente in cui viviamo, nella società?”
Se l’uomo pensa solo a se stesso, si mette al posto di Dio e rompe l’armonia e rovina le relazioni. Il mondo voluto da Dio è quello dove ognuno si sente responsabile dell’altro.
Ma c’è un altro tema che sta facendo preoccupare non poche persone e famiglie ed è  la dignità del lavoro che è minacciato dal rischio di chiusure delle ditte e quindi  di ventilati  licenziamenti.
Papa Francesco,  rileggendo il racconto della creazione,  dove Dio ha affidato all’uomo e alla donna il compito di coltivare la terra,  richiama alla dignità e all’importanza del lavoro, anche questo fa parte del piano amorevole di Dio:
Il “coltivare e custodire” i beni del creato ci rende collaboratori di Dio e, fra noi, ci fa partecipi dell’opera della creazione.

In conclusione ci sono due inviti:
1) quello di imparare a perdonare, Papa Francesco continuamente sollecita a chiedere misericordia. Il Signore è Padre buono,  ricco di bontà e di pazienza. Non dobbiamo stancarci  di pregarlo, perché lui non si stanca di perdonarci. Sperimentare la misericordia di Dio ci rende misericordiosi verso i fratelli e le sorelle.

2) Custodire il cuore. Ci esorta il Papa a vigilare sui sentimenti!
Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza. Custodiamo il nostro cuore perché da lì, nascono le buone opere e le buone intenzioni.

Scriveva San Francesco: “Lodate e benedite il Signore, ringraziatelo e servitelo con umiltà!”  (alcuni passi sono stati presi dal testo “Custodi del creato” edizioni paoline)
Carissimi sentiamoci vicini a quanti vivono situazioni di difficoltà e, se possiamo,  facciamo  qualche  gesto di vicinanza,  segno  di  persone  e di una comunità che è viva e attenta al bene del mondo in cui agisce.
 
Buona settimana!  
Fraternamente  don Bruno
Lettera del 14 Giugno 2020

Carissime e carissimi,
la solennità della Pentecoste e quella del Corpus Domini che abbiamo festeggiato giovedì nel modo più bello e grande che avevamo a disposizione: la Celebrazione dell’Eucarestia  e l’Adorazione  nelle due Chiese della Parrocchia,  la preghiera serale fatta sul sagrato della Chiesa  voluta, sia per ricordarci che quello spazio è - come diceva S. Ambrogio - terra santa che introduce nel luogo privilegiato dove la comunità o la singola persona possono incontrare, nel silenzio, la presenza di Dio e quindi  va rispettato da tutti. La bellezza, scriveva Monsignor Tonino Bello,  non è qualcosa di effimero ma sarà quella che salverà il mondo. Dio è la bellezza che salverà il mondo.
Ma anche come gesto di testimonianza a chi, passando, si è interrogato su quel sostare di persone a distanza che fissavano, con fede e consapevolezza, l’Ostensorio con Gesù Pane di Vita.
 
La liturgia del tempo dopo la Pentecoste ci invita a meditare sul grande progetto d’amore del Padre che, attraverso Gesù, raggiunge ciascuno di noi rendendoci protagonisti di una Storia di Salvezza  che ci coinvolge,
Per iniziare questo cammino viviamo le prime due tappe, questa e la prossima domenica, dove ci fermeremo a riflettere sul soggetto fondamentale di questo progetto: L’uomo!
Si tratta della creatura più bella e grande del Creato, fatta per essere immagine di Dio: Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formo”( Siracide 17,3).
Dio ha fatto dono all’uomo dell’intelligenza per apprendere, discernere e scavare nel mistero della vita: delle orecchie per mettersi in ascolto; del cuore per amare.
Ma qual è la facoltà dell’uomo che lo rende di più immagine di Dio ?  Guardatevi da ogni ingiustizia, dice il Siracide che declina il messaggio del Vangelo che oggi suona così “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate  figli del Padre vostro che è nei cieli”
L’uomo è immagine di Dio quando applica la legge dell’amare come fa Dio stesso. Certamente il nostro sarà un cammino faticoso e difficile perché l’Io prende spesso il posto di Dio e, come ci spiega, san Paolo nella seconda lettura, il motivo per cui l’uomo non segue il progetto di Dio è il ritenere non importante la sua presenza nella propria vita, di poterne fare a meno  costruendo così un mondo che soffre per la sua continua distruzione e per lo sfruttamento incontrollato.
E’ necessario trovare uomini e donne che aderiscono al progetto di Dio e diventino esempio e sappiano essere testimoni attraverso la propria umanità vera che possa  costruirsi ogni giorno ad immagine di Gesù.

Ecco allora l’importanza che la Chiesa attribuisce ai Santi e ai Martiri, la loro vita è piena di immortalità e diventano, non tanto coloro che distribuiscono grazie come le macchinette delle bibite ma, piuttosto, coloro che ci indicano una strada di perfezione e di comunione che si fonda sulla Parola e sull’Eucarestia: fonti di amore e di pace.
Ecco il significato della festa che celebriamo in memoria dei santi martiri Fermo, Rustico e Vincenzo, associati nello stesso martirio che li ha resi cari a Dio ed esempio per tutti di vita cristiana, nel servizio generoso, nell’attenzione ai fratelli e alle sorelle più fragili e poveri.

La vita dei santi Fermo e Rustico  giungono a noi  tramandate la leggenda e realtà. Si sa che subirono il martirio sotto l’imperatore Massimiliano, per essere cristiani, a Verona dove sono custodite le loro reliquie .
I Santi Patroni, di cui facciamo memoria e festa in questa domenica, ci aiutino a camminare sulla strada dell’amore vicendevole e ci insegnino a dare, alla vita di ognuno, il valore grande che Dio ha dato ad essa.
Ma vorrei concludere con un ultimo riferimento ai numerosi martiri del nostro tempo che, nel mondo, hanno dato la vita per il Vangelo e per i fratelli. Ricordiamoli in questa nostra festa
Buona FESTA!   
Don Bruno
Lettera del 7 Giugno 2020

"Santa Trinità"
Carissimi e carissime,
stiamo vivendo il tempo liturgico dopo la Pentecoste che abbiamo celebrato domenica scorsa e in questa prima dopo la Pentecoste, la Chiesa ci invita a volgere il nostro sguardo all’Amore trinitario. Questo è  un mistero che completa il messaggio cristiano che l’anno liturgico ci ha fatto vivere e gustare fino a questo momento.
La Chiesa, che il dono della Pentecoste ha generato, vive ponendosi in ascolto della Parola di Dio, amandola e approfondendola, cercando di comprendere cosa il Signore dice e invita a vivere in questo momento.
Chi è Dio? È questa una domanda fondamentale che scaturisce in ogni uomo e donna  di ogni epoca e che è stata declinata in diversi modi,  cercando  di  identificare  e riconoscere la sua presenza nella storia e nella vita di ogni essere umano.
La questione del Mistero di Dio emerge nell’episodio di Mosè e nella sua chiamata a essere strumento per far uscire Israele dall’Egitto.
È una richiesta impossibile per un uomo che si sente fallito, costretto ad andare in esilio e che, ormai,  ha posto la propria tenda nel deserto e vive la propria vita come pastore nella famiglia di Ietro. Tuttavia, proprio in questa situazione,  Dio si rivela  e ascolta il grido del suo popolo e intende liberarlo.
In questa Chiamata c’è la rivelazione del mistero di Dio, egli è il Dio della promessa fatta ai patriarchi, ad Abramo, Isacco e Giacobbe e a tutto il popolo di Israele.
È un legame che mostra la sua misericordia e il desiderio di fare una alleanza con quel popolo fragile e prezioso ai suoi occhi.
Al termine di questa rapporto di Amore c’è il grande mistero della Incarnazione: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. (Gv 3 – 16 - 17)
Se c’è un figlio, c’è anche un Padre che lo ha generato e lo ha rivelato presente nel mondo come al Giordano e sul monte della Trasfigurazione e il Figlio ci ha mostrato il volto del Padre: “chi vede me vede il Padre”
Ma il mistero di Dio ci ha rivelato la presenza dello Spirito Santo che è Dio ed agisce nella storia della Chiesa; dice Gesù nel Vangelo di questa domenica: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”.
Parlare di Dio è difficile, noi ci proviamo con umiltà e cautela perché siamo dentro di Lui e viviamo immersi in Lui.

Amo le Icone  ma ce  ne è una  in particolare ed è quella della Trinità di AndreJ Rubief figlio spirituale di San Sergio: un dipinto che, come tutte le icone, nasce dal cuore e dalla contemplazione di chi la dipinge. Questa è un’Icona molto conosciuta perché spesso riprodotta ed è stata definita l’Icona delle Icone dal Concilio dei Cento Capitoli del 1551.
Tre personaggi seduti attorno a una mensa con al centro un calice.
I tre angeli, di colore diverso sono iscritti in una circonferenza e pertanto nella stessa  successione  rotatoria.
Punto centrale è quel calice posto al centro. Secondo il giudizio di alcuni studiosi (interpretazione che a  me  piace) l’autore ha voluto porre in quel calice, simbolo della Eucarestia,  il proprio volto per dichiarare di voler essere dentro quella Comunione Divina, al centro del suo Grande Amore. Naturalmente altri danno diverse interpretazioni.
La Festa di oggi ci ricorda proprio questo grande Mistero di Comunione in cui ognuno di noi è entrato a far parte dal momento in cui qualcuno (Diacono, sacerdote e volte un semplice fedele) facendo quanto la Chiesa insegna, ha riversato per tre volte sulla nostra fronte l’acqua  nella quale siamo rinati e diventati figli di  Dio nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Auguro a tutti noi di sentirci sempre al centro dell’Amore di Dio in quella comunione che ci rende fratelli e sorelle.

Buona Domenica e buona settimana durante la quale vivremo momenti importanti in occasione della festa dei Santi Patroni  Fermo e Rustico e di San Vincenzo e vi invito a partecipare con gioia e ad invocare la loro intercessione sulla nostra Comunità.
Don Bruno
Lettera del 31 Maggio 2020

Carissime e carissimi,
siamo a Pentecoste,  festa delle genti. Cinquanta giorni dopo la Pasqua , come  Gesù  aveva  promesso,  giunge  sugli  apostoli riuniti con Maria nel cenacolo, il dono dello Spirito Santo perché accompagni la Chiesa nel cammino che sta iniziando e che la vede protagonista dell’Annuncio del Vangelo a ogni uomo.

Come si presenta questo dono importante?
La Bibbia usa un linguaggio particolare quello del “come” e ne rivela la presenza come  vento  impetuoso libero e generoso, come  fuoco  d’amore sorgente di vita , e in altre pagine dei Vangeli come una colomba.
In un piccolo testo di catechesi, il sacerdote Pino pellegrino, lo definisce Il Gigante invisibile.
Far entrare quotidianamente l’invocazione dello Spirito fa sì che ci si apra innanzi, la presenza di Dio che accompagna e guida la storia di ognuno di noi e della Chiesa intera.
 
Certo che lo Spirito Santo ha bisogno di una buona campagna promozionale perché spesso lo abbiamo poco considerato e relegato  all’ultimo posto della Trinità.
Le pagine più belle che ci parlano dello Spirito Santo oltre a quella dell’Annunciazione a Maria, la sua presenza con il Padre al Giordano,  lo ritroviamo all’inizio del libro degli Atti degli Apostoli al capitolo secondo dove San Luca racconta i fatti del giorno di Pentecoste e gli effetti di quella immersione nello Spirito da parte degli Apostoli. È il giorno della rinascita dopo la Pasqua di Gesù, dove la paura si trasforma in coraggio ed entusiasmo, dove la Chiesa trova l’inizio ufficiale  del proprio mandato.
 
Forse la nostra difficoltà nasce dal non poterlo vedere ma tuttavia è possibile notare gli effetti importanti della sua azione nella vita e nella storia di noi uomini e donne, sempre tentati di essere i protagonisti principali di ogni evento.
Se pensiamo attentamente e per qualche volta deponiamo le nostre armature di artefici della storia, possiamo vedere come nel duplice millennio che la  Chiesa  ha vissuto, lo Spirito Santo ha suscitato nella storia dell’umanità  personaggi  rivoluzionari nella Verità e nell’Amore,  che hanno saputo attuare iniziative, edificare strutture e progetti al servizio dell’uomo e della società.
 
Chi si lascia guidare dallo Spirito e non lo riduce a semplici occasioni di festa familiare o parrocchiale - pensiamo alle nostre  celebrazioni  del  Battesimo  e della  Cresima - si mette in buone mani e trova nello Spirito Santo un buon alleato per camminare su quella strada che è la santità, i santi sono coloro che si sono fidati e affidati a Dio e di esempi ne abbiamo moltissimi. La devozione, per loro, è presente tuttora nella semplicità del cammino di ognuno.

In questa domenica di Pentecoste vorrei chiedere, vi invito ad unirmi a me, che lo Spirito Santo illumini il cammino delle nostre comunità, susciti vocazioni al servizio generoso della società e che ci aiuti ad uscire dal pantano in cui siamo finiti, per ritrovare acque pulite dove possiamo diventare persone in grado di scelte nuove e coraggiose.
 
In seminario ho avuto la gioia di avere come guida, figure di preti incisivi e innovatori, ricordo Padre Zanoni, lo stesso Cardinale Corti (recentemente scomparso) e una figura particolare che era Padre Baj.  Costui, tutte le volte che veniva a celebrare la Santa Messa tra noi seminaristi, terminava con questa richiesta: “Aiutatemi a chiedere al Signore una scintilla di Pentecoste”.
In verità non ho mai compreso in cosa consistesse questa richiesta e se alla fine sia  mai arrivata, ma ognuno dovrebbe coltivare in se, questa esigenza e richiedere  una  scintilla  di  Pentecoste, un dono dello Spirito Santo.
 
Concludo questa lettera invocando lo Spirito Santo su di noi e vorrei terminare con il ritornello di un canto che a me piace molto e ci indica lo Spirito Santo :  “Sei come vento che gonfia le vele, sei come fuoco che accende l’amore, sei come l’aria che si respira libera, chiara luce che il cammino indica”.
 
Buona festa della Pentecoste a tutti
Don Bruno
Lettera del 24 Maggio 2020

“Lo abbiamo atteso perché ce lo aveva detto!”               
 
Questo doveva essere nel cuore degli undici apostoli che, il giorno in cui Gesù risorto, davanti ai loro occhi ascese al Padre. Non era un fatto imprevisto, forse tenuto lontano fino al momento in cui tutto si sarebbe realizzato e avrebbero visto il Signore ritornare al Cielo ed era, a prima vista, un distacco  per sempre!

Celebriamo la festa liturgica dell’Ascensione di Gesù al Cielo come ci viene testimoniata dai Vangeli e dal Libro degli Atti degli Apostoli ed evidenziato in diversi passi delle Lettere Apostoliche.
 
Il Cielo è nella tradizione biblica il luogo in cui Dio aveva la Sua dimora… il salmista nel salmo 115,3  invita l’orante a guardare in Cielo: “Il nostro Dio è nei cieli” dove il Signore risiede con tutta la sua corte regale (1 Re 22,9).
Dio, per entrare in contatto con gli uomini, deve discendere dal Cielo, lo recitiamo anche nel Credo, per poi risalirvi.
 
Il desiderio dell’uomo è quello di salire al Cielo, ma ha bisogno di un aiuto, di una mano tesa che lo afferri per portarlo in alto. Gesù lo promette: “Tornerò e vi porterò con me!”
 
Il segno di Gesù che si alza verso l’alto indica che lui appartiene ormai al mondo divino e partecipa della signoria di Dio.
Riflettendo sulle pagine della Liturgia della Parola dedicata a questa festività, mi si riempie il cuore di gioia e di speranza.
Sappiamo che l’ascensione di Gesù è il momento del passaggio, “Vado ma vi manderò lo Spirito Santo!”, che noi accoglieremo nel giorno della Pentecoste.
È un giorno di congedo, ma anche di invito a diventare noi stessi messaggeri del Lieto Annuncio nel mondo.
 
Leggendo i messaggi scritti  da alcune persone nei giorni di pandemia, di chiusura e spesso di isolamento, ne ho trascritti sul mio quaderno “speciale” alcuni che mi sembrano significativi.
La prima frase la prendo dalla Divina Commedia ed è la conclusione del canto XXXIV dell’Inferno dove il sommo poeta Dante, uscendo da quella visione dannata, così si esprime: “E quindi uscimmo a rimirar le stelle!
È una visione liberatoria che apre lo spirito alla luce nascosta dalle ombre, rinchiusi per mesi nelle nostre case in un coprifuoco quotidiano e serale imposto per salvaguardare la salute di tutti, forse avevamo dimenticato la bellezza del cielo.
 
“Una realtà bella di Cusago - mi ha rivelato una persona - è la possibilità, a differenza della vicina città di Milano molto luminosa, di poter gustare, nelle serate limpide la bellezza del cielo e delle stelle… è una visione che apre il cuore alla contemplazione e alla speranza”.
 
Così prega il salmo: “Se guardo il cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che tu hai fissato…”.
Una seconda frase la prendo da Cinzia Coppola: “Bisogna saper guardare il cielo con gli occhi del cuore per poterlo contemplare”.
E un’ultima citazione da Ilaria Spes: “Quando penso di avere perso tutto, il cielo mi riempie gli occhi di stelle”.
Siamo invitati a guardare al cielo non per dimenticare che abbiamo i piedi sulla terra ma per vedere in esso la nostra meta e la nostra gioia.
Pensando a quanti fratelli e sorelle della nostra comunità ci hanno lasciato per tornare al Cielo, lasciamoci guidare da questo pensiero scritto da Antonio Cuomo, è un messaggio di gioia che anche la festa dell’Ascensione ci consegna: “La gioia più bella della vita sta nel rivedere sorgere il sole, là, dove si era persa ogni speranza.”
 
Pensando a questo mese di maggio dedicato a Maria, voglio affidare ciascuno di noi specialmente quelli ammalati, a lei Stella del Mattino, che assunta in Cielo, come madre ci attende per stare con Gesù per sempre.
Buona settimana a tutti voi e prepariamo il cuore al dono della rinnovata effusione dello spirito santo nella pentecoste.
Don Bruno
Lettera del 17 Maggio 2020

Carissime e carissimi,
molte volte ci meravigliamo che il tempo scorra veloce e quando penso a questo mi vengono in mente tre immagini legate alla mia vita sacerdotale.

La prima è il traffico del Sempione dove ho fatto per la prima volta il parroco, non si fermava mai ed era un continuo via vai senza soste nemmeno durante le feste comandate o nelle domeniche ecologiche, inoltre, separava in due la parrocchia che poi io ribattezzai, in onore della santa Patrona Rita da Cascia, Rosa rossa e Rosa bianca.

La seconda immagine è quella delle acque del Canale Villoresi, quanta acqua è passata sotto i ponti… e ogni volta che nelle brevi passeggiate mi fermavo a guardare quello scorrere veloce, pensavo alle mie giornate, a quanto ero riuscito a fare di bello o di sbagliato in tutto quel tempo mentre l’acqua a volte chiara a volte torbida portava via con se quei pensieri e quei ricordi.

La terza immagine parla ancora di acqua ma quella del Naviglio  Grande  dove  il suo scorrere  veloce,  in  parte pericoloso, non impediva ai ragazzi di buttarvisi dal parapetto del ponte per un bagno ristoratore nei pomeriggi d’estate. Il Naviglio grande raccoglie, pur nel suo veloce andare verso Milano, memorie, racconti che ha potuto ascoltare dalla gente seduta sulle sue rive nelle sere calde  e dove storie e fantasia si intrecciavano per rendere più interessante la narrazione mentre, le stelle e la luna, si rispecchiano timidamente nelle sue acque.

Il tempo passa, che lo vogliamo o no e rimangono i sogni illusori, i progetti realizzati o abbandonati per tanti motivi, ma ci lascia ancora tanto spazio per le nostre azioni,  ai desideri e alle attese di eventi futuri che vorremmo accadessero.
 
Così il Vangelo di questa domenica.
La scena si svolge ancora nel Cenacolo durante la cena dell’addio, dove Gesù apre ai discepoli  il suo cuore  “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora con voi”.
Certamente nella mente degli apostoli sarà tornato alla memoria quello che hanno vissuto per tre anni stando con Gesù; hanno ascoltato le sue parole, non sempre le hanno capite, hanno assistito  con stupore ai suoi miracoli, hanno passato con lui momenti belli e altri difficili; ma ora il loro cuore è in subbuglio, che ne sarà di loro dopo Gesù? Che ne sarà del tempo passato con lui? Tutto sarà, forse, disperso?
Gesù li rassicura, lo Spirito Santo che verrà mandato farà chiarezza dentro la loro mente  e li sosterrà nel momento della testimonianza . E mentre li rassicura,  invoca su di loro la pace perché sconfigga il turbamento che si annida nei loro animi.

La liturgia ci consegna un messaggio di fiducia e di speranza facendoci pregare con il salmo 117,  l’immagine della pietra scartata e diventata pietra angolare, perché l’Amore di Dio è per sempre.

Vorrei  concludere  con alcune parole  prese da una lettera che  mi ha scritto personalmente il nostro Arcivescovo Mario e che  sento di condividere, in parte, con tutti voi:
 
“Prego per te e ti benedico, confidando nella potenza dello Spirito Santo  perché possa trarre dalla prova tanto bene . Forse da questa situazione verranno tante forze e risorse che non  pensavamo di avere; e forse verranno disponibilità possibili. Il Signore ci aiuti. Pregheremo gli uni per gli altri. Gareggeremo nello stimarci a vicenda! (+Mario Delpini)

Augurandovi una settimana piena di gioia e di luce vi saluto nel nome del Signore Gesù. don Bruno

Ps. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare :
 
a quanti hanno voluto essere presenti, in diversi modi, alla celebrazione in onore di San Vincenzo Martire che si è svolta a il 10 maggio a porte chiuse, con la presenza di alcuni rappresentanti della Parrocchia  anche se molti hanno potuto seguirla attraverso i social. Ringrazio il Sindaco e la Vicesindaco  per la loro presenza, Jacopo di Lainate e Francesco  seminarista, che hanno accompagnato con musica e canti la celebrazione. Ringrazio gli operatori che hanno fatto sì che la Santa Messa potesse arrivare in diretta nelle case. Grazie e speriamo che San Vincenzo sia stato contento della nostra manifestazione di affetto  un po’ ristretta sperando di poter celebrare solennemente la sua festa il prossimo anno.
Don Bruno
Lettera del 10 Maggio 2020 - V Domenica di Pasqua

V domenica di Pasqua. Siamo a metà della festa ci ha ricordato giovedì la liturgia della Parola.
 
Vorrei prima di tutto ringraziare quanti in queste prime sere di maggio si sono collegati con la parrocchia per recitare insieme il santo rosario e ringraziare anche il nostro seminarista Francesco che ci propone ogni sera uno schema nuovo per pregare e riflettere partendo dalle parole di alcuni personaggi noti e non della Chiesa che trasmettono il fervore e l’affetto per Maria la mamma di Gesù e madre nostra.

Se il vangelo di domenica scorsa ci proponeva l’immagine del buon pastore oggi quella immagine viene amplificata, l’amore di Gesù provoca una trasmissione dei suoi sentimenti, e conduce il discepolo ad amare come Lui ci ha amati aiutati dal dono dello Spirito Santo.
Veramente lo Spirito santo è autore di cose meravigliose che i nostri occhi possono contemplare e il nostro cuore gioire.

Vorrei in questa domenica raccontarvi un fatto vero che mi ha raccontato, ma è stati poi anche scritto in un libretto, Mons.  Virginio Pante un vescovo missionario in Kenia che ho conosciuto in questi anni quando era in Italia per cure, veniva a casa di un parrocchiano e volentieri celebrava una Santa Messa in una della due parrocchie e che abbiamo aiutato spesso con iniziative come l’ultima della costruzione di una scuola-fattoria.

Quando il 6 ottobre 2001 venne ordinato vescovo , come ogni nuovo episcopo ha dovuto scegliere il suo personale stemma.
Si è seduto con la Bibbia e ha aperto il libro del profeta Isaia 22,6-9 dove è scritto che Dio manderà il suo Salvatore che porterà la pace e la riconciliazione tra i popoli e persino tra gli animali. I leoni e i leopardi giaceranno pacificamente con i vitelli e gli agnelli (etc.).
Ritenne che questo fosse un messaggio per le tribù dei Samburu, Turkana, Pokot... sempre in lotta tra di loro una situazione che sembrava non trovare pace.
Il vescovo Pante da buon Friulano ideò il suo stemma con raffigurato un leone sdraiato accanto ad un agnello, con una colomba, simbolo di pace, che si alza sopra il monte Kenya.
Inizialmente quello stemma fu preso come oggetto di sorriso da parte degli anziani, e in effetti ogni pastore potrebbe dire con sicurezza che i leoni e i leopardi amano divorare sia gli agnelli che i vitelli.
 
Tuttavia, nulla è impossibile, specialmente a Dio. Tre mesi dopo la consacrazione del Vescovo fu segnalato uno strano avvenimento nella riserva di caccia. Il sette di gennaio una leonessa ha adottato una giovane antilope. Le guardie della riserva e perfino i turisti hanno potuto vedere con i loro occhi una leonessa che passeggiava e de ne stava sdraiata con una giovane antilope.
Il vescovo in visita alle parrocchie più lontane, dopo i cerimoniali di benvenuto fu avvicinato dal gruppo dei saggi anziani e gli hanno detto:
“Vescovo, il tuo Dio deve essere un Dio molto potente e forte. Lui ha fatto si che l’immagine dipinta sulla tua macchina si sia realizzata. Non abbiamo mai visto una leonessa adottare una giovane gazzella al posto di ucciderla e mangiarla. Questo non è mai successo prima. Il tuo Dio ama la pace e noi lo onoriamo. D’ora in poi i Samburu vivranno in pace con i Pokot. Gli animali selvaggi ci hanno dato un grande esempio “ogni cosa è possibile a Dio”. Se pensate che sia la fine della storia, vi sbagliate.
Quando il Vescovo Virgilio ha ricordato che questo miracolo ha aiutato lui e i suoi missionari a portare la pace in varie tribù nomadi che lottano costantemente per i pozzi e per la terra dove far pascolare il gregge.

Un grande e bell’esempio di amore che ci consegna la natura e le sue leggi , Gesù stesso ci ha dato le sue Parole e i suoi comandamenti, ci ha detto che se li osserviamo verremo amati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, cioè dalla Trinità che  entrando nella nostra vita la trasformerà, porterà la pace in essa e saremo in grado di accoglierci , stimarci e amarci nel nome di Gesù. Questo mi aspetto da una comunità cristiana che si definisce tale, perché dice Gesù: “da questo sapranno che siete miei discepoli, dall’amore che avrete gli uni per gli altri”. E’ un augurio e un impegno che  assumiamo forti del Battesimo che abbiamo ricevuto.
 
Pregiamo insieme allora, in questo mese di maggio, la mamma celeste perché aiuti la nostra comunità a uscire dalle paure della situazione presente e vivere l’attenzione reciproca con serenità   e amore fraterno e preghiamo San Vincenzo Martire che benedica e ci sproni sulla strada del servizio che come Diacono esercitò nella Chiesa del suo tempo ma   è esempio di testimonianza  anche per questa nostra Chiesa del 2020.
Un saluto a tutti voi.
Don Bruno
Lettera del 03 Maggio 2020 - IV Domenica di Pasqua

Carissime e carissimi parrocchiani,
eccoci giunti al nostro incontro settimanale che non ha grandi pretese ma solo quella di far sì che la comunità si senta unita nella fraternità, convocata dall’amore di Dio, considerata in ogni sua persona da tutti  e, specialmente, da  coloro che si sentono parte attiva  e in comunione con colui che il vescovo ha posto a guida della parrocchia per il servizio del Vangelo.
 
Ci accompagna in questa quarta domenica di pasqua l’icona del buon pastore, immagine che Gesù attribuisce a se. Certamente era, ai suoi tempi, una consuetudine vedere i greggi al pascolo  e, ci dice il Vangelo, che Gesù stesso guardando la gente che lo segue, soffre perché erano “come pecore senza Pastore”.
 
In questa domenica la chiesa tutta è invitata a pregare per il dono delle vocazioni  sacerdotali e consacrate. Il Buon Pastore che conosce le proprie pecore ha bisogno di persone che siano a lui  di aiuto e vicinanza nello stare in mezzo al gregge... papa Francesco direbbe che “abbiano addosso l’odore delle pecore...”.
 
Il messaggio del papa per la 57ª giornata ha come titolo: “Le parole della vocazione”.
 
Io mi limito a ricordarle in quanto il testo chiede di essere letto con calma.
 
La prima parola della vocazione è gratitudine: ogni vocazione nasce dallo sguardo amorevole con cui il signore ci è venuto incontro e ci rassicura: ”Coraggio sono io, non abbiate paura”
 
La seconda parola è dolore, che il papa traduce con fatica. Ogni vocazione comporta un impegno e il Signore ci chiama ad affidare la vita al servizio del Vangelo nei modi concreti e quotidiani che egli indica nelle diverse forme di vocazione laicale, presbiterale e di vita consacrata… e ci tende la mano quando, per la stanchezza o la paura,  rischiamo di andare  a fondo come gli apostoli nella barca sul mare in tempesta. Ci dona lo slancio necessario per vivere la nostra vocazione con gioia ed entusiasmo.
 
La nostra vita sperimenta così la presenza del Signore che ci tende la mano e, in questo modo, la vita si apre alla lode e al coraggio, ci invita a coltivare  l’atteggiamento interiore di Maria: grata per lo sguardo di Dio che si è posato su di lei che consegna nella fede le paure e i turbamenti per abbracciare con coraggio la chiamata di Dio, facendo della propria vita, un eterno canto di lode.
 
Il papa ci invita a pregare per le vocazioni perché’ sia possibile scoprire da parte di tanti giovani, la chiamata che Dio  rivolge a loro e, così, trovare il coraggio di dire “si” e vincere la fatica nella fede in Cristo Gesù. (Naturalmente vi invito a leggere il messaggio nella sua stesura completa).
 
Compito del Pastore è guidare il gregge che gli è stato affidato, difendendolo  e  amandolo, non  come  il  mercenario  che  fugge davanti  alle   difficoltà, mostrando  il  volto  dell’unico  e vero Pastore che è Dio, Egli ci incoraggia a camminare con fiducia sulla strada che ci indica.

La speranza! Vorrei riportare un breve scritto del nostro arcivescovo Mario Delpini, sulla speranza (vocabolario della vita quotidiana) stampato nel 2017 che sembra scritto oggi ai tempi del coronavirus... e che questa lettura ci aiuti a riflettere!

Adesso la speranza la vendono per poco. È crollata la fiducia nelle statistiche e nelle proiezioni che assicuravano la fine della crisi, la cosiddetta «ripresa» che dovrebbe chiudere come una parentesi da dimenticare anni di difficoltà e autorizzare a spendere e spandere «come prima» alla faccia dei poveri. Perciò adesso si dice: «Speriamo». Le promesse della scienza che assicurava di trovare un vaccino per tutto e di garantire una vita lunga e felice si sono rivelate piuttosto problematiche e a proposito della scienza si comincia a dubitare che sia tutto bene quello che riesce a fare e disfare. Perciò i malati dicono: «Speriamo». I discorsi dei politici sono venuti a noia a molti e quasi non si ascoltano più i progetti per rendere più sopportabili le cose, mentre si vive ingarbugliati in complicazioni irritanti. Perciò la gente dice (o piuttosto sospira): «Speriamo». La speranza si vende a poco: è un modo per dichiarare una aspettativa minima, una immaginazione piuttosto fantastica che domani le cose vadano meglio di come vanno oggi. Si dice «speranza» per intendere una maniera vaga di fidarsi della vita, un modo di dire per dare una scusa alla pazienza. La speranza che vale, la virtù cristiana che ha sostenuto i santi e generato i martiri, non è l’ingenua aspettativa a proposito del futuro, ma la fiducia nelle promesse di Dio e nella sua salvezza. Non riguarda l’indice della borsa, ma la gioia perfetta ed eterna; non si accontenta di una terapia che illude il medico e il paziente, ma vive nella certezza di un compimento; non confida nella diminuzione della tasse, ma aspetta il ritorno del Signore Risorto. E poiché si sente autorizzata a puntare il dito in alto non ha paura di niente e si appassiona alla missione.; come quel servo che vive aspettando il ritorno del Signore.” (Mons. Mario Delpini)
  
Carissimi tra pochi giorni entreremo nel mese di maggio che tradizionalmente è dedicato a Maria e le comunità erano solite celebrare  in  questo  periodo i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana della Eucarestia e della Cresima, inoltre la nostra parrocchia viveva la gioia della Festa di San Vincenzo diacono e martire… Purtroppo, questi momenti verranno rinviati o limitati nella loro programmazione secondo i suggerimenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del consiglio dell’Oratorio .

Tuttavia vorrei tenere viva la tradizione del “Rosario nel Cortile” della canonica davanti alla statua della Madonna di Lourdes.
Da casa, potremo metterci in collegamento spirituale alle ore 21:00, a partire dal 5 maggio, non essendo possibile ancora riunirsi in presenza.

Per altri momenti, fare riferimento alla Home Page del sito dove verrà pubblicato quanto stabilirà il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
 
Tuttavia vorrei  tenere viva la tradizione del Rosario nel Cortile della canonica davanti alla statua della Madonna di Lourdes .
 
Concludo con questo pensiero/preghiera:

Signore,
se ci amiamo senza finzioni,
se fuggiamo il male,
se cercheremo il bene,
se gareggeremo a stimarci l’un l’altro
se cercheremo insieme la verità,                     
se invocheremo il tuo spirito
se canteremo lieti nella speranza
se resisteremo forti nelle tribolazioni
se saremo perseveranti nella preghiera.
Sapremo accogliere i fratelli,
costruire l’ospitalità,
gioire con chi è nella gioia
piangere con chi è nel pianto
aspirare alle cose semplici,
vivere in pace con tutti.
  
Questo è il mio augurio e invito per la IV settimana di Pasqua.
Don Bruno
Lettera del 26 Aprile 2020 - III Domenica di Pasqua

AI PARROCCHIANI DI CUSAGO E MONZORO
 
Sono vicino a tutti voi in questo difficile percorso che stiamo compiendo, in questo clima di chiusure e perdite, non solo economiche, ma soprattutto di persone che sono state vittime del tremendo virus che ancora contagia e crea smarrimento nel cuore di tante persone.
 
Stando alle promesse di chi è preposto a coordinare questo periodo, dovremmo iniziare presto a ritornare a una vita che non sarà, purtroppo, normale come prima, ma rivista e reiventata, e mi viene alla mente una frase: “Alzate i vostri occhi perché la vostra liberazione è vicina!” Ma quale liberazione?
 
Questa pandemia ci è cascata addosso e, poco a poco, ha preso silenziosamente piede in tutte le realtà; ha messo in crisi tanti progetti, ha portato a rivedere i rapporti tra le persone, ha diviso chi era abituato a stare molto tempo insieme. Penso ai nonni e ai nipoti. Ora tutto è cambiato, suscitando nel cuore tante domande che spesso restano senza risposta.
 
Come prete vi confesso di essermi messo in discussione più volte sul ruolo che, oggi, questa nuova situazione mi impone… Penso che la mia scelta di diventare sacerdote sia stata certamente una risposta ad una chiamata, quella di Gesù. A questa chiamata ho cercato, in questi anni, di corrispondere nonostante le situazioni di umana difficoltà che si incontrano strada facendo: una Parrocchia, un oratorio, una pastorale che mi permetteva di stare con la gente e che mi ha concedeva di vivere esperienze molto belle, in iniziative dove ho condividevo la mia fantasia e operosità con le persone che il Signore mi metteva accanto.
 
Di difficoltà ne ho affrontate tante, ma il Signore mi è sempre stato vicino e mi ha sostenuto con il suo aiuto.
 
Ma non volevo parlare di me, ma di noi, perché oggi siamo chiamati tutti a vivere insieme un cammino nuovo dove tutto sarà da rivedere e reimpostare ma senza rinunciare a quelle realtà che sono parte della nostra identità e personalità.
 
Quanto abbiamo pregato in questo tempo e ancora lo facciamo, in tante case, compresa la mia, si avvicendano Messe e Rosari quasi in successione, intervallate dai servizi speciali sulla situazione sanitaria del giorno.
 
Quante Messe celebrate a porte chiuse ma riprese e trasmesse in streaming e che, in tanti, hanno suscitato il rammarico e la sofferenza di non poter essere personalmente presenti. Tuttavia abbiamo sperimentato che il “silenzio” è un tempo importante che non conoscevamo più, per via del ritmo caotico della nostra società.
 
E le nostre famiglie?  Le hanno chiuse in casa, tra le mura domestiche che per molte di loro erano già strette per le dimensioni ridotte dei locali e per il numero degli residenti, dove ora è necessario l’alternarsi di momenti di lavoro e di vita scolastica e ludica dei bambini.
 
E quante coppie hanno dovuto confrontarsi, dopo anni in cui ci si vedeva un attimo al mattino per colazione e alla sera per la cena, verificando e rafforzando così la propria unione.
 
In tante famiglie si è riscoperta la bellezza di quella definizione dove si afferma che “la famiglia è la piccola chiesa domestica”.
 
Alle famiglie dedico questa mia lettera della III domenica di Pasqua con una preghiera che ho preso da un piccolo libretto: “Preghiere di Marito e Moglie” (Ed. Gribaudi), ma che contiene anche preghiere per i figli, i nonni, i nipoti e anche per i preti!
 
È una preghiera adatta al tempo odierno e parla della Pazienza, la vorrei riportare pensando anche a quel sacerdote milanese, don Diego Pirovano di 56 anni, che prima di buttarsi dalla finestra di casa aveva scritto esasperato su un foglio un messaggio per il proprio papà: “Non ce la faccio più!”
 
Preghiamo per lui e per quanti in questo tempo di prova hanno sentito la tentazione della disperazione e in alcuni casi sono diventati vittime di questa situazione che ha colpito tutto il mondo.
 
Alzo gli occhi verso il cielo da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra!”
Sono parole del salmo per aprirci sempre alla pazienza che è fonte della speranza.

Ora la preghiera :      
Mio Signore,
la Pazienza è il sigillo del tuo amore.
Sia così anche per noi.
La Pazienza abbrevia le distanze,
fa fiorire il deserto,
addolcisce e tempera.
Così sia anche per noi.
La Pazienza è creatrice,
è la più forte seduzione,
nulla le può resistere.
Sia così anche per noi.
Pazienza di Dio Padre,
Pazienza della Carne di Dio che è Gesù
Pazienza dello Spirito di Dio,
siate ispiratrici della nostra sapienza,
sempre così sia.

A tutti auguro una buona settimana in attesa di ritrovarci ancora insieme.
Con affetto don Bruno

Lettera del 19 Aprile 2020 - Domenica in Albis

CARI AMICI VI SCRIVO, COSI MI RILASSO UN PO’

 
In questi  giorni di sosta forzata si prende l’occasione  per sistemare cassetti e armadi dove nel corso del tempo si sono accumulate scatole di ogni tipo e dimensione e può capitare che nel fondo di una di queste si ritrovino vecchie lettere del tempo in cui questa era una delle abitudini sostituite da messaggini o  WhatsApp che a volte, con fatica, si riescono a decifrare sia per gli errori di scrittura o, come  capita  al  mio  amico  Beppe, per i lunghissimi intervalli tra una risposta a una  sua domanda e un nuovo contatto e cosi ecc.

Ma è bello ritrovare le lettere che sono segno di una corrispondenza intrisa di amicizia e che descrivono stati d’animo belli o difficili come quelli che nascono da un cambiamento di parrocchia che spesso capita oggi a noi preti, ma che toccano anche le persone più vicine con le quali hai camminato insieme per un certo tempo.
 
Anche gli apostoli quando Gesù parlava della “sua Pasqua”, dopo una iniziale contestazione da parte di Pietro che si sentì dare del “satana” perché pensava secondo gli uomini e non secondo Dio, cambiavano discorso o facevano finta di non sentire.
 
Lo capiranno dopo la Pasqua, quando verranno arrestati e messi in prigione e affermeranno (vedi I lettura) che è più giusto obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
 
Così posso leggere lo sfogo di questa ragazza vedendo in queste parole quello che potrebbero aver pensato i discepoli ascoltando le parole del maestro, stando anche a quello che raccontano a Gesù risorto i due discepoli sulla via di Emmaus (Lc 24)

Così scriveva: “Ho aspettato fino all’ultimo prima di scrivere questa lettera perché credevo potesse esistere l’ultimo atto di quella speranza che rende i film a lieto fine, che fa tanto sospirare, ma poi tutto si aggiusta. Speravo che almeno una volta ciò che desideravo potesse avverarsi ma… non è successo! Anche questo è finito, tutte le cose belle finiscono lasciando solo un’esperienza fantastica di tanti ricordi, di tante esperienze passate tutti insieme come il primo capodanno o la prima castagnata o l’esperienza del campeggio dove facevamo a turno a portare il tuo zaino pieno di così tanta roba che sembrava contenesse sassi.
 
Questi sono parte dei miei ricordi e sono la mia predica, ne ho sentite tante da te e ora ascolta la mia; vorrei che non buttassi questo “lungo pensiero” perché magari tra molti anni ti potrà ricordare questa bella esperienza.”
 
Dopo trentasei anni in una busta ormai ingiallita dal tempo messa tra le varie lettere ricevute e accantonate (tra ingressi in parrocchia e cambiamenti ne ho accumulate diverse) mi ha fatto piacere rileggere queste e altri ricordi e alla luce della Parola di Dio ritrovato quei sentimenti che certamente gli apostoli hanno sentito nei giorni della Pasqua.                

La parola di Dio è ricca di Lettere specialmente nel Nuovo Testamento (ma anche nell’Antico Testamento); nei Vangeli come nelle Epistole apostoliche troviamo testi che consideriamo lettere importanti, che sono giunte fino a noi e parlano di esperienze significative che hanno cambiato la vita di molte persone. Queste lettere che sono espressione di testimonianza come scriveva San Paolo ai Corinzi Cap, 3, 3: “La nostra lettera siete voi scritta nei nostri cuori conosciuta e letta da tutti gli uomini.  È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non incise su tavole di pietra ma sulle tavole di carne dei vostri cuori”

Essere messaggeri di Speranza e di Misericordia. Assomigliare a Tommaso che credendo dopo aver Visto i segni della passione ha riconosciuto in Gesù il proprio Signore e il proprio Dio.
 
Quel Signore Gesù che ha parlato a Santa Faustina colmi il nostro cuore di fiducia avvolgendolo di Amore e pregando con le parole, di questa Santa polacca davanti alla effige della divina Misericordia raccolte nel suo Diario, diciamo: “Misericordia di Dio che ci sollevi da ogni miseria e sei sorgente della nostra felicità e della nostra gioia dà riposo ai cuori e serenità in mezzo alla paura. (Dal quaderno di Santa Maria Faustina Kowalska 12.2.1937)

Vorrei concludere con delle frasi poste al termine della lettera citata che mi sembrano propizie per il nostro cammino di credenti:
 
*Dio scruta l’abisso e il cuore umano e penetra tutti i suoi segreti. (Eccli,42,18)
 
* Non essere finto con gli uomini e bada bene a quello che dici. (Eccli 1,37)
 
* Tutto ciò che ti manda Dio ricevilo, e tra le tue dolorose vicende, impara da Lui la Pazienza e la Misericordia.

Pace e bene e Buona settimana
Don Bruno
 

Lettera del 12 Aprile 2020

Carissimi Parrocchiani,
vorrei raggiungere tutti voi, volti conosciuti e altri ancora da incontrare, per augurarvi una Santa Pasqua.
Nonostante le limitazioni richieste, vorrei stringervi idealmente la mano per esprimere quella vicinanza che non ci è consentita fisicamente, ma che non può venir meno nella stima e nella fraternità che ci unisce e ci rende parte del popolo nuovo nato dalla Pasqua di Gesù.
 
San Paolo ci scrive nella prima lettera ai Corinzi cap. 5,8: “Togliete via il lievito vecchio perché siete pasta nuova”
 
Quanto sta succedendo non può che indicarci una nuova strada per stare insieme, dell’essere comunità che, nata dalla Pasqua di Gesù risorto, diventa testimone di vita nuova che tocca tutte le situazioni dell’esistenza.
Il mio pensiero e vicinanza nella preghiera è rivolto a coloro che questa Pasqua la vivranno senza la presenza di una persona cara, sia perché ammalata - a casa o in ospedale - oppure perché il lutto ha toccato la propria famiglia e il buio è calato come un velo sul cuore.

Cristo è la Pace! Cristo è la Vita! Cristo è la Resurrezione!
 
Il mio ricordo è anche per quanti soffrono per le ristrettezze economiche, conseguenza anche della chiusura di fabbriche, negozi o altre realtà lavorative. Sappiamo tutti che gli effetti già visibili, saranno più forti nei prossimi mesi e pertanto si rafforzi in tutti noi il valore cristiano della solidarietà.
Ma vorrei raggiungere tutti, anche i bambini e bambine, ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani che vivono con fatica questa “clausura” richiesta dalle esigenze sanitarie.
Una vicinanza particolare ai bambini di IV che hanno nel cuore il desiderio di ricevere per la prima volta Gesù Eucarestia e vedono allontanarsi di qualche mese la data di questo incontro. Ai ragazzi e ragazze di V elementare che invito a invocare con fiducia il dono dello Spirito Santo che scenderà su di loro nella Cresima e che potranno ricevere nel pomeriggio del prossimo 18 di ottobre 2020.
Un augurio anche a tutti i collaboratori della Parrocchia a quanti sono guidati dal senso profondo della corresponsabilità, ai nostri Diaconi Renato e Gabriele a Francesco seminarista che ha dovuto confrontarsi, unito a tutto il seminario, con la quarantena. Ai membri del C.P.P. e C.A.E.P., ai catechisti e alla segreteria. A tutti insomma Auguroni!
 
Vorrei concludere con un testo preso da un libretto, è solo un parte ma molto bella per il modo singolare di augurarci una Buona Pasqua:
 
Corre veloce l’Amore, sempre!
L’amore fa correre Maria al sepolcro, ma il Signore non c’è, l’hanno portato via. Maria si sente persa. Nella sua disperazione non ricorda le parole del Signore: “Il terzo giorno Risorgerò!”. Ha ancora il ricordo della croce e della morte.
E’ venuta a cercare un uomo morto per vegliare su di lui.
E’ venuta a portare mirra e aromi a un cadavere!
Ha dimenticato le sue parole di assoluta speranza e sente l’assenza del suo Signore.
Che dolore tremendo! Andrà a cercarlo e griderà: dove Sei? Domanderà agli altri “dove lo avete nascosto?" E non smetterà di piangere finché l’assenza si trasformerà in incontro, l’infelicità in gioia piena. La grande missione della Chiesa è nata da un incontro con il Risorto che ci invita ad annunciare ai nostri fratelli quello che Lui ci ha detto in un mattino di Pasqua. (Tratto da “Chi cerchi?” di Prado Gonzales Heras – ed. Monache Agostiniane)
Don Bruno
Lettera del 4 Aprile 2020

Carissimi parrocchiani
Eccoci!   Dopo i giorni della Quaresima siamo giunti alla porta di Gerusalemme una delle sette che si aprivano nel grande muro che circondava la città di Davide e Salomone.
Non sappiamo quale di esse sia, ma rimane il significato dell’ingresso solenne di Gesù nella Città Santa nei giorni che precedono la Pasqua ebraica.
Nella liturgia ambrosiana di questa domenica si racchiudono due schemi di vangelo, uno legato alla narrazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, l’altro è un invito a volgere lo sguardo sulla Cena che si tiene a Cafarnao narrata da Giovanni al cap.11,55-12,11.

L’invito della diocesi attraverso il vicario generale è quella di leggere nelle celebrazioni a porte chiuse, come richiede il tempo di clausura che stiamo vivendo, il vangelo del giorno e pertanto lascio alle riflessioni che ascolteremo dal nostro Arcivescovo e anche dal sottoscritto durante le omelie.
Mi soffermo pertanto sul testo del Vangelo, sempre di Giovanni al cap.12, nella celebrazione con il rito della benedizione degli ulivi e la processione che quest’anno non potrà tenersi.
La parola di Dio ci parla di un clima di festa! Accogliendo nella Città Santa Gesù come il Messia. Facciamo festa a un Dio che viene a trovarci che ha il forte desiderio di percorrere le nostre strade, di entrare nelle nostre case facendosi vicino a noi.
È Gesù il Signore della Vita, colui che ci dà luce, speranza, vita e coraggio e di questi tempi ne sentiamo fortemente il bisogno quando il cuore si riempie di tristezza e ci sentiamo partecipi di una situazione che ha bisogno di attingere alle fonti della Speranza.

Nonostante le limitazioni di questi giorni siamo invitati ad esultare ed essere nella Gioia. Le palme, che i fanciulli agitavano davanti a Gesù, rappresentano la vita, il coraggio del domani; rappresentano il desiderio di una mondo più bello, di un Dio che si fa vicino a noi perché possiamo cambiare, crescere, migliorare e fiorire.
Fiorire come fioriscono gli alberi in questi giorni, fiorire come fiorisce il cuore di chi è innamorato, di chi coltiva una speranza dentro di sè.
Ecco perché’ possiamo vivere questa festa come esperienza bella, sempre nuova e sempre fresca.
Veniamo da una Quaresima, ciascuno con la sua croce, la sua sofferenza, la propria fatica, le tribolazioni quotidiane e le paure emerse dalla situazione provocata dal diffondersi del coronavirus.
Ma il cristiano non vive fuori dal mondo e dalla sua realtà ma ha imparato da Gesù a leggere la vita in un modo nuovo per crescere e andare avanti affrontando con fiducia anche le difficoltà.
Pertanto ci invitiamo reciprocamente ad accogliere Gesù che entra in Gerusalemme. Ed i protagonisti non sono i sapienti, non sono i grandi, non gli studiosi ma coloro che sono semplici come i fanciulli.
E noi adulti lasciamoci trascinare dalla gioia e dalla fede dei giovani. In questa domenica dove viene celebrata la giornata della gioventù che, proposta a livello diocesano e che mette in pratica il messaggio di Papa Francesco: “Giovane, dico a te, alzati!” (Lc 7,14). I giovani che sanno guardare a Gesù Cristo, che non sceglie mezzi potenti per manifestarsi, ma semplici: umile cavalca un asino, Re di giustizia e di pace che porta e dona la Pace.

Con le palme gridiamo: "Hosanna al figlio di Davide!" e con fiducia ci introduciamo nella Settimana detta Autentica, la Settimana Santa che ci porterà a vivere e celebrare la Pasqua del Signore.
(Riferimento e libero adattamento del testo "La chiesa tra gli ulivi" di mons. Giancarlo Bregantini).

Come vivere la settimana santa?
In seguito alle limitazioni che sono giunte dalla diocesi per aiutarci a vivere al meglio questa Pasqua, potremo seguire le celebrazioni attraverso il canale 195, e se riusciremo cercheremo di rendere disponibili le celebrazioni che verranno fatte nella nostra parrocchia a porte chiuse.  Nelle festività sarà a disposizione il foglietto delle letture.
Il rito della Benedizione degli Ulivi viene sospeso e verrà celebrato quando la situazione sarà cambiata anche come gesto di ringraziamento e l’ulivo portato da una colomba sarà segno della serenità ritrovata.
Non essendo possibile accostarsi al Sacramento della Confessione le disposizioni ricevute sono di sostituirlo, provvisoriamente, con un Atto di Pentimento e si scelga un gesto di penitenza che in qualche modo ripari al male commesso e rinnovi il desiderio di seguire il Signore.
Appena la situazione cambierà si cerchi un confessore per la Confessione individuale che è il Sacramento dove Dio agisce con la Sua Grazia e il Suo Perdono.

In questo periodo difficile per tante persone, mancando le celebrazioni delle Sante Messe, sono venute meno anche le offerte dei fedeli per le necessità della parrocchia. Faccio appello alla generosità di tutti per aiutare la comunità a far fronte alle spese che non vengono meno anche in tempo di scarsità economica. È possibile portare in chiesa una busta con la propria libera offerta. (È possibile confrontare la situazione sul rendiconto del mese di marzo).

Auguro a tutti voi di vivere questa Settimana Santa con cuore sereno e fraterno.           
Don Bruno
Lettera del 29 Marzo 2020

V DOMENICA DI QUARESIMA
La lettura del brano della resurrezione di Lazzaro si inserisce quest’anno in un contesto di necessità, di speranza e di fede, pensando alle tante persone che sono morte a causa del coronavirus e per le quali preghiamo.
Cerchiamo di trasformare per un momento le case dove si sperimenta il lutto e un clima di sofferenza per il distacco dall’affetto dei propri cari, nella casa di Betania dove Gesù e i suoi discepoli sostavano per vivere momenti di tranquillità e di sana amicizia. Dove Gesù vivrà anche i giorni che precederanno la sua passione, in quella casa di consolazione com'è il significato del nome Betania.

Gesù è distante, lontano da Betania e gli viene comunicato che l’amico Lazzaro è gravemente malato. Ma Gesù risponde che “quella malattia non è per la morte ma per la Gloria di Dio”
Solo dopo alcuni giorni Gesù si avvia verso Betania dove trova che Lazzaro è morto ormai da tempo ed è stato già sepolto.
E' umanamente comprensibile, per le sorelle di Lazzaro, il rimprovero verso Gesù “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”

Gesù le rassicura: “io sono la Resurrezione e la Vita chi crede in me, anche se muore, vivrà “credi tu questo?” e San Giovanni mette sulla bocca di Marta la risposta del credente: "io credo!".  Anche se le circostanze sembrano dire altro: Lazzaro è morto e il suo corpo, soggetto al disfacimento, è all’interno di un sepolcro scavato nella roccia e chiuso da una pietra.
Gesù sembra chiedere a Marta la collaborazione della Fede.  Egli, nel Vangelo, compie i miracoli là dove trova nel cuore la Fede, cioè la fiducia, perché la disperazione è la vera morte del cuore.
Si sente fortemente l’invocazione pronunciata da Gesù al Padre - parole di fiducia - accompagnate anche dalle lacrime, ma piene di certezza: "Lazzaro esci dalla tomba!" e ci dice il Vangelo che il mistero del Dio della Vita si rivela con il ”restituire” e ridonare colui che era morto a coloro che lo amavano.
 
Quante volte in questi 36 anni di sacerdozio mi sono trovato ad affrontare scene di vita familiare segnate dalla morte di una persona cara. Io stesso ho sperimentato questo “vuoto” con la perdita di persone amate, questo lo penso anche per la maggior parte delle persone per le quali il dolore non è di circostanza e le parole con le lacrime non sono protocollo e trovano nella Fede il luogo dove ricevere ristoro e sostegno.   Per questo, penso ai gesti da fare, anche insieme, quando la situazione ci garantirà la sicurezza.  Ma si può vivere quel cuore solo e un anima sola, di cui parla il testo degli Atti degli Apostoli, anche a qualche metro di distanza e sentire nostro il dolore di tante persone che conosciamo, condividendo con loro fraternamente sentimenti di comunione e di amicizia.
 
Questo Vangelo ci suggerisce qualche gesto che potremmo vivere una volta terminato questo tempo, limitandoci per ora alla preghiera personale, a una telefonata, a un biglietto affettuoso.
Il primo suggerimento: lo indico nello stare vicino a chi vive un lutto, spesso accade che dopo il primo momento si lascino le persone in una certa solitudine, motivati dalla paura di disturbare.
Pensare a un momento di preghiera del condominio, con gli amici e i parenti, anche a distanza di qualche giorno, potrebbe essere un modo per testimoniare la nostra vicinanza, rimane anche la classica partecipazione a qualche celebrazione eucaristica fatta celebrare durante l’anno.
 
Suggerisco anche un altro bel modo che ho applicato nella parrocchia di Santa Rita in Pogliano: una cassettina in chiesa durante il funerale e dove ognuno mette quanto si sente di dare.
Il ricavato da spedire ai sacerdoti ammalati perché celebrino Sante Messe per il defunto o defunta.  La conferma da parte dell’associazione garantisce l’avvenuta celebrazione a suffragio, oppure secondo la volontà della famiglia a qualche associazione conosciuta. (Oratorio, Caritas, Unitarsi ecc.)
 
Secondo suggerimento: la televisione ci ha mostrato gesti di vicinanza, di incoraggiamento attraverso cartelli, disegni fatti dai bambini, striscioni ai balconi per incoraggiare: "Andrà tutto bene!”
Personalmente, anche per disinnescare la miccia accesa da alcuni poco responsabili, suggerisco di aggiungere un altro cartello con quella scritta molto cara a don Milani “I caremi interessa! ho a cuore, cioè non alzo le spalle ma mi unisco con il mio comportamento responsabile a sostenere l’impegno di tante persone che sono sensibili al bene di tutti.
 
Carissimi parrocchiani, pur fisicamente lontano, vi sono accanto e ricordo tutte le persone della nostra parrocchia specialmente gli ammalati, gli anziani e i giovani e assicuro la mia vicinanza di pastore nella preghiera e invoco su di voi la benedizione del Signore.     
Fraternamente, don Bruno
Lettera del 22 Marzo 2020
 
Carissimi e Carissime,
siamo alla Quarta Domenica di Quaresima. L'Immagine che Gesù usa per definire se stesso è quella della Luce: IO Sono la luce del Mondo! Dice Gesù. (Gv 8,12)
Il Vangelo di S. Giovanni come le sue lettere hanno come sfondo e tema quello della Luce e la sua mancanza diventa cecità, il non poter vedere.
Giovanni ci dice che Gesù è a Gerusalemme per la festa delle capanne, festa dell’acqua e della luce e vede un uomo cieco che domanda l’elemosina. Lui vede mentre i suoi discepoli discutono di peccati. “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?”  

Occorre sempre trovare il colpevole o la colpevolezza per definire un fatto. Ma per Gesù non è così, egli pone al centro la persona e, penso, anche la sofferenza che porta nel cuore. Il non poter vedere lo ostacola sulla via delle relazioni con gli altri facendo di lui un soggetto rassegnato al proprio stato di cecità, al ruolo di mendicante e il peso di essere giudicato come possibile causa della propria situazione o di scaricarla sui propri genitori. Mentre i discepoli, ma anche poi gli altri farisei, gli uomini della religione hanno a cuore le proprie tradizioni e, il Vangelo ce lo ricorda, si scandalizzeranno ogni volta che Gesù, rompendo le tradizioni degli uomini, ricorderà che al primo posto c’è il comandamento dell’Amore che chiede di amare Dio sopra ogni cosa ma anche il prossimo che incontriamo, come amiamo noi stessi.
In questa situazione di oscurità che sta vivendo, occorre portare la luce e Gesù inizia con quell’uomo un percorso di riabilitazione partendo da un gesto: “gli mise il fango sugli occhi e lo invitò ad andare alla piscina di Siloe per lavarsi. Questo andò, si lavò e tornò che ci vedeva”.
Ma è solo l’inizio di un percorso che lo mette a confronto con quelli che lo conoscevano, come il cieco elemosiniere, e che pongono solo domande e giudicano secondo i propri parametri “sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”

Lui non sa dare risposte teologiche ma solo mette in evidenza che un tale ha plasmato i suoi occhi con del fango e a Siloe, dopo essersi lavato, ha riacquistato la vista. E’ un uomo concreto, parla di Gesù come di un profeta anche se di lui conosce solo la voce e quelle mani di compassione che si erano fermate sopra i suoi occhi fino al momento in cui, scacciato dal tempio, lo vedrà e lo riconoscerà come il Signore.
Carissimi, in questi giorni critici è facile cadere nel “buio” del pessimismo o dell’indifferenza… il pessimismo porta a chiudere il cuore alla speranza, l’indifferenza lo chiude agli altri e al bisogno di una collettività che soffre, e può soffrire, anche a causa della superficialità di alcuni.
A queste forme di chiusura si contrappone il cammino quaresimale che ha sempre letto nel brano del cieco nato, che dalle tenebre giunge allo splendore della luce, il modello di una fede in crescita e in maturazione, aperta alla fiducia e alla corresponsabilità.

Cosa possiamo imparare da questo Vangelo perché ci aiuti a vivere da “illuminati” questa settimana (ricordiamo che il Battesimo agli inizi era chiamato Illuminazione)?
Mi viene in mente, tenendo conto della situazione presente, che ci invita a non avere contatti fisici tra noi se non a distanza regolamentare, che potremmo fare un semplice esercizio alzando la cornetta o il cellulare per sentire le persone che conosciamo non solo quelle care e prendere atto della loro salute specialmente se sono malati.
Mi viene in mente il gesto di un giovane che, a casa per la chiusura delle università, ogni giorno telefona a una parte dei suoi compagni per prendere coscienza della loro situazione e mantenere i contatti. E questo ogni giorno! Un gruppo, e così via. Rompendo per qualche minuto eventuali solitudini forzate.
Oppure possiamo fare una lista delle persone che conosciamo per pregare ogni giorno per ognuna di loro, come fosse un rosario e a ogni grano corrisponda una persona.
Vi faccio l’esempio di come faccio io davanti a Gesù usando la formula breve dell’Ave Maria, quella del Vangelo per intenderci, le parole dell’Angelo. Solo la prima parte aprendo la decina con il Padre nostro e chiudendola con il Gloria al Padre al Figlio e allo Santo.
1) Ti saluto Maria, piena di Grazia il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù: ricordati di Mario e della sua famiglia…  
2) Ti saluto Maria… ecc. per 10 volte.

Per molti forse è strano recitare il rosario in modo non “canonico”, ma lecito e biblico, affidando alla Madonna e a Gesù i nostri cari, gli amici, i conoscenti e i nostri defunti.
Vorrei concludere con brevi racconti presi da testi senza pretese, ma che fanno sorridere un po’ e, come scrive l’autore:
"In un’epoca di nevrosi come la nostra, quale miglior medicina che la compagnia, sia pur immaginaria, di persone che, proprio perché tennero i piedi per terra, seppero toccare il cielo con ambedue le mani? "
(Dal libro: “Arguzie e facezie dei padri del deserto” R. Ken – Ed. Gribaudi) - (La Numerazione corrisponde a quella del testo)
214) Disse un santo anziano “Io non so pregare. Mi limito a fare i complimenti a Dio”
216) Voglio seguirti nella tua santità - disse un fratello al grande Giovanni - Rispose questi: bada che preferisco essere superato che seguito…
253) Al sacerdote che doveva fare la sua prima predica, un anziano disse: Ricorda fratello che un’omelia non è mai del tutto cattiva se chi l’ascolta la trova più breve di quanto si aspettava”

Buona e serena settimana a tutti e specialmente agli ammalati e ai ragazzi e ragazze dell’oratorio.
Don Bruno
Lettera del 15 Marzo 2020

Carissimi e Carissime,
la terza domenica di Quaresima ambrosiana ci porta ogni anno a leggere il dialogo/scontro tra Gesù e coloro che si dicono religiosi e frequentano il tempio, che sono pronti ad affermare anche il falso nel tentativo di mostrare che la verità è dalla loro parte, ma in realtà sono "schiavi" delle tradizioni e dei simboli che hanno svuotato la loro fede dell'autentico contenuto.
Gesù invita a tornare al Cuore del Padre, a una conversione che libera la vita e la rende esperienza di gioia e al sentirsi figli amati da Dio che diventa il nostro primo riferimento: "Io sono il signore Dio tuo!"
Forse in questo tempo di prova e di restrizioni facciamo esperienza delle nostre piccole o grandi schiavitù alla quali abbiamo legato il ritmo delle nostre giornate. Come è possibile fare a meno di alcune cose che abbiamo reso indispensabili per noi? Gesù ci direbbe: perché vi affannate e vi domandate che cosa mangeremo, come vestiremo? Guardate i gigli del campo, gli uccelli del cielo non tessono e non seminano ma a loro pensa il Padre celeste.

Abbiamo visto persone in coda davanti ai supermercati e uscirne con carrelli strapieni nonostante le rassicurazioni che i rifornimenti fossero garantiti, ho visto persone in fila, sempre più chiuse nel rapporto intimo con il proprio cellulare, e alzare la voce con il vicino se questo cercava di agire da furbetto e passare davanti.
Abbiamo visto persone alla finestra cantare insieme per un attimo di condivisione ma poi le finestre si sono chiuse e la vita ha ripreso il suo corso all'interno delle case dove il Coronavirus ci ha rinchiusi.
Ma ci sono anche gesti che vanno contro corrente di giovani che si rendono disponibili per fare la spesa a chi è anziano, chi si presta per fare da Tata ai bambini di genitori impegnati nel lavoro, e altri ancora e aggiungo in finale l'impegno di tanti ammalati che telefonandomi, mi assicurano la preghiera per la mia povera persona e per questa comunità di Cusago/Monzoro, grazie a questi fratelli e sorelle che si sentono parte viva della nostra parrocchia e dal loro letto di sofferenza offrono al Signore quello che sono e che hanno. Pensiamo anche a quanti, medici e infermieri e personale volontario stanno vicino a chi soffre negli ospedali.
Ma cosa centra con il Vangelo di questa Domenica? Gesù rimprovera ai suoi interlocutori di dichiararsi figli di Abramo, ma poi di non fare le opere di Abramo, le opere di una fede viva e concreta.
Mi sono posto la domanda? Che figlio sono? Ogni giorno invoco più volte Dio come Padre mio ma poi sono capace di essere all'altezza di questo ruolo? Sento come importante riconoscere le mie umane povertà e cercare in Dio quella salvezza e libertà dalle cose materiali che mi appesantiscono il cammino.

Scriveva una teologa: "Dovremmo imparare a non fermarci al crocifisso di legno che è appeso alla parete di casa, ma imparare a partire da questo per vedere i tanti crocifissi che camminano per le nostre strade e che non riconosciamo e degniamo di uno sguardo."
Che il Signore ci liberi dai nostri egoismi, dalle convinzioni che ci paralizzano e ci aiuti a camminare, con l'aiuto vicendevole, verso la grande esperienza della Pasqua.
Buona settimana a tutti
Don Bruno
Parrocchia Ss. Fermo Rustico Cusago - C.F.: 80063510152
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